Domenica 17 marzo 2013
La Chiesa è infiltrata pesantemente da una potente lobby gay, che decide nomine e promozioni attraverso un meccanismo di ricatti e omertà. È questa la tesi sostenuta da don Dariusz Oko in un articolo pubblicato originariamente sulla rivista polacca “Fronda” (n. 63, pp. 128-160) e successivamente sulla rivista teologica tedesca “Theologisches”, suscitando molto rumore in tutt’Europa.
Roberto Marchesini ha intervistato don Oko in esclusiva per La Nuova Bussola Quotidiana.Don Oko, quando e come, storicamente, si è affermata la lobby omosessualista all’interno della Chiesa?
Esistono diversi tipi di lobby, e da secoli esistono in tanti ambienti. Questo non è un aspetto specifico della Cheisa cattolica. Dopo il Concilio vaticano II, ai tempi della rivoluzione sessuale del 1968, la teologia cattolica morale ha cominciato ad accettare le idee che prima erano considerate estranee al Magistero della Chiesa e alla morale tradizionale. Uno degli esempi può essere l’insegnamento del prete cattolico americano Charles Curran, che difende l’uguaglianza degli orientamenti omosessuale ed eterosessuale. In questo modo l’omosessualità smise di essere considerata contro la legge naturale e contro la Rivelazione. Questo modo di considerare la sessualità umana è si è infiltrato in tanti seminari e monasteri nel mondo. In conseguenza, in molti seminari diocesani e abbazie di tutti i continenti hanno cominciato a sostenere l’idea che esistono due orientamenti sessuali equivalenti: eterosessuale ed omosessuale. Così si chiede ai chierici esclusivamente la castità, considerata come l’astinenza da atti impuri, e la capacità di vivere il celibato, senza entrare nel merito del loro orientamento o tendenze sessuali. In questo modo l’omosessualità come tendenza e tipo di personalità ha finito di essere un ostacolo all’ordinazione sacerdotale. Negli anni Settanta e Ottanta del Ventesimo secolo i sacerdoti con tendenze omosessuali hanno cominciato a creare molti problemi in tante diocesi ed abbazie nel mondo. Lo scandalo degli abusi sessuali su minorenni, esploso negli anni ’80 negli USA, è in gran parte dovuto a preti gay e nel 2002 questa situazione ha portato a un vero e proprio terremoto. Nel 1989, don Andrew Greeley, scrittore e sociologo cattolico, ha scritto sul settimanale americano National Catholic Reporter di Kansas City a proposito della “mafia lavanda” [locuzione che indica la lobby gay all’interno della Chiesa cattolica] in un articolo che ha indignato alcuni e ha trovato d’accordo altri. Secondo Greeley il sacerdozio stava diventando sempre più gay, e non era più rappresentativo della Chiesa universale.A questo proposito, lei parla di omoeresia. Quali sono le caratteristiche?
L’omoeresia è un rifiuto del Magistero della Chiesa cattolica sull’omosessualità. I sostenitori dell’omoeresia non accettano che la tendenza omosessuale sia un disturbo della personalità. Mettono in dubbio che gli atti omosessuali siano contro la legge naturale. I difensori dell’omoeresia sono a favore del sacerdozio per i gay. L’omoeresia è una versione ecclesiastica dell’omosessualismo.Quali reazioni ha suscitato, in ambienti ecclesiastici, il suo articolo? Come è stato accolto?
Le reazioni sono state soprattutto positive e hanno fatto gioire i miei amici che hanno partecipato alla nascita del mio lavoro. Queste voci hanno dato soddisfazione anche a tutti i credenti fedeli alla Santa Sede. Ci sono state così tante citazioni su diversi media che non è possibile ricordarle tutte. È sempre più difficile trovare un sacerdote in Polonia che non conosca il mio articolo. Tanti laici e sacerdoti mi hano ringraziato, mi hanno fatto i complimenti per le mie conoscenze e il mio coraggio, mi hanno dato informazioni nuove e più dettagliate a sostegno delle tesi del mio testo. Tante persone hanno sottolineato quanto sia importante toccare questo tema perché la degenerazione moale dei sacerdoti distrugge qualcosa di particolarmente importante per la Chiesa, la colpisce al cuore. Ho ricevuto queste risposte soprattutto dagli educatori dei seminaristi.
Vescovi, abati e rettori di seminari mi hanno detto che questo articolo è un strumento molto utile per il loro lavoro, perché da una parte ricorda e raccoglie i punti chiave del Magistero sul divieto di ordinazione per le persone di tutte le tendenze omosessuali; dall’altra aiuta la riflessione e a risolvere i dubbi sull’argomento, anche se qualcuno potrebbe averne ancora.
Accolgo con particolare piacere l’opinione molto positiva di questo articolo da parte di un certo numero di suore, insegnanti, amici da una varietà di istituzioni laiche e religiose; in particolare i due sacerdoti che vengono considerati correttamente come quelli con la più alta autorità spirituale e morale della Chiesa polacca: don Edward Staniek e don Mark Dziewieckiego. Entrambi sono persone coscienziose libere dalla dipendenza dal giudizio altrui; persone di grande amore per la Chiesa, con una conoscenza particolarmente vasta ed approfondita su di Essa.
Nel suo articolo lei valorizza i laici nella lotta per la purificazione della Chiesa. Quale può essere il loro ruolo?
Vorrei focalizzare l’attenzione su due cose concrete. La prima riguarda il modo in cui i laici devono reagire nei casi di rapporti sessuali su un minorenne negli ambienti ecclesiastici, da parte di sacerdoti, animatori di gruppi di preghiera, insegnanti, scout, ecc. In questi casi, purtroppo, esiste una vera e propria congiura del silenzio. C’è la necessità di maggior coraggio ed impegno da parte dei laici.
La seconda riguarda i seminari. Purtroppo i laici hanno poca o nessuna conoscenza di come i futuri sacerdoti sono formati. Eppure nei seminari si decide in modo determinante il futuro della Chiesa. C’è bisogno di un maggior coninvolgimento dei laici al fine di non permettere l’ordinazione degli omosessuali. Tutti, clero e laici, dobbiamo sostenere gli sforzi di Papa Benedetto XVI il quale, invece della divisione tra l’omosessualità attiva e quella passiva, nei documenti ufficiali introduce una distinzione tra tendenze omosessuali transitorie, che accadono nel periodo dell’adolescenza, e quelle profondamente radicate. Tutte e due le forme di omosessualità, e non più soltanto l’omosessualità attiva, costituiscono un impedimento all’ordinazione sacerdotale. L’omosessualità non è conciliabile con la vocazione sacerdotale. Di conseguenza, non è solo rigorosamente vietata l’ordinazione di uomini con qualsiasi tipo di tendenza omosessuale (anche se transitoria), ma anche la loro ammissione in seminario.
Lei ipotizza soluzioni per aiutare la Chiesa ad uscire da questa crisi. Ma cosa si può fare per aiutare i sacerdoti con tendenze omosessuali? E per i sacerdoti gay?
Gli uomini con tendenze omosessuali già ordinati diaconi, preti e vescovi conservano la validità delle ordinazioni, ma sono obbligati ad osservare tutti i comandamenti di Dio nonché di tutte le disposizioni della Chiesa. Così come gli altri preti, devono vivere in castità e cessare ogni azione contro il bene della persona umana e della Chiesa, qualsiasi attività di carattere mafioso e soprattutto atteggiamenti di rivolta contro il Santo Padre e la Santa Sede. I sacerdoti afflitti da disturbi del genere sono fortemente indirizzati ad intraprendere al più presto una terapia adeguata.
CHI E’ DON DARIUSZ OKO
Don Dariusz Oko, nato nel 1960 ad Os wi ecim, è stato ordinato sacerdote nel 1985; è prete dell’arcidiocesi di Cracovia, dottore di ricerca in filosofia ed in teologia, professore al Dipartimento di Filosofia dell’Università Pontificia Giovanni Paolo II di Cracovia. I principali settori delle sue ricerche scientifiche sono: metafisica, filosofia di Dio, teologia contemporanea, zone di confine tra filosofia e teologia, critica dell’ideologia atea. Per sei anni ha studiato in diverse università in Germania, Italia e negli Stati Uniti. Dopo l’ordinazione sacerdotale, insieme al lavoro scientifico, ha sempre svolto quello di ministro cattolico come sacerdote residente in diverse parrocchie europee ed americane.
Per sedici anni è stato direttore spirituale degli studenti e dall’anno 1998 è direttore spirituale dei medici nella sua diocesi. Nel corso di studi, congressi scientifici e pellegrinaggi con i medici ha visitato circa quaranta Paesi di tutti i continenti. In Polonia è conosciuto come editorialista e i suoi articoli sono stati spesso accolti con riconoscimento ed hanno dato origine a discussioni e dibattiti a livello nazionale.
– INTERVENIRE CON DECISIONE, di Riccardo Cascioli
————————-o0o————————–
Martin e il satanismo in Vaticano
Cari amici, ieri il quotidiano Libero ha ripreso una notizia pubblicata in un libro di due autori inglesi, Stephen Klimczuk e Gerald Warner di Craigenmaddie, intitolato Guida ai luoghi più segreti del mondo, che a sua volta ripropone una vecchia tesi presente nel romanzo dell’ex gesuita Malachi Martin WindsweptHouse («La casa spazzata dal vento»), pubblicato nel 1996 e mai tradotto in italiano. La tesi di Martin, secondo il quale nella Cappella Paolina in Vaticano sarebbe stato celebrato un rito satanico, era stata già ripresa e approfondita lo scorso maggio dal blog Fides et Forma di Francesco Colafemmina:
«Secondo il romanzo il 29 giugno del 1963 in Vaticano e per la precisione nella Cappella Paolina fu officiato un rito satanico cui parteciparono alti prelati, vescovi, clero semplice e laici. Stando a Martin si trattava di adempiere ad una profezia del satanismo moderno che annunciava l’avvio dell’era di Satana nel momento in cui un Papa avesse assunto il nome di Paolo. L’ultimo Papa Paolo fu Camillo Borghese, morto nel 1621. Il 21 giugno 1963 fu invece eletto papa il cardinal Montini che assunse il nome di Paolo VI. Martin quindi racconta che la notte fra il 28 e il 29 giugno del ‘63, a una settimana dall’elezione di Paolo VI, fu organizzato questo rituale satanico in Vaticano, con lo scopo di intronizzare Satana nel cuore della Cristianità».
«I satanisti – scrive ancora Colafemmina – non potevano però organizzare un rituale completo: come avrebbero potuto portare la vittima e l’animale sacrificale nel Palazzo Apostolico? Decisero pertanto di combinare due riti da officiare contemporaneamente. Uno incruento in Vaticano, nella Cappella Paolina ed un altro, cruento, da officiare negli USA. I riti sarebbero avvenuti contemporaneamente e li si sarebbe sincronizzati attraverso un telefono. Chi officiò in Vaticano? Martin non lo dice. Parla solo di Prelati, sacerdoti e laici. Quanto al rito parallelo è più chiaro e racconta che avvenne in una chiesa parrocchiale del South Carolina e ad officiarlo fu un tal “Bishop Leo”. Un nome così non dev’essere casuale. Ed infatti nell’unica diocesi del South Carolina troviamo nel 1964 il vescovo Ernst Leo Unterkoefler». Fine della citazione.
Secondo quanto si legge nel romanzo di Martin, il rituale sarebbe stato compiuto in South Carolina attraverso la violenza sessuale ai danni di una bambina, prima narcotizzata e poi abusata. Nella Cappella Paolina sarebbe stato invece officiato il rituale principale incruento, concluso dalla lettura di una sorta di «consacrazione» a Satana del Vaticano. Martin, che fu segretario del cardinale Bea, avrebbe da lui conosciuto il contenuto del Terzo segreto di Fatima e nel romanzo, pubblicato poco prima della sua morte e comunque prima dell’esplodere dello scandalo pedofilia, parla degli abusi sessuali compiuti da esponenti del clero sui minori.
All’origine del riemergere di questa oscura e francamente incredibile vicenda, che ha tutte le caratteristiche del peggiore Dan Brown, c’è un episodio recente: un rito celebrato nel giugno 2010 da Benedetto XVI al termine dei restauri della stessa Cappella Paolina, che, secondo quanto scritto già lo scorso maggio da Colafemmina, sarebbe stata riconsacrata dal Papa proprio a motivo del rito satanico che vi sarebbe stato celebrato. Paolo VI nel 1972 (e dunque nove anni dopo quel presunto rito perverso) parlò del «fumo di Satana» entrato nel tempio di Dio, ed è vero che un accenno del genere è stato fatto anche dall’esorcista padre Gabriele Amorth (anche se quest’ultimo al sottoscritto ha detto che le sue parole al riguardo sono state troppo enfatizzate).
Che cosa è accaduto? Possiamo davvero immaginare che nella Cappella Paolina all’inizio del regno di Paolo VI alti prelati abbiano commesso il turpe sacrilegio descritto da Malachi Martin? La prova provata dell’avvenimento oscuro e sacrilego sarebbe la riconsacrazione officiata da Papa Ratzinger. Dopo l’uscita della ricostruzione di Colafemmina lo scorso maggio, avevo cercato conferme nell’entourage papale e avevo ricevuto, invece, soltanto puntuali smentite.
In queste ore mi trovo in Vaticano, e ieri ho avuto un colloquio con una persona vicina al Papa la quale mi ha nuovamente smentito che Benedetto XVI abbia riconsacrato la Cappella Paolina. C’è stata sì, mi è stato detto, una funzione per la ripresa della celebrazione del culto dopo i restauri e la realizzazione di un nuovo altare, ma non una nuova consacrazione. Ho fatto personalmente domande esplicite al riguardo e questa è stata la risposta, che vi riferisco. Certo, mi sarei aspettato una smentita secca anche da parte della Sala Stampa al riguardo, proprio a motivo dell’enormità di quanto rilanciato da Libero e della circolazione che la notizia ha avuto.
C’è comunque un altro motivo che mi fa dubitare della fondatezza dell’episodio descritto da Martin nella sua ricostruzione romanzata. Perché mai Paolo VI – che credeva, eccome, all’esistenza di Satana – non ha riconsacrato subito la Cappella Paolina non appena venne a conoscenza del presunto rito satanico? Perché avrebbe atteso, lasciando scritto al successore ciò che era avvenuto? E perché non l’avrebbe fatto lungo i 27 anni di pontificato il suo secondo successore, Giovanni Paolo II, che pure aveva celebrato degli esorcismi in Vaticano e anch’egli parlerà più volte della presenza del diavolo? Insomma. la storia del rito satanico mi sembra abbia tutte le caratteristiche della fregnaccia…
——————————o0o——————————-
Perchè non dire che la relazione, intrecciata quando Montini era arcivescovo di Milano, proseguì anche quando divenne Papa?PAOLO VI AVEVA UN AMANTE
Era l’attore Paolo CarliniMilano – Quando era arcivescovo di Milano, Giovanni Montini ebbe un’”affettuosa” relazione con un attore. E’ una delle storie “nascoste” di Peccati scarlatti (Edizioni libreria Croce, Roma), l’ultimo romanzo dello scrittore sardo Biagio Arixi. Il futuro Paolo VI (Montini salì al soglio di Pietro il 21 luglio 1963) ebbe un’appassionata e sincera relazione con Paolo Carlini, intrecciata a Milano a metà degli anni ’60, quando Pio XII nominò Montini arcivescovo di Milano al posto dello scomparso Alfredo Ildefonso Schuster. Il rapporto proseguì anche quando, alla morte di Pio XII, il conclave elesse papa, il 28 ottobre 1958, l’anziano patriarca di Venezia, Angelo Giuseppe Roncalli, il quale aveva grande stima di Montini (fra i due vi era una consolidata amicizia fin dal 1925), tanto da elevarlo alla porpora cardinalizia. L’attore romagnolo, secondo quanto ha ricordato alla Voce Arixi, gli avrebbe confessato di due tentativi di assassinarlo da parte dei servizi segreti italiani (il Presidente della Repubbica Giuseppe Saragat sarebbe stato a conoscenza della relazione clandestina).Carlini cominciò la sua carriera d’attore nel cinema, a 18 anni, con una parte secondaria nel film Addio giovinezza! (1940) al quale seguirono una quarantina di pellicole, sempre in parti di non grande rilievo, tra le quali Vacanze romane (1953), La baia di Napoli (1960) e Don Camillo e i giovani d’oggi (1972). Quindi negli anni cinquanta passò al teatro, dove ottenne buone affermazioni. Ma la grande popolarità per Carlini arrivò nel 1957 con la televisione, grazie allo sceneggiato Il romanzo di un giovane povero, tratto dall’omonimo romanzo di Octave Feuillet e diretto da Silverio Blasi. Per quella sua interpretazione ottenne il “Microfono d’argento”. Da allora prese parte a numerosi sceneggiati televisivi di successo, anche se in parti non sempre di primo piano.La relazione segreta tra Paolo VI (nella foto) e Carlini è stata narrata dallo stesso attore – deceduto per le conseguenze di una trombosi il 3 novembre 1979, poco dopo la morte di Paolo VI, avvenuta il 6 agosto dell’anno precedente – ad Arixi, che ha voluto così rendere omaggio all’amico scomparso nel suo ultimo libro, presentato sabato alla libreria milanese Pier Pour Hom di Milano. Il romanzo è la fortunata prosecuzione di Figlio di vescovo, il libro-scandalo, giunto alla sesta edizione, che ha portato l’autore di Villasor alla ribalta negli anni ’90, con 30 mila copie vendute sino ad oggi. Relazioni omosessuali tra alti prelati, sodomia, pedofilia, ma anche amore e passione sono alcune delle storie narrate nell’ultima opera dello scrittore sardo, che mimetizza la realtà tra le righe del romanzo. Ai lettori più accorti scorgervi i protagonisti degli scandali mai emersi della Curia romana.Marco MarsiliFonte: La Voce, 30.11.2009
—————————o0o—————————-
Dossier su un tentato ricatto a Paolo VI
L’ «Espresso» rilegge le carte del generale Manes. Jannuzzi: solo pettegolezzi
ROMA – Le carte segrete del generale Giorgio Manes, due valigie zeppe di buste ingiallite, riportano a galla vecchie notizie scandalistiche che nel 1967 descrissero il tentativo di ricattare Paolo VI per una sua presunta relazione omosessuale, come scrisse allora il francese Roger Peyrefitte, con l’ attore Paolo Carlini: «Il Papa preme su Moro (allora presidente del Consiglio, ndr)…La Dc vorrebbe salvarlo ma S. è deciso», scriveva nella sua agenda il vicecomandante generale dei Carabinieri Manes citando la fonte «Ururi», che poi era il paese di nascita del ministro socialdemocratico Mario Tanassi. Adesso, quei vecchi fascicoli, già scandagliati dal pm Felice Casson ai tempi delle inchieste su Gladio e dalla commissione Stragi, sono stati individuati dall’ Espresso che oggi pubblica un ampio articolo di Riccardo Bocca e ipotizza un mandante eccellente per quell’ operazione di intelligence: «E’ ipotizzabile che dietro quella “S.” ci fosse il presidente della Repubblica Giuseppe Saragat che di Tanassi era compagno di partito».
MONSIGNOR MACCHI – Correva l’ anno 1967, tre anni dopo il presunto tentativo di colpo di stato attribuito al generale Giovanni De Lorenzo. Il generale Manes, scrive il settimanale, confidò ai suoi familiari un altro aspetto dell’ «incubo di Montini». Riferisce Renato Manes, il figlio dell’ alto ufficiale morto nel ‘ 69: «Accennò a una relazione di Montini con una suorina conosciuta in Africa, una vicenda di cui pochissimi erano al corrente e che precedeva la sua nomina a Pontefice». Erano, quelli, tempi difficili per le istituzioni repubblicane, si respirava ovunque un «atmosfera da Sifar». E ancora oggi è difficile trovare conferme a quell’ intrigo spionistico che avrebbe messo in seria difficoltà il capo della Chiesa. Non parla monsignor Pasquale Macchi che fu accanto a Montini fin dal 1954 e poi lo seguì in Vaticano fino all’ anno della sua morte, il ‘ 78. «Monsignor Macchi non si è mai soffermato su queste notizie», dice il suo suo assistente, Luciano Vaccaro, che tuttavia riferisce una frase spesso pronunciata dall’ ex segretario di Paolo VI davanti alla circolazione di certe illazioni: «Qui bisognerebbe passare giornate intere a smentire…». IL PIANO SOLO – Sempre nel 1967, Manes fu incaricato dal comandante generale Carlo Ciglieri di indagare sulla fuga di notizie all’ interno dell’ Arma che permise all’ Espresso lo scoop sul Piano Solo e sul presunto tentativo di golpe del ‘ 64. Uno degli autori di quel colpo giornalistico è Lino Jannuzzi che nel ‘ 69, una volta eletto deputato insieme al direttore Eugenio Scalfari, ebbe la ventura di vedere morire tra le sue braccia il generale Manes: «Eravamo alla Camera e lui se ne andò così, su un divano del Transatlantico, prima di poter riferire alla commissione Alessi. Fu una morte assolutamente naturale, non aveva nulla da aggiungere al rapporto scritto che arrivò al pm Occorsio ma che non fu mai letto dal tribunale che ci condannò». Racconta Jannuzzi: «L’ inchiesta di Manes riguardava i verbali degli interrogatori dei colonnelli e dei generali che avevano ammesso di essere stati convocati da De Lorenzo per una serie di riunioni segrete». E le notizie su Paolo VI? Per Jannuzzi, quella storia «era marginale nel rapporto Manes: erano pettegolezzi. La tesi di Peyrefitte era che Carlini fosse l’ amico del Papa ma non mi risulta che Manes avesse indagato su questo. Anzi, non c’ era alcuna prova a conferma di quelle voci». Dino Martirano GIORGIO MANES Vicecomandante dell’ Arma, nel 1967 raccolse indiscrezioni sulla presunta omosessualità di Paolo VI. Morì nel 1969
PAOLO VI E SARAGAT E’ il 21 marzo 1966: Paolo VI si complimenta con il presidente Saragat, al Quirinale, dopo che questi ha pronunciato il suo discorso di saluto. Nei rapporti fra i due ci furono momenti di tensione. A Nixon, nel ‘ 69, Saragat dirà che il Papa è inaffidabile perché ha aperto ai comunisti GIOVANNI DE LORENZO Capo del Sifar per 7 anni, comandante dell’ Arma, nel ‘ 64 ideò il «piano Solo». Scoppia lo scandalo, lui è destituito-
Martirano Dino
———————o0o——————–
Pedofilia, il Superiore dei Gesuiti: Avanti senza paralisi e negazioni
Padre Nicolas: Ora sta a noi continuare questa missione, senza paralisi e negazioni» sottolineando che è necessaria «maggiore creatività, disciplina e trasparenza» per affrontare il problema
TM News | 08/02/2012
UN DUE TRE, FUOCO ALLE POLVERI…
«Anche Paolo VI conosceva alcuni casi di preti pedofili»
I legali delle vittime citano una lettera del 1963. Bagnasco: «Nessuna ombra può annullare il bene compiuto»
● corriere.it
● lastampa.it
● repubblica.it
● qn.quotidiano.net
● liberoquotidiano.it
● unita.it
● ilmessaggero.it
Anche Paolo VI era a conoscenza degli abusi perpetrati da preti pedofili negli Stati Uniti, già circa 50 anni fa. È quanto emerge da una lettera del 1963 indirizzata all’allora pontefice e ottenuta dall’Associated Press. La lettera fu inviata al papa dal reverendo Gerard M.C. Fitzgerald, capo dell’ordine dei Servi del Paraclito e contiene le opinioni dello stesso Fitzgerald sui principali problemi della Chiesa oltreoceano.
Il reverendo, a quel tempo, guidava l’ordine che si occupava dell’assistenza ai sacerdoti non più in grado di svolgere la loro missione a causa di gravi problemi personali. Nella lettera, il reverendo suggerì a Paolo VI la rimozione di alcuni preti pedofili americani. La lettera fa parte oggi della folta documentazione in possesso di uno studio legale della California che difende le vittime di abusi sessuali in New Mexico.
Non posso far altro che constatare quanto segue: ci troviamo di fronte ad un Concilio (il Vaticano II) portato avanti sotto l’insegna del ricatto, del RICATTABILE e dei ricattatori che hanno consegnato solo nel 2001 a Ratzinger il Dossier che ha documentato (regnando Giovanni Paolo II) con il Card. Bertone sotto il nome di “De Delictis Gravioribus”, un aggiornamento del “Crimen Sollicitationis” (1962) con le nuove istruzioni rivolte ai preti sui casi di pedofilia. Dossier che più volentieri avrebbero voluto consegnare al Gesuita Martini designato MONARCH e che invece è stato sopraggiunto da un inatteso morbo di Parkison): un Piano Monarch centrato sugli apostati abominevoli della Chiesa di Dio e paladini della nuova chiesa. Dunque il più gran regalo di Martini (il Monarch designato dai Gesuiti) a Ratzinger. Infatti, oltre ai voti che lo hanno sostenuto in Conclave, ci fu quello di farlo apparire come colui che “ripulisce” la chiesa dai gravi peccati con la conseguenza di apparire anche per questa sua “lotta” un eroe-vittima-sacrificale.
Ma perchè non dire che Paolo VI era lui stesso gayyyyy? Che era quindi ricattabile quando salì sul soglio pontificio? Perchè non dire che il Vescovo di Chieti a Don Luigi Villa disse: la mia condizione per sostenerla nella causa impartitale da Padre Pio e Papa Pio XII è che lei NON ABBIA NULLA A CHE FARE CON MONTINI? Perchè non ricordare che lo stesso Pio XII aveva esclamato: “Montini non sia mai fatto Cardinale?”
Perchè non dire che la relazione, intrecciata quando Montini era arcivescovo di Milano, proseguì anche quando divenne Papa?
PAOLO VI AVEVA UN AMANTE
Era l’attore Paolo Carlini
Milano – Quando era arcivescovo di Milano, Giovanni Montini ebbe un’”affettuosa” relazione con un attore. E’ una delle storie “nascoste” di Peccati scarlatti (Edizioni libreria Croce, Roma), l’ultimo romanzo dello scrittore sardo Biagio Arixi. Il futuro Paolo VI (Montini salì al soglio di Pietro il 21 luglio 1963) ebbe un’appassionata e sincera relazione con Paolo Carlini, intrecciata a Milano a metà degli anni ’60, quando Pio XII nominò Montini arcivescovo di Milano al posto dello scomparso Alfredo Ildefonso Schuster. Il rapporto proseguì anche quando, alla morte di Pio XII, il conclave elesse papa, il 28 ottobre 1958, l’anziano patriarca di Venezia, Angelo Giuseppe Roncalli, il quale aveva grande stima di Montini (fra i due vi era una consolidata amicizia fin dal 1925), tanto da elevarlo alla porpora cardinalizia. L’attore romagnolo, secondo quanto ha ricordato alla Voce Arixi, gli avrebbe confessato di due tentativi di assassinarlo da parte dei servizi segreti italiani (il Presidente della Repubbica Giuseppe Saragat sarebbe stato a conoscenza della relazione clandestina).
Carlini cominciò la sua carriera d’attore nel cinema, a 18 anni, con una parte secondaria nel film Addio giovinezza! (1940) al quale seguirono una quarantina di pellicole, sempre in parti di non grande rilievo, tra le quali Vacanze romane (1953), La baia di Napoli (1960) e Don Camillo e i giovani d’oggi (1972). Quindi negli anni cinquanta passò al teatro, dove ottenne buone affermazioni. Ma la grande popolarità per Carlini arrivò nel 1957 con la televisione, grazie allo sceneggiato Il romanzo di un giovane povero, tratto dall’omonimo romanzo di Octave Feuillet e diretto da Silverio Blasi. Per quella sua interpretazione ottenne il “Microfono d’argento”. Da allora prese parte a numerosi sceneggiati televisivi di successo, anche se in parti non sempre di primo piano.
La relazione segreta tra Paolo VI (nella foto) e Carlini è stata narrata dallo stesso attore – deceduto per le conseguenze di una trombosi il 3 novembre 1979, poco dopo la morte di Paolo VI, avvenuta il 6 agosto dell’anno precedente – ad Arixi, che ha voluto così rendere omaggio all’amico scomparso nel suo ultimo libro, presentato sabato alla libreria milanese Pier Pour Hom di Milano. Il romanzo è la fortunata prosecuzione di Figlio di vescovo, il libro-scandalo, giunto alla sesta edizione, che ha portato l’autore di Villasor alla ribalta negli anni ’90, con 30 mila copie vendute sino ad oggi. Relazioni omosessuali tra alti prelati, sodomia, pedofilia, ma anche amore e passione sono alcune delle storie narrate nell’ultima opera dello scrittore sardo, che mimetizza la realtà tra le righe del romanzo. Ai lettori più accorti scorgervi i protagonisti degli scandali mai emersi della Curia romana.
Marco Marsili
Fonte: La Voce, 30.11.2009
Il colpo di Stato in Vaticano (registrato dall’FBI) è avvenuto quando un Vero Papa, cardinal Giuseppe Siri, eletto con fumata bianca e tanta gente che aspettava il risultato, fu costretto a rifiutare nel silenzio più assoluto, per lasciar salire al trono di Pietro il (falso) papa che avrebbe dovuto indire il Concilio Vaticano II: Roncalli, il primo papa massone, che avrebbe poi sdoganato Montini massone e gay, isolato da Pio XII (anche se mandato come ArciVescovo a dirigere la più grande diocesi del mondo, quella di Milano)
http://nullapossiamocontrolaverita.blogspot.it/2012/12/lfbi-racconta-quando-siri-nel-1958.html
——————o0o——————-
Scandali sessuali e Chiesa
Ecco che dopo decenni di simili pratiche tutto si spiega.
Vittorio Messori, emiliano, nato nel 1941+ “I nuovi preti li scoveremo su Internet”
ROMA
Vittorio Messori, lei è coautore di Karol Wojtyla e Joseph Ratzinger: qual è, da ascoltato frequentatore dei Sacri Palazzi, la sua idea sugli scandali sessuali nella Chiesa dopo gli ultimi casi giudiziari di don Gelmini e dei sacerdoti ricattati a Torino? «Un uomo di Chiesa fa del bene e talvolta cade in tentazione? E allora? Se fosse così per don Pierino Gelmini, se ogni tanto avesse toccato qualche ragazzo ma di questi ragazzi ne avesse salvati migliaia, e allora? La Chiesa ha beatificato un prete denunciato a ripetizione perché ai giardini pubblici si mostrava nudo alle mamme. Queste storie sono il riconoscimento della debolezza umana che fa parte della grandezza del Vangelo. Gesù dice di non essere venuto per i sani, ma per i peccatori. E’ il realismo della Chiesa: c’è chi non si sa fermare davanti agli spaghetti all’amatriciana, chi non sa esimersi dal fare il puttaniere e chi, senza averlo cercato, ha pulsioni omosessuali. E poi su quali basi la giustizia umana santifica l’omosessualità e demonizza la pedofilia? Chi stabilisce la norma e la soglia d’età?»
La Chiesa non controlla più i sacerdoti?
«Nessuno osa più comandare, si pretende dalla Chiesa il dialogo invece della disciplina. Ci si scandalizza del sacerdote molestatore, poi però il vescovo diventa un odioso despota se nega l’ingresso in seminario ad un gay. Ci si indigna dei peccati dei sacerdoti ma se l’autorità ecclesiastica cerca di imporre le regole scoppia il finimondo e si grida alla repressione, all’autoritarismo, alla discriminazione. Casi come quelli esplosi in questi giorni, la Chiesa li ha sempre ricondotti sotto il proprio controllo. Ma oggi il “vietato vietare” le proibisce di esigere disciplina al suo interno. La Chiesa ha sempre saputo che seminari e monasteri attirano omosessuali. Prima era molto attenta a porre barriere all’ingresso e a sorvegliare la formazione. Chi dimostrava tendenze gay veniva messo fuori. Poi il no alla discriminazione ha permesso l’ingresso in forze degli omosessuali e ora la Chiesa paga quell’imprudenza».
I suoi sostenitori definiscono don Gelmini un «santo»
«Non entro nel caso giudiziario, però è indubbio che nella storia della Chiesa una sessualità disordinata ha potuto convivere agevolmente con la santità. Sono legato al segreto richiesto dai Postulatori, ma potrei fare nomi celebri. Il fondatore di molte istituzioni caritative in Europa è stato proclamato Beato nonostante le turbe sessuali che per un istinto incoercibile lo spingevano a compiere atti osceni in luogo pubblico. Non mi scandalizzo, penso ai drammi umani che ci sono dietro. San Giovanni Calabria era un benefattore dell’umanità, ma è stato sottoposto a sette elettroshock: da psicopatico grave, da manicomio».
Perché scoppiano adesso questi scandali?
«In America è stata assolta la maggior parte delle diocesi che invece di patteggiare hanno tenuto duro e sono arrivate in giudizio. Però è innegabile che oggi nella Chiesa la castità fa problema. Sul piano umano è disumana. Si resta casti solo se si ha fede salda, fiducia nella vita eterna. Il deficit non organizzativo, ma di fede. E non si risolve abolendo il celibato ecclesiastico perché l’80% sono casi gay. Deviazioni sessuali di preti che mettono le mani addosso agli uomini e ai ragazzini. La caduta della fede e la rivoluzione sessuale accrescono il problema. Chi è causa del suo mal pianga se stesso: sono stati eliminati i controlli per ammettere in seminario pure gli effeminati il cui sogno era stare in mezzo agli uomini».
Le comunità antidroga sono terra di nessuno?
«La Chiesa deve tappare i buchi della società laica. I preti antidroga nessuno li controlla, sfuggono alla sorveglianza dei vescovi e dei superiori perché diventano superstar, con i rispettivi supporter politici. E così c’è lo schieramento dei buoni samaritani di destra e di quelli di sinistra, don Ciotti contro don Gelmini. I preti di Torino sono finiti nella rete dell’estorsione perché si è inventato il concetto ipocrita di pedofilia. Così un ricattatore senza arte né parte campa con la minaccia di far esplodere uno scandalo. Una volta ricattavano i notai con l’amante, oggi la categoria più esposta è il prete gay».
Un business, come dice Bertone?
«Sì. Negli Usa gli avvocati mettono cartelli per strada: “Vuoi diventare milionario? Manda tuo figlio un anno in seminario e poi passa da noi”. Le diocesi sono facilmente ricattabili, preferiscono pagare anche se innocenti. Temono un danno d’immagine. E l’inquinamento riguarda anche noi. Il politicamente corretto sta prendendo campo anche nel cattolicesimo italiano. E i risultati si vedono, purtroppo».
——————-o0o——————-
La Lobby Gay nel Vaticano…


Le reazioni sono state soprattutto positive e hanno fatto gioire i miei amici che hanno partecipato alla nascita del mio lavoro. Queste voci hanno dato soddisfazione anche a tutti i credenti fedeli alla Santa Sede. Ci sono state così tante citazioni su diversi media che non è possibile ricordarle tutte. È sempre più difficile trovare un sacerdote in Polonia che non conosca il mio articolo. Tanti laici e sacerdoti mi hano ringraziato, mi hanno fatto i complimenti per le mie conoscenze e il mio coraggio, mi hanno dato informazioni nuove e più dettagliate a sostegno delle tesi del mio testo. Tante persone hanno sottolineato quanto sia importante toccare questo tema perché la degenerazione moale dei sacerdoti distrugge qualcosa di particolarmente importante per la Chiesa, la colpisce al cuore. Ho ricevuto queste risposte soprattutto dagli educatori dei seminaristi.
Vescovi, abati e rettori di seminari mi hanno detto che questo articolo è un strumento molto utile per il loro lavoro, perché da una parte ricorda e raccoglie i punti chiave del Magistero sul divieto di ordinazione per le persone di tutte le tendenze omosessuali; dall’altra aiuta la riflessione e a risolvere i dubbi sull’argomento, anche se qualcuno potrebbe averne ancora.
Accolgo con particolare piacere l’opinione molto positiva di questo articolo da parte di un certo numero di suore, insegnanti, amici da una varietà di istituzioni laiche e religiose; in particolare i due sacerdoti che vengono considerati correttamente come quelli con la più alta autorità spirituale e morale della Chiesa polacca: don Edward Staniek e don Mark Dziewieckiego. Entrambi sono persone coscienziose libere dalla dipendenza dal giudizio altrui; persone di grande amore per la Chiesa, con una conoscenza particolarmente vasta ed approfondita su di Essa.Nel suo articolo lei valorizza i laici nella lotta per la purificazione della Chiesa. Quale può essere il loro ruolo?
Vorrei focalizzare l’attenzione su due cose concrete. La prima riguarda il modo in cui i laici devono reagire nei casi di rapporti sessuali su un minorenne negli ambienti ecclesiastici, da parte di sacerdoti, animatori di gruppi di preghiera, insegnanti, scout, ecc. In questi casi, purtroppo, esiste una vera e propria congiura del silenzio. C’è la necessità di maggior coraggio ed impegno da parte dei laici.
La seconda riguarda i seminari. Purtroppo i laici hanno poca o nessuna conoscenza di come i futuri sacerdoti sono formati. Eppure nei seminari si decide in modo determinante il futuro della Chiesa. C’è bisogno di un maggior coninvolgimento dei laici al fine di non permettere l’ordinazione degli omosessuali. Tutti, clero e laici, dobbiamo sostenere gli sforzi di Papa Benedetto XVI il quale, invece della divisione tra l’omosessualità attiva e quella passiva, nei documenti ufficiali introduce una distinzione tra tendenze omosessuali transitorie, che accadono nel periodo dell’adolescenza, e quelle profondamente radicate. Tutte e due le forme di omosessualità, e non più soltanto l’omosessualità attiva, costituiscono un impedimento all’ordinazione sacerdotale. L’omosessualità non è conciliabile con la vocazione sacerdotale. Di conseguenza, non è solo rigorosamente vietata l’ordinazione di uomini con qualsiasi tipo di tendenza omosessuale (anche se transitoria), ma anche la loro ammissione in seminario.Lei ipotizza soluzioni per aiutare la Chiesa ad uscire da questa crisi. Ma cosa si può fare per aiutare i sacerdoti con tendenze omosessuali? E per i sacerdoti gay?
Gli uomini con tendenze omosessuali già ordinati diaconi, preti e vescovi conservano la validità delle ordinazioni, ma sono obbligati ad osservare tutti i comandamenti di Dio nonché di tutte le disposizioni della Chiesa. Così come gli altri preti, devono vivere in castità e cessare ogni azione contro il bene della persona umana e della Chiesa, qualsiasi attività di carattere mafioso e soprattutto atteggiamenti di rivolta contro il Santo Padre e la Santa Sede. I sacerdoti afflitti da disturbi del genere sono fortemente indirizzati ad intraprendere al più presto una terapia adeguata.
Per sedici anni è stato direttore spirituale degli studenti e dall’anno 1998 è direttore spirituale dei medici nella sua diocesi. Nel corso di studi, congressi scientifici e pellegrinaggi con i medici ha visitato circa quaranta Paesi di tutti i continenti. In Polonia è conosciuto come editorialista e i suoi articoli sono stati spesso accolti con riconoscimento ed hanno dato origine a discussioni e dibattiti a livello nazionale.

Fu più che delicato e discreto il non prestarmi mai a manifestare la cattiva reputazione sulla vita morale di Paolo VI. Anche perché quando si parla del Capo della Chiesa, Vicario di Gesù Cristo, lo si chiama anche “Beato Padre”, pur sapendo che la santità, in senso dottrinale, non accompagna necessariamente quel titolo elevato.Perciò anche ora, qui, non intendiamo colpire la vita privata di Paolo VI, anche se, a causa di gravi falli in questa sua vita privata, dovette soggiacere al ricatto che lo tenne prigioniero. Noi, di questo, siamo solo cronisti, lasciando a Dio di essere l’esaminatore e giudice.Iniziamo questo nostro compito presentando estratti del libro della famosa ricercatrice cattolica americana, dott.ssa Randy Engel, “The Rite of Sodomy – Homosexuality and the Roman Catholic Church”.
Le voci che Montini fosse attratto da giovani uomini, circolò per lungo tempo. La testimonianza di Robin Bryans, scrittore irlandese, dichiaratamente omosessuale, nella sua auto-biografia del 1992, “The Dust Never Settles”, afferma che il suo amico Hugh Montgomery gli disse che lui e il giovane
Montini erano stati amanti, quando Lui ebbe l’incarico diplomatico in Vaticano.
Lo scrittore francese ed ex Ambasciatore, Roger Peyrefitte, omosessuale confesso e difensore dei “diritti gay”, nel 1976, in una intervista a D.W. Gunn e J. Murat, rappresentanti della “Gay Sunshine Press”, parlò della omosessualità di Paolo VI il quale, quando era Arcivescovo a Milano, andava in una casa appartata per incontrare ragazzi ad hoc.
Questa intervista fu ripresa e riprodotta dalla Rivista Italiana “Tempo” di Roma. Il 26 aprile 1976, il Vicario di Roma e la Conferenza Episcopale Italiana indissero una “giornata di riparazione” universale.
Anche il Papa, alla domenica della Palme, fece una dichiarazione, dal suo balcone, dicendo che “delle cose orribili e calunniose” erano state dette su di Lui. Ma non sporse alcuna denuncia per quelle presunte calunnie, come avrebbe dovuto fare.
In “O Vatican, A Silghtly Wicked View of the Holy See”, l’ex corrispondente dell’Ufficio Romano del “New York Times” fece anche il nome di un famoso attore italiano, Paolo Carlini, che era divenuto un visitatore frequente di Paolo VI, nei suoi appartamenti privati, in Vaticano.
Anche la televisione inglese intervisterà Peyrefitte, che rincarerà la dose dichiarandosi stupito di aver ottenuto insperatamente tanta pubblicità a buon mercato.
Lo scrittore Franco Bellegrandi1, nel suo libro: “Nichitaroncalli – controvita di un Papa” (Edizioni Internazionali di Letteratura e Scienze, Roma) scrive: «Montini, in più si mormora a Roma e in tutta Italia, sarebbe omosessuale. Quindi, ricattabile. Quindi, in pugno a chi intende manovrarlo per i propri fini. A Milano, da Arcivescovo, sarebbe stato fermato, di notte, dalla polizia, in abiti
borghesi e in dubbia compagnia. È legato da anni da amicizia particolare con un attore che si tinge i capelli di rosso e che non fa mistero della sua relazione col futuro Papa. Del resto, la relazione andrà avanti negli anni, saldissima. Mi confiderà un ufficiale del Servizio di sicurezza del Vaticano, che il prediletto di Montini aveva l’autorizzazione a entrare e uscire dall’appartamento del Papa a suo piacimento. Tanto che, spesso, se lo vedevano arrivare all’ascensore, nel pieno della notte.
L’Abbé Georges de Nantes, fondatore della “League of the Catholic Counter-Reformation” in Troyes (Francia), nel 1969, nel numero di Giugno-Luglio della pubblicazione “The Catholic Reformation in the XXth Century”, espose le accuse di omosessualità contro Paolo VI, contenute nel citato numero, iniziando a ricordare le accuse di Paul Hoffman in relazione alla “Mafia Milanese”; poi, facendo riferimento ad una citazione tratta da un libro in brossura, che tratta di un Cardinale non italiano, un “omone affabile e dagli occhi penetranti”, che Paolo VI aveva messo in una posizione chiave, che aveva una reputazione di pederastia nei confronti dei “ragazzi” e giovani che vivevano nel quartiere dietro il Vaticano.
Inoltre, l’Abbé riporta un episodio che capitò alla vigilia del Conclave del 1963 che elesse papa Montini. La sera dell’apertura del Conclave, un Padre di Sant-Avit della Basilica di San Paolo-fuori dalle Mura, lo aveva informato che la Sezione Morale della Polizia di Milano aveva uno schedario su Montini. Allora, anni dopo, l’Abbé de Nantes si rivolse a Giovanni Paolo II con queste parole:
«Così, dopo lo scandalo dell’elezione di un omosessuale confesso al trono di Pietro, che ha avvelenato la Chiesa, Lei, Santissimo Padre, Lo vorrebbe far rivivere e guadagnare forza col far salire questo sventurato Paolo VI alla gloria degli altari, e offrire le sue ossa come reliquie ai fedeli per i loro baci, e presentare il suo volto ai fedeli per il loro fervente sguardo stupito nella gloria del Bernini? Ah, no! Questo è impossibile!».
Atila Sinke Guimarâes, nella sua opera: “Vatican II, Homosexuality & Pedophilia”, parla dell’omosessualità di Paolo VI, citando Franco Bellegrandi il quale riporta le accuse che, durante il periodo di Montini a Milano, “fu preso in flagrante dalla Polizia locale” in una delle vie notturne, che l’Arcivescovo frequentava essendo dei bordelli maschili della città.
L’ex Guardia Vaticana, inoltre, descrive il processo di “colonizzazione omosessuale”, iniziato sotto il Pontificato di Giovanni XXIII, ma che si accentuò sotto il Regno di Montini. Bellegrandi, poi, scrive che vecchi e onorati impiegati furono pensionati, o trasferiti altrove, per far posto ai “confratelli” di Montini, affetti dallo stesso vizio, e che questi, a loro volta, si portarono dietro i loro prediletti “giovanotti effeminati in attillate uniformi”.
Sempre Bellegrandi scrive che Montini, appena insediatosi Pontefice, fu sottoposto ad un ricatto da parte della Massoneria italiana.
In una corrispondenza con uno Scrittore britannico, familiare con le operazioni del Servizio Segreto Inglese, MIS, Bellegrandi chiese se l’omosessualità di Montini lo rendesse apertamente vulnerabile al ricatto da parte dei Servizi Segreti Britannici, o Sovietici, durante la Seconda Guerra Mondiale. Lo scrittore gli scrisse che egli reputava che i Britannici (MIS) e gli Americani (OSS) sapevano dell’omosessualità di Montini, e la usavano contro di Lui per ottenere la sua cooperazione nel far funzionare le reti Vaticano-Alleati dopo la guerra.
Le informazioni sui ricatti di Montini, da parte del KGB e GRU Sovietici, dopo la guerra, vennero invece da un’altra fonte. Un anziano gentiluomo di Parigi, che lavorò come ufficiale interprete per il Clero di alto livello del Vaticano, gli disse che i Sovietici ricattavano Montini per sapere i
nomi dei preti che il Vaticano mandava, clandestinamente, oltre la Cortina di Ferro, per provvedere ai fedeli cattolici, nell’Unione Sovietica, durante la Guerra Fredda.
La Polizia Segreta sovietica, pertanto, era sempre pronta e, appena i preti clandestini attraversavano il confine russo, questi venivano presi e fucilati o mandati nei Gulag.
_______
Estratto da: http://www.chiesaviva.com/441%20mensile.pdf
Pingback: Dna massonico e movimento carismatico | blog di Alfredo Antonini
Il Papa: “Non giudico i gay ma chi fa le lobby”
Il Santo Padre ha parlato durante il viaggio di ritorno dal Brasile: “Omosessuali in Vaticano? Non giudico le persone di buona volontà”
Gmg, Papa Francesco: “Sono di ritorno a casa”
13:38 – La lobby gay non va bene, perché non vanno bene le lobby. Circa i gay “io non giudico, se è una persona di buona volontà, chi sono io per giudicare?”. “Non ho trovato carte d’identità di gay in Vaticano, dicono che ce ne sono, credo che si deve distinguere il fatto che è gay dal fatto che fa lobby”. Lo ha detto il Papa nel ritorno a Roma. Sulla vicenda di mons. Nunzio Scarano, arrestato in un’indagine sullo Ior, dice: “Una vicenda che fa male”.
Essere gay, ha aggiunto il Papa “è una tendenza, il problema è la lobby, la lobby non va bene, quella gay, quella politica, quella massonica. E la ringrazio tanto per avermi fatto questa domanda”, ha concluso. La domanda riguardava monsignor Ricca e la lobby gay in Vaticano.
Il Pontefice si è poi soffermato sui problemi della Chiesa. “La curia è un poco calata dal livello che un tempo aveva, il profilo del vecchio curiale, che lavora, che faceva il suo lavoro, dobbiamo avere di più questo, dobbiamo tornare a questo”. Questo il pensiero di papa Francesco parlando degli “scandali” e del fatto che comunque oltre a questi in curia ci sono anche santi.
“La mia valigia? Non c’è tasto per l’atomica” – “Non c’era la chiave della bomba atomica”. Così ha risposto scherzosamente il Papa circa il contenuto della valigia che si è portato da solo sull’aereo. “L’ho portata perché lo faccio sempre – ha detto – faccio così quando viaggio, c’è il rasoio, il breviario, l’agenda, un libro da leggere, era su santa Teresina”. SVELATO IL MISTERO: ECCO IL CONTENUTO DELLA VALIGIA
“Donne prete? La porta è chiusa” – “Non riduciamo l’impegno delle donne nella Chiesa bensì promuoviamo il loro ruolo attivo nella comunità ecclesiale. Perdendo le donne la Chiesa rischia la sterilità”. Questo il pensiero del Papa espresso al pranzo con i cardinali del Brasile, la presidenza della Conferenza episcopale e i vescovi della Regione, nel palazzo arcivescovile di Rio. Ma incalzato sulla possibilità di aprire anche la religione cattolica a preti donne ha detto: “La chiesa si è già espressa, quella porta è chiusa”.
Wojtyla e Roncalli Santi nel 2014 – La canonizzazione di papa Wojtyla e di papa Roncalli, per la quale si pensava all’8 dicembre, slitterà, probabilmente alla festa della divina misericordia, che cade in primavera. Lo ha detto il Papa in volo da Rio a Roma, spiegando che per Wojtyla verranno tanti polacchi anche con pochi mezzi, quindi in pullman, e l’8 dicembre le strade possono essere ghiacciate.
Ricevo e volentieri pubblico
Leggi questo… E’ emblematico. In rosso ci sono i miei commenti
L’incontro si è tenuto giovedì scorso. Il pontefice ha ricevuto in Vaticano i delegati della Confederazione di Religiosi Latinoamericana e dei Caraibi (Clar). Sul sito web cilenoReflexion y Liberacion è stato pubblicato un resoconto dell’incontro, con varie frasi significative che avrebbe pronunciato il Papa.
Interrogato sulla sua volontà di riforma, Francesco ha risposto: “Eh sì, è difficile. Nella curia c’è gente santa, santa davvero. Ma esiste anche una corrente di corruzione, anche questa esiste, è vero. Si parla di una lobby gay ed è vero, è lì…Quindi la lobby gay esisterebbe. Forse vogliono incastrare qualcuno, accusandolo di essere parte di questa fantomatica società segreta? Ora bisogna vedere cosa possiamo fare al riguardo”. Il Santo Padre avrebbe poi aggiunto: “Non posso essere io a fare la riforma, queste sono questioni di gestione e io sono molto disorganizzato, non sono mai stato bravo per questo” Certe cose le farà fare all’anticristo, ribadendo che ha fiducia nella commissione cardinalizia che ha creato con questo incarico.
Secondo i vertici della Clar il pontefice avrebbe incoraggiato i religiosi ad “avanzare verso nuovi orizzonti”, senza paura “di correre rischi andando verso i poveri e i nuovi soggetti emergenti nel continente”. Anche se “vi arriva una lettera della Congregazione per la dottrina, affermando che aveva detto questa o quella cosa… Non preoccupatevi. Spiegate quello che dovete spiegare, però andate avanti… Aprite le porte, facendo qualcosa là dove la vita chiama. Preferisco una Chiesa che si sbaglia per fare qualcosa che una che si ammala per rimanere rinchiusa…”.Aiutare i poveri è certo una impresa nobile, ma quell’andare verso nuovi orizzonti, ma riempie di domande. Quali orizzonti? Perché aiutare i poveri dovrebbe fare arrivare le lettere della Congregazione per la Dottrina? Si tratta di fare cose poco in linea con la dottrina cattolica tradizionale, evidentemente… Di cosa si potrebbe trattare? Assumere una politica etica o ecumenica eterodossa. E’ singolare che il Papa inciti ad andare contro la dottrina. Non diceva Pio IX: “la tradizione sono io”?
Il direttore della sala stampa vaticana, padre Federico Lombardi, interpellato sulla vicenda, ha detto di non avere “alcuna dichiarazione da fare sui contenuti della conversazione” dato che si trattava di “un incontro di carattere privato”. Non c’è alcuna conferma, dunque. Ma nemmeno una smentita.Altro particolare misterioso… In Vaticano non si fanno scrupolo di mentire: lo fanno da sempre. Se non affermano né negano, è perché probabilmente fa comodo che resti il dubbio e che, quest’ultimo diventi diceria, quindi certezza. I messaggi inquietanti sono due:
1) Preti fate quello che volete, tanto non vi controlliamo più. La dottrina non esiste più.
2) Esiste una lobby gay e se qualcuno di voi alti prelati fa il cattivo, aggiungeremo il suo nome ai suoi componenti.
Simili discorsi necessitavano di una smentita netta. Non farlo significa affermarli.
Pingback: Dal “sedevacantismo apocalittico” alla “resilienza cattolica”: spunti di enciclica per le “Pietre” e il Papa Cum Degnitate | Escogitur.it