IL MOVIMENTO ABORTISTA RINGRAZIA BERGOGLIO!
L’EDITORIALE DEL VENERDI
FRUTTI DELLA «LIBERTÀ DI COSCIENZA BERGOGLIONA» IN AMERICA
Era su Gloria.tv: Le abortiste americane ringraziano Papa Francesco per i …gloria.tv/?media=513635 Translate this page
Le informazioni che seguono sono tradotte da un articolo di Luis Sergio Solimeo, specialista in temi ecclesiastiche della TFP nordamericana, riprodotti in spagnolo per i lettori di Radio Cristiandad (Argentina).
LifeSiteNews.com ha pubblicato uno studio di un teologo romano specializzato in ecclesiologia che, dopo aver professato che le interviste non coinvolgono l’infallibilità (!) papale (!), ha detto: «Il portabandiera del movimentoabortista negli Stati Uniti, l’aborto nazionale e riproduttiva Rights Action League – NARAL Pro-Choice America, laNational Abortion and Reproductive Rights Action League, ha pubblicato una nota di ringraziamento al «Papa»sulla sua pagina di Facebook con queste parole: “Caro Papa Francesco: Grazie. Firmato: «Donne per la libera scelta in tutto il mondo. NARAL Pro-Choice America» [https://www.facebook.com/photo.php?fbid=101518583071843215].
Nel frattempo, Carmen Barroso, direttrice per tutto l’Occidente della International Planned Parenthood Federation, che promuove l’aborto in tutto il mondo, ha scritto al direttore di The New York Times: “Salutiamo con favore il desiderio del Papa Francisco di trovare ‘un nuovo equilibrio’ all’interno della Chiesa cattolica eassicurarsi che essa sia veramente una ‘casa per tutti’… Il riconoscimento che la Chiesa non è al passo con i tempi moderni non poteva venire in un momento migliore: con i leader mondiali alle Nazioni Unite per discutere i parametri di una nuova agenda per lo sviluppo globale devono avere priorità la salute e i dirittidelle donne e dei giovani. Ciò significa garantire l’accesso all’educazione sessuale completa, alla contraccezione e servizi di aborto sicuro; necessità cui il Vaticano si è opposto con veemenza. Speriamo chequesto sia un passo avanti affinché le violazioni dei diritti sessuali e riproduttivi diventino una cosa del passato” (The New York Times, 21-09-2013).
In un’intervista alla rete televisiva MSNBC, suor Jeannine Gramick , co-fondatrice di New Ways Ministry, organizzazione contraria alla dottrina cattolica per quanto riguarda la pratica omosessuale, ha detto di aver pianto di gioia leggendo l’intervista di Jorge Bergoglio [Emma MARGOLIN, Progressive Catholics hail Pope Francis’ position on social issues, in MSNBC, sección “NewsNation with Tamron Hall”, 19-09-2013,http://www.msnbc.com/msnbc/progressive-catholics-hail-pope-francis
Allo stesso modo , Marianne T. Duddy – Burke (“sposata” con una ex religiosa) [Cf. 15 Years in the Lives of a Catholic Lesbian Couple, in “The Huffington Post” — Gay Voices, 19-09-2013], direttrice esecutiva del movimento omosessuale “cattolico” DignityUSA , ha dichiarato: “I cattolici LGBT e i loro alleati si rallegreranno con l’appello del Papa ai leader della Chiesa di concentrarsi di più su essere pastori che di applicare norme. Ci auguriamo che i vescovi accolgano tale chiamata e interrompano immediatamente le campagne anti- LGBT, i licenziamenti dei dipendenti della Chiesa per quello che sono [cioè , essere gay], gli attacchi contro le persone che mettono in discussione o in dubbio gli insegnamenti ufficiali [della Chiesa] e la retorica esclusiva e moralista che si sente dai pulpiti troppo spesso.”
E continua:
“Il Papa non è ambiguo. Lasciate il pulpito persecutore e accompagnare il popolo” (Pope’s Comments Signal New Direction for Catholic Church — LGBT Catholics Welcome Pastoral Tone and Substance, in DignityUSA, 19-09-2013).
La diffusa confusione conciliare e anticattolica
Mons. Charles Chaput, arcivescovo di Philadelphia, a sua volta, nella sua rubrica del 25 settembre sul giornalediocesano, dice che tra i messaggi che ha ricevuto circa l’intervista al Papa, c’erano molti “email da catechisti,genitori e cattolici ordinari, che si sentivano confusi da titoli che suggeriscono che la Chiesa in qualche modoha cambiato il suo insegnamento su una varietà di questioni morali”. E dà un esempio:
“Ho sentito dalla bocca di una madre di quattro figli, uno adottato, un altro disabile dalla nascita, e che ha trascorso anni consigliando giovani incinte [a non abortire] e alla apertura di cliniche proprie. Voleva sapereperché il Papa sembra rifiutare i loro sacrifici. Un sacerdote ha detto che il Papa ‘implicitamente ha accusato di avere una visione stretta fratelli sacerdoti che affrontano con serietà problemi morali “e che” ora c’è piùprobabilità che un prete moralmente serio sia pubblicamente identificato come problematico’. Un altro sacerdote ha scritto che ‘il problema è che [il Papa] porta felicità a tutte le persone sbagliate, gente che non potrà mai credere nel Vangelo e che continuerà a perseguitare la Chiesa” Mons. Charles J. CHAPUT, O.F.M. Cap., Pope Francis and ‘The Interview’, 25-09-2013, http://catholicphilly.com/2013/09/think-tank/weekly-message-from-archbishop-chaput/pope-francis-and-the-interview/.
“Questioni sulle quali dobbiamo essere categorici”
In una dichiarazione al quotidiano The Press Democrat, Santa Rosa (California), il vescovo di quella città, Mons.Robert Vasa ha detto di mai aver visto ossessione su aborto, contraccezione e l’omosessualità. Ha commentato: “Io di certo so che ci sono persone, e potrei, probabilmente, essere tra loro, che credono fermamente che queste sono questioni culturali fondamentali su cui dobbiamo essere schietti”. E ha aggiunto:
“Ma io non sono ossessionato da esse. La stragrande maggioranza delle cose che scrivo non include l’abortocome argomento, nemmeno la contraccezione, il divorzio o il nuovo matrimonio”. E chiede: “C’è bisogno di insegnare su queste cose?”.
E risponde con fermezza: “Assolutamente sì” (Martin ESPINOZA, Catholics diverge on pope’s message, “The Press Democrat”, 20-09-2013).
La morale cattolica: un ammasso di dottrine snodate?
In una lettera pubblicata su un bollettino cattolico di Internet, Germain Grisez, professore emerito di Teologia Morale a Mount Saint Mary Seminary, del Maryland, e autore di numerosi libri sul tema, ha così commentato:
“Ma qual è lo scopo di dire che il ministero pastorale della Chiesa non può essere ossessionato con la ‘trasmissione sconnessa di una moltitudine di dottrine da imporre insistentemente’? Fare quest’affermazionesuggerisce, sciaguratamente, una caricatura delle lezioni dei recenti pontificati. (…) La frase è scioccante. Essa colpisce le nostre profonde visioni interiori. Ma se è stata ispirata da uno spirito, non era lo Spirito Santo,perché è destinata a confondere e indurre in errore” (Apud Robert MOYNIHAN, PhD., Letter #90: Editorial on Pope’s Interview, 29-09-2013, http://themoynihanletters.com/from-the-desk-of/letter-90-editorial-on-popes-interview.
“Ossessione” o “dedizione”?
Drª. Janet E. Smith, professore di teologia morale presso, ha detto di sentirsi “disturbata” dal commento del Papa (?) per cui vi è una “ossessione” per l’aborto , l’omosessualità e la contraccezione , perché lei ha trascorso gran parte della sua vita trattando di affrontare tali questioni. Ma afferma che al contrario di “ossessione”, lei considera che è stata una consapevole dedizione che l’ha condotta a far fronte a tali problemi. E spiega:
“Aiutare le persone a capire perché gli atti di aborto, la contraccezione e gli atti omosessuali non sono conformi al piano di Dio per la felicità umana è un mezzo molto efficace per attrarre le persone più vicino al Signore e alla Chiesa, e è per questo che la maggior parte della mia vita adulta, più o meno, sono stata evangelizzatrice in questo modo”.
Pensano allo stesso modo legioni di combattenti per la vita, gli educatori dei metodi naturali di pianificazione familiare e l’astinenza sessuale, e coloro che lavorano con dedizione in organizzazioni come Courage, aiutando le persone con tendenze omosessuali a vivere castamente e sacrificarsi per amore di Dio e della Chiesa. la Drª. Smith dice che ci può essere qualche esagerazione o altro, ma lei non si è mai imbattuta in nessuna nella vita reale [Janet E. SMITH, Are We Obsessed?, in “First Things”, 25-09-2013, http://www.firstthings.com/onthesquare/2013/09/are-we-obsessed] .
Movimenti pro vita “gettati in pasto ai lupi”!
A sua volta, la Dottª. Monica Migliorino Miller, professoressa di Teologia a Madonna Universitynel Michigan , e direttrice dei Citizens for a Pro-life Society (Cittadini per una società pro-vita), ha giustamente espresso molto adeguatamente la frustrazione del movimento a causa delle osservazioni del Papa (?):
“Non sostengo che il Papa abbia voluto deliberatamente togliere la carta di cittadinanza, la legittimità, o screditare il lavoro degli attivisti pro-vita. Ma c’è abbastanza ambiguità nelle sue dichiarazioni, fatte [inoltre] in un certo tono, che, disgraziatamente, è una delle conseguenze del suo colloquio. Sono certa di non esser l’unico leader attivista pro-vita che ha la sensazione di essere messa in difficoltà e abbandonata nel compito, già molto difficile di terminare con l’aborto legalizzato, non certo solo per l’intervista del Papa, ma anche, ovviamente, dal modo in cui tutti i pro-vita sono stati deliberatamente o no gettati in pasto ai lupi.
“Mi chiedo se il Papa Francisco è pienamente consapevole della portata della ingiustizia che significa l’aborto. Non sono sicura di quanto lui capisca abbastanza quanto costa ai militanti pro-aborto salvare i bambini dall’aborto. Faccio qui una analogia circa gli effetti collaterali delle affermazioni del Papa: sarebbe come se il Papa Pio XII avesse detto a Oskar Schindler: ‘smettete di essere ossessionato con l’Olocausto degli ebrei.’
Ma, come la maggior parte del movimento per la vita, la Drª Miller non si scoraggia: “Ma, in ogni caso, le dichiarazioni ambigue e inquietanti del Papa e gli effetti dello scoppio nei mass media, sono poco più che Dio ci chiede di soffrire per Lui. Di modo che no scoraggiatevi! Seguitate a compiere la vostra opera di salvezza. È ciò che Dio ci chiede e noi dobbiamo essere Suoi servi fedeli. Avanti, amici miei! (Monica MIGLIORINO MILLER,Unpacking the Pope’s PR Debacle — What Happened and What It Means for Pro-Lifers A Critique of the Pope’s America Interview, in “Citizens for a Pro-Life Society”, http://www.prolifesociety.com.
Le tirate di Bergoglio: «rifugio» per i falsi politici «cattolici»!
Il P. Michael P. Orsi, ricercatore associato di Diritto e Religione presso Ave Maria School of Law, segnala che l’affermazione del Papa Francisco nella sua intervista, di essere un “figlio della Chiesa” – “non è sufficiente a mitigare il danno che le sue parole hanno causato al movimento per la vita e a coloro che cercano di difendere il matrimonio come unione tra un uomo e una donna. Le sue parole, infatti, consegnano una spada a quanti lo vogliono reprimere.”
Allo stesso modo, dice P. Orsi, “le riflessioni del Papa hanno fornito un rifugio per i politici cattolici che sostengono leggi permissive sull’aborto e la legalizzazione del matrimonio gay. Ora essi possono dichiarare che, come Papa, si sono occupati di questioni più gravi, come la povertà e la preoccupazione per i poveri” (Fr. Michael P. ORSI, The pope’s blurred red lines, in “The Washington Times”, 26-09-2013).
* * *
L’articolista evita di trascrivere anche i commenti riguardo all’intervista di Bergoglio a La Repubblica poiché finirebbe per dover inquadrare come eresiarca il personaggio che la gente sente il dovere di considerare «papa».
Ogni tanto riconoscono che le falsità che pronuncia sono «deliberate». Per esempio, quando ringrazia gli ebrei per aver conservato la fede in beneficio di tutti. Cose talmente gravi che preferiscono classificare di ambigue, anche se in seguito l’ateo Scalfari le incamera per diffonderle nel mondo anticristiano e nella goduria di tutti i demoni.
Poiché “non esiste un Dio cattolico, esiste Dio” e se S. Paolo insegna che “Cristo è il Capo della Chiesa, che è il suo Corpo, del quale Lui stesso è il Salvatore” (Ef 5, 23), un «vicario» che Lo tradisce, è solo «papa» nelle solite figure di linguaggio dei media.
Infatti, oggi non vi è figura di linguaggio più oscena che chiamare padre dei cristiani e pontefice di tutti gli uomini, uno che non vuole la conversione di nessuno a Nostro Signore Gesù Cristo, il Verbo Incarnato, che Bergoglio finge di rappresentare nella Sua santa Chiesa.
Jorge Bergoglio non è né può essere il Vicario di Dio per confermare la Parola divina nella Sua Chiesa, perché la corrompe, nella Dottrina e nella pratica, con la perdita di moltitudini di anime; esegue il mandato di «papa conciliare», ossia quelli eletti per sostituire il Papa cattolico «liquidato» con tutto il suo seguito fedele. Si tratta dell’eccidio virtuale visto dai pastorelli di Fatima: quel Terzo Segreto, sempre più chiaro già dal 1960. Da allora, questo mondo scristianizzato e apostata si merita solo degli anticristi, di opere sempre più manifeste.
Chiediamo a Maria, Madre di Dio e Nostra, la grazia di mantenere una costante fedeltà alla vera Chiesa di Dio, Una, Santa, Cattolica, Apostolica e Romana, l’unica all’infuori della quale non vi è salvezza.
————–o0o————–
Sinistra, aborto, e gli inganni delle etichette facili
Si sa: dover tenere la mente sempre sveglia, sempre curiosa, sempre in funzione, è una bella fatica. Molto più facile quindi assumere le categorie. Alto<->basso, sinistra<->destra, credente<->ateo, buono<->cattivo, amico<->nemico, e via dicendo. Non si deve fare lo sforzo di pensare, analizzare, capire. Su ogni argomento, su ogni soggetto, basta trovare la giusta classificazione, il giusto cassetto, il giusto spazio nello scaffale del nostro cervello giudicante. Vuoi mettere la semplicità?
Peccato che proprio sfruttando questa naturale “pigrizia” che ci caratterizza abbiano potuto ingannarci su così tanti e tali aspetti della nostra vita.
Nel caso specifico, riprendo un bell’articolo dal sito Arca di San Michele, autore Alver Metalli, sulle svariate posizioni anti-abortiste dei presidenti sudamericani, Correa in testa. E la tradizionale associazione mentale “sinistra“, quindi -> “teologia-della-liberazione“, quindi -> “opposto alla chiesa“, quindi -> “male“, forse va un po’ rivista, o no? Anche perchè noi, solo per parlare dell’Italia, con gli oltre tre milioni di omicidi compiuti in un trentennio, completamente assistiti e pagati con i soldi delle nostre tasse, siamo gli ultimi a poter parlare. Chi firmò quella legge? Non fu forse un governo che si proclamava “demo-CRISTIANO”, coun un ministro della salute che si definiva “demo-CRISTIANO”?
Con le etichette ci ingannano. Teniamo acceso il cervello, (sempre in unione col cuore).
(grassetti e commenti miei)
Sud America, la sinistra rivoluzionaria contro l’aborto. Effetto Correa?
Fonte vatican insider 18/10/2013
Autore Alver Metalli
Le dichiarazioni del presidente dell’Ecuador riaprono il dibattito su interruzione di gravidanza e legislazione in America Latina
Gli apprezzamenti della Chiesa ecuadoriana non si sono fatti aspettare e per bocca del presidente dei vescovi Antonio Arregui sono arrivati al destinatario con tanto di elogio pubblico “per il coraggio e la nobiltà d’animo con cui ha parlato”. Un veto che pesa quello preannunciato dal presidente dell’Ecuador Rafael Correa alla depenalizzazione dell’aborto se la legge passasse nel Congresso del suo paese con l’appoggio dei suoi compagni di partito di Alianza País.
Come un sasso nello stagno il “cattolico” e “rivoluzionario” presidente ecuadoriano ha smosso le acque in tutto il continente, dove la sinistra, nelle sue differenti gradazioni governa oramai da un decennio. E con un Papa come Francesco, “avanzato” in materia sociale, che propone un “nuovo equilibrio all’edificio morale della Chiesa”, rimescola le carte anche nella sinistra latinoamericana.
L’ex presidente dell’Uruguay Tabaré Vazquez ha puntato la barra nella stessa direzione di Correa nel 2008; il veto alla legge gli costò l’ostracismo di una parte maggioritaria del Frente Amplio nel cui nome governava e la stessa poltrona presidenziale. (notevole dimostrazione di coerenza e di importanza dei valori non negoziabili, mentre da noi l’attaccamento alla poltrona fa dire di tutto e il contrario di tutto- Nota AM) Ma non ha cambiato posizione e di recente, da candidato presidente, è tornato a ripetere che “nessun scienziato mediamente sensato può negare che il zigote, frutto della fusione di due cellule, è un individuo distinto dal padre e dalla madre”. Con linguaggio medico qual è (Tabaré Vazquez è ginecologo) ha chiarito che “la filiazione non è determinata dall’annidamento ma dalla fecondazione e questa non è una questione religiosa ma una certezza biologica”. Tabaré Vazquez, secondo i sondaggi, si appresta a recuperare il posto perduto nel 2010 nelle prossime elezioni di ottobre 2014.
In Argentina, mentre la presidente Cristina Kirchner mantiene la sua posizione antiabortista sul piano personale nonostante la maggioranza del kirchnerismo sia a favore, un altro socialista, per di più candidato presidente, Hermes Binner, alla pari di Tabaré Vazquez afferma “come medico” di “difendere la vita e essere contro l’aborto”, pur non condividendo la sua penalizzazione (toh! mi trovo d’accordo! Nota AM).
Simile in questo al presidente della Bolivia Evo Morales quando sostiene che “l’aborto è un delitto”, anche se nel dibattito in corso sulla depenalizzazione sembra inclinare a favore di quest’ultima.
Sorprende osservare che la sinistra più rivoluzionaria, quella ex guerrigliera, è anche la più intransigente contro l’aborto. (sorprende perchè? Essere per una giustizia sociale deve per forza accompagnarsi ad essere contro la vita? Dove sta scritto? Nota AM)Probabilmente perché più proclive storicamente ad aderire al “sentire” delle popolazioni rurali e prevalentemente cattoliche che si proponeva si sollevare in armi (Ah! sarebbe un puro e semplice calclolo politico allora? Nota AM). Il presidente salvadoregno Mauricio Funes, in conto FMNL, si è opposto in più occasioni, durante il suo mandato iniziato nel giugno 2009, alla depenalizzazione dell’aborto, e anche di recente ha ripetuto che non promuoverà nessuna riforma della Costituzione in questa direzione. Daniel Ortega, sandinista doc ed ex guerrigliero, ha addirittura respinto gli emendamenti che depenalizzavano l‘aborto terapeutico dettando la linea al Fronte sandinista. La posizione antiabortista del plurimandatario nicaraguense è condivisa anche dalla moglie Rosario Murillo che con tutta probabilità – stando ai sondaggi di oggi – gli succederà alla presidenza nelle prossime elezioni.
La sinistra che vuole l’aborto, pur con gradi diversi di “libera autodeterminazione della dona”, ha i suoi paladini nell’ex presidente brasiliano Lula Da Silva, contrario all’aborto come cittadino, favorevole come Capo di stato, e la socialista Michelle Bachelet, la cui elezione, data per certa, riproporrebbe la depenalizzazione nel codice penale cileno. Notorie le posizioni favorevoli della sinistra messicana in generale e del Partito democratico rivoluzionario in particolare, che nel distretto federale di Città del Messico, governato da un suo candidato, ha già approvato la depenalizzazione dell’aborto offrendo il servizio pubblico negli ospedali per l’interruzione della gravidanza. E mentre il presidente del Venezuela Nicolás Maduro, alla pari di Chávez, legalizzerebbe l’aborto solo nei casi di violenza e incesto, l’oppositore Henrique Caprile è di più larghe vedute, dichiarandosi “d’accordo con l’aborto terapeutico e la pillola del giorno dopo” e a seguire le unioni civili omosessuali.
—————o0o—————-
Propaganda è solo propaganda satanica
-o0o-
Quando una apparente “dis-grazia” (o vera Grazia?) è meglio di un omicidio
Ricevo da Fabio Massimo e volentieri pubblico.
-oOo-
TESTIMONIANZA su F.
Sto vivendo da anni l’avventura delle “cellule parrocchiali”, cioè un sistema di evangelizzazione operata tramite piccoli gruppetti domestici. Questo significa anche condividere le preoccupazioni, le difficoltà, i santi progetti e le gioie che derivano dalla crescita del Regno di Dio.
L’amica e “concellulina” Paola mercoledì sera ci condivide la sua ultima e improvvisa impresa: il suo collega Giovanni le ha confidato che ha una figlia di 15 anni, che è rimasta incinta e lui vuole farla abortire. Paola resta toccata nel cuore dall’imminenza di questa tragedia che, purtroppo, è anche un delitto contro la persona umana e contro Dio. L’intervento è previsto il venerdì della stessa settimana, i tempi sono minimi, la situazione, secondo la logica umana, è disperata, irreparabile.
Paola, però, si fa un punto di onore di adoperarsi in tutti i modi possibili per evitare che il peggio accada, confidando nel fatto che ciò che è impossibile agli uomini è possibile a Dio.
Perciò ci chiede tanta, tanta preghiera.
Dal canto suo, lei andrà giovedì a parlare con la famiglia e venerdì mattina è risoluta a presentarsi davanti alla clinica abortista alle 7:30 per un’estrema supplica, nonché monito alle coscienze.
Nel frattempo, dato che aderisco all’associazione NO194 (per l’eliminazione della piaga dell’aborto) e che ho già partecipato con loro a giornate di preghiera davanti alle cliniche abortiste, chiedo aiuto a questi amici, che si sono mostrati così pronti alla battaglia e solleciti nell’usare le armi della fede.
Due di noi, la sera del giovedì, partecipano ad un’Adorazione Eucaristica e chiedono preghiera anche al sacerdote.
Intanto arriva il resoconto di Paola, riguardo al colloquio con la famiglia.
Le notizie sono veramente tristi: la ragazzina vorrebbe tenere il bambino e suo padre (Giovanni il collega di Paola) non è un bruto o un insensibile con un cuore di pietra, ma è spaventato.
La famiglia ha dei problemi e i servizi sociali hanno già sottratto loro un figlio dandolo in affido.
F. è tenuta segregata e Paola non può neppure vederla.
Infatti gli assistenti sociali (mai una minuscola fu più appropriata) fanno pressione col ricatto e impongono la loro decisione: il bambino non deve nascere!
Negli ingranaggi logici (ma quanto limitati!) delle loro menti, non sanno vedere lo spazio per la nuova vita che invece i piccoli e i semplici accoglierebbero con tanto amore.
Il sentimento, l’azione, il ragionamento: tutto è vano.
Si può solo sperare nel Signore, capace di aprire vie nei deserti dell’impossibile.
E la speranza non delude!
Giovedì sera, a poche ore dall’intervento, F. ha un malore, viene portata al pronto soccorso ed ecco: ha perso il bambino.
Dato che la limitatezza umana non concedeva un posto sulla terra a questa creatura innocente, il Signore l’ha presa con sé.
E l’ha fatto concedendo una grande grazia: ha evitato il delitto dell’aborto, ha consentito a madre e figlio di separarsi in pace, ha risparmiato a F. gli anni di strazio e di tormento per aver visto massacrare il proprio bambino.
Dopo il ringraziamento a Dio, che opera meraviglie, voglio ringraziare anche tutte le persone generose che si sono fatte carico di questa situazione che non le toccava da vicino, che hanno pregato per degli sconosciuti, ma con la fede che fossero fratelli in Cristo.
Certamente il Signore vi benedirà, io posso solo ripetere ancora: grazie!
Genocidio sterminazionista
ABORTO = OMICIDIO
Libertà di scelta?
-o0o-
Aborto: il più Grande Crimine contro l’Umanità e contro Dio
![]() |
Poiché colui che domanda ragione del sangue si ricorda di loro; egli non dimentica il grido degli afflitti. (Salmi 9:12)
|
Tutti gli argomenti pro e contro l’aborto si basano su questo punto: è il feto umano o no?
![]() |
Dopo 2 mesi e 1 settimana |
![]() |
Ciò che rimane di aborti provocati mediante aspirazione a 2 mesi e 1 settimana di gravidanza (2 mesi e mezzo) |
![]() |
Dopo 2 mesi e 2 settimane con i ferri |
![]() |
Dopo 2 mesi e 2 settimane con i ferri |
![]() |
Dopo 2 mesi e 3 settimane con i ferri |
![]() |
Dopo 2 mesi e 3 settimane con i ferri |
![]() |
Dopo 3 mesi e 1 settimana |
![]() |
Dopo 4 mesi e 2 settimane con iniezione salina nella cavità amniotica |
![]() |
Dopo 4 mesi e 3 settimane |
![]() |
Dopo 5 mesi e 1 settimana con i ferri |
![]() |
Dopo 5 mesi e 1 settimana con i ferri. Stava per essere incenerito con cani e gatti, quando un medico si è accorto che, nonostante l’aborto, era ancora vivo |
![]() |
Dopo 5 mesi e 1 settimana. Saline |
![]() |
Dopo 5 mesi e 2 settimane |
![]() |
Aborto procurato mediante isterotomia (piccolo cesareo) a 6 mesi |
![]() |
Questo è il risultato di un mattino di lavoro in una clinica universitaria canadese. Questi bambini avevano raggiunto età fetali da 4 mesi e 2 settimane a 6 mesi prima di essere uccisi con l’aborto procurato |
![]() |
questo è l’aborto:un omicidio! |
![]() |
poteva essere tuo figlio! |
Quali sono i più comuni metodi d’aborto
Cosa dice la Bibbia a tal proposito
La smodata distruzione di vite umane innocenti è un crimine contro Dio e una negazione della verità che noi siamo fatti a Sua immagine. Ogni cosa appartiene a Lui comunque. Al Signore appartiene la terra e tutto quello che è in essa, il mondo e i suoi abitanti. Salmo 24:1 La nostra propria vita è un dono prezioso che ci è stato dato, ma in definitiva noi apparteniamo a Dio! Noi Gli apparteniamo; semplicemente ci è stata concessa l’amministrazione della nostra vita, talenti, denaro, tempo, la terra su cui viviamo e le cose che abbiamo. Sebbene i bambini passino da noi, essi non sono nostri, così come noi rispetto ai nostri genitori. A ciascuno di noi è stato dato il dono della vita e la libertà, perciò siamo responsabili verso Dio. Nessuno di noi ha il diritto di negare lo stesso dono ad una persona che deve nascere. E’ un onore portare in grembo la potenza di un’altra vita nel nostro corpo; una vita fatta ad immagine di Dio!(Gen 5:1-2)
Aiutiamo a far comprendere a tutti che abortire è commettere omicidio e che tale omicidio non potrà che significare la fine della nostra vita futura, chiedeiamone perdono a Dio se lo abbiamo fatto e impegnamoci a far sì che la conseguenza del nostro atto non modifichi la nostra vita terrena volgendola ancor di più verso il peccato, che è quello che Satana vuole….Sappiate che a livello individuale, c’è il perdono per la partecipazione al peccato di aborto. Con il sacrificio di Gesù Cristo, Dio può giustamente perdonare coloro che vengono a Lui in pentimento e in fede:
—————–o0o—————–
Le politiche di depopolazione sono già attive da decenni nel Mondo e anche in Italia e con l’Agenda 21 stanno facendo un ulteriore salto di qualità.
Con il progredire della tecnica, della meccanizzazione, della tecnologia, la plebe è sempre meno utile alle elites e di conseguenza meno saremo e meglio è (per loro).
Uno dei paesi più attivi da tempo nelle politiche di depopolazione è la Cina con le politiche del figlio unico, degli aborti coatti, delle sterilizzazioni forzate e non e del trasferimento di massa dalle campagne alle città.
Sono le città ad essere sovrappopolate, non il mondo.
Il problema dei paesi occidentali non è la sovrappopolazione quanto semmai lo squilibrio generazionale mostruoso che produce poi a catena tutta una serie di squilibri di tipo economico e sociale.
Tutti i paesi occidentali spiccano nelle classifiche mondiali di invecchiamento, sterilità, infertilità. Riguardo alla sterilità una grossa mano viene data anche dai vaccini e dagli alimenti OGM. Bill Gates, anch’esso facente parte delle elites, è favorevole alle vaccinazioni di massa e finanzia la ricerca nell’ambito della nanotecnologia. In questo estratto video ne fa esplicito riferimento all’uso dei vaccini in relazione alla depopolazione.
I paesi più vecchi in assoluto (tra quelli di discrete dimensioni) sono Giappone, Germania e Italia che sono anche quelli con il minore numero di nascite.
Per quanto riguarda la Chiesa Cattolica con questo papato le politiche ambientaliste del Nuovo Ordine Mondiale saranno appoggiate e sostenute e diffatti alla Messa di martedì scorso davanti ai leaders mondiali il Papa ha fatto cenno alla salvaguardia dell’ambiente come una delle priorità.
Tornando all’Agenda 21 è già all’opera anche in Italia, se vuoi saperne di più puoi cominciare da questo video:
—————-o0o—————
In Svezia una donna ha abortito tre volte perchè voleva un maschietto. Ma qual è lo spirito della legge? (1 Giugno 2009) – L’esistenza di una coscienza morale – di solito riconosciuta dall’uomo di ogni razza e religione – potrebbe anche non bastare se si decide di intervenire giuridicamente nei confronti di un qualsiasi nascituro, espropriandolo del diritto alla vita!
In Svezia, già dal 1938 è possibile interrompere una gravidanza. Un’ulteriore legge, però, ha recentemente stabilito la possibilità di praticare l’aborto selettivo in base al sesso del bambino.
Se esiste una legge è certamente possibile appellarsi ad essa, senza correre il rischio dell’illegalità, ignorando qualsiasi criterio di coscienza morale, indipendentemente dal fatto che possa considerarsi “giusta”.
Proprio nel Paese scandinavo, in questi giorni, una donna ha seguito alla lettera la legge! Mamma già di due bambine ha voluto verificare il sesso del nascituro, relativamente alla sua terza gravidanza, sottoponendosi anche all’esame dell’amniocentesi, sperando che potesse trattarsi di un maschietto. Non avendo potuto soddisfare tale desiderio (poiché l’esito dell’esame aveva preannunciato la nascita di una femminuccia) la donna ha deciso di abortire. In realtà, la donna aveva precedentemente abortito (dichiarandolo apertamente ai medici) per ben due volte, sempre per lo stesso motivo: “voleva” un maschietto!
I medici, rivolgendosi alla Commissione nazionale della salute e del welfare, hanno cercato di capire fino a che punto può essere lecito da parte del genitore operare delle pressioni per conoscere il sesso del bambino. La risposta – neanche a dirlo – ha seguito i dettami della legge secondo la quale l’interruzione della gravidanza fino alla 18esima settimana è un diritto della donna, anche per quanto riguarda il sesso del nascituro.
Più del 25% delle gravidanze in Svezia si concludono con un aborto. Con l’introduzione della cosiddetta “pillola del giorno dopo” la percentuale degli aborti è poi aumentata del 17%. Quindi la laicità delle indicazioni ha lasciato per strada la sensibilizzazione sul tema, in particolare delle giovani donne.
Si rimane senza parole di fronte allo scenario di morte che si profila con l’aborto selettivo, fondato semplicemente sul sesso del nascituro, sui desideri spiccioli che considerano l’identità sessuale un mero dato, una merce come le altre, alla stregua addirittura di una eventuale malattia genetica.
Ma “Un figlio non è un dente cariato. Non lo si può estirpare come un dente e buttarlo nella pattumiera, tra il cotone sporco e le garze. Un figlio è una persona, e la vita di una persona è un continuum dall’attimo in cui viene concepita al momento in cui muore.” (dalla Lettera a un bambino mai nato di O. Fallaci)
———————o0o———————
No194: l’aborto è omicidio
Non so se si possano stilare graduatorie dei vari impegni, delle varie battaglie; in fondo, se lottiamo tutti per il trionfo della Verità, è un bene che questa trionfi nei vari aspetti della nostra vita. Per questo credo che non si possa guardare con sufficienza chi non si occupa di signoraggio bancario, o chi non si occupa di scie chimiche, o chi non si occupa di vaccinazioni pericolose: è giusto che ognuno dia quello che può e che meglio si sposa che le proprie inclinazioni, col proprio sentire, col proprio vissuto e con la propria preparazione. E non si deve criticare questo o quell’altro perchè non mette al primo posto posto la battaglia che noi stiamo compiendo, convinti che quella sia l’unica, la suprema, e tutte le altre siano solo dei diversivi.
Forse però esiste una eccezione a questa affermazione. Forse però quando è in gioco la vita di un essere umano, che sta per essere ucciso, adesso, l’urgenza è tale che questa cosa dovrebbe venire prima di tutte le altre. Copio e incollo da http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=2134
__________________________________
E’ uscito in Italia il libro (in inglese) “Unplanned” (non pianificati) di Abby Jhonson, ex direttrice a Bryan in Texas di una delle cliniche americane per aborti della catena “Planned Parenthood”.Il libro racconta la sua vicenda professionale e la sua trasformazione umana e spirituale all’insegna della verità e della compassione.
Abby incontra all’università del Texas una reclutatrice presso uno stand del volontariato per Planned Parenthood. Ricorda Abby: “Dicevano che erano lì per ridurre gli aborti, per renderli ‘sicuri’ e ‘rari’ con la pianificazione familiare. Parlavano in modo compassionevole, dicendo che non vogliono che le donne tornino indietro nel tempo con gli aborti illegali e pericolosi, facendo altresì riferimento ai diritti riproduttivi” .
La Jhonson desiderando aiutare le donne in difficoltà inizia come psicologa volontaria a lavorare per Planned Parenthood, fa rapidamente carriera e nel giro di otto anni diventa direttore della clinica del Texas.
Abby alla quale veniva imposto di raggiungere delle quote di aborti e di accettare senza discutere l’ideologia abortista del “diritto all’aborto” rimane turbata, constatando che l’aborto era più un prodotto che vendevano che una necessità da combattere affinché diminuissero gli aborti.
Ma tutto cambia il 26 settembre 2009 quando per carenza di personale le viene chiesto di assistere ad un controllo ecografico di un aborto. Vede con orrore un bambino di 13 settimane di gestazione completamente sviluppato con braccia, gambe, dita, piedi e un piccolo battito cardiaco combattere e infine perdere la sua vita per mano di un abortista.
“In un primo momento, il bambino non si muoveva, come se fosse addormentato. Ma poi, quando la sonda abortista è stata vicino ad esso, è saltato e ha cominciato a combattere, e ho visto che si allontanava dalla sonda. Nel giro di pochi secondi, la lotta era finita e il bambino aveva perso”.
“Pensavo che un bambino di poche settimane fosse incapace di sentire qualcosa” racconta Abby ma vide anche come si contorceva mentre il tubo lo aspirava “poi è scomparso sotto i miei occhi nella cannula – racconta Abby- aggiungendo che l’ultima cosa che vide fu “come la spina dorsale perfettamente formata venisse aspirata dalla cannula”.
“Non riuscivo a smettere di pensare a quante donne aveva rassicurato quando avevano chiesto prima di abortire, ‘Il mio bambino sentirà questo?’“.”Dicevo loro, una dopo l’altra, ‘No’, perché mi era stato detto da Planned Parenthood che il bambino non sentirebbe dolore fino a 28 settimane di gestazione’. Non potevo pensare che io avevo creduto a questa menzogna per otto anni. “La realtà è che un bambino prenatale può sentire dolore già ad otto settimane di gestazione”. In quel momento Abby ha avuto la piena consapevolezza di ciò che l’aborto è ed a che cosa stava dedicando la sua vita ed ha avuto una trasformazione profonda.
Abby ha continuato a lavorare a Planned Parenthood per poco tempo dopo l’aborto per trovare “il coraggio di mettere da parte l’orgoglio e ammettere a se stessa, agli amici e alla sua famiglia che aveva sbagliato e che loro avevano ragione”. ”Ma il 5 ottobre 2009 meno di un mese dopo racconta” io non sapevo cosa fare, sapevo solo che non potevo continuare a lavorare a Planned Parenthood”.
Abby si è rivolta al vicino ufficio della Colazione per la Vita, un locale gruppo a favore della vita che pregava fuori dal suo ufficio di Planned Parenthood. La Coalizione per la Vita ha lanciato nel 2004 “40 giorni per la vita”, una campagna di un gruppo locale di Byran, Texas. La campagna attiva due volte l’anno consiste in 40 giorni di preghiera e digiuno con veglie in turni davanti alle cliniche per aborti. I 40 giorni derivano dalla Bibbia: i 40 giorni sul Sinai di Mosè e i 40 giorni nel deserto di Gesù.
Abby ha promesso che avrebbe cominciato a sostenere la vita nel grembo materno ed esporre l’aborto per quello che è realmente. ”Sapevo che i membri della Coalizione avevano pregato per me per molti anni” Abby ha spiegato,”ed ero anche in buoni rapporti con alcuni di loro. Quello che non sapevo è che intorno a me si stava svolgendo una guerra spirituale. Quando ripenso alla mia vita a Planned Parenthood, di come ho agito e come ho parlato, mi fa quasi male fisicamente”, ha riflettuto. “Le cose che abbiamo detto, scherzando con i colleghi di lavoro, il tutto mentre stavamo uccidendo persone nello stesso edificio, vi è stato un male lì, quasi come se, quando si attraversano i cancelli del centro di aborto, qualcosa prende il controllo della tua mente”.
Abby rassegna le sue dimissioni da Planned Parenthood il 9 ottobre 2009. Planned Parenthood ha preso immediati provvedimenti legali nei confronti della Jhonson per violazione del contratto e violazione del segreto per ridurla al silenzio. Ma il giudice ha respinto la domanda di Planned Parenthood e la stampa americana ha quindi riportato la storia del suo cambiamento e la sua sorprendente testimonianza le consente di salvare vite umane dei non nati in tutto il Paese. Molti le hanno scritto, dopo aver letto il suo libro, stanno riconsiderando le loro scelte o vorrebbero lasciare l’industria degli aborti.
In un’ intervista Abby Jhonson ha dichiarato che ha lasciato il suo lavoro e si è unita alla Coalizione per la vita per aiutare le donne a capire la verità su aborto e non per diventare un personaggio pubblico.
Abby e il marito dopo la conversione sono entrati a far parte della Chiesa Cattolica. Nel suo sito Abby invita a pregare per i medici abortisti che ha avuto modo di conoscere e che praticano aborti anche fino a 22 o anche 36 settimane. Ha pubblicato una lettera per coloro che lavorano nelle cliniche che praticano aborti e racconta di pratiche fatte passare per contraccettive ma in realtà abortive.
Nel dicembre del 2011, è stato annunciato che la Johnson è stata assunta da Americani Uniti per la Vita come Senior Policy Advisor. Il padre di Abby ha affermato che se non fosse stato per l’aborto avrebbe avuto altri due nipoti riferendosi ai due aborti di Abby. Lei e il marito hanno una figlia. Abby si augura che coloro che conoscono la sua storia si rendano conto delle implicazioni di un aborto: “Se pensi che avere un aborto è una scelta personale, una scelta privata che elimina un problema: ripensaci. L’aborto farà male a te e a molti altri. L’aborto non è la fine di un problema: è solo l’inizio di tanti, molti problemi in più”.
Modifica del 28 Aprile 2012: Aggiungo l’intervista all’amica virtuale Elisabetta Bortoletto:
Lettera al card.Scola: “lasciate che i bambini vengano a me”
L’instancabile Fabio Massimo ha colpito ancora, e io, volentieri, pubblico la sua lettera aperta.
________________________
Milano, 25 marzo 2012. Annunciazione a Maria e Incarnazione di Gesù
S.E.za mons. Angelo Scola,
mi chiamo Fabio Massimo Patricelli e sono un ultimo che poco più di tre anni fa ha aperto la porta del cuore a nostro Signore Gesù, dopo averGli opposto più di vent’anni di ostinata indifferenza.
Per dono di Dio ho aperto gli occhi sulla Verità e l’Amore fattiSi Carne e Sangue in Gesù di Nazareth, Figlio di Dio e Dio Figlio, vero Uomo e vero Dio; e proprio oggi tutti noi cristiani ricordiamo l’Evento che fu l’immediata conseguenza di quel SI’ pronunciato da quella specialissima Ragazza di Nazareth all’Annuncio recatoLe dall’Arcangelo Gabriele, che La metteva al corrente dell’inimmaginabile progetto del Padre e del Suo inimmaginabile ruolo in quel Progetto: di fatto, subito dopo quel SI’, si realizzò l’Incarnazione di Dio.
L’Altissimo, nella Seconda Persona del Figlio Unigenito, Si faceva Carne e Sangue.
Dio Si faceva Uomo.
Anzi, Bambino.
Anzi, Feto.
Anzi, Zigote.
Gesù-Zigote, nella Sua prima Cellula, in cui era già perfettamente contenuta interamente la Sua Umanità. E la Sua Divinità, da quel momento non più scindibile da quella stessa Umanità.
Gesù-Zigote, Generato e non Creato (non solo ab-aeterno ma anche nel tempo), dall’unione di due specialissimi, pur se Umanissimi, Gameti: lo specialissimo, ma Umanissimo, Gamete Femminile di Maria Santissima: Gamete inintaccato dal Peccato Originale, essendo stata Ella concepita, circa sedici anni prima, senza la Macchia d’Origine. Per Volontà di Dio.
E l’altrettanto specialissimo, ma Umanissimo, Gamete Maschile: Gamete anch’esso inintaccato dal Peccato Originale, essendo creato in quel momento ex-nihilo da Dio, all’interno dell’Utero-Tabernacolo di Maria;
Gamete creato ex-nihilo da Dio, nella Terza Persona Divina dello Spirito Santo, perché Dio è l’Unico che sappia e possa creare ex-nihilo: in quanto Creatore ed Autore della Vita.
Da quell’Evento, da quel Momento (in cui il Gamete Femminile di Maria Santissima si unì al Gamete Maschile creato ex-nihilo per opera dello Spirito Santo) si realizzò l’unione più inimmaginabilmente perfetta ed integrale tra Trascendente ed Immanente.
E fu proprio quello l’Evento che, prima dell’Inizio dei Tempi e della Creazione dell’Universo Visibile, parve “folle” a colui che fino a quel momento era il braccio destro di Dio ed il più bello degli Angeli.
Folle, irrimediabilmente folle, parve a Lucifero quel Progetto che prevedeva che l’Altissimo Si facesse Carne e Sangue. Che prevedeva che lo Spirito Purissimo entrasse, inscindibilmente ed irreversibilmente, nella Materia Umana.
Tanto intimamente da nascere da Donna, e concepito dall’Umanità di una Donna.
Oggi, Sua Eminenza, festeggiamo l’Annunciazione.
E lo possiamo fare forti dellla vibrazione sincrona delle due Ali che sono dono di Dio: la Fede e la Ragione.
Del cui pieno, ed altrettanto pienamente sincrono, “utilizzo”: si può beneficiare soltanto se si è all’interno dell’Ovile Santo che è la Chiesa fondata DA e SU Gesù Cristo; ossia la Santa Chiesa Cattolica Apostolica Romana.
E il nostro Santo Padre ed attuale Pietro, Benedetto XVI, ci ricorda sistematicamente che vanno utilizzati assieme, questi due doni.
Ce lo ricorda con tutta la sua sapienza di teologo e contemporaneamente con tutta la sua umiltà ed il suo cuore vibrante ed amante di “piccolo”.
Eminenza, il mio naturale e congenito “temporeggiare” (nomen omen) mi ha portato ad attendere fino ad oggi, giorno dell’Annunciazione a Maria Santissima e dell’Incarnazione di Dio, per scriverle questa lettera.
E, mentre lo sto facendo, di getto: intuisco e sento che è Volontà di Dio: sia il fatto di aver atteso che il fatto di starla scrivendo oggi, ed in questi termini.
Le scrivo, infatti, come coordinatore per la provincia di Milano (1) del comitato referendario no194.
Nel caso non ne abbia mai sentito parlare, Le spiego brevemente chi siamo e qual è il nostro progetto, sogno e speranza.
Siamo un gruppo di laici, di Fede cattolica ma non solo , capitanati su scala nazionale da Pietro Guerini, cattolico ed esercitante la professione di avvocato a Bergamo, che vuole spendersi per indire un referendum abrogativo dell’abominevole legge 194.
Con cui s’introdusse più di 33 anni fa, nella nostra Italia, la “legalizzazione” di ciò che è profondamente illegittimo: di fronte a Dio, per chi ha già il dono della Fede. Ma anche di fronte agli uomini, com’è facilmente mostrabile restando anche sul solo piano della Ragione e con l’ausilio determinante della Scienza: la quale rende possibile vedere (basti pensare a tutti alle moderne ecografie) e darsi pienamente conto (attraverso la conoscenza della genetica e dell’embriologia) di ciò che prima si poteva:
- o sentire all’interno del proprio cuore (per coloro che, indipendentemente o persino malgrado la religione professata e/o praticata, vivono seguendo e praticando la Legge Naturale iscritta da Dio nel loro cuore; perché quel cuore lo lasciano parlare e non lo tacitano, preferendo invece continuare ad ascoltarlo);
- o credere per Fede (per coloro che avendo Fede piena e viva nel Dio fattoSi Uomo, hanno di conseguenza Fede anche nella Chiesa da Lui e su di Lui fondata, e in tutto ciò che Essa insegna infallibilmente in tema di Fede e Morale: incluso, quindi, l’insegnamento che la vita di un nuovo essere umano dotato di Anima immortale inizi all’atto del suo concepimento, non uno o due o tre giorni -o mesi- dopo; o anche per coloro che hanno fede in un Dio che è Persona, seppur assolutamente trascendente e assolutamente disgiunta dalla sfera dell’umano com’è nelle altre due religioni monoteiste: ma che pur sempre rende chiaro ai Suoi credenti che l’aborto volontario è e resta uccisione di un essere umano innocente);
- o capire usando rettamente la Ragione (il cui uso retto non genera e non può mai generare contraddizioni (3)
Il nostro progetto, sogno e speranza è quindi quello di arrivare a che sia riconosciuta nuovamente e pienamente, nella nostra Italia, l’umanità del concepito e della concepita.
E che egli o ella siano giuridicamente tutelati -nel loro diritto basilare: quello alla vita, di cui già godono- così come lo sono tutti gli altri esseri umani, che dalla pancia delle loro mamme sono già usciti.
gennaio del 2011 gli aderenti al costituendo comitato referendario (a cui si può aderire dal nostro sito: http://no194.org) erano poco meno di 190.
A distanza di poco più di un anno, siamo più di 6mila (2).
Quando, a Dio piacendo, saremo arrivati a 15mila -organizzati in una “rete” territoriale- allora la raccolta delle 500mila firme (da realizzarsi entro tre mesi a partire dal momento della presentazione dei quesiti alla Corte Costituzionale) si tradurrà, su scala individuale, nell’impegno per ciascuno di raccogliere circa 33 firme, certificate, a testa.
Sulla provincia di Milano le cose sono andate fino ad oggi piuttosto lentamente: ciò essendo stato causato anche e soprattutto dall’accidia del sottoscritto, che a fine agosto disse sì a Pietro Guerini per assumere il particolarmente oneroso (date alcune caratteristiche peculiari del cattolicesimo ambrosiano) ruolo di coordinatore provinciale del no194.
Essendomi, nel poco lavoro “sul campo” fatto sino ad oggi, confrontato già con la domanda fatidica di alcuni laici ed alcuni consacrati (“ma cosa ne pensa la Gerarchia di quest’iniziativa?”), sono a chiederLe, eminenza, oggi 25 marzo in cui ricordiamo quando Dio Stesso Si fece Zigote Umano grazie al SI’ di nostra Signora Maria Santissima, cosa ne pensa della nostra iniziativa.
Squisitamente laica, ma altrettanto squisitamente mirante a reinstaurare la Legge Naturale all’interno delle leggi umane. Che, diventando sempre più antitetiche alla Legge Naturale e quindi alla Legge Divina, producono anche danni devastanti nelle coscienze e nelle anime dei meno forti e dei meno cresciuti in senso spirituale.
Se ritiene che la nostra iniziativa sia conforme alla Volontà di Dio e quindi appoggiabile dalla Sua Chiesa, di cui Lei è il Pastore in questa Diocesi (una delle più importanti della Chiesa Cattolica): ne ringrazio fin d’ora il Signore, lascio alla Sua esperienza, saggezza e prudenza la determinazione delle modalità concrete in cui manifestare questo appoggio.
Se, invece, ritiene che la nostra iniziativa non sia Volontà di Dio o che comunque non debba essere appoggiata dalla Sua Chiesa: ringrazio ugualmente il Signore per la risposta che vorrà darmi.
Infine, su quel “lasciate che i bambini vengano a me” che ho avuto l’ardire di mettere nell’oggetto di questa lettera.
Con esso non è mia intenzione sottintendere che i bambini e le bambine uccisi a seguito di aborti volontari non possano godere della visione beatifica.
Su dove vadano le loro anime, innocenti di ogni peccato attuale e inficiate dalla sola Colpa d’Origine, nessuno può dire una parola certa.
E l’unica parola certa è quella che ci ricorda la Misericordia infinita di Dio.
Ma, altrettanto certamente, l’attuale “fabbrica degli aborti” (che ha le sue diramazioni in ogni dove) è una vera e propria “Struttura – o Matrice- di Peccato”.
Il cui fine è, evidentemente, opposto a quello che Gesù ci rese manifesto con quella Sua frase.
Combattere la “legalizzazione” dell’odierna Strage degli Innocenti, al fine di rimuoverla dall’ordinamento civile (che permettendo tale abominio, deturpa e sfigura proprio la sua “civiltà”) è impresa impossibile, ad occhi umani.
Ma, come uomini e donne di Fede: abbiamo il dovere di ricordare e far ricordare che ciò che è impossibile agli uomini è possibile a Dio.
La ringrazio, Eminenza, dal più profondo del mio cuore per l’attenzione che ha voluto accordarmi leggendo questa mia lettera.
E, chiedendole la Sua benedizione, mi prendo la libertà di figlio di Dio di salutarla e di abbracciarla,
in Gesù Adveniente e Maria Corredentrice.
Fabio Massimo Patricelli
(1): attualmente semplice attivista
(2): attualmente più di 13mila
(3): un esempio lampante, tra i mille che vi sono a disposizione in merito all’aborto volontario, delle contraddizioni in cui si sprofonda quando non si ragiona rettamente è rilevabile nell’articolo apparso il 1 marzo sul Fatto Quotidiano (
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/03/01/abortire-neonati-proposta-etica/194634/ ) con cui si dà la notizia di due ricercatori italiani (emigrati all’estero) che propongono di “abortire” i bambini appena nati per gli stessi identici motivi che giustificano l’aborto dei bambini non ancora nati (coloro che eufemisticamente chiamiamo “feti”).
Ad oggi, fortunatamente, la reazione della grande (ma forse già non più stragrande) maggioranza di coloro che leggono questa notizia è ancora: “che ORRORE!”.
Anche Rita Guma, l’articolista (abortista) del Fatto Quotidiano ha questa sana reazione.
Peccato che, subito dopo, inizi ad arrampicarsi sugli specchi per avere la botte piena e la moglie ubriaca: ossia condannare l’abominio (futuro e potenziale) dell’uccisione “legalizzata” di bimbi appena usciti dalla pancia delle loro mamme e contemporaneamente salvare e giustificare l’abominio (presente ed attuale) dell’uccisione “legalizzata” dei bimbi che dalla pancia delle loro mamme non sono ancora usciti.
Ma la verità è sempre più evidente a sempre più persone: ossia che qualsiasi aborto volontario consista nell’uccisione di un bambino o di una bambina, anche se ancora nella pancia della sua mamma.
Uccisione che avviene molto spesso nella piena o parziale inconsapevolezza della madre, che fin troppo spesso dell’aborto volontario è la seconda grande vittima (si veda l’ottimamente documentato http://postaborto.it).
Inconsapevolezza fondata e nutrita dal fatto che l’aborto volontario è stato reso “legale” (ma non per questo legittimo), da 33 anni a questa parte qui in Italia: con la legge 194/78.
Tale legge è da abolire, senza se e senza ma: per proteggere i bambini, per proteggere le mamme, per proteggere la società.
Per proteggere le nostre stesse coscienze.
———————-o0o———————
Tentativi di divisione all’interno del No194
L’avv. Pietro Guerini, promotore del comitato No194, per l’abrogazione della legge 194, mi ha inviato quanto segue con preghiera di pubblicazione, che volentieri accolgo.
Premetto la mia posizione sull’aborto: sono convinto che sia un omicidio, e mi piace citare Ron Paul, candidato presidenziale americano, che ha fatto il ginecologo per tutta la sua vita, e ha dichiarato: “nella mia lunga carriera di ginecologo non ho mai visto un solo caso, uno solo, in cui l’aborto si fosse reso necessario“. Per questo ritengo profondamente ingiusto non soltanto l’aborto, ma anche il fatto che lo stato, cioè la collettività, non solo si accolli, ma renda gratuito questo omicidio. E questo è il mio (unico) punto fermo. Poi, come ben sa chi naviga su queste pagine, esistono diversi modi di applicare questo principio: chi vede la necessità di sanzionare l’aborto come omicidio in quanto tale, chi (come me) crede che l’aborto sia una pena già abbastanza grande per la mamma che lo compie e non ci sia ulteriore necessità di “punizione“.
Mi piace citare l’amico Fabio Massimo, che mi ha fatto capire che le battaglie per il ritorno ad una moneta sovrana e per il diritto alla vita devono andare di pari passo: sia perchè la miseria che accompagna uno stato che rinuncia alla propria sovranità monetaria può essere uno degli strumenti per indurre all’aborto, sia perchè, nel momento in cui il “sottostante” della moneta non è più un bene fisico (come era ad esempio l’oro) ma la comunità che accetta e usa quella moneta, il “sottostante” vero diventa la vita, che va preservata dal suo concepimento fino alla fine naturale.
_________________________________
COMUNICATO UFFICIALE DA PARTE DELL’UNICO PORTAVOCE NAZIONALE DEL COMITATO NO194 E DELL’OMONIMA ASSOCIAZIONE
A CAUSA DELLA CAMPAGNA MENZOGNERA , FONDATA SULLA MALA FEDE O SULL’IGNORANZA GIURIDICA , AVVIATA NEI NOSTRI CONFRONTI DA 4-5 PERSONE SEDICENTI PROLIFE, MA DI FATTO ALLEATE DI PANNELLA E DELLA BONINO , OCCORRE PER SCRUPOLO ANCHE SINTETIZZARE LA NOSTRA POSIZIONE SUI QUESITI REFERENDARI , RIBADENDO , IN LINEA CON QUANTO PRECISATO SIN DAL NOSTRO MANIFESTO E , QUINDI , DA SEMPRE :
1 ) CHE LA NOSTRA AZIONE E’ DIRETTA ALL’ABROGAZIONE TOTALE DELLA LEGGE 194 , SECONDO LA STESURA DI UN QUESITO MASSIMALE CHE CONTEMPLA LA CONSERVAZIONE DEGLI ARTT. SANZIONATORI ( 17 , 18 E 19 ) E DELL’ART. 6 LETT. A ( ABORTO AMMESSO NEL CASO DI PERICOLO DI VITA DELLA MADRE CHE PORTI A TERMINE LA GRAVIDANZA ) , ESSENDO QUEST’ULTIMA DISPOSIZIONE NON ABROGABILE , PER LA RICORRENZA , GIA’ PRIMA DELLA 194 , DELLA CAUSA DI GIUSTIFICAZIONE DELLO STATO DI NECESSITA’ DI CUI AL’ART. 54 C.P. ED ESSENDO UN QUESITO ESTESO ANCHE A TALE NORMA PALESEMENTE INCOSTITUZIONALE PER COLOSSALE CONTRASTO CON L’ART, 32 COST. ( CHE TUTELA IL DIRITTO ALLA SALUTE , CHE LA CONSULTA VALUTA CON RIFERIMENTO ALLA DONNA E NON AL CONCEPITO ) , SENZA TACERE IL VUOTO NORMATIVO CHE POTREBBE ESSERE RAVVISATO PER EFFETTO DI TALE ESTENSIONE ;
2 ) CHE LE ISCRITTE A GRUPPI “ PRO LIFE “ CHE CONTESTINO LA STESURA DI UN MASSIMALE CHE , COME IL NOSTRO , ESCLUDA L’ART. 6 LETTERA A , DEVONO SAPERE CHE ADERISCONO AD UN GRUPPO CHE RITIENE CHE , SE RISCHIASSERO LA VITA DURANTE LA GRAVIDANZA , ESSE NON POTREBBERO OPPORSI ALLA LORO MORTE E CHE TALE DOVREBBE ESSERE LA CONDIZIONE DI OGNI DONNA ;
3 ) CHE UN QUESITO MINIMALE ( CHE SE ACCOLTO DAGLI ELETTORI ELIMINEREBBE, COMUNQUE, IL LIBERO ABORTO , OGGI POSSIBILE NEI PRIMI 90 GIORNI DI GRAVIDANZA ) VIENE PRESENTATO SOLO IN VIA SUBORDINATA E NELLA PROSPETTIVA CHE IL MASSIMALE POSSA ESSERE DICHIARATO INCOSTITUZIONALE DALLA CONSULTA , LA QUALE CI IMPORREBBE COSI’ UNA DEMOLIZIONE GRADUALE DELLA LEGGE ;
4 ) CHE TALE OPZIONE SUBORDINATA VIENE ESPRESSAMENTE CALDEGGIATA ED APPROVATA DA GIOVANNI PAOLO II NELLA EVENGELIUM VITAE ( 73 ) , QUALORA , PER L’APPUNTO , QUELLA PRINCIPALE NON SIA ATTUABILE PER OSTACOLO FRAPPOSTO DALL’AUTORITA’ ( NEL NOSTRO CASO LA CONSULTA ) .
QUALUNQUE DIVERSA TESI CIRCA I NOSTRI OBIETTIVI , ANCHE FORMULATA DA ISCRITTI ALLA NO194 E PURE AVVOCATI , E’ DEL TUTTO PRIVA DI SIGNIFICATO , TANTO PIU’ SE PROVENIENTE DA PERSONE CHE NON RICOPRONO NEPPURE LA POSIZIONE DI REFERENTE PROVINCIALE , ESSENDO IL SOTTOSCRITTO L’UNICO PORTAVOCE NAZIONALE DI NO194 PROPRIO PER SCONGIURARE AL MASSIMO CONFUSIONI DI SORTA E LA DIFFUSIONE DI VOCI FALSE .
GRAZIE PER L’ATTENZIONE .
AVV. PIETRO GUERINI
——————–o0o——————–
Considerata la continua attualità del problema trattato, e la necessità di sottolineare la capziosità di certe presunte verità scientifiche, siamo certi di fare cosa gradita ai nostri lettori riproducendo un vecchio articolo apparso sulla rivista FIDELITER, nel n° 97 di gennaio-febbraio 1994 (6/97)
È il titolo dato da un medico ginecologo, cattolico, ad un rapporto sugli effetti della “pillola”, rapporto capitale e che interessa il moralista, il prete ed il confessore tanto quanto il medico.
Abitualmente si insegna da parte dei medici che la “pillola” ha un effetto contraccettivo stretto, cioè che essa impedisce puramente e semplicemente la fecondazione.
Certo, si tratta già di un peccato molto grave e che riceve l’epiteto di “contro-natura”, ma occorre dire di piú: la “pillola” possiede in piú una azione abortiva.
Non si tratta di una ipotesi ma di una certezza scientifica.
Non che essa provochi questa azione in maniera sistematica: l’effetto principale, centrale per parlare da medico, è proprio l’effetto contraccettivo, cioè l’inibizione della ovulazione e quindi della fecondazione.
Ma nei casi in cui, per varie ragioni, una fecondazione avesse comunque luogo il contraccettivo produce altri effetti, secondari o periferici, che concorrono in modi diversi ad un aborto: sia rallentando l’arrivo dell’ovulo fecondato, cioè del bambino, nel luogo dove si impianterà (ed esso allora ne sarà incapace a causa del suo invecchiamento), sia per la diminuzione degli elementi nutritivi necessari alla sua sopravvivenza, sia, infine, impedendo il suo impianto nell’utero, impianto che viene detto nidificazione.
Cosí la “pillola”, tutte le “pillole” attualmente in vendita sul mercato, e soprattutto le piú recenti, hanno un effetto anti-annidamento chiamato pudicamente “antigestativo” ma il cui nome in linguaggio profano è semplicemente: aborto.
Con che frequenza hanno luogo questi aborti?
Si sa che la “pillola” ha un tasso di insuccesso che varia tra lo 0,2% e il 6% a seconda delle regioni, delle utilizzatrici, ….
È altrettanto provato, inoltre, che tra il 7% e il 10% dei casi, al momento dell’uso di questa medesima “pillola”, una fecondazione è possibile (perché l’effetto inibitore dell’ovulazione non ha avuto successo), ma non obbligatoria ovviamente. Il che equivale a dire che si ha aborto in misura variabile fra l’1% e il 10% dei casi. Il che, ancora, equivale a una frequenza che può raggiungere uno o due aborti all’anno.
Come per l’intrauterino, non è possibile affermare che l’aborto si produce in questo o quel momento, anche se è moralmente certo che se ne producono uno all’anno o piú, e quindi non è lecito applicare la sentenza di scomunica prevista per l’aborto.
Tuttavia questa “rivelazione” scientifica è un argomento importante e supplementare per combattere la contraccezione chimica.
È necessario che le donne siano informate che il ricorso a questi mezzi aggiunge al peccato contro-natura il peccato di omicidio.
Occorre notare con quanta cura questo effetto (recensito da circa il 1984 nelle pubblicazioni scientifiche ma già noto fin dal 1967) sia stato accuratamente nascosto nel pubblico dibattito.
I promotori della contraccezione ben sapevano che una comunicazione prematura e diffusa di questa informazione avrebbe inpedito a molte donne l’uso della “pillola”.
Il fatto che la “pillola” sia stata introdotta come mezzo sedicente non abortivo ha permesso alla nostra società moderna di abituarsi alla sua utilizzazione, come per l’intrauterino.
La presa di conoscenza attuale della sua azione abortiva precoce, presa di conoscenza ritardata e successiva, praticamente non impressiona piú i nostri contemporanei, poiché la potenza delle abitudini domina sulla conoscenza ottenuta successivamente. D’altra parte ci si abitua sempre di piú alla nozione di assassinio, e ciò lo si vede bene per l’aborto e l’eutanasia attiva, tanto piú quanto piú vengono sempre messe avanti delle ragioni umanitarie.
Resta infine da considerare la posizione del prete nel confessionale.
Mi sembra che quanto detto sopra permetta di considerare l’uso della “pillola” alla stregua di quello dell’intrauterino, poiché si arriva regolarmente ai medesimi risultati, anche se non c’è parità completa. Il che ovviamente aumenta la gravità del peccato commesso: quello delle donne, quello dei medici, quello dei vescovi francesi e dei preti da loro formati ad accettare la contraccezione.
(Si confronti la nota pastorale dei vescovi francesi sulla enciclica Humanæ Vitæ che dichiara: “La contraccezione non può mai essere un bene. Essa è sempre un disordine, ma questo disordine non è sempre colpevole …”).
In occasione di questa comunicazione mi sia permesso ricordare l’esistenza della Associazione Cattolica degli Infermieri e dei Medici (ACIM) che pubblica un bollettino trimestrale: Cahiers Saint-Raphael, in cui sono affrontati vari argomenti che riguardano la morale medica. (Association Catholique des Infermieres et Medecins, 3, rue Antoine Coypet, F-78000 Versailles, France; tel 0033-1-30.21.20.21 e 0033-1- 45.20.38.22 ).
Questo bollettino pubblicherà prossimamente un riassunto di questo rapporto, cosí come dei consigli spirituali per i membri delle professioni del campo sanitario.
L’ACIM ha per scopo l’unione degli appartenenti a queste medesime professioni per aiutarli a formarsi a condurre una vita cristiana profonda nell’ottica della loro professione; essa cerca anche di difendere la morale implicata nel campo medico.
Per questo motivo essa si rivolge anche alle famiglie, agli insegnanti ed educatori e anche ai singoli individui, perché tutti siamo toccati da questi problemi e dalle risposte da darvi. Attualmente stiamo cercando di aumentare la nostra diffusione, ma anche di costituire delle liste di medici sicuri dal punto di vista morale al fine di poter informare quelli che ce ne fanno richiesta.
Per tutto ciò abbiamo bisogno del vostro sostegno, e ve ne ringraziamo in anticipo.
Abbé Arnaud Selegny
—————-o0o—————-
IL GENOCIDIO CHE NON VOGLIAMO VEDERE: 400 MILIONI DI ABORTI IN CINA (IMPOSTI DALLA LEGGE DEL FIGLIO UNICO)
Quella dei regimi comunisti, nel mondo, è una carneficina senza fine, che però continua a lasciare tutti indifferenti. Non sappiamo se il prossimo loro crimine sarà una guerra atomica scatenata in Asia dalla Corea del Nord, come si teme in questi giorni.
Ma si sa che l’ultimo orrore è stato perpetrato e quantificato nei giorni scorsi dal regime cinese, protettore di quello nordcoreano, passando quasi inosservato, sebbene si tratti di un numero di vittime oceanico, senza eguali nella storia.
Due settimane fa il Ministero della Salute di Pechino – con i toni trionfali di chi rivendica un grande successo – ha comunicato che negli ultimi quarant’anni, cioè in pratica da quando è stata imposta la famigerata legge sul figlio unico, sono stati fatti in Cina quasi 400 milioni di aborti.
RAGIONERIA DELL’ORRORE
Il dato diffuso dalle agenzie parla infatti di 336 milioni di aborti (13 milioni nel solo 2012) a cui si dovrebbero sommare – dice l’agenzia Agi China – “403 milioni di donne sottoposte (spesso con la forza) all’introduzione di dispositivi anticoncezionali intrauterini” (le spirali in una certa percentuale hanno anch’essi effetti abortivi).
E’ vero che non si riesce nemmeno a focalizzare col pensiero una strage così immane. Infatti, secondo una cinica affermazione attribuita a Stalin, un morto è una tragedia, milioni di morti sono una statistica.
Tuttavia ci troviamo di fronte a una cifra che deve sconvolgere: basti solo pensare che l’intera Seconda guerra mondiale fece 50 milioni di morti (compresi bomba atomica e lager).
Marcello Flores, nel libro “Tutta la violenza di un secolo”, parlando appunto del secolo XX, indica la Seconda guerra mondiale, “con i suoi cinquanta milioni di morti” come “l’evento più distruttivo del XX secolo e forse della storia umana”.
Ebbene con la notizia diffusa dal regime cinese – per numero di vite umane soppresse – siamo davanti a quasi otto volte la Seconda guerra mondiale.
E’ la più colossale strage di vite umane che sia mai stata compiuta da uno Stato. Infatti in questo caso si tratta di un orrore di stato perché non siamo di fronte ad aborti volontari, ma perlopiù imposti per legge dal regime, non di rado con modalità feroci.
ORRORE QUOTIDIANO
Con 1500 aborti ogni ora le storie orribili sono all’ordine del giorno. Il mese scorso è trapelata la vicenda di una donna di 33 anni e del marito, che vivono nella provincia orientale dell’Anhui.
Avevano già un figlio, ma lei è rimasta di nuovo incinta. Per il regime questo nuovo bimbo era illegale.
Così i due hanno provato a nascondere la gravidanza, che era già al settimo mese, quando un vicino ha fatto la spia e sono arrivati i funzionari.
Per far vivere il bambino il regime pretendeva una multa salatissima che i genitori non erano in grado di pagare così venerdì 22 marzo la donna è stata presa a forza e su ordine delle autorità è stata fatta un’iniezione letale al bambino nel suo grembo.
Il piccolo era totalmente formato e – se non fosse stato soppresso con quell’iniezione – poteva già nascere vivo. Il padre disperato ha fatto una foto al corpo del piccino e l’ha postata su internet facendo grande impressione.
Anche la giovane Feng Jianmei, nella regione dello Shanxi, era al settimo mese di gravidanza. Si era opposta ai funzionari del Family planning arrivati mentre era sola in casa (il marito era a lavoro).
Così fu picchiata e trascinata su un veicolo. Costretta ad abortire poi si trovò il piccolo corpo del figlio nel letto vicino.
Sono storie da un mare di orrore. Chai Ling, coraggiosa voce del dissenso, ha denunciato: “E’ il più grande crimine contro l’umanità attualmente in atto, lo sventramento segreto e inumano di madri e figli, un Olocausto infinito che va avanti da trent’anni”.
La caratteristica orripilante della tragedia cinese è proprio l’obbligatorietà degli aborti. Questo fra l’altro dovrebbe trovarci tutti unanimi nella condanna.
MIOPIA E INDIFFERENZA
Perché pure i radicali – che hanno sull’aborto le loro idee – si trovano a condannare l’aborto imposto dal regime alle donne cinesi (ricordo di aver sentito Massimo Bordin su Radio radicale). Ma dunque perché, di fronte alle cifre oggi emerse, nessuno denuncia quest’immane carneficina?
Oltretutto la disumanità del regime che sbandiera questa “statistica” come un successo è pure miope perché la voragine demografica che si è così prodotta sta provocando e provocherà in futuro una destabilizzazione, anche economica, oltreché negli equilibri sociali, dalle conseguenze incalcolabili (peraltro, siccome si è trattato perlopiù di un femminicidio, oggi in Cina c’è un eccesso di quasi 40 milioni di maschi e si ricorre a una “importazione” di donne dai paese vicini).
Quello che più colpisce – a distanza di alcuni giorni dalla diffusione della notizia – è l’assoluta indifferenza del mondo.
La Cina sta marciando a tappe forzate verso il traguardo di prima potenza mondiale e nessuno si permette di eccepire di fronte all’orrore.
L’Onu che – con la sua Commissione dei diritti umani – solo due mesi fa ha condannato Israele per gli insediamenti in Cisgiordania invitando la comunità internazionale a valutare perfino sanzioni economiche e politiche contro Gerusalemme, ha forse proferito parola su quei 330 milioni di vite umane soppresse dal regime cinese? No, niente.
E l’Europa dove magari si solleva un caso contro il governo dell’Ungheria in cui non è stata fatta alcuna strage? E i paesi europei, così sensibili ai diritti umani da scatenare addirittura una guerra contro la Libia di Gheddafi che ha portato al rovesciamento del regime?
E un uomo di principi umanitari e di fede cattolica come Romano Prodi – che è stato presidente della Commissione europea e oggi rappresenta l’Onu in Africa – ha forse alzato la sua voce indignata contro una simile tragedia di Stato?
Non ce ne siamo accorti. Eppure Prodi ha rapporti storici con la Cina, come pochi altri leader occidentale (è anche professore alla Ceibs – “China Europe International Business School” – a Shanghai).
Nel sito internet di Prodi c’è il resoconto del suo ultimo viaggio a Pechino, nel gennaio scorso, durante il quale, secondo Radio Cina Internazionale, “il membro dell’Ufficio politico del Comitato centrale del PCC Li Yuanchao ha positivamente valutato le relazioni sino-italiane e sino-europee… Dal canto suo, Prodi ha altamente apprezzato gli enormi risultati dello sviluppo acquisiti dal PCC alla guida del popolo cinese. Egli ha aggiunto che i vari ambienti italiani guardano con attenzione al rafforzamento delle relazioni con la Cina, e continueranno ad impegnarsi per promuovere lo sviluppo dei rapporti fra Italia e Cina e fra Europa e Cina”.
APPELLO
Dunque Prodi ha “altamente apprezzato” gli “enormi risultati” conseguiti dal Partito comunista cinese. Ma non si potrebbe far sapere ai compagni cinesi che quella legge di cui menano vanto ha provocato un orrore incommensurabile e inaccettabile?
Non si potrebbe sommessamente osservare che un genocidio di 336 milioni di vite umane innocenti è il più vasto crimine della storia che sia stato commesso da uno Stato?
Il presidente Prodi, che da sempre professa saldi principi democratici, la difesa rigorosa dei diritti umani e ha una visione della società improntata a forti valori morali, non ritiene che una simile carneficina meriti almeno una parola di protesta?
E così l’Unione europea e Obama che si prendono i premi Nobel per la pace, ma non si sognano nemmeno di inviare al regime cinese un vagito delle loro diplomazie.
Il cosiddetto mondo democratico digerisce tranquillamente, nella più completa indifferenza, l’orrore. Come l’opinione pubblica: lo facciamo continuando a rappresentarci come anime pure, progressiste e piene di ideali umanitari.
L’antico silenzio degli intellettuali e dei media sui crimini del comunismo si somma oggi alla tranquilla accettazione della Cina comunista come nuovo potere planetario, con genocidi annessi.
Cosa diranno di noi i posteri?
Antonio Socci
Da “Libero”, 7 aprile 2013
—————–o0o—————–
I virus dei vaccini vengono coltivati in cellule di feti umani abortiti
Helen Ratajczak, ricercatrice della Boehringer Ingelheim Pharmaceuticals, ha recentemente sollevato un vivace e turbolento dibattito tra chi discute il problema delle relazioni vaccino-autismo pubblicando un suo studio di revisione sulla ricerca sull’autismo. Si tratta di una nuova revisione di studi che esamina le varie cause ambientali dell’autismo, tra cui i vaccini e i loro componenti. Un elemento messo in luce, e che sembra essere sfuggito ai più è l’uso di cellule embrionali abortive nella produzione di vaccini.
La CBS News ha riportato: “La Dr. Ratajczak riferisce che quando i produttori di vaccini hanno dovuto eliminare il thimerosal dai vaccini (con l’eccezione dei vaccini contro l’influenza che ancora contengono thimerosal), hanno cominciato a produrre alcuni vaccini utilizzando tessuti umani.
L’utilizzo di tessuti umani secondo la Ratajczak riguarda attualmente 23 vaccini.
Nel suo studio ha discusso l’aumento di incidenza dell’autismo in corrispondenza con l’introduzione di DNA umano nel vaccino MMR, e suggerisce che le due cose potrebbero essere collegate.
Le pagine della revisione contengono un dettaglio che difficilmente poteva passare inosservato, cinque parole che rivelano uno dei segreti più shoccanti di Big Pharma, delle aziende farmaceutiche cioè: “…allevato in tessuti fetali umani”
A pagina 70 si legge: “Un aumento aggiuntivo del picco di autismo si raggiunse nel 1995 quando il vaccino della varicella fu allevato in tessuti fetali umani”.
La maggior parte di noi è del tutto ignara che le cellule di cultura umana usate per allevare i virus dei vaccini derivano da feti abortivi da decenni ormai e chi li produce è ben felice che il pubblico continui ad ignorarlo, perché sa che questo non potrebbe essere accettato dalla gente sia per le ignote conseguenze per la nostra salute che per il credo religioso di molti.
Il vaccino contro la varicella non è l’unico prodotto in questo modo e, secondo il Sound Choice Pharmaceutical Institute (SCPI), i seguenti 24 vaccini sono prodotti usando cellule provenienti da feti abortivi e/o contenenti DNA, proteine, o frammenti cellulari di colture di cellule coltivate derivate da feti umani abortivi:
Polio PolioVax, Pentacel, DT Polio Absorbed, Quadracel (Sanofi)
Measles, Mumps, Rubella MMR II, Meruvax II, MRVax, Biovax, ProQuad, MMR-V (Merck)
Priorix, Erolalix (GlaxoSmithKline)
Varicella (Chickenpox and Shingles) Varivax, ProQuad, MMR-V, Zostavax (Merck)
Varilix (GlaxoSmithKline)
Hepatitis A Vaqta (Merck)
Havrix, Twinrix (GlaxoSmithKine)
Avaxim, Vivaxim (Sanofi)
Epaxal (Crucell/Berna)
Rabies Imovax (Sanofi)
———–
Vaccini e autismo: una nuova revisione scientifica
Gabriele Milani – http://autismovaccini.com
Sharyl Attkinsons è una giornalista investigativa della CBS News ed ha intervistato nei giorni scorsi Helen Ratajczak: ex ricercatrice della Boehringer Ingelheim Pharmaceuticals che ha pubblicato, come autrice o coautrice, 41 articoli articoli scientifici a volte “castrati dagli interessi delle case farmaceutiche“. E’ stata anche coautrice nel 2006 di uno studio per l’FDA e, nello stesso anno, è stata eletta Presidente della sezione Nord Est dell’Istituto di Tossicologia. E’ una scienziata seria e rispettata che dichiara apertamente alla CBS: “ora che sono in pensione posso scrivere ciò che voglio“.
E così è stato!… La sua revisione scientifica relativa al collegamento tra autismo e vaccini sta facendo tremare la CDC che, da nota ufficiale, risponde imbarazzata affermando che “ci vorrebbe troppo tempo per studiare e controbattere questa revisione scientifica“.
L’articolo è stata pubblicato dal Journal of Immunotoxicology ed è intitolato “Aspetti teorici dell’autismo: cause – un riesame“. Un pò a sorpresa è quindi un ex scienziato senior presso una ditta farmaceutica ad aprire il coperchio del pentolone degli orrori. La Ratajczak ha fatto quello che nessun altro ricercatore, a quanto pare, si è preoccupato di fare: ha esaminato tutto il corpo delle pubblicazioni scientifiche emerse dopo che l’autismo è stato descritto dal 1943. Non solo la teoria suggerita dalla ricerca quale il ruolo del vaccino trivalente Morbillo Parotite Rosolia, o il conservante al mercurio (thimerosal), ma ha analizzato tutte le ricerche riguardanti i vaccini in generale.
Nel suo articolo la Ratajczak afferma che “cause documentate di autismo includono mutazioni genetiche e/o delezioni cromosomiche, infezioni virali, e l’encefalite a seguito della vaccinazione. Conseguenza: l’autismo è il risultato di difetti genetici e/o infiammazione del cervello provocato dai vaccini“.
L’articolo prende in esame molti colpevoli potenziali correlati alle vaccinazioni, compreso il numero sempre più crescente di vaccini somministrati in un breve periodo di tempo. “Ciò che ho pubblicato è altamente incentrato sulla ipersensibilità del sistema immunitario del nostro corpo che viene buttato fuori di equilibrio” così afferma la Ratajczak nell’intervista.
Il Dr. Brian Strom, Università della Pennsylvania, che ha lavorato per lo I.O.M. (Istituto di Medicina) in qualità di consigliere per il governo sulla sicurezza dei vaccini, dice che l’opinione medica prevalente è che i vaccini sono scientificamente legati alla encefalopatia (danno cerebrale), ma non sono scientificamente legati all’autismo. Così, per quanto riguarda la revisione della Ratajczak, afferma che non trova nulla di straordinario: “Questa è una rassegna di teorie. La scienza è basata su fatti. Bisogna trarre conclusioni sugli effetti di un’esposizione sulle persone, avendo dati sulle persone. I dati sulle persone non supportano l’esistenza di una relazione in quanto tale, qualsiasi speculazione su una spiegazione per un (inesistente) rapporto è irrilevante“.
Però la Ratajczak si occupa anche di un fattore che non è stato ampiamente discusso ma che è stato ampiamente denunciato anche dal sottoscritto: DNA umano contenuto nei vaccini. Proprio così, DNA umano come denunciato anche dalla Pontificia Accademia Pro Vita. I rapporti della Ratajczak mettono in evidenza che all’incirca nello stesso momento in cui i produttori di vaccini furono chiamati a togliere dalla maggior parte dei vaccini il thimerosal (con l’eccezione dei vaccini antinfluenzali che ancora ampiamente contengono thimerosal), hanno iniziato a produrre alcuni vaccini utilizzando tessuti umani. La Ratajczak dice che tessuti umani sono attualmente utilizzati in 23 vaccini. Lei quindi discute l’aumento dell’incidenza dell’autismo corrispondente all’introduzione di DNA umano nel vaccino Morbillo Parotite Rosolia, e suggerisce come gli eventi potrebbero essere collegati. La Ratajczak afferma anche come un picco ulteriore di aumento dei casi di autismo si è verificato nel 1995 quando il vaccino contro la Varicella (Varivax) è stato coltivato nel tessuto fetale umano (MRC-5 si trova anche nel trivalente Priorix antiMoribillo-Parotite-Rosolia della GlaxoSmithKline che viene somministrato qui in Italia).
Perché il DNA umano potrebbe potenzialmente causare danni al cervello? Il modo in cui si instaura questo meccanismo, da far gelare il sangue, viene spiegato molto semplicemente dalla Ratajczak: “Perché è DNA umano e i destinatari sono gli esseri umani. Avviene una ricombinazione omologa del DNA integrato nel DNA dell’ospite. Una volta cambiato il DNA, secondo il concetto immunologico del self (proprio) e non-self (non proprio), si instaura un’alterazione del concetto di self e il proprio corpo attacca le proprie cellule. La maggior parte di questi avvenimenti avvengono nella loro massima espressione a danno dei neuroni nel cervello ancora in fase di maturazione del bambino. Così si instaura un processo di malattia autoimmunitaria che sfocia poi in una infiammazione. Questa infiammazione non si ferma, diventa cronica e continua per tutta la vita di quella persona“.
Il Dr. Strom afferma che non era a conoscenza che il DNA umano era contenuto nei vaccini (ma che strano!), e ribatte: “Non importa … Anche se il DNA umano è stato utilizzato nei vaccini, non significa che essi causano l’autismo“. La Ratajczak concorda sul fatto che “forse” nessuno ha ancora dimostrato come il DNA umano causa l’autismo, ma ricorda come i recentissimi studi del Sound Choice Pharmaceutical Institute sono una prova molto pesante che comprova questo legame e semmai nessuno ha dimostrato scientificamente il contrario.
Un ulteriore prova di come questo dibattito sia definitivamente aperto, arriva dalla denuncia sanitaria di un buon numero di scienziati indipendenti che affermano di essere stati sottoposti a orchestrate campagne di discredito quando la loro ricerca esponeva i problemi di sicurezza del vaccino, soprattutto se si entrava in tema di autismo. Così è stato chiesto alla Ratajczak come ha potuto effettuare ricerche in merito ad un argomento così controverso. Lei ha affermato che per anni, mentre lavorava nel settore farmaceutico, è stata limitata in quanto a ciò che le è stato permesso di pubblicare. “Ora sono in pensione“, ha quindi ribadito alla CBS News, “Io posso scrivere quello che voglio“.
Così la CBS news ha deciso di mettere alla prova il CDC per dargli modo di sfidare l’opinione della Ratajczak. Dal momento che molti funzionari governativi e gli scienziati proseguono ad insinuare che le teorie che collegano i vaccini all’autismo sono state smentite, mentre la ricerca della Ratajczak dimostra il contrario, la CBS ha organizzato un contraddittorio. Ebbene, a sorpresa i funzionari del CDC affermano che “ci vorrebbe troppo tempo per studiare e controbattere questa revisione scientifica“.
Integrazione
Sentitosi punto sul vivo, il Centro americano per il controllo e la prevenzione delle malattie (CDC) comunica sul suo sito che intende studiare l’autismo come possibile conseguenza clinica delle vaccinazioni, in un progetto di ricerca di 5 anni sulla sicurezza dei vaccini.
Il CDC studierà anche la disfunzione mitocondriale e il potenziale rischio di “danni neurologici” post vaccinali e per questo sta riunendo un team di esperti sulla fattibilità di studiare conseguenze sulla salute come l’autismo su bambini vaccinati e non vaccinati.
La mossa del CDC giunge un mese dopo che l’ente governativo che coordina le politiche sull’autismo (IACC) ha annunciato un cambiamento nelle priorità della ricerca verso i fattori ambientali scatenanti l’autismo, tra i quali include tossine, agenti biologici e “effetti avversi in seguito alle vaccinazioni”.
Il Centro per la sicurezza dei vaccini del CDC ha identificato la necessità di studiare “i disordini neurologici, tra cui i disordini dello spettro autistico” come una possibile conseguenza clinica delle vaccinazioni.
Il programma, che trovate qui nella sua interezza, si propone anche di stabilire se il conservante a base di mercurio thimerosal sia associato altresì all’aumento del rischio di “tic clinicamente importanti o della sindrome di Tourette“.
Il CDC ha citato uno studio (Thompson, NEJM, 2007), che “ha stabilito che una aumentata esposizione al mercurio dalla nascita ai 7 mesi sia associata con tic motori e fonici nei maschietti” e ha aggiunto che “un’associazione tra esposizione al thimerosal e tic è stata trovata in due precedenti studi (Andrews, Pediatrics, 2004; Verstraeten, Pediatrics, 2003).” Anche se bisogna sottolineare che Verstraeten ha poi rimangiato tutto quando è salito sulla carrozza della GlaxoSmithKline.
Notando che il team IACC “suggerisce diversi studi che comprendessero bambini vaccinati rispetto a quelli non vaccinati per stabilire se c’erano delle differenze conseguenti sulla salute“, il CDC ha stabilito di riunire “una commissione esterna di esperti per offrire una guida sulla fattibilità sulla conduzione di questi studi e su quelli aggiuntivi sul programma vaccinale, comprendendo studi che possano indicare se le vaccinazioni multiple aumentino il rischio di disordini del sistema immunitario“.
Probabilmente assisteremo a un bel valzer di burattini e bustarelle, possiamo facilmente scommetterci, però di fatto il tema relativo alla correlazione tra autismo e vaccinazioni apre finalmente tutte le porte degli orrori.
Ne vedremo delle belle…. anche dal punto di vista dell’informazione!
—————–o0o—————-
L’opposizione all’aborto inserita nell’elenco delle torture dall’Onu
In un documento sui diritti umani presentato all’Onu si legge che chi si oppone all’aborto «infligge una forma di tortura alla donna».
Chi si oppone all’aborto e si rifiuta di praticarlo «infligge una forma di tortura alla donna». È quanto si legge nel “Rapporto del relatore speciale sulla tortura e altri trattamenti o pene crudeli, inumani o degradanti”, firmato dal commissario Juan E. Méndez, documento presentato durante la 22ma sessione del Consiglio dei diritti umani dell’Onu. Si legge: «Enti internazionali e regionali attivi nell’ambito dei diritti umani hanno cominciato a riconoscere che l’abuso e il maltrattamento di donne che cercano servizi di salute riproduttiva possono causare tremende e durevoli sofferenze fisiche e psicologiche».
RIFIUTARE L’ABORTO È TORTURA. Tra gli esempi c’è «il rifiuto dei servizi sanitari legalmente disponibili, come l’aborto e la cura post aborto». Come scrive il Foglio «un aborto negato è esplicitamente paragonato alla sterilizzazione e alla mutilazione genitale, citate giustamente nel rapporto come esempi di tortura. Al punto 47 si cita poi il caso di una donna polacca alla quale fu negato un test genetico sul feto dopo che un esame ecografico aveva evidenziato anormalità. Nel report dell’Onu si legge che, in casi come quello, “l’accesso alle informazioni sulla salute riproduttiva è fondamentale per la capacità di una donna di esercitare l’autonomia riproduttiva e i diritti alla salute e all’integrità fisica”. Negare le informazioni su un bambino “unfit”, indegno di vivere, è una violazione dei diritti umani».
VIETATO LIMITARE GLI ABORTI. L’Onu, dunque, punisce e cita come “tortura” non l’uccisione di un bambino nel grembo della madre ma tutte quelle leggi che limitano il ricorso all’aborto e magari, un domani, tutti quei medici che si rifiutano in coscienza di praticarli.
http://www.tempi.it/lonu-inserisce-nellelenco-delle-torture-lopposizione-allaborto#.UVbvHb_95Gx
Articoli correlati:
- Aborto: Polonia condannata dalla corte dei “diritti” dell’uomo
- L’Africa e le ONG “umanitarie” abortive
- M5S: Omofobia, transfobia, unioni gay. I primi tre disegni legge dei grillini
- In film la vita di Gianna Jessen, scampata all’aborto
- Il popolo francese contro i matrimoni omosessuali
——————-o0o——————-
Non solo bambini morti in guerra. Ma tutte le stragi, tutti i genocidi, tutti gli aborti
-o0o-
Bambini (Universali e Particolari)
Esiste una significativa distinzione tra chi viene commemorato con nome cognome e chi invece no. Nome e cognome danno un identificativo unico ed inequivocabile, mentre l’anonimato fa scendere l’identità nelle sabbie mobili dell’impersonale che facilmente scivola verso l’ignoto (monumento al milite ignoto, ad es.). Si tratta, insomma, di distinguere tra Universali e Particolari, dove questi ultimi godono di privilegi che all’Universale vengono negati.
Se nomino quindi Martin Richard sto dando un volto ed una nazionalità al bambino ucciso nell’esplosione della maratona di Boston. Al contrario non vengono mai menzionati nomi e cognomi dei bambini uccisi nelle varie zone di guerra. In Afganistan, ad esempio.
Quello che ci si può aspettare, al massimo, sono frasi di circostanza per la morte dei piccoli, magari condite da parole di rammarico, ma mai le generalità dei bambini uccisi. [1]Come se questi non avessero identità, o meglio come se l’impero mediatico si rifiutasse di veicolare l’idea che il democratico Occidente possa uccidere bambini veri, con nomi e cognomi e famiglie che li accudiscono. I terroristi (che provengono per definizione dai bassifondi dell’Impero) uccidono persone “vere”, mentre l’Impero uccide persone “impersonali” o ignote, questa è l’idea di fondo.
Ho cercato su Google “bambini uccisi Afghanistan” e la lista degli articoli è molto lunga. Tra questi spicca quello dell’UNICEF, che denuncia come un totale di 1.756 bambini sono stati uccisi o feriti a causa del conflitto in Afghanistan soltanto nel 2011 (una media di 4,8 bambini al giorno).[2]
Il che significa 5 maratone di Boston al giorno con relative bombe che esplodono. L’Unicef pare sappia quali sono le cause di tali stragi di innocenti: “I bambini sono stati utilizzati per attacchi suicidi, per posizionare ordigni esplosivi e portare viveri ai gruppi armati.”
Ecco scoperta l’origine dell’uccisione quotidiana di quei 5 bambini dalla pelle scura. La colpa ricade sempre sui terroristi. Nessun cenno ai raid NATO, l’ultimo dei quali ha ucciso 11 bambini e due donne.[3]
Nessun nome e cognome per queste innocenti vittime. Tutto viene lasciato nel limbo dell’Universale, nel nome della eterna lotta tra Bene e Male, dove solo i paladini del Bene hanno precise generalità, riprendendo un tema caro alla narrazione romantica: solo l’eroe ha connotati precisi.
E così mentre del povero Martin sappiamo tutto, delle vittime “altre” di simile età non sappiamo niente. Le guerre asimmetriche si combattono anche su questo piano di lettura, esaltando le caratteristiche di chi appartiene al Mondo del Bene ed ignorando completamente le caratteristiche di chi non appartiene a tale Mondo. Forse l’aspetto più inquietante delle moderne guerre asimmetriche è rappresentato dai droni: macchine mortali teleguidate da una comoda poltrona situata in una zona assolutamente sicura, lontana migliaia di chilometri dal conflitto. Sono 178 i bambini uccisi dagli attacchi dei droni statunitensi nelle zone di confine del Pakistan e Afghanistan. “Se uccidiamo casualmente una bambina di quattro anni è solo per impedire che un bambino americano di quattro anni venga ucciso qui da un attacco terroristico” afferma Klein, un sostenitore Obama.[4]
Con un non sequitur degno della peggiore propaganda goebbelsiana, Klein sta dicendo a chiare lettere che la vita di un bambino “altro” non ha alcuna possibilità di valere quanto la vita di un bambino imperiale. A livello di prevenzione la loro uccisione rappresenta dunque un episodio giustificabile. L’Occidente, agendo nel nome e per conto dell’Occidente, reputa che nessuna bambina di quattro anni possa rappresentare un ostacolo alla realizzazione di qualsivoglia volontà occidentale.
Conseguentemente il nome di quella bambina di quattro anni non verrà mai citato nella nella stampa occidentale, tutta tesa a sostenere l’inutilità di quella vita se paragonata a quella di un suo coetaneo imperiale. Bambina ignota, al contrario del coetaneo imperiale.
La retorica della propaganda mediatica è molto semplice: si tratta di tracciare la linea che divide chi appartiene alla “nostra” realtà e chi invece vive distante dal Mondo del Bene. I dettagli (foto e dati personali) rappresentano un lusso che viene concesso solo a chi ha il passaporto giusto. Chi non ce l’ha finisce immancabilmente nel gran calderone dell’indecifrabile impersonale e quindi dell’ignoto. La logica è quella di “occhio non vede, cuore non duole”. Ovviamente si versano fiumi di parole sui diritti dei minori, ci mancherebbe. Basta che siano valori universali. Quando si scende nel particolare tutto cambia. Quella bambina di quattro anni avente nome, cognome e nazionalità precisa, perde ogni diritto dato che non compare nel database imperiale.
Viene svelato così un aspetto importante della battaglia millenaria tra Universali e Particolari, e sul rispettivo ruolo. Se il diritto alla vita appartenesse ad ogni bambino (dichiarazione universalista) quei 5 bambini uccisi quotidianamente in Afganistan riempirebbero le pagine di giornali e tiggì, e la storia di Martin Richard sarebbe solo una triste storia tra tante. Quel giorno a Boston sarebbe stato uno tra i tanti in cui bambini, con cognomi e nazionalità precise (dichiarazione particolarista), vengono uccisi dalla criminale volontà di qualche adulto. E invece no. Per la Société du spectacle l’uccisione di un bambino afgano da parte di un drone non è “spettacolabile”. La spettacolarizzazione di quelle morti è fortemente diseducativa per l’attuale regime propagandistico perchè mette sullo stesso piano la vita di chi vive all’interno dell’Impero con quella di chi vive ai suoi margini. Spettacolarizzare invece la morte di un bambino “dei nostri” tra tanti che muoiono alle periferie dell’Impero ha il significato di riportare al centro del discorso mediatico il valore sublime di tutto ciò che avviene nel cuore dell’Impero stesso.
Tutto ciò che attiene all’Impero, quindi, è Particolare e dettagliatissimo, mentre tutto ciò che gli è estraneo è Universale e scarsamente definibile.
Nelle paludi dello scarsamente definibile è possibile che si sviluppino concetti come i Diritti Umani che permettono a Bombe Intelligenti di sventrare bambini con identità ben definite nel nome di criteri non facilmente definibili come Democrazia e Libertà.
Gli Universali sanno fare a pezzi i Particolari nel nome di quell’universalità che ci accompagna ormai da qualche millennio.
“La dichiarazione universale dei diritti dell’uomo si applica ai popoli di ogni paese, quale che sia il loro retaggio culturale, perché tutti gli esseri umani hanno una comune aspirazione alla libertà, all’uguaglianza e alla dignità.”
Tenzin Gyatso, alias il Dalai Lama
[1]http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/daassociare/2013/03/03/AFGHANISTAN-UCCISI-ERRORE-DUE-BAMBINI-SUD-7-8-ANNI_8338376.html
[2]http://www.unicef.it/doc/3978/afghanistan-aumenta-numero-bambini-vittime-del-conflitto.htm
[3]http://www.corriere.it/esteri/13_aprile_07/afghanistan-nato-bambini%20_3c2e3062-9f7f-11e2-bce6-d212a8ef12b1.shtml
[4]http://www.osservatorioafghanistan.org/2012/12/la-morte-dei-bambini-che-non-fanno-notizia/
Fonte:http://www.appelloalpopolo.it/?p=8762
——————-o0o——————-
Usa, pillola del giorno dopo alle 15enni
Autorizzata senza prescrizione medica dalla Food and Drug Administration
1 maggio 2013

06:46 – La Food and Drug Administration autorizzerà la vendita senza prescrizione della pillola del giorno dopo alle giovani a partire dai 15 anni. L’autorizzazione corregge in parte la decisione della stessa agenzia, presa nel 2011, di proibire la vendita libera di questa pillola contraccettiva d’urgenza denominata “Piano B” a tutte le giovani senza limiti di età. Questa proibizione era stata annullata lo scorso 5 aprile da un giudice di New York.
La Food and Drug Administration ha precisato in un comunicato che la sua decisione non è legata a quella del giudice ma a una precisa richiesta della casa farmaceutica Teva Pharmaceuticals Industries, produttrice della pillola. Quest’ultima aveva dapprima depositato una domanda per la vendita libera, poi la aveva modificata limitando la distribuzione appunto alle ragazze almeno quindicenni.
—————–o0o—————–
ProLife News: stuprato da “genitori” gay; Costituzione ungherese; vorrei l’aborto illegale!
Segnalazione Rivista ProLife News
Letture consigliate
Stuprato dai “genitori” gay
Un ragazzino è stato abusato sessualmente dal padre adottivo e dal suo partner.
Le sue lamentele sono state ignorate per anni ed era stato rimandato a casa della coppia gay, nonostante le accuse di stupro, anzi, gli assistenti lodavano il “padre” adottivo omosessuale come un ‘genitore molto attento’.
http://www.prolifenews.it/senza-categoria/stuprato-dai-genitori-gay/
Ungheria, Costituzione e sovranità nazionale
«Ognuno ha diritto alla vita e alla dignità umana. La vita del feto è protetta fin dal concepimento». Questo articolo della nuova Costituzione Ungherese ha fatto infuriare i vertici UE e le lobby abortiste europee.
http://www.prolifenews.it/senza-categoria/ungheria-costituzione-e-sovranita-nazionale/
Una mamma dopo l’aborto: “Vorrei che l’aborto fosse illegale! Vorrei essere con il mio bambino”
A San Diego, in California, Peter Baklinski riceve, per LifeSiteNews.com, la testimonianza di una donna, che ha bisogno di parlare perché altre non facciano gli stessi sbagli che ha fatto lei.
http://www.prolifenews.it/notizie-dal-mondo/una-mamma-dopo-laborto-vorrei-che-laborto-fosse-illegale-vorrei-essere-con-il-mio-bambino/
——————o0o——————
Confessioni di un ex-abortista
Copio e incollo questo illuminante pezzo dal blog di Costanza Miriano. Come sempre, quando un ex-insider si pente e racconta le cose come sono state vissute dal di dentro, la testimonianza ha un valore inestimabile. In inglese questi fuoriusciti sono definiti whistleblower (quelli che, soffiando nel fischietto, richiamano l’attenzione e svegliano la gente). Se trovo qualche pezzo video di questo tale lo aggiungerò al video-collage che ho già fatto su alcuni whistleblower importanti e famosi.
del dr. Bernard Nathanson*
Sono personalmente responsabile di aver eseguito 75.000 aborti. Ciò mi legittima a parlare con autorevolezza e credibilità sull’argomento. Sono stato uno dei fondatori della National Association for the Repeal of the Abortion Laws (NARAL), nata negli Stati Uniti, nel 1968. A quel tempo, un serio sondaggio d’opinione aveva rilevato che la maggioranza degli Americani era contraria a liberalizzare l’aborto. In capo a soli 5 anni, noi riuscimmo a costringere la Corte Suprema degli Stati Uniti ad emettere la decisione che, nel 1973, legalizzò l’aborto completamente, rendendolo possibile virtualmente fino al momento del parto.
Come ci riuscimmo? È importante capire le strategie messe in atto perché esse sono state utilizzate, con piccole varianti, in tutto il mondo occidentale al fine di cambiare le leggi contro l’aborto.
La prima strategia fu conquistare i massmedia
Cominciammo convincendo i massmedia che quella per la liberalizzazione dell’aborto era una battaglia liberale, progressista ed intellettualmente raffinata. Sapendo che se fosse stato fatto un vero sondaggio ne saremmo usciti sonoramente sconfitti, semplicemente inventammo i risultati di falsi sondaggi. Annunciammo ai media che dai nostri sondaggi risultava che il 60% degli Americani era favorevole alla liberalizzazione dell’aborto. Questa è la tecnica della bugia che si auto-realizza: poche persone, infatti, desiderano stare dalla parte della minoranza. Raccogliemmo ulteriori simpatie verso il nostro programma inventando il numero degli aborti illegali praticati ogni anno negli Stati Uniti. La cifra reale era di circa centomila, ma il numero che più volte ripetemmo attraverso i media era di un milione. Ripetendo continuamente enormi menzogne si finisce per convincere il pubblico.
Il numero delle donne morte per le conseguenze di aborti illegali si aggirava su 200-250 ogni anno. La cifra che costantemente indicammo ai media era 10.000. Questi falsi numeri penetrarono nelle coscienze degli Americani, convincendo molti che era necessario eliminare la legge che proibiva l’aborto.Un’altra favola che facemmo credere al pubblico attraverso i media era che la legalizzazione avrebbe significato soltanto che quegli aborti, allora eseguiti illegalmente, sarebbero divenuti legali. In realtà, ovviamente, l’aborto è divenuto ora il principale metodo di controllo delle nascite negli Stati Uniti e il loro numero annuale è aumentato del 1500% dalla legalizzazione.
La seconda strategia fu giocare la “carta cattolica”
Sbeffeggiammo sistematicamente la Chiesa Cattolica e le sue “idee socialmente arretrate” e scegliemmo la Gerarchia cattolica come colpevole dell’opposizione contro l’aborto. Questo argomento fu ripetuto all’infinito. Diffondemmo ai media bugie del tipo “tutti sappiamo che l’opposizione all’aborto viene dalla Gerarchia e non dalla maggioranza dei cattolici” e “ i sondaggi dimostrano ripetutamente che la maggior parte dei cattolici vuole la riforma della legge sull’aborto”. I media bersagliarono insistentemente il pubblico americano con queste informazioni, persuadendolo che qualsiasi opposizione alla liberalizzazione dell’aborto doveva essere sotto l’influenza della Gerarchia ecclesiastica e che i cattolici favorevoli all’aborto erano illuminati e lungimiranti. Da questa affermazione propagandistica si deduceva che non esistessero gruppi antiabortisti non cattolici; il fatto che altre religioni cristiane e non cristiane fossero (e ancora sono) unamimemente antiabortiste era costantemente sottaciuto, allo stesso modo delle opinioni pro-life espresse da atei.
La terza strategia fu la denigrazione e la soppressione di tutte le prove scientifiche del fatto che la vita ha inizio dal concepimento.
Spesso mi viene chiesto che cosa mi abbia fatto cambiare idea. Come, da esponente abortista di punta, mi sono trasformato in un difensore pro-life? Nel 1973, sono diventato direttore di Ostetricia in un grande ospedale di New York City ed ho fondato l’unità di indagine prenatale, proprio quando stava prendendo il via una nuova grande tecnologia che oggi usiamo quotidianamente per studiare il feto nell’utero. Una delle principali tattiche pro-aborto è insistere sull’impossibilità di definire quando la vita abbia inizio, e che questa sia una domanda di carettere teologico o morale o filosofico ma non scientifico. La fetologia ha reso innegabilmente evidente che la vita inizia dal concepimento e che richiede tutta la protezione e la salvaguardia che ognuno di noi desidera per se stesso. È chiaro che la liberalizzazione dell’aborto è la deliberata distruzione di quella che indiscutibilmente è una vita umana. È un inaccettabile atto di violenza mortale. Si può comprendere che una gravidanza non pianificata sia uno straziante dilemma, ma cercare la soluzione in un deliberato atto di distruzione significa buttare via l’infinita ricchezza dell’ingengno umano e sottomettere il bene pubblico alla classica risposta utilitaristica ai problemi sociali.
Come scienziato so – non “credo”, ma “so” – che la vita ha inizio con il concepimento. Benché io non sia praticante, credo con tutto il cuore alla sacralità dell’esistenza che ci impone di fermare in modo definitivo ed irrevocabile questo triste e vergognoso crimine contro l’umanità.
*Il dottor Bernard Nathanson medico ginecologo statunitense, è stato uno dei membri di spicco del NARAL (National Association for the Repeal of Abortion Laws), cioè l’ente che più di ogni altro si batté per legalizzare l’aborto in USA; divenne direttore del CRASH (Center for Reproductive and sexual Health), la più grande struttura abortista del mondo. Egli stesso procurò con le sue mani 75.000 aborti.
Negli anni settanta lo sviluppo degli ultrasuoni permise di avere una immagine definita del bambino in grembo e Nathanson assiste ad un aborto visto però tramite le immagini ultrasoniche, visto, cioè, quasi dalla parte del bambino. La visione lo cambia per sempre. Il campione dell’abortismo, è folgorato e diventa il più grande attivista pro-life. Il suo libro Aborting America è un testo imprescindibile nella storia della cultura della vita, il suo documentario The Silent Scream diverrà uno strumento preziosissimo, poiché mostra fisicamente quello che Nathanson arriva a chiamare «il più grande olocausto della storia». Benché si fosse sempre dichiarato ateo giudeo, nel 1996, si convertì al cattolicesimo attraverso l’incontro con l’Opus Dei. E’ morto nel 2011.
In conclusione, questo bellissimo video sui bambini non nati:
—————-o0o—————-
ANDREOTTI E UN’INAUDITA «TRAHISON DES CLERCS»
L’EDITORIALE DEL VENERDI
di Arai Daniele
Un ‘compromesso storico’ di portata e conseguenze inaudite si è realizzato sul piano religioso col tentativo di fusione dell’Idea cristiana con l’idea mondana.
La prima, dell’amore al Redentore, che sopperisce ignoranza dell’uomo e restaura la sua volontà decaduta; la seconda che disprezza e irride quest’amore in vista di un‘«ordine» antropocentrico moderno.
Per compiere tale conciliazione globale del mondo, una nuova classe clericale e civile riduce la Redenzione a un diritto universale dovuto alla ‘dignità umana’.
È l’idea della ‘Redenzione universale’ della Gaudium et Spes e della Redemptor hominis; prodotti del Vaticano 2, convocato per avviare il processo del nuovo ordine religioso per la nuova umanità, con una religione ‘più universale’.
Tale ‘nuovo umanesimo’ sarebbe la ‘Terza via’ conciliare che ha in vista una ‘presa di coscienza’ per introdurre nella religione del Sacrificio redentore un nuovo sentimento: l’utopica civiltà dell’amore, intesa come conciliazione e unione universale delle religioni. E la ‘terza via’ serve a raccordare le altre due con l’‘aggiornamento’ dell’ordine cristiano per la sua apertura alla modernità: idea gnostica e massonica estranea alla Fede cattolica, che i Papi condannarono come perversa, ma che i modernisti promuovono come auspicabile. il risultato fu la scristianizzazione di un mondo sempre più ateo e abosrtista.
I «clercs» della «terza via» per la gestione degli opposti
La nuova classe clericale si è formata nei tempi moderni per gestire, in nome della pace, ciò che è in realtà conflitto metafisico. Per farlo, pretendono di porre sullo stesso piano le rivendicazioni di uguaglianza e di diritti della città mondana col culto della città di Dio…. Ora, se prevale una politica ecclesiastica che ignora tale opposizione irriducibile mirando alla conciliazione totale, in extremis del bene col male, significa che i ‘maestri’ rivoluzionari sono all’interno della stessa Chiesa. Lo spirito di apertura al mondo è riconoscibile nei conciliari di ieri come di oggi perché dichiarano che il processo rivoluzionario, civile e religioso, è animato da un profondo e generoso spirito che opera per la fratellanza universale: manca solo che sia ‘battezzato’ per entrare nel solco del Cristianesimo. Tale aggiornamento, aperto ad ogni utopia, è riuscita dove le altre avevano fallito grazie alla ‘geniale semplicità’, leggi furbizia di Roncalli, poi Giovanni 23.
Qui s’inquadra l’enigma di Angelo Roncalli, «clerc» impregnato di modernismo, che divenne egualmente professore, vescovo, nunzio, patriarca… mirando a un’ opera «conciliare», da molto tempo nei piani delle logge illuministe, e delle sinagoghe del mondo per aggiornare la coscienza della Chiesa ai tempi moderni!
La conciliazione per mutare la coscienza della Chiesa di Cristo è il vero mistero d’iniquità in quanto perpetrato da un prelato in nome dell’autorità cattolica.
E se si considerano le spaventose conseguenze di queste devianze di uomini elevati alla somma Sede della Chiesa nell’introdurre le proprie elucubrazioni per ‘aggiornare’ la Fede si capisce di essere nel tempo dei vicari dell’Anticristo!
Per mezzo di loro il modernismo si è inserito a tal punto nella mentalità di ogni clerc conciliare che il senatore Andreotti arriva a dire nel suo libro «I quattro del Gesù. Storia di una eresia» (Rizzoli, Milano, 1999), che è ora per la Chiesa di rivedere “il giudizio su uomini che furono fino in tempi recentissimi perseguitati ingiustamente [perché fautori del modernismo]”.
Giudizio precario o profetico?
Nel caso del modernista Angelo Roncalli tutto avvenne in modo diverso dato che “egli aveva molto imparato da don Ernesto [Buonaiuti, che fu scomunicato], che ebbe l’unico torto di non aver saputo aspettare l’evolversi dei tempi” («A ogni morte di Papa», Rizzoli, 1982). Roncalli imparò ad aspettare la sua ora lavorando per la propria ascesa fino a poter inoculare il modernismo nelle vene della Chiesa attraverso un concilio pastorale [richiesto dalla Massoneria], ossia il Vaticano 2.
Come democristiano modernista Andreotti logicamente pretendeva che la nuova chiesa conciliare, modernista anch’essa più che mai, recuperassi i suoi vecchi araldi, condannati dalla Chiesa Cattolica. Anch’egli poi, come tanti altri, poté vantarsi di professare tali errori che, risultando vincenti al presente, sarebbero da prendersi per verità, come vorrebbe il pensiero sofistico e storicistico moderno!
Si può parlare dell’enigma che riguarda chi è ricordato come «Papa buono», cioè di Giovanni 23, che iniziò la sua carriera come professore di storia, ma al quale fu interdetto d’insegnare perché imbevuto di modernismo? Non è forse vero che allora, come oggi, professare l’eresia modernista era ragione per essere considerati contrari alla Fede e perciò fuori della Chiesa? Non c’è forse questa condanna, e non solo nei documenti di San Pio X? Quindi, fu lo stesso Andreotti a sollevare, pur senza accorgersi della gravità di quanto disse, gravi dilemmi richiedenti serie risposte, che rendono oltremodo legittimo e attuale parlare dell’«enigma Roncalli».
Il modernismo non sarebbe più un’eresia contraria alla Fede e perciò causa di auto esclusione dalla Chiesa cattolica? La sua condanna, che è nel Magistero dei Papi, in speciale modo di san Pio X, sarebbe superata? Con quali argomenti religiosi?
Sono essi nei documenti del Vaticano 2 o piuttosto questi l’hanno ignorata?
In tal caso il giudizio sul modernismo rinnovato sarebbe affidato, per assurdo, proprio allo stesso apparato modernista conciliare o ai suoi «clercs» con potere politico come Andreotti, che lo riciclarono in società (vedi la DC)! Il senatore trattò le condanne dell’eresia modernista, di cui si nutre il pensiero democristiano, con cinismo, quasi si trattasse di un malinteso non superato da parte della Chiesa.
Eppure, quegli errori furono descritti e condannati alla luce della Fede e, i loro frutti deleteri di scristianizzazione, pur se mascherati, sono oggi alla radice dell’immane decadenza registrata nella storia recente di una società abortista.
A questo punto si deve tornare alle spiegazioni di come il modernismo sia non solo un’eresia specifica, ma anche una falsa «filosofia» che giustifica ogni altro possibile compromesso e liberalità nell’eresia. La rivoluzione modernistica, nel suo sproposito d’inoculare un germe di mutazione nella Chiesa, fu profeticamente individuata dai Papi. San Pio X lo qualificò come «sintesi di tutte le eresie».
Nella «Pascendi», (48): «Muove dall’agnosticismo, e tende a dimostrare come nella religione, e specialmente nella cattolica, [… ci sia] il progressivo sviluppo del germe recato da Gesù Cristo… sempre immanente nella religione cattolica, di mano in mano e di pari passo con la storia, si è sviluppato ed è venuto adattandosi alle successive circostanze, da queste vitalmente assimilandosi a quanto gli convenisse di forme dottrinali, culturali, ecclesiastiche…».
Evoluzione e adattamento della religione immutabile ai tempi sono le gravi contraddizioni modernistiche che portano la vita intellettiva alla confusione, la vita morale all’indifferentismo e la vita religiosa all’ateismo; ciò spiegato magistralmente dai Papi, ma anche da rinomati filosofi di varie estrazioni, come sia Giovanni Gentile e Benedetto Croce (vedi articoli sul modernismo).
Un «compromesso modernista» sull’aborto in Italia
Il partito dell’«unità dei cristiani», la DC, maggioritario grazie a una Italia ancora cattolica, compì ogni sorta di patto. E sotto Paolo VI s’avviò al «compromesso storico» coi comunisti, interrotto solo dalle azioni terroristiche che culminarono con l’assassinio del gran tessitore di tali intese, Aldo Moro, amico di Montini.
La «DC» che, vantandosi di rappresentare pienamente la democrazia e si trovava, quindi, a disagio nel governare senza alleati, fu messa ironicamente alla prova proprio in occasione dell’approvazione della legge sull’aborto.
In quell’occasione, infatti, essa era sola al governo, onde a firmare e ad attuare quella legge iniqua fu una compagine ministeriale composta da soli democristiani.
Democristiano era pure il presidente della repubblica, Leone. Presto egli, e più tardi il primo ministro di allora, Andreotti, furono coinvolti in processi infamanti.
Il risultato politico prevedibile di un’idea che ostenta valori subalterni a scapito dei princìpi immutabili si è palesato con l’approvazione dell’aborto. Nell’accettazione di tale legge si sono chiaramente i termini della trasgressione della legge di Dio da parte del legislatore umano. Perciò il più grave fu l’allineamento della «Chiesa conciliare» alla prassi del partito «cristiano» in occasione del referendum sull’aborto in Italia. La Conferenza episcopale italiana, col tacito consenso del «vescovo di Roma», sostenne un progetto «minimo» di aborto, come se esso fosse meno contrario alla legge divina. Fu così che in occasione del referendum per la legalizzazione dell’aborto in Italia quattro erano le alternative: votare la proposta radicale di aborto totale; votare la proposta mista DC – CEI di «miniaborto»; votare «no» a queste proposte di legge, mantenendo l’«aborto parlamentare moderato» della legge 194; ASTENERSI DI VOTARE.
Quando alcuni, decisi a proclamare la necessità per i cattolici di astenersi si diressero alla Congregazione per la Dottrina della Fede, a dispetto delle obiezioni di molti vescovi, essa rispose (18/11/1974): «Non è lecito partecipare ad una campagna in favore dell’aborto né dare il suffragio del voto ad essa, né collaborare alla sua applicazione». L’esatto contrario di quanto voleva la DC.
Di fronte a questa posizione cattolica la DC pensava solo a salvare le apparenze di partito «cristiano» e a conservare il potere civile. Ma quale principio poteva addurre la CEI per giustificare la sua posizione ambigua – d’ordine religioso?
Poiché la piaga dell’aborto è l’effetto di una mentalità sociale distorta che corrode a fondo le coscienze dopo aver demolito nella società i baluardi dell’ordine cristiano a favore di un nuovo ordine per un mondo libertario, si deve risalire alle sue cause che sono certamente d’ordine religioso.
La questione dell’aborto non è certamente l’unica perfida ambiguità della nuova classe clericale, ma essendo clamorosa, serve per capire l’inganno in cui il modernismo conciliare ha coinvolto non solo i cattolici, ma tutta la società umana.
Non si poteva cambiare la natura omicida dell’aborto, ma si poteva portare i fedeli ad accettare la discussione democratica sulla questione, tacendo sul fatto che essa implica la distinzione tra bene e male. La novità stava nell’invitare i fedeli alla dialettica rivoluzionaria per cui una maggioranza può decidere contro quanto è stabilito dalla Legge divina. È il modo di sottomettere la verità ad inganni ed a illusioni e la moralità all’arbitrio di un’oscura e manovrata volontà popolare. Ma
la volontà delle persone e dei popoli dev’essere liberata proprio da questi «clerc» e dei poteri occulti e utopie perverse a cui sono legati.
Su cosa si fonda il nuovo ordine civile “abortista”?
«Utopismo eresia perenne», è il titolo dello studio del filosofo e storico Thomas Molnar, il cattolico ungherese che ha inquadrato da subito a che disordine mentale era arrivato e portava il mondo clericale modernista col Vaticano 2 (quello da Roncalli a Ratzinger).
Il filosofo Augusto del Noce aveva scritto sull’inevitabile «suicidio della rivoluzione» e perciò dei suoi sofismi, toccando la questione «utopistica», della «libertà di coscienza», sì, quella riservata solo agli innovatori (ma anche agli sterminatori) per imporre le loro ideologie demenziali come verità obiettive!
Chi sono gli “intellettuali demistificati” dell’aggiornamento conciliare?
Dice il filosofo Augusto Del Noce: “All’intellettuale era assegnata da Gramsci una funzione simile a quella che Marx assegnava al proletariato: quella di chi, liberando se stesso, libera il mondo. La decomposizione lo trasforma in funzionario dell’industria culturale, dipendente da una classe di potere che ha bisogno così dell’intellettuale dissacratore (quale «custode del nichilismo») come esperto aziendale” (Il suicidio della rivoluzione, Rusconi, Milano, 1978).
Così il chierico, ridotto a operatore sociale, fruisce di ampi spazivirtuali nella TV, ecc., onde amplificare le sue libertà religiose sovversive: errore degli errori per consacrati che intendevano anteporre valori umani a princìpi trascendenti nelle coscienze. Libertà di coscienza? Sì, ma riservata a tali novatori per inoculare nuove teologie e “nuovi utopie” nella “vecchia” religione della Chiesa di Dio. Ciò in combutta con umanisti rinunciatari alla trascendenza ma correligionari del nuovo umanesimo alla Paolo 6º,il gran «cultore dell’uomo», per il quale tutti i «valori del mondo rinunciatario alla trascendenza … sono stati non solo rispettati, ma onorati, i suoi sforzi sostenuti, le sue aspirazioni purificate e benedette.» (l’emblematica arringa alla chiusura del V2)
Nell’utopismo dei chierici modernisti, da Roncalli, poi Giovanni 23, a Montini, poi Paolo 6º e ora a Ratzinger, che si fa chiamare Benedetto, spetta convincere della opportunità illuminista di rinunciare alla trascendenza nel governo del mondo, per organizzarlo secondo una libertà e una pace, estranee a Cristo Re!
Come definire la relazione del pensiero dei “papi utopisti” con la crisi che devasta il mondo spirituale umano? Una risposta si ha dal noto scrittore cattolico G. K. Chesterton: «Oggi il criminale più pericoloso è il filosofo moderno, emancipatosi da ogni legge»!
L’inevitabile risultato religioso dei compromessi in campo sociale non poteva che essere un tentativo di contraffazione dottrinale per un’apertura «cattolica» alle idee del mondo: l’«aggiornamento». È emblematico come dai discorsi utopici di Giovanni 23 e di Paolo 6 traspaia un gran desiderio di apertura al mondo, proprio quando imperversava la tendenza alla scristianizzazione. Nei discorsi di rottura col Magistero di nulla serve la turpe «ermeneutica della continuità» del loro falso filosofo Ratzinger, per il quale l’evoluzione della «Tradizione vivente» fa che le dichiarazioni e le decisioni anti modernistiche dei Romani Pontefici o di chi per loro hanno perduto ogni valore. Con ciò, hanno accelerato il corso del mutamento nei Paesi cattolici, soprattutto, in Italia.
Su questi «clercs» di perdizione pesa proprio la radicale accusa del Papa Pio XI:
“Molti sono, infatti, quelli che credono o dicono di tenere le dottrine cattoliche sull’autorità sociale … sui diritti della Santa Sede e le prerogative del Romano Pontefice e dell’episcopato, sui diritti sociali di Gesù Cristo stesso, Creatore, Redentore, Signore degli individui e dei popoli. Ma poi parlano, scrivono e, quel che è peggio, operano come non fossero più da seguire, o non col rigore di prima, le dottrine e le prescrizioni solennemente ed invariabilmente richiamate ed inculcate in tanti documenti pontifici, nominatamente di Leone XIII, Pio X e Benedetto XV. Contro questa specie di modernismo morale, giuridico, sociale, non meno condannevole del noto modernismo dogmatico, occorre pertanto richiamare quelle dottrine e quelle prescrizioni che abbiamo detto; occorre risvegliare in tutti quello spirito di fede, di carità soprannaturale e di cristiana disciplina, che solo può dare la loro retta intelligenza ed imporre la loro osservanza. Tutto questo occorre più che mai fare con la gioventù, massime poi con quella che si avvia al sacerdozio, perché nella generale confusione non sia, come dice l’Apostolo, « portata qua e là da qualsiasi vento di dottrina, secondo l’inganno degli uomini, per quella loro astuzia che tende a trarre nell’errore » [Ef 4, 14].” (Enc. Ubi Arcano. 23 dicembre 1922)
Il filosofo Augusto Del Noce ha descritto questi «clercs» come «operatori sociali» voluti dalla rivoluzione marxista. Ora, in rapporto alla Legge divina, sia i clercs di stampo clericale – da Roncalli a Bergoglio -, sia quelli di stampo civile, come Giulio Andreotti, vanno accomunati nello stesso tradimento mascherato da indispensabile compromesso con i poteri del mondo che cambia!
Sì, compromesso modernistico con l’errore che danna!
—————–o0o—————–
Una denuncia assolutamente fondata
Qualche precisazione in margine agli attacchi rivolti contro il presidente della Camera dei Deputati, on. Irene Pivetti, per aver ricordato la verità storica del rifiuto della Democrazia Cristiana di difendere la vita nascente.
1. È più scandaloso il tradimento o la sua denuncia?
“Ciò che ha detto è falso, ridicolo e ingiusto; contro il divorzio e l’aborto ci fu una mobilitazione generale dei dc” (1): in questi termini l’ex direttore de L’Osservatore Romano, Valerio Volpini, è insorto contro l’accusa di tradimento dei valori cattolici, e in particolare della tutela della vita nascente, che alla Democrazia Cristiana ha rivolto il presidente della Camera dei Deputati, on. Irene Pivetti, in occasione dell’intervento pronunciato al Meeting dell’amicizia di Rimini, il 27 agosto 1994 (2); sulla questione specifica del comportamento tenuto in tema di aborto dal partito di Piazza del Gesù a Valerio Volpini hanno fatto eco più esponenti di rilievo scudocrociati, dall’on. Tina Anselmi, ministro della Sanità all’epoca del varo della legge n. 194 del 22 maggio 1978, che ha legalizzato l’interruzione volontaria della gravidanza, e quindi firmataria della legge stessa, secondo la quale Papa Paolo VI avrebbe esortato i ministri democristiani a non dimettersi e a restare in carica, pur dovendo sottoscrivere quel testo normativo (3), all’on. Emilio Colombo, che, parlando di “analisi culturali rozze e storicamente infondate”, ha definito la tesi dell’on. Irene Pivetti “una sfacciata e ingenerosa utilizzazione di parte di una delle più drammatiche vicende dei cattolici italiani e della Democrazia cristiana” (4).
La qualità della protesta, i termini adoperati e la quantità delle voci levatesi, fra le quali anche quelle di alcuni deputati eletti nelle file del CCD, il Centro Cristiano Democratico, potrebbero far dubitare della veridicità delle affermazioni fatte dal presidente della Camera dei Deputati, ma una rilettura dei dati essenziali della condotta tenuta dalla DC in materia di aborto — una rilettura assolutamente non inutile — è sufficiente a convincere dell’integrale adesione alla verità storica del giudizio espresso a Rimini, e quindi della falsità delle affermazioni di quanti si sono stracciate le vesti gridando allo scandalo.
2. Il tradimento in Parlamento
Il tradimento democristiano è iniziato nel mese di dicembre del 1975, allorché, a fronte delle proposte di legge presentate in Parlamento per introdurre l’aborto “legale”, l’allora presidente del Consiglio dei ministri, on. Aldo Moro, dichiarava la neutralità del governo; è proseguito nella primavera del 1976, quando, in presenza di una maggioranza nelle due Camere ancora teoricamente antiabortista, molti deputati della DC disertarono i lavori delle commissioni che si occupavano dell’esame delle proposte di legge, determinando il mutamento della maggioranza in senso ostile alla vita nascente; si è perfezionato nella primavera del 1978, allorché il testo che aveva unificato la varie proposte di legge abortiste, superato il vaglio delle commissioni, giungeva nelle aule della Camera e del Senato. Per il mese di giugno di quell’anno era stato fissato il referendum proposto dal Partito Radicale, mirante alla completa liberalizzazione dell’aborto, da perseguire con l’abrogazione delle norme del codice penale sanzionatrici dell’interruzione volontaria della gravidanza: i radicali ritenevano infatti la proposta di legge unificata in discussione insufficientemente permissiva; per impedire la celebrazione del referendum gli altri partiti abortisti accelerarono i lavori della Camera dei Deputati con il ricorso al rimedio della seduta-fiume, per realizzare la quale i rappresentanti del gruppo democristiano, all’epoca presieduti dall’on. Flaminio Piccoli, diedero il proprio assenso determinante (5): in sede di riunione dei capigruppo l’opposizione alla seduta-fiume sarebbe bastata a non far passare la legge.
A chi osserva che in tal modo si sarebbe andati incontro a un referendum dagli esiti incerti è semplice rispondere che quel voto si sarebbe svolto in condizioni certamente differenti rispetto a quelle in cui si è poi tenuta nel 1981 la consultazione popolare su iniziativa del Movimento per la Vita, con tre anni di aborto “legale” alle spalle; e che, comunque, la scelta era in quel momento fra la certezza di una legge legalizzatrice dell’omicidio del nascituro e il mero rischio di abrogare le norme penali che sanzionavano quest’ultimo. Di più: la legge n. 194/1978 è stata approvata dalla Camera con 308 voti a favore e 275 contrari; in teoria i sostenitori della nuova disciplina — e cioè il Partito Comunista Italiano, il Partito Socialista Italiano, il Partito Socialista Democratico Italiano, gli Indipendenti di sinistra, il Partito Repubblicano Italiano e il Partito Liberale Italiano — contavano su 319 voti, e i contrari — Democrazia Cristiana, Democrazia Nazionale, Movimento Sociale Italiano-Destra Nazionale, Südtiroler Volkspartei, Democrazia Proletaria e Partito Radicale — su 308. Fra i favorevoli alla legge i voti mancanti sono stati 11, mentre fra i contrari ben 33; coloro che, sulla carta, dovevano essere ostili alla proposta di legge e che al momento del voto erano assenti erano 29, 12 dei quali democristiani: ciò vuol dire che 4 fra i 33 teoricamente contrari hanno votato per la legge abortista e che, se tutti i contrari fossero stati presenti in aula all’atto della votazione e avessero espresso il proprio dissenso, le nuove norme non sarebbero passate (6). Che dire poi del comportamento dei senatori scudocrociati, i quali dapprima hanno presentato, nelle commissioni del Senato, 33 emendamenti agli articoli della proposta di legge unificata, e in un secondo momento, per una parte determinante, si sono allontanati dalle commissioni stesse all’atto della discussione, di fatto consentendo che i lavori procedessero più spediti e che si giungesse all’approvazione senza intoppi (7)?
3. Il tradimento con la sottoscrizione della legge n. 194, del 22 maggio 1978, e con la difesa della stessa legge davanti alla Corte Costituzionale
È noto a tutti che la legge n. 194/1978 reca le sottoscrizioni di un presidente della Repubblica, di un presidente del Consiglio dei ministri e di quattro ministri, tutti democristiani. “In effetti ebbi una crisi di coscienza e mi chiesi se dovevo firmare quella legge. — dirà dopo qualche anno il sen. Giulio Andreotti, che all’epoca era il presidente del Consiglio — Ma, se io mi fossi dimesso, nessun altro democristiano poteva firmarla. Si sarebbe aperta una crisi politica senza sbocco prevedibile, in un momento grave per il Paese. Una crisi che avrebbe forse creato anche complicazioni internazionali. Con le dimissioni avrei cioè contribuito a un male maggiore di quello che volevo evitare. Così firmai” (8). Di fronte a una così limpida teorizzazione della prevalenza della stabilità di un governo — uno delle decine della storia repubblicana — rispetto alla vita di milioni di innocenti, è necessaria una bella dose d’impudenza per impugnare di falso le affermazioni dell’on. Irene Pivetti sul contributo della DC non solo all’introduzione dell’aborto in Italia, ma, in generale, alla secolarizzazione della nostra nazione!
Di “atto dovuto” ha parlato in proposito pure l’attuale presidente della Repubblica, Oscar Luigi Scalfaro (9), il quale, all’intervistatore che gli proponeva un raffronto con il comportamento di Pilato, rispondeva singolarmente, sì da rendere superfluo ogni commento: “Certo: Pilato è un mio collega. Come magistrato e come politico, io lo difendo. […] ha ceduto alla legge del potere, a quel “se non lo condanni non sei amico di Cesare” gridatogli dai peggiori nemici di Cesare. Ma erano quelli che potevano mettere in pericolo la sua carriera; e Pilato […] ha assunto le sue responsabilità. In questo coraggio [sic] va rispettato; ma va anche indicato come esempio di quel potere non “politico” di cui parlavo, perché gestito per il proprio interesse e non per quello della città, dello Stato” (10). Si tratta dello stesso on. Oscar Luigi Scalfaro che, in una lettera indirizzata al presidente del Consiglio, on. Silvio Berlusconi, letta alla riunione del Consiglio dei ministri del 26 agosto 1994, ha raccomandato al governo italiano, che si apprestava a definire i termini della partecipazione alla Conferenza Internazionale de Il Cairo su Popolazione e Sviluppo, a difendere in quella sede “[…] il diritto più essenziale e perciò del tutto primario per la persona umana: il diritto alla vita. Una civiltà che è per l’uomo, non può non farsi carico dell’affermazione di questo diritto e della sua tutela” (11): viene spontaneo chiedersi come mai analoga corrispondenza epistolare, allorché il diritto “essenziale e […] del tutto primario” alla vita veniva leso in modo così grave dal Parlamento italiano, sia mancata fra l’on. Oscar Luigi Scalfaro e il sen. Giulio Andreotti, allorché il primo aveva minori vincoli rispetto a quelli derivanti dalla sua attuale carica istituzionale e il secondo era il capo del governo.
Inoltre, se la considerazione della posta in gioco imponeva il rifiuto della firma in calce alla legge e le dimissioni ai ministri che invece l’hanno apposta, quali che fossero le conseguenze politiche, l’allora presidente della Repubblica, sen. Giovanni Leone, non aveva alcun bisogno di percorrere subito la strada delle dimissioni — cui fu invece costretto un mese dopo, nel giugno del 1978, a seguito dello scandalo Lockheed —, dal momento che l’articolo 74 della Costituzione gli dava la facoltà di chiedere alle Camere, con messaggio motivato, una nuova deliberazione della legge prima della promulgazione: il che, nel caso concreto, avrebbe reso possibile la celebrazione del referendum radicale e ritardato l’intervento del Parlamento. Infine, come dimenticare che il 5 dicembre 1979, allorché, per la prima volta, la Corte Costituzionale sottoponeva a esame di legittimità la legge n. 194/1978, il governo monocolore democristiano presieduto dal sen. Giulio Andreotti dava incarico all’Avvocatura dello Stato di difendere la conformità alla Costituzione della legge stessa (12)? Anche questo era un “atto dovuto”, quando accade non infrequentemente che il governo si associ nei giudizi costituzionali alle eccezioni sollevate contro un testo normativo?
4. Il tradimento durante il “referendum” del 1981
Quanto poi alla “mobilitazione generale dei dc” (13), che per Valerio Volpini avrebbe caratterizzato il referendum del 1981 promosso dal Movimento per la Vita e che ha ferito, fra gli altri, come si è detto sopra, l’orgoglio di partito dell’on. Emilio Colombo, chi ha vissuto quei giorni ormai lontani ricorderà con amarezza il disimpegno della DC, del tutto assente da un terreno di scontro occupato soltanto, sul fronte antiabortista, da una parte dell’associazionismo cattolico; qualora poi la memoria fosse appannata, per l’età o per la distanza temporale, basta menzionare qualche numero, di quelli che, pur in epoca di secolarizzazione e di pluralismo ideologico, non lasciano spazio alla discussione: in Basilicata, regione nella quale l’on. Emilio Colombo ha per decenni raccolto voti per la Camera dei Deputati e per il Parlamento Europeo, il numero di astenuti al referendum sull’aborto è stato di 147.655 su 455.398 iscritti nelle liste elettorali, pari al 32,4% (14), mentre alle elezioni politiche del 1979 gli elettori astenuti erano stati soltanto 66.169 su 447.636 iscritti al voto, pari al 15,4% (15), e due anni dopo il referendum, in occasione delle elezioni politiche del 1983, gli astenuti sono stati, in percentuale, ancora di meno: 66.952 su 464.992, pari al 14,4% (16). Tenendo conto da un lato della rilevante quantità di suffragi che la DC e l’on. Emilio Colombo hanno raccolto in quel periodo in Basilicata e dall’altro della circostanza che, da parte abortista e dei partiti della sinistra in genere, nel 1981 l’impegno per il voto e la propaganda furono massicce, si ha più di un motivo per concludere che, al momento del referendum, una parte consistente del tradizionale elettorato democristiano sia rimasta a casa; chi nei giorni del voto del referendum ha frequentato quelle zone testimonia che i torpedoni — ovviamente non di linea! —, che durante le elezioni politiche trasportavano gli elettori dalla campagna al seggio elettorale, nel 1981 sono rimasti chiusi nelle autorimesse.
5. Il tradimento continua ancora oggi
Et de hoc satis, verrebbe da dire. Anche perché, dopo il 1981, non è successo assolutamente nulla: quei personaggi che, all’interno della DC, si sono proposti per anni come difensori della vita nascente, a cominciare dall’on. Carlo Casini, hanno brillato per la totale assenza d’iniziativa politica, teorizzando la pericolosità di svolgere in Parlamento — a causa della presenza di una maggioranza teoricamente abortista — attività volta anche solo all’aiuto delle maternità difficili per non pregiudicare future e mai adottate ipotesi di modifica della legge n. 194/1978, e boicottando le proposte pro life di esponenti di partiti che all’epoca erano all’opposizione (17).
Al di là delle polemiche e delle invettive gratuite contro chi ha avuto il “torto” non solo di ricordare la verità storica, ma di averlo fatto con coraggio, pur ricoprendo la terza carica istituzionale dello Stato, resta il dato terribile del pieno vigore in Italia, ormai da sedici anni, di una legge che autorizza e finanzia la soppressione dell’innocente; al quale si aggiunge la constatazione che quanti oggi si ribellano e protestano contro la pretesa distorsione della storia non manifestano alcuna intenzione di ricuperare il terreno perduto e di trovare un’intesa sul punto con gli esponenti della nuova maggioranza ostili all’aborto: infatti, è il caso di ricordare che il segretario del Partito Popolare Italiano, on. Rocco Buttiglione, ha dichiarato che la revisione della legge n. 194/1978 “non è un dato dell’attualità politica immediata, ovvero di questa legislatura” (18).
Alfredo Mantovano
(1) La Gazzetta del Mezzogiorno, 30-8-1994.
(2) Cfr. Irene Pivetti, La riconquista oltre l’esilio e la regalità dolorosa di Cristo, intervento al Meeting dell’amicizia di Rimini, del 27-8-1994, in questo stesso numero di Cristianità.
(3) Cfr. La Gazzetta del Mezzogiorno, cit.
(4) Ibid., 29-8-1994.
(5) Cfr. il Giornale nuovo, 12-4-1978.
(6) Cfr. ibid., 16-4-1978.
(7) Cfr. ibid., 28-4-1978.
(8) Il brano fa parte di un’intervista raccolta da Vittorio Messori, in Idem, Inchiesta sul cristianesimo. “Sei tu il Messia che deve venire?”, Società editrice internazionale, Torino 1987, pp. 210- 211.
(9) La definizione è contenuta in un’intervista raccolta da V. Messori, in Idem, op. cit., p. 218.
(10) Ibid., p. 219.
(11) Avvenire, 28-8-1994.
(12) Cfr. Il governo democristiano difende la “legge” abortista, in Cristianità, anno VII, n. 56, dicembre 1979.
(13) La Gazzetta del Mezzogiorno, cit.
(14) Cfr. 1974 e 1981: le cifre dei “referendum”, in Cristianità, anno IX, n. 73-74, maggio-giugno 1981.
(15) Cfr. 3 giugno 1979. Le cifre del “rifiuto”, ibid., anno VII, n. 50-51, giugno-luglio 1979.
(16) Cfr. 26 giugno 1983. Le cifre del “rifiuto” e il “voto integrale”, ibid., anno XI, n. 98-99, giugno-luglio 1983.
(17) Cfr. maggiori dettagli nei miei Dieci anni d’aborto in Italia, ibid., anno XVI, n. 161, settembre 1988; e Aborto anno undecimo: dal “caso Mangiagalli” a “Provvedimenti in difesa della maternità”, ibid., anno XVIII, n. 177, gennaio 1990.
(18) Avvenire, 28-8-1994.
Articolo apparso sul n. 232 di Cristianità
——————o0o——————-
KISSINGER-LEAKS: QUANDO GLI USA BACCHETTARONO LA DC SU ABORTO E DIVORZIO: “ENORME ERRORE DI VALUTAZIONE”
I nuovi cable di Wikileaks raccontano la strigliata di Kissinger alla Dc dopo la sconfitta nel referendum sul divorzio del ’74 – La Casa bianca voleva rottamare i baciapile democristi: “Devono essere trovate facce nuove. Gli “integralisti” che si allineano alla Chiesa, dovranno essere messi in discussione”… – –
Stefania Maurizi per “la Repubblica“
«La decisione di sfidare la legge sul divorzio è stata un enorme errore di valutazione». A mettere nero su bianco questo giudizio netto è la diplomazia americana subito dopo la cocente sconfitta subita dalla Dc nel referendum sul divorzio, come raccontano i “Kissinger Cables” di WikiLeaks, che l’Espresso pubblica in esclusiva per l’Italia in collaborazione con Repubblica.
Amintore Fanfani
Henry Kissinger
È il 1974, anno della storica consultazione referendaria. Grande sponsor del no al divorzio è il leader Dc, Amintore Fanfani, amato e supportato dalla diplomazia americana, che segue ogni passaggio del travagliato scontro politico. Sono anni di battaglie per i diritti civili, ma anche tempi in cui il Pci fa paura e il “compromesso storico” è la bestia nera degli americani. La Chiesa è la grande alleata nella guerra ai comunisti e per gli Stati Uniti è fondamentale che il Pci di Enrico Berlinguer non ottenga la benedizione del Vaticano. Su questo punto la Chiesa è ferma.
Ma quando sulla scena politica irrompe il referendum sul divorzio, la diplomazia Usa mostra preoccupazione. Sonda le gole profonde «in tutti i partiti democratici» italiani per capire se la Dc rischia una sconfitta che può mettere a rischio il governo e rafforzare quel Pci che avanza in termini di consensi e legittimazione democratica. Nessuno riesce a fare previsioni, ma dalle informazioni raccolte, gli americani sono fiduciosi che il margine tra chi vincerà e chi ne uscirà sconfitto, sarà molto ridotto, e quindi la consultazione non avrà effetti destabilizzanti sulla Dc, se proprio dovesse perdere.
Quando, però, il referendum del 12 maggio 1974 consegna una vittoria schiacciante ai divorzisti appoggiati dal Pci, la diplomazia Usa fa un’analisi lucida: «Sul lungo termine», scrive l’ambasciatore John Volpe, «questo dato di fatto costringerà la Democrazia cristiana, se vuole continuare a crescere nel mondo contemporaneo, a spostare il focus delle sue attività sui reali bisogni del Paese e sulle questioni pertinenti alle sfide economiche e politiche del mondo attuale. Devono essere trovate facce nuove. Quelle caratteristiche dell'”integralismo”, che tendono a vedere ogni problema in termini di allineamento del partito alla Chiesa, dovranno essere messe in discussione».
È un’analisi confermata anche dalle preziose fonti che gli americani hanno nel partito e che, nella discrezione delle conversazioni diplomatiche, sono schietti nel parlare delle difficoltà che hanno con la Chiesa. Nel febbraio 1976, per esempio, il leader democristiano lombardo, Gino Colombo – che «da anni è un nostro contatto, molto informato » – spiega al console Usa a Milano che, dopo il divorzio, «l’aborto è una bomba a orologeria. E sarebbe un disastro di dimensioni storiche se la Democrazia cristiana fosse obbligata a opporvisi con una consultazione referendaria».
Gli uomini in generale non sono contrari e le donne vogliono avere il diritto di scegliere per se stesse, e quindi, anche quella dell’aborto «è una battaglia che, in Italia, non si può più vincere». Il problema, spiega Colombo, è che la Chiesa è risolutamente contraria alla legge sull’aborto «e mentre non riesce a portarsi dietro l’opinione pubblica, riesce a trascinarsi dietro abbastanza senatori Dc da poter bloccare la legge in Senato.
Politicamente è una scelta suicida, ma il Vaticano si rifiuta di considerarne il prezzo politico. E paradossalmente è proprio la Dc il partito che sarà più rovinato dalla scelta di andare dietro alla Chiesa».
—————-o0o—————-
Dossier Antiaborto
dell’Avv. Luca Campanotto
Secondo dossier http://www.ilgiornaledelfriuli.net/cron/ulteriori-link-sullaborto-procurato-prima-appendice-di-aggiornamento-avv-luca-campanotto/
File Pdf:
—————–o0o—————–
La notizia è questa.
TREVISO – “Su sentenza della Corte di Cassazione la Ulss di Castelfranco (Treviso) ed un medico dovranno risarcire una famiglia per non aver diagnosticato la sindrome di down ad un feto durante una gravidanza poi portata a termine. Ma, fatto nuovo – come riferiscono i quotidiani locali – la Terza sezione civile della Suprema Corte ha stabilito che vanno risarciti non solo i genitori e i fratelli ma anche la stessa bambina nata down, cui la sindrome non era stata diagnosticata per mancati esami durante la gravidanza. La Corte di Cassazione ha, in sostanza, riconosciuto il risarcimento anche alla persona che, all’atto dell’indagine medica ed errore diagnostico, era un feto. Genitori, figli e bimba down hanno chiesto un risarcimento del danno quantificato in un milione di euro“.
Ora, la questione destinata a suscitare mille opinioni e dibattiti non finirà qua. Perchè? Perchè la sentenza va nella direzione dell’aborto facile, semplicistico, come soluzione meno cruenta, capace di schivare le sentenze più ardue, deresponsabilizzando di fatto chi esercita la professione dall’assumersi l’impegno di portare avantoi una gravidanza senza incappare in un incidente di valutazione che potrebbe rovinargli la carriere.
Vado al dunque. Oltre 4 anni fa una giovane analista di un grosso centro per ecografie e non solo, di Roma, diagnosticò per mia figlia due possibili patologie: nanismo o sindrome di down. Prese le misure del femore e dell’omero e sancì la sua impietosa sentenza: gli arti sono sproporzionati. Quindi è sintomatico di una patologia. “Cosa pensate di fare, preferisce abortire signora?” Sì, sì, così andò la questione. Era il 13 di agosto. A guardare bene, sul reperto, aveva invertito le misure e così il femore risultava più piccolo del femore. Grazie al cielo il nostro ecografo (aveva già seguito gli altri due figli e seguiva mia moglie da 20 anni) tornò anticipatamente dalle ferie, e visto che aveva inserito il caso nostro come ragione di un approfondimento per i suoi studi di statistica, prese a cuore il caso sin dall’inizio della gravidanza, perchè la bambina era effettivamente piccola a causa del malfunzionamento della placenta da parte della madre. Ecco perchè a mezzanotte, dico ore 24 della notte, ci accolse nel suo studio per analizzare attentamente la questione. La bambina era infatti continuamente monitorata e durante le ferie del professore fu egli stesso a consigliarci di andare in quell’altro studio. Fu lui che ci raccontò la storia di quel bambino che chiese al medico che avrebbe dovuto operarlo al cuore, se lui avesse mai visto Gesù in un bambino. Era molto scosso, il professore, da come la giovane collega avesse potuto trarre una conclusione così avventata.Egli ci fece notare che un medico, quando ha un bambino fra le braccia o nel monitor del computer, non può non pensare che ha per le mani una vita e non può non sentirsi parte di un progetto che va al di là delle apparenze.
Fatto sta che il professore ci segue ancora per un altro mese, finchè un sabato ci dice: correte in ospedale, perchè percepisco che la bambina potrebbe da un momento all’altro entrare in insufficienza respiratoria e ciò comprometterebbe il cervello e forse la vita stessa. Fu così che il 20 settembre a 8 mesi e mezzo nacque di 1,7 kg Benedetta. Minuscola come pochi, ma perfettamente in forma, e per niente nana e tanto meno down.
Devo dirvi che con mia moglie mai avremmo accettato l’aborto? Altrimenti, avremmo mai tentato l’impossibile come è stato? Dopo la nascita Benedetta è rimasta in incubatrice 20 giorni ed ogni giorno mia moglie si tirava il latte e glielo portava in ospedale perchè lì non poteva pernottarvi ed era lontana da casa. Ad un anno gli è stata diagnosticata l’epilessia per un attacco che l’ha colta durante il sonno. Poi una seconda volta in braccio al suo papà, che di corsa, senza prendere alcun mezzo è sceso dalle scale di casa per portarla al San Giovanni in terapia intensiva. Sembrava morta. Immaginatevi il mio cuore a che velocità andava. Per 3 anni Benedetta è stata seguita nel Centro del Santa Lucia sull’Ardeatina, dove sono accolti bambini e persone con deficit molto gravi. Non era il caso suo e ci sentivamo in difficoltà a vedere quali casi la natura riserva come prova per genitori coraggiosi. Benedetta era lì per essere accompagnata nei primi movimenti, nelle prime parole, nel mangiare a causa della pigrizia data dai suoi muscoli piccoli e fragili. Questo 2 volte la settimana per 2 ore ogni volta. Per queste ragioni ha avuto la via preferenziale per andare all’asilo, superando ogni graduatoria di merito e si è pensato di darle una assistente per l’insegnamento. Ma dopo il primo giorno tutte le insegnanti hanno esclamato: qui siamo noi che abbiamo bisogno della sua assistenza. Mai visto una bambina di tre anni comportarsi come una adulta. Benedetta è infatti una bambina intelligente e sensibile ed è la mascotte della classe per l’allegria e la brillantezza. E’ anche molto bella. Parla con proprietà di linguaggio unico per una bambina della sua età ed è abilisima in matematica. Il Centro Santa Lucia l’ha dovuta dismettere perchè non saprebbe più come giustificare la sua presenza là. Da quella volta, di attacchi più nulla. La dottoressa che l’ha in cura al Fatebenefratelli sa come la penso in fatto di medicine, e ci ha assicurato che la riduzione costante del farmaco potrà renderla tranquillamente indipendente da questa schiavitù già a sei anni.
Ma resta un problema. Quella giovane dottoressa che l’aveva già marcata per un aborto sicuro potrà mai risarcire il danno morale che ha compiuto con la sua sentenza? Un amico magistrato mi aveva garantito che avrei potuto portarla a processo perchè avevo tutta la documentazione sufficiente a dimostrare la sua incompetenza. Ma ho creduto che non avrei reso giustizia all’amore, a questa parola che comunque dà la vita e la vita procede dal Padre Creatore anche attraverso la nostra libera scelta di impedire che altri decidano per noi e forse perchè oggi la società e la Cassazione l’avrebbero tutelata egualmente, ma non per amore, non per giustizia, ma perchè oggi il mondo è fondato sulle corporazioni e sulla cultura della mote.
Allora la domanda sorge spontanea: cosa diranno mai i genitori a questa bambina down, quando chiederà “ma davvero mi avreste abortita se solo aveste saputo che ero così?” Mi aspetto questa risposta da gente capace solo di prendersela con gli obiettori di coscienza ospedalieri o con chi garantisce comunque la vita prima di tutto: “ma no cara, è che così abbiamo preso 1 milione di euro”. E no, cari loro, l’amore non si mercanteggia. Io avrei potuto prendere per il collo quella dottoressa, ma l’amore che ho sempre avuto per questa vita che stava per nascere, mi ha impedito, prima, di esaminare anche una pur brevissima possibilità di un aborto, e oggi, poi, mi consente anche di perdonare quella scellerata nonostante lei possa rispondermi con arroganza che può farne a meno del mio amore perchè la legge la tutelerebbe nel suo stesso interesse professionale e chissà “deontologico”. Spero che Ippocrate non ci ascolti! Io intanto mi tengo stretta Benedetta e spero che quei genitori almeno decidano di devolvere parte di questi soldi a quei genitori che invece una bambina down l’hanno voluto con tutto il cuore, tutta la mente, tutto lo spirito e tutta l’anima!!
—————-o0o—————-
Manifesti contro l’aborto? I “democratici” ti aggrediscono
Riceviamo e pubblichiamo qusta testimonianza, condividendo la battaglia per l’abrogazione della famigerata legge 194
di Giorgio Celsi
Ben venga come si evince alla fine dell’articolo del Corriere.it il fatto che i miei volantini con delle vere foto di bambini abortiti nel cestino dei rifiuti ospedalieri, urtino la sensibilità dei passanti, perché visto che non si ha nessun timore di disturbare la sensibilità delle persone quando si tratta delle ingiustizie perpetrate ai danni degli animali o dell’ambiente non vedo perché io dovrei farmi scrupolo nel far emergere con i miei volantini una realtà che in 35 anni di aborto legalizzato ha causato la soppressione di quasi sei milioni di bambini nel caldo ventre materno, anzi le ceneri di questi bambini come diceva Padre Pio : “Vanno sbattute sulle facce di bronzo dei loro genitori, dei medici e degli infermieri responsabili”. Io aggiungo che andrebbero sbattute in faccia anche a tutti coloro che con la loro indifferenza e con il loro menefreghismo hanno permesso e continuano a permettere questo olocausto legalizzato, questo tributo a Satana. Ricordiamoci che Auschwitz inizia quando si guarda agli ospedale dove si fanno gli aborti e si pensa: “Tanto non sono ancora bambini “, oppure “a me questo non importa” o peggio ancora quando si giustifica la legge sull’aborto dicendo “Io non lo farei mai ma lascio che ci sia una legge che dia la libertà agli altri di farlo”. (che equivale a Dire: io non ucciderei mai una persona ma do la pistola a tutti coloro che vogliono farlo). Questa verità la chiesa la deve “gridare dai tetti”, abbiamo bisogno di pastori che illuminino le coscienze ammorbidite da 35 anni di legalizzazione dell’aborto.
In questo momento poi in cui si parla tanto di femminicidio ci si dimentica di tre milioni di bambine concepite soppresse legalmente dall’entrata in vigore della legge 194 in Italia se è vero che gli aborti ufficiali in questo arco di tempo, come detto ammontano a sei milioni. In più in Italia si sta sviluppando con l’aumento dell’immigrazione il fenomeno dell’aborto selettivo di bambine. E per questa immane ingiustizia perchè le radicali e le femministe non protestano la Bonino in primis ?
Dal canto mio capisco che quell’andare a testimoniare davanti agli ospedali abortisti in divisa da infermiere possa dare fastidio a molti, soprattutto a chi con gli interventi di aborto mira a far quadrare i bilanci del suo ospedale, ma ribadisco come ho risposto al presidente del mio collegio -Dott. Mutillo- che mi ha diffidato per questo prima verbalmente e poi per iscritto, che smetterò di andare a testimoniare in divisa, quando i medici e gli infermieri smetteranno di eseguire aborti.
Cordiali saluti, Celsi Giorgio Presidente Associazione “Ora et Labora in Difesa della Vita” e Vicepresidente Associazione “No 194” info@no194.org http://no194.org/ Per Info 3467035866
—————o0o—————
La legge 194 si fonda su basi anti-scientifiche

Sulla “capacità di sopravvivenza autonoma del feto”, anche in ambienti colti, regna una grave disinformazione. Si pensa che, nel seno materno, il feto non abbia una vita propria ma partecipi alla vita stessa della madre e che solo verso le 24 settimane di gravidanza, il nascituro acquisti in qualche modo misterioso una vita propria e “autonoma”, che gli permetterebbe di sopravvivere fuori dal corpo della madre e gli conferirebbe un pieno diritto alla vita.
Dal punto di vista scientifico questa idea è completamente falsa. Eppure gli articoli 6 e 7 della legge 194/78, sull’aborto legale nel secondo trimestre di gravidanza, si basano proprio su questa idea erronea. In realtà qualunque animale, uomo compreso, per mantenersi in vita deve nutrirsi, respirare ed eliminare i prodotti del metabolismo.
Un adulto o un neonato adempiono queste funzioni per mezzo dei polmoni, del tubo dirigente, e dei reni. Invece l’embrione o il feto umano, come tutti i mammiferi placentati, compie le stesse funzioni per mezzo di un unico organo, la placenta, che li rende capaci di utilizzare il sangue della madre, che circola nelle pareti dell’utero, come sorgente di ossigeno e di sostanze nutritive e come via di eliminazione dell’anidride carbonica e degli altri prodotti del metabolismo.
La nascita, quindi, non è l’inizio della vita umana, ma solo un brusco cambiamento dell’ambiente di vita di un essere umano che già vive e si sviluppa fin dal concepimento. Il feto ha “capacità di sopravvivenza autonoma” quando i suoi polmoni, i suoi reni e il suo apparato digerente sono abbastanza sviluppati da sostituire le funzioni della placenta.
Particolarmente importante è la funzione dei polmoni. Se essi non sono in grado di sostituire la placenta nell’assunzione di ossigeno e nell’eliminazione dell’anidride carbonica, il bambino muore per insufficienza respiratoria. E’ questa la causa di gran lunga più importante della non sopravvivenza del feto fuori dell’utero materno, e non già una presunta “mancanza di vitalità“, o un tipo di vita “inferiore”.
Da questi dati scientifici risulta chiaro che è assurdo attribuire al feto un maggiore o minor grado di dignità umana, e quindi condizionare il suo pieno diritto alla vita, sulla base della sua capacità di sopravvivere fuori dall’utero, come stabilisce la legge 194 agli articoli 6 e 7. E’, infatti, irragionevole far dipendere il diritto alla vita sia dal modo con cui un essere umano si nutre e respira, sia dalla capacità di sopravvivenza al di fuori dell’utero perché questa dipende dal grado di assistenza medica disponibile.
Cento anni fa nessun neonato sopravviveva se nasceva prima delle 30 settimane di gravidanza; oggi, sopravvive il 70% dei nati fra la 25° e la 28° settimana, il 10% dei nati fra la 25° e la 23° settimana, il 3% dei nati alla 22°settimana. Ciò è possibile perché oggi i medici riescono a far funzionare sufficientemente i polmoni di un neonato molto prematuro anche quando questi, da soli, non sono ancora in grado di farlo.
Perciò, alla luce della scienza, è evidente la natura ideologica e antiscientifica degli articoli 6 e 7 della legge 194/78, come del resto lo sono anche molti articoli. Ciò ha creato un insanabile conflitto fra la legge positiva e la realtà di fatto, da cui non si potrà mai uscire fino a quando la legge continuerà a basarsi su pregiudizi ideologici senza tener conto dei dati oggettivi certi delle scienze biologiche.
Nota di BastaBugie: vi invitiamo a vedere il bellissimo video “Diario di un Bambino mai nato” cliccando qui sotto
«Si sieda sul water e non guardi giù, puliamo tutto noi». Ecco l’aborto fai da te in America
Posted by Parola diUgo on 05/07/2013 in Attualità
Un nuovo video di Live Action svela la crudeltà delle interruzioni di gravidanza nei primi giorni di vita del bambino
Il gruppo pro life “Live Action” ha pubblicato la sesta di una serie di inchieste video che mirano a rendere noto al grande pubblico – dopo il clamoroso processo al medico abortista Kermit Gosnell, condannato per crimini orribili sui neonati e sulle donne – quello che avviene normalmente nelle cliniche abortive degli Stati Uniti.
In quest’ultimo documentario Live Action rivela la crudeltà dell’aborto quando questo è effettuato su bambini alle prime settimane di vita: il protocollo seguito dai medici in questi casi è altrettanto terribile e per di più, diversamente da
quanto accade per l’aborto chirurgico, la donna è lasciata sola a vivere in piena coscienza tutto quello che avviene.
La procedura abortiva descritta nel filmato è quella basata sul ricorso a sostanze medicinali letali per il bambino. Si tratta di un metodo che comprende l’induzione del parto: con un ago inserito nel ventre della madre vengono iniettate sostanze velenose nel liquido amniotico e con altri medicinali si provocano le doglie per l’espulsione del bambino morto.
Il documentario è costruito con le registrazioni di conversazioni telefoniche intercorse fra le pazienti e i medici della Southwestern Women’s Options Clinic di Albuquerque, nel New Mexico. Il video contiene immagini piuttosto forti.
Qui di seguito proponiamo una nostra traduzione dei dialoghi.
Telefonata 1 Medico: Quello che sappiamo è che lei è alla ventisettesima settimana. Donna: Oh davvero? Medico: Sì, quindi è a circa un mese da… sì, effettivamente, lei è un mese avanti rispetto a quanto credeva. Questo cambia i suoi sentimenti al riguardo? Donna: È solo che non sapevo di essere così… così avanti, ma c’è differenza? Medico: È differente la procedura… è fatta di… induciamo il parto. Così partorirà un bambino morto.
Telefonata 2 Medico: Facciamo l’iniezione che blocca il battito del feto, ok? Ha già sentito qualche movimento? Donna: Mmmh… Medico: Poi il secondo giorno controlliamo, ci assicuriamo che abbia funzionato, ok? Ok? Questo non è… non è qualcosa che scivola via… il terzo giorno quindi induciamo il parto… e sarà dura quell’ultimo giorno. Donna: Sì, perché è… è come partorire un bambino. Medico: Sì. Donna: Ah ok… Medico: Ma è più piccolo. Donna: È piccolo. Medico: Ma comunque è intenso.
Telefonata 3 Consulente: Inserire l’ago dell’iniezione, andrà dritto dentro la sacca… dentro la gravidanza, ok? Lui è a testa in giù. Si inserisce verso il dorso del bambino, ok? Donna: Ok… Medico: Se ha la testa in giù sarà inserito verso il cranio. Donna: Ma lui lo sentirà? Consulente: Uhm… sa, io non… non sono sicuro. Non so se è abbastanza sviluppato per sentire. Uhm… ma potrebbe essere… questa idea la infastidisce? Donna: Eh un po’… sì, credo… a lei no? Consulente (ridendo dolcemente): Beh, penso che sia, uhm, necessario che accada per completare la procedura in modo sicuro… insomma, è forse il modo più umano di farlo. Perché non possiamo far partorire un bambino vivo. Donna: Quindi è come partorire un bambino. Medico: Mmmh… Donna: Un bimbo morto.
Telefonata 4 Consulente: Sente la pressione… si muove? Sta partorendo, allora non chiuda a chiave la porta della stanza d’albergo. Tenga vicino il cellulare e si sieda sul gabinetto… Non deve guardare nulla, non deve pulire nulla, stia solo al telefono con noi e, uhm… beh, noi proveremo a… stia al telefono con noi finché il dottore e l’infermiera arriveranno lì. Ok? Donna: E cosa succede se… se esce mentre sono in bagno? Consulente: Semplicemente non deve guardare giù, non deve fare nulla. Il medico e la dottoressa verranno a prendersi cura di lei… cioè se pensa che sia troppo guardarlo, beh, si sforzi di non guardarlo. Donna: Ok… Consulente: Ok? Uhm, se mai si copra con un asciugamano o con qualcosa… Donna: Ok.
Telefonata 5 Dottore: Se lei è fra le fortunate che non provano dolore con le contrazioni, e all’improvviso lei è lì e: “Ah, qualcosa sta uscendo”, allora si sieda sul water. Donna: Ok. Medico: Chiami e non chiuda la porta della camera d’albergo e noi entriamo e veniamo da lei… Donna: E se sono in bagno ed esce e finisce nel water? Cosa faccio? Medico: Stia seduta lì, deve stare lì. E non si muova fino a quando non arriviamo. Donna: Ok, non devo preoccuparmi di tirarlo fuori da lì? Medico: Non deve guardare né pulire nulla… Donna: Lei lo… Medico: Sì. Donna: Lo farà lei? Medico: Faremo tutto.
-o0o-
3 July 2013 at 09:29
Per la salute delle donne e dei neonati sono meglio i paesi contrari all’aborto
giugno 22, 2013 Benedetta Frigerio
Uno studio pubblicato dal Journal of American Physicians and Surgeons esamina i casi dell’Inghilterra e dell’Irlanda che hanno legislazioni opposte sull’aborto. Con risultati sorprendenti
Circa una donna su tre in Inghilterra ricorre all’aborto almeno una volta nella sua vita. In Irlanda circa una su dieci. È una delle conclusioni contenute in uno studio appena pubblicato dalla rivista scientifica Journal of American Physicians and Surgeons e condotto da Byron C. Calhoun (West Virginia University-Charleston), John M. Thorp (University of North Carolina) e Patrick Carroll (del britannico Pension and Population Research Institute). Prendendo in considerazione le popolazioni femminili dei paesi del Regno Unito, che hanno diverse legislazioni sull’interruzione volontaria di gravidanza, la ricerca dei tre sfata alcuni miti sull’argomento.
MORTALITÀ MATERNA. In Irlanda per esempio, dove l’aborto è permesso solo in caso di rischio di vita della donna, il numero degli aborti continua a rimanere basso, nonostante le donne siano libere di andare in Inghilterra per interrompere la gravidanza. Ma non è tutto. Perché secondo i tre studiosi la mortalità materna per le donne inglesi è doppia rispetto a quella delle irlandesi. L’esatto contrario di quanto teorizzano gli abortisti, che accusano i movimenti pro life di crudeltà nei confronti delle donne: in Inghilterra, dove le regole sull’aborto sono tra le più blande al mondo, negli ultimi dieci anni il tasso medio di mortalità materna è stato di 6 su 100 mila, in Irlanda di 3 su 100 mila.
PARTI PREMATURI. Un altro dato interessante rilevato dalla ricerca riguarda il rischio di parti prematuri (con relativo pericolo di paralisi cerebrali): anche questo è maggiore nei paesi che hanno “liberalizzato” l’aborto. In Irlanda, invece, il numero dei neonati in salute è più alto: «Negli ultimi quarant’anni di aborto legale nel Regno Unito l’interruzione di gravidanza è cresciuta parallelamente alle morti al parto, ai parti prematuri, ai nati sottopeso e alle paralisi cerebrali». Mentre in Irlanda accade appunto il contrario. Alla pratica dell’aborto si è dunque associata nel tempo una minore attenzione al valore del bambino e della madre.
STABILITÀ DI COPPIA. Inoltre, osservano i ricercatori, «in Irlanda il numero delle donne senza figli che abortiscono è la metà rispetto alla stessa categoria inglese». E questo, secondo gli autori, sarebbe legato al fatto che in Irlanda le donne sole in proporzione al totale della popolazione sono molte meno che in Inghilterra, e i matrimoni sono più stabili. Ma anche le donne single abortiscono più raramente in Irlanda, si legge nello studio, perché mentre in Gran Bretagna le coppie non sposate in caso di gravidanza inattesa spesso scelgono di ricorrere all’aborto, per gli irlandesi la soluzione preferita all’”imprevisto” è il matrimonio.
Cina, costretta ad abortire al nono mese di gravidanza
Il piccolo è morto poco dopo il parto a causa dei medicinali che hanno accelerato il travaglio
11:46 – Costretta ad abortire al nono mese di gravidanza, in base alla legge che impone un limite al numero di figli. E’ accaduto in Cina ad una donna appartenente alla minoranza musulmana degli uiguri. Il piccolo è nato vivo, ma è morto poco dopo a causa del travaglio indotto prima del termine con dei medicinali. Nello stesso giorno e nella stessa struttura, altre cinque donne sono state costrette ad abortire. Lo riferisce Radio Free Asia.
Gli uighuri, come minoranza, sono esentati dalla politica del figlio unico, potendo avere tre figli se vivono in campagna e due in città. Ma la donna al nono mese era già madre di tre figlie e attendeva la nascita di un maschietto. Alla coppia le autorità avevano detto di dover pagare una multa tra i 6.000 e i 14.000 euro, per questo erano fuggiti dalla loro città, Arish, nella prefettura di Hotan, provincia nord occidentale dello Xinjiang, per rifugiarsi a casa dei genitori di lui, dove però sono stati trovati dalla polizia che ha prelevato la donna e l’ha portata in ospedale.
Lo Xinjiang è da mesi al centro di scontri tra la polizia cinese e la minoranza musulmana, spesso bollata come terrorista. Alla fine dell’anno scorso, il governo di Pechino ha allentato la politica del figlio unico, permettendo anche alle coppie i cui genitori sono entrambi figli unici, di avere più di un figlio.
Roma, abortisce ma espelle il feto 10 giorni dopo: denunciato l’ospedale
Il macabro ritrovamento nella doccia. La vittima aveva scoperto che la figlia aveva la sindrome di down e per questo aveva deciso di interrompere la gravidanza
14:16 – Ha scoperto che la bambina che portava in grembo era affetta dalla sindrome di down e per questo ha deciso di abortire all’ospedale San Camillo di Roma. Ma, dieci giorni dopo l’intervento, ha espulso il feto nella doccia. E’ quanto afferma l’avvocato di Stefania M. che ha presentato la denuncia. Secondo il legale, la donna ha subito un forte trauma e per questo è entrata in depressione.
Alla dodicesima settimana di gravidanza aveva scoperto che la figlia che portava in grembo era affetta da trisoma 21, ovvero la sindrome di down. Per questo si era recata al San Camillo di Roma per abortire ma dieci giorni dopo, nella doccia, una forte emorragia e poi l’espulsione del feto.
“Il 16 agosto la mia cliente si è recata nel reparto di Ivg dell’ospedale San Camillo di Roma per effettuare l’interruzione volontaria di gravidanza – dice l’avvocato Piergiorgio Assumma -. Dopo qualche giorno di febbre alta, le condizioni fisiche della donna sono degenerate: aveva forti dolori in tutto il corpo e grossi problemi di deambulazione. Il 26 agosto, dopo 10 giorni dall’intervento, al mattino Stefania ha subito una consistente perdita ematica e, entrando nella doccia, ha perso il feto che è caduto nel piatto doccia. Il marito l’ha trovata accasciata in forte stato di shock”.
“La vittima, che si trovava in Toscana al momento del fatto – aggiunge il legale – è stata immediatamente accompagnata dal marito al Pronto Soccorso di Ostetricia e Ginecologia del Policlinico Agostino Gemelli di Roma, dove dopo una nuova ecografia interna che ha rilevato la presenza nell’utero di materiale abortivo presumibilmente la placenta, è stata immediatamente portata in camera operatoria per un nuovo intervento di revisione della cavità uterina. Dopo la querela, il Sostituto Procuratore Carla Canaia ha disposto il ‘sequestro lampo’ della cartella clinica, la Procura di Roma sta indagando su questo gravissimo caso. Sul feto, che è stato mandato nel reparto di Anatomia patologica del Gemelli, è stato effettuato un esame istologico: era di 5,5 centimetri con porzioni di cordone ombelicale”.
L’avvocato fa sapere che la sua cliente ha una forte depressione, “non dorme, non esce di casa, non lavora quasi più. Un altro caso simile, aveva gia’ coinvolto un anno fa, il medesimo reparto dell’Ospedale San Camillo di Roma”.
Maurizio Blondet 03 Settembre 2013
Il mistero Ratzinger
(Invito alla lettura di Maurizio Blondet)
Chiunque ha potuto constatare questo strano fenomeno: tutti gli ambienti politici occidentali, all’unisono, nello stesso momento (tra marzo e maggio del 2013) hanno preso a legiferare per le «nozze omosessuali». Come fosse il problema più grande ed urgente, da risolvere subito. E ciò, proprio mentre la recessione mondiale ne poneva di ben più pressanti e giganteschi: dallo strapotere della finanza speculativa senza freni alla disoccupazione di massa nell’Europa periferica, dall’iniquità sociale assurdamente crescente ai debiti pubblici astronomicamente crescenti per il fatto che il «salvataggio» del sistema bancario era stato accollato ai contribuenti, fino allo smantellamento dello Stato sociale che aveva garantito per oltre un secolo dignità, sicurezza e una relativa uguaglianza alle cittadinanze d’Europa. No, tutto questo passava in seconda linea davanti al Problema: la «discriminazione contro i gay», la loro «parificazione» alle coppie normali, compreso il matrimonio e il «diritto di adottare» bambini altrui. Proteste e persino manifestazioni di piazza, indicanti una vasta opposizione a questo progetto da parte della popolazione, sono state rigettate con spregio. Chi si oppone al «matrimonio gay» con seri argomenti politico-sociali, è bollato come «omofobo», ossia come un odiatore irrazionale degli invertiti in quanto persone, dunque da nemmeno ascoltare, ma anzi da escludere dal discorso pubblico (1); e ben presto anche da incarcerare, quando il reato di «omofobia» diverrà norma di legge.
Per chi è appena informato di ciò che si decide dietro le quinte, è apparso evidente che i poteri governativi obbedivano ad un ordine dato. Da quali centrali è partito quest’ordine?
Il presente libro di Michel Schhoyans – il nuovo libro EFFEDIEFFE edizioni – comincia a rispondere alla domanda. Schooyans, docente di filosofia politica in varie università americane e da ultimo all’università Cattolica di Lovanio (di cui è emerito) da decenni analizza le strategie emanate dalle Nazioni Unite come «fabbrica» della nuova etica «invertita» (è il caso di dirlo): e ciò allo scopo di creare un «nuovo uomo», non più cittadino politicamente responsabile, libero e detentore di sovranità democratica, ma un essere di «genere» indeterminato, volto ai suoi piaceri privatissimi che reclama come «diritti». Diritti che i poteri forti transnazionali son ben disposti a dargli visto che non costano nulla, mentre lo spogliano della sovranità politica che è quella che conta per loro. Difatti, l’imposizione della nuova etica non è che una fase per l’imposizione del Nuovo Ordine Mondiale: un governo globale tecnocratico, governato da «tecnici» e non più da politici votati, tecnici poi selezionati dal sistema finanziario transnazionale.
Si sta dunque avverando, con velocità impressionante, la tesi che Schooyan enuncia in questo libro, indicando le Nazioni Unite come la fabbrica della nuova etica e impositrice dei «nuovi diritti», con lo scopo essenziale di delegittimare gli Stati nazionali intaccandone il loro sistema giuridico, e di completare una inaudita trasformazione dell’uomo in essere zoologico. Nel capitoletto dal titolo assai significativo, «Le passioni come valori», Schooyans ha scritto:
«Stiamo vivendo una rivoluzione antropologica: l’uomo non è più una persona, un essere aperto agli altri e alla trascendenza; è un individuo, votato a scegliersi la sua verità, ad adottare una sua etica; è un nucleo di forza d’interesse e di piacere. (…) Non ci può più essere posto per norme morali obiettive e comuni a tutti. Non ci si inchina più alla dignità di ogni uomo, chiunque egli sia. Oggi i nuovi valori, che G.F. Dumont chiama “valori invertiti”, sono il risultato di calcoli utilitaristici regolati dal consenso: si esprimono nella frequenza delle scelte osservate e si riducono in definitiva a ciò che agli individui fa piacere».
«Con questa concezione dell’uomo e del valore, i diritti umani finiscono per essere ridotti ad un catalogo variabile di rivendicazioni specifiche di singoli individui, acquisiti per consensi successivi, e specchi di puro calcolo di interessi. Poiché non esistono più valori obiettivi (…) il valore nella sua concezione invertita, rappresenta in fin dei conti ciò che soddisfa le passioni umane. Insomma, il diritto fondamentale dell’uomo diventa quello di soddisfare le sue passioni, e a ciò dovrebbe provvedere il diritto positivo».
«(…) Ne deriva che il consenso è investito di una “santità civile”; chi non lo rispetta è colpevole di empietà civile e va punito per disubbidienza. Ogni volta che si lasciano passare “nuovi diritti” del singolo individuo e non più della persona – diritto all’omosessualità, all’aborto, all’incesto, alla prostituzione, alla pedofilia, alla soppressione della tutela parentale sui minori – si fa un nuovo passo avanti in direzione della consacrazione civile della violenza. (…) Al termine di questo percorso il “diritto” alla violenza dovrà essere garantito dalla “violenza delle istituzioni”. Violenza duplice: sui corpi divenuti “disponibili”, ma soprattutto sulla personalità degli individui. Perché il miglior modo di soffocare la contestazione e il dissenso è di prevenirli imponendo alla totalità degli uomini questa “nuova etica” affidata a convenzioni aventi forza di leggi. Per sua stessa natura la nuova etica sarà pertanto intollerante, altrimenti non potrebbe garantire né uniformità sociale né unidimensionalità degli individui, e dunque dovrà avvalersi di un’Inquisizione civile».
È possibile intravvedere un prossimo futuro in cui i nostri politicanti, varando la legge che il «gay a 17 anni» richiede per potere esistere, il suddetto gay potrà esigere da voi, se gli piacete, di lasciarvi da lui sodomizzare; e se vi rifiutate, trascinarvi in giudizio per omofobia. A questo porta il «Diritto al Piacere» come unico criterio giuridico.
Perciò Schoooyans conclude: «Una siffatta idea del valore è distruttiva non solo del tessuto sociale, ma crea le premesse per una nuova barbarie». Una inaudita barbarie, infinitamente peggiore anche dei totalitarismi passati, comunisti: quelli non riuscivano a sodomizzare le anime.
«A questa avanzata – dice Schooyans – contribuiscono non solo i decisori politici, e i mezzi di comunicazione, ma anche quei cristiani troppo zelanti nello stringere la mano che, oggi ancora, tende loro l’angelo delle tenebre».
La «violenza delle istituzioni»: è proprio quella che ci sta opprimendo in questo tempo storico, e ciò proprio mentre ci dichiara «liberi»: liberi di ogni trasgressione, ma guai a chi si oppone alla trasgressività legalizzata: è «omofobo», e cade sotto le punizioni dell’intolleranza conformista del nuovo tipo. L’Inquisizione civile, creata apposta per controllare i dissidenti, è onnipresente: il poliziotto psichico non solo ha dalla sua le alte istituzioni dello Stato, ma anche l’«opinione pubblica», formata continuamente dalla propaganda-pubblicità onnipresente.
L’allora cardinale Joseph Ratzinger capiva benissimo che la posta in gioco era il Governo Globale dei Banchieri, quando nel 1999 scrisse la prefazione italiana ad un altro saggio di Schooyans, «Nuovo Disordine Mondiale»:
«Le tesi portate avanti da Schooyans – scriveva – oltre ad essere un autentico pugno nello stomaco, esprimono una linea interpretativa che potremmo definire autorevolissima della posizione della Chiesa riguardo ad un problema, quale quello della “vita” e della sua strumentalizzazione, che è preconizzato come un tentativo di “dittatura mondiale” perseguita dai Paesi più ricchi, e che si avvale di importantissimi strumenti politici quali l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), l’ONU, le ONG, la Banca Mondiale e tutte le organizzazioni a esse collegate. Secondo l’Autore, il Nuovo Ordine Mondiale non è altro che il tentativo di imporre la “filosofia dell’egoismo” dei Paesi ricchi ai Paesi poveri o in via di sviluppo, e il dominio di pochi su tutti gli altri».
Non si potrebbe trovare una più precisa definizione degli scopi finali del Governo Globale da secoli preconizzato e promosso, dapprima in circoli ristretti e segreti del potere, ed oggi ormai apertamente proposto come unica soluzione ai problemi creati da quegli stessi circoli («Non c’è alternativa», There is not alternative). La prefazione di Ratzinger continuava denunciando «la confìgurazione sempre più definita che va sotto il nome di Nuovo Ordine Mondiale», e la «nuova antropologia che dovrebbe essere la base del Nuovo Ordine Mondiale», quella sulla «gender equity ed equality» (allora ancora di là da venir legalizzata): progetto anti-umano verso cui Ratzinger invitò i cristiani a resistere. «A questo riguardo, la voce dei cristiani si è fatta negli ultimi decenni troppo debole e troppo timida».
Sicuramente, e Ratzinger non faceva altro che confermare una linea secolare della Chiesa, ben conscia che il progetto del Nuovo Ordine Mondiale emana dagli ambienti più ferocemente anticattolici, protestanti radicali, ebraismo deviato, Massoneria, che si possono definire rigorosamente anti-cristici.
Dunque è stata una amara sorpresa per i cattolici consapevoli ascoltare Joseph Ratzinger, divenuto pontefice Benedetto XVI, nel Natale del 2005, alla sua prima benedizione Urbi et Orbi, pronunciare queste parole:
«Uomo moderno, adulto eppure talora debole nel pensiero e nella volontà, lasciati prendere per mano dal Bambino di Betlemme; non temere, fidati di Lui! La forza vivificante della Sua luce ti incoraggia a impegnarti nell’edificazione del Nuovo Ordine Mondiale, fondato su giusti rapporti etici ed economici. (…) L’umanità unita può affrontare i tanti e preoccupanti problemi del presente: dalla minaccia terroristica alle condizioni di umiliante povertà in cui vivono milioni di esseri umani; dalla proliferazione delle armi alle pandemie e al degrado ambientale, che pone a rischio il futuro del Pianeta».
Qui il nuovo Papa non solo aderiva al mondialismo, ma faceva suoi i più vieti e discutibili motivi per cui la propaganda mondialista sostiene che «non c’è alternativa» al Governo Unico Globale: dal falso umanitarismo della «fame nel mondo» (per alleviare la quale le multinazionali delle sementi non fanno che propagare i semi geneticamente modificati, brevettati da loro e quindi da pagare a loro) al falso pacifismo (non-proliferazione: un cavallo di battaglia dell’ideologia ONU, che serve a disarmare i deboli). Quasi intollerabile poi sentir evocare il «terrorismo globale», invenzione propagandistica con cui l’amministrazione Bush jr. ha invaso due Paesi, Afghanistan ed Iraq; e le «pandemie», il cui timore veniva sapientemente diffuso proprio allora dall’Organizzazione Mondiale della Sanità senza altro fondamento che far vendere centinaia di milioni di dosi di vaccini inutili con enormi profitti delle Case farmaceutiche globali; «pandemie» qualche volta evocate da ben identificati ambienti globalisti come strumento per alleggerire l’umanità di alcuni miliardi di individui, onde ridurla a un numero «sostenibile» per il Pianeta. Impressionante poi il voler mettere il progetto mondialista quasi sotto il patronato di Gesù Bambino…
Peggio. Nel 2011, il Pontificio Consiglio Justitia et Pax, un organo ufficiale vaticano, ha emanato un documento – «Per una riforma del sistema finanziario e monetario internazionale nella prospettiva di un’autorità pubblica a competenza universale» – dove si afferma, é più né meno, la necessità di un Governo Unico Mondiale come soluzione all’attuale crisi economica. Lungi dal denunciare il sistema bancario globale, il documento attribuisce la crisi all’assenza di un potere super-sovrano, che sia in grado di «unificare la famiglia umana»; e si auspica che questo governo unificato globale possa essere costituto dalle organizzazioni transnazionali oggi esistenti: ONU, Fondo Monetario, Banca Mondiale – insomma proprio gli organismi che Ratzinger vigorosamente denunciava nella sua prefazione al saggio di Schooyans. In particolare quell’ONU che, come il Vaticano sa benissimo, promuove la «nuova etica», l’aborto, la denatalità, la sterilizzazione delle donne del terzo mondo.
«Un lungo cammino resta da fare – constata il documento – prima di arrivare alla costituzione di tale Autorità pubblica di competenza universale. Logica vorrebbe che il processo di riforma si sviluppasse avendo come punto di riferimento l’Organizzazione delle Nazioni Unite, in ragione dell’ampiezza mondiale delle sue responsabilità, della sua capacità di riunire le nazioni della Terra e di quelli delle sue Agenzie specializzate […] Ad un governo mondiale non si può pervenire, se non dando espressione politica a preesistenti interdipendenze e cooperazioni».
Come mai Benedetto XVI manifestava una posizione del tutto opposta a quella che sembrava nutrire quando era il cardinal Ratzinger?
(troverete la recensione completa all’interno del libro)
Elena Cattaneo senatrice a vita, una scelta ideologica
di Tommaso Scandroglio
31-08-2013
Il Presidente Napolitano ieri mattina ha nominato quattro nuovi senatori a vita. Si tratta del direttore d’orchestra Claudio Abbado, del fisico nucleare e premio Nobel Carlo Rubbia, dell’architetto Renzo Piano e della neurobiologa Elena Cattaneo. Tra questi quattro nomi forse quello che stona maggiormente è l’ultimo e per più motivi.
La Costituzione stabilisce all’art. 59 che per essere nominato senatore a vita il candidato deve aver «illustrato la Patria per altissimi meriti nel campo sociale, scientifico, artistico e letterario». In altre parole il prescelto non solo deve avere un curriculum vitae di altissimo prestigio – cosa che di certo la Cattaneo può vantare – ma tale curriculum deve essere quasi unico, eccezionale tanto da recar lustro alla Patria a motivo della sua singolarità.
Abbado, Rubbia e Piano nei loro campi sono davvero dei numeri uno. In merito invece alla dott.ssa Cattaneo qualche dubbio ci viene a leggere il trascorso accademico – sicuramente eccellente – ma non unico della ricercatrice. Moltissimi come lei possono vantare un ruolo di docente ordinario in una università, pubblicazioni scientifiche, un periodo di studi al prestigioso MIT di Boston, la direzione di progetti ed istituti di ricerca, responsabilità e cariche di rilievo pubblico, premi e riconoscimenti.
Oltre all’unicità dei suoi meriti il senatore a vita, come accennato, deve aver dato lustro con il suo impegno all’Italia e tale lustro – astraendo dalla lettera del dettato costituzionale, ma rimanendo fedeli ad una prassi presidenziale – deve essere riconosciuto a livello internazionale, non solo in circoli ristretti, ma anche nel sentito popolare. Insomma deve essere una specie di icona vivente, come lo erano stati, ad esempio, Rita Levi Montalcini, Indro Montanelli, Sergio Pininfarina e Gianni Agnelli; e andando indietro con la memoria troviamo nomi come Arturo Toscanini (che declinò l’invito), Trilussa, Luigi Sturzo, Eugenio Montale, Eduardo de Filippo, Carlo Bo, Norberto Bobbio e molti altri. Questi nomi stanno a dimostrare che la patente di eccellenza vidimata dal Presidente della Repubblica deve essere prima comprovata da una qualificata fama internazionale.
La Cattaneo di certo è nota nel suo specifico ambito scientifico, ma si può dire altrettanto fuori di esso? Forse, obietterà qualcuno, non ha avuto ancora il tempo per far conoscere il suo talento a tutti dato che è assai giovane, essendo della leva del’62. E qui si inarca un altro sopracciglio: suona strano che una cinquantenne sia già diventata senatrice a vita, ruolo che si assume in genere al termine della propria carriera.
Ma allora perché Napolitano l’ha nominata? Forse i motivi devono essere rinvenuti nel tipo di ricerche che da anni la professoressa Cattaneo sta portando avanti nei suoi laboratori e nella sua battaglia mediatica a favore della libertà di ricerca. La Cattaneo per le sue sperimentazioni usa infatti cellule staminali embrionali importate dall’estero. Ricordiamo che le cellule staminali adulte non suscitano particolari problemi etici, non così quelle embrionali: l’utilizzazione di queste linee cellulari infatti comporta la menomazione dell’embrione o, il più delle volte, il suo decesso.
Nonostante ciò la Cattaneo si batte per il loro uso e al tempo del referendum del 2005 sulla legge 40 diventò uno dei volti “scientifici” per l’abrogazione di alcune parti di questa legge. In particolar modo si spese allora per eliminare dal testo normativo il divieto di sperimentazione sugli embrioni crioconservati. Tale impegno continua tutt’oggi e la docente milanese spesso scrive su differenti pubblicazioni divulgative e interviene in molti dibattiti pubblici.
La decisione di Napolitano allora diviene simbolica ed astrae dal caso “Cattaneo”: un segnale di alcuni poteri forti alla comunità scientifica e alla società civile. Quello che importa non è tanto l’elezione della Cattaneo a senatrice a vita, bensì il tipo di ricerca che lei conduce: premiando lei in realtà si mira a premiare l’uso delle cellule staminali embrionali. In altri termini la scelta del presidente non può che essere letta come un placet del Quirinale a simili sperimentazioni sugli embrioni – le quali rimangono tutt’ora vietate in Italia ad eccezione di quelle su linee cellulari importate – ed un incoraggiamento a proseguire su questa strada che scientificamente è tutta in salita. Infatti è da notare che a differenza della ricerca sulle staminali adulte che appare assai promettente e che ha già incassato risultati clinici significativi (l’anno scorso Shinya Yamanaka vinse il Nobel proprio per le sue ricerche sulle cellule mature), quella che interessa le staminali embrionali risulta invece essere meno efficace.
Napolitano pare quindi incoraggiare quei ricercatori che, come la Cattaneo, si sentono ghettizzati, ostacolati dalla politica e dalle leggi che, come la legge 40, mettono loro i bastoni fra le ruote. Ed infatti la Cattaneo, insieme ad altre due colleghe, nel febbraio del 2010, in una lettera inviata a Nature così si lamentava alludendo ad un suo ricorso la Tar del Lazio poi perso contro la decisione del governo di finanziare solo la ricerca sulle staminali adulte: “Come scienziate preoccupate di una ingiustificata ingerenza della politica nella ricerca, abbiamo intenzione di continuare la lotta nei tribunali, anche se ci volessero anni”. E in un altro articolo appuntava in merito al suo campo di ricerca: “L’indifferenza generalizzata rende questa azione [di sensibilizzazione delle coscienze] particolarmente difficile”. La benedizione del Presidente della Repubblica forse ora aiuterà chi sperimenta sugli esseri umani allo stadio embrionale ad uscire dal cono d’ombra.
http://www.lanuovabq.it/it/articoli-elena-cattaneo-senatrice-a-vita-una-scelta-ideologica-7183.htm
Sesso sicuro con gel rivoluzionario
Per donne, impedisce il concepimento e il contagio di malattie
Aids: le campagne shock
16:33 – Ha successo la sperimentazione di un antifecondativo per donne in grado di rivoluzionare la contraccezione. E’ un gel che, oltre a evitare gravidanze indesiderate, protegge anche dalle malattie sessualmente trasmissibili. Le donne potranno dire addio alla schiavitù della pillola, perché può essere inserito due o tre giorni prima di un rapporto sessuale con una spugnetta o un anello vaginale e si attiva solo a contatto con lo sperma.
Una “bella addormentata” – A mettere a punto l’innovativo anticoncezionale è un team di scienziati dell’Università di Newcastle. Gli esiti positivi si riferiscono solo a test di laboratorio a cui seguiranno quelli su topi e umani. Non si tratta, però, di un banale spermicida. John Atkien, biologo della riproduzione umana tra gli autori dello studio ha dichiarato durante il convegno “Fare figli nel Ventunesimo secolo” di Sydney: “Come un “bella addormentata”, si sveglia solo al momento dell’inseminazione”.
Come funziona – L’invenzione, se confermata dai prossimi studi, sarebbe innovatrice in quanto il composto non uccide lo sperma ma mira al meccanismo che gli consente di “nuotare” e, come ha spiegato Atkien, è più sicuro per la donna rispetto allo spermicida che l’esperto ha definito “un rozzo inibitore della fecondità”. Lo scienziato ha aggiunto, riferendosi allo spermicida, che “a causa della sua azione distruttiva, le donne che lo usano frequentemente, specie le lavoratrici del sesso, hanno un rischio significativamente maggiore di contrarre l’Hiv”.
Da quando la pillola è stata introdotta nel 1959, non vi sono state nuove forme di contraccezione, ha ricordato lo studioso: “Ora siamo in un ambiente completamente diverso. Abbiamo bisogno di contraccettivi secondo le esigenze del Ventunesimo secolo. C’è un rischio assai maggiore di contrarre malattie trasmesse sessualmente, rispetto agli anni ’50 e ’60, quando l’Hiv praticamente non esisteva”.
Bastoncino anticoncezionale:cos’è e come funziona
Non crea apprensione come il cerotto: chiunque l’abbia usato può confermare quante volte lo controlla quotidianamente per paura che si sia staccato (soprattutto se hai una vista sportiva, molto attiva tra palestra e piscina).
Non è fastidioso come l’anello: durante i rapporti hai la sensazione di sentirlo spostarsi.
Il nuovo anticoncezionale, da poco immesso sul mercato italiano, è un piccolo bastoncino flessibile lungo quattro centimetri e di diametro due (sembra un pezzetto di spaghetto), che contiene un ormone progestinico (etonogestrel) che inibisce l’ovulazione.
Il bastoncino, il suo nome è Nexplanon, va inserito sottocute nella parte interna del braccio dal ginecologo, tramite un applicatore che in poche parole te lo “spara” sottopelle in anestesia locale (fa parte degli impianti sottocute). Perciò, niente ferite, tagli, punti o cicatrici.
La cosa più incredibile è che una volta inserito sotto pelle, svolge la sua azione contraccettiva automatica per ben tre anni!
Prima l’ho definito nuovo anticoncezionale, ma mi riferivo naturalmente all’Italia, dove siamo spesso gli ultimi a beneficiare delle novità scientifiche. Si parlava di questo anticoncezionale già sette anni fa, ma solo ora è commercializzato in Italia. In realtà in Europa, questo anticoncezionale è usato da oltre dieci anni, soprattutto in Francia e Gran Bretagna.
Ora si è finalmente deciso di commercializzarlo anche in Italia in versione aggiornata e corretta rispetto a quella inglese, dove si chiamava Implanon. Il bastoncino inglese è stato portato davanti al tribunale del Regno Unito da oltre 580 donne che erano rimaste incinta utilizzandolo, vincendo naturalmente la causa.
Ma niente paura, la versione commercializzata in Italia non è quella inglese, si è dimostrata sicura (quasi) quanto la pillola anticoncezionale.
Il bastoncino è facilmente controllabile al tatto, ma per sicurezza, contiene quindici milligrammi di bario, una sostanza atossica che consente di localizzarlo tramite una semplice radiografia, tac, ecografia o risonanza magnetica. Quindi di farselo togliere facilmente dal ginecologo, in qualsiasi momento, qualora si decidesse di avere un bambino. Dopo che è stato rimosso, l’ovulazione ricomincia nell’arco di venti giorni, ristabilendo così i normali ritmi di fertilità.
I vantaggi
I vantaggi del bastoncino sono:
– una volta inserito si può non pensare più all’anticoncezionale per tre anni (cosa non da poco!)
– non contiene estrogeni (come invece la pillola, il cerotto o l’anello)
– non dà problemi all’organismo di ritenzione idrica
– adatto anche per donne fumatrici, obese, ipertese, chi soffre di emicrania con aura, chi ha problemi di coagulazione o chi è a rischio trombosi (tutti casi in cui ad esempio la pillola è sconsigliata)
– adatto anche per malate di cancro con tumori di origine endocrina
– adatto anche alle neo mamme perché non interferisce con l’allattamento
Inoltre non si sono mai registrati aumenti di peso o cali della libido, come invece a volte succede con la pillola anticoncezionale.
Una controindicazione da segnalare è che l’utilizzo del bastoncino provoca un sensibile calo del flusso mestruale (il 20% ha riscontrato fenomeni di amenorre cioè assenza del mestruo). Inoltre si è dimostrato un poco meno sicuro della pillola (95% contro il 99%).
L’unico aspetto che potrebbe far riflettere è che l’utilizzo della pillola anticoncezionale, permette di stabilire esattamente i giorni del proprio ciclo (ricordo che al terzo/quarto giorno di sospensione compare il mestruo). Infatti, non facendo la settimana di sospensione della pillola, non compare il flusso mestruale, fattore spesso utile se dovesse esattamente coincidere ad esempio con l’unica settimana all’anno di ferie al mare che ti puoi permettere!
In ogni caso per cambiare metodo anticoncezionale, o decidere di utilizzarne per la prima volta uno, consultatevi sempre con il ginecologo di fiducia, oppure, se non ne avete uno, potete chiedere tutte le informazioni presso il consultorio della vostra città.
Fino ad ora abbiamo parlato di metodo per evitare una gravidanza indesiderata, ma attenzione invece ai rapporti occasionali, l’unico mezzo per prevenire ed evitare malattie sessualmente trasmissibili è solo il profilattico!
L’Unione Europea impone l’aborto anche in Irlanda
Sta per cadere il Fort Apache della tutela della vita in Europa. Venerdì 12 luglio la Protection of Life During Pregnancy Bill – una proposta di legge per legittimare l’aborto procurato – è stata approvata al Dàil, la Camera Bassa del parlamento irlandese, con 131 voti a favore e solo 31 contrari. Ora il testo è all’esame della Camera Alta, ma l’esito appare scontato: a breve anche l’Irlanda si doterà di una legge che spalancherà le porte all’aborto. L’approvazione del disegno di legge alla Camera Bassa ha spaccato il partito del Fine Gael. Il Ministro per gli Affari Europei, Lucinda Creighton, ha votato contro, poi si è dimessa dall’incarico ed infine è stata espulsa dal partito. Stessa sorte per altri quattro deputati dello stesso schieramento a cui è stato fatto divieto di presentarsi alle prossime elezioni.
Fine Gael fa parte dell‘Internazionale Democratica Centrista ed è membro del Partito Popolare europeo. Un tempo si chiamava Army Comrades Association e si ispirava all’enciclica Quadragesimo anno di Pio XI. Cosa è rimasto di tali ascendenze cattoliche? Ben poco se andiamo a leggere le affermazioni del premier Enda Kenny: “Si tratta di una legge necessaria dopo 21 anni di inazione e di cui il Paese ha assolutamente bisogno per avere più chiarezza dal punto di vista medico e legale”.
Mr. Kenny da bravo scolaretto ha ripetuto in buona sostanza ciò che la Corte Europea aveva detto nel 2010 in merito al caso A., B. e C. vs Irlanda in cui chiedeva al governo di Dublino di specificare meglio quando una donna in pericolo di vita – unico caso allora ammesso dalla legge per accedere all’aborto – poteva legittimamente sopprimere il proprio figlio. I cattolici di questo partito a favore della neo legge abortista si premurano di tranquillizzare i propri elettori, come steward di un aereo che sta precipitando, dicendo che va tutto bene e che la donna potrà accedere all’aborto solo in casi limitati, ad esempio se è così sconvolta per la gravidanza che vuole togliersi la vita. Ma appare evidente che tutte le donne desiderose di abortire si qualificheranno davanti ai medici come perfette candidate al suicidio. Impossibile contraddirle a quel punto.
La vicenda irlandese è un po’ la sintesi di quello che sta accadendo in Europa sul fronte dei principi non negoziabili. In primo luogo scordiamoci il concetto di “sovranità nazionale”. E’ roba vecchia da nazionalismo ottocentesco. Ora decide l’Europa per tutti noi, attraverso il suo Consiglio, commissioni e tribunali vari. In secondo luogo è saltata da tempo la distinzione tra difensori della vita (cattolici?) e nemici della stessa. La differenza ora la fanno non le idee antitetiche su aborto, eutanasia, fecondazione artificiale e omosessualità, bensì la velocità di dissoluzione dei principi non negoziabili. Che differenza c’è infatti tra la posizione del Fine Gael, di centro-destra, e del partito laburista suo avversario? La diversità non è data dall’orientamento sul tema aborto: entrambi hanno votato a favore. Ma dalla maggiore o minore apertura allo stesso. E’ questione di sfumature di grigio. Insomma tutti, destra e sinistra, “cattolici” e non, marciano nella stessa identica direzione, ma a velocità diverse.
Terza riflessione. Siamo spettatori di un’alba nuova, anzi di un nuovo tramonto. C’è un’era nuova che sta spuntando: la fine della dittatura del relativismo. Infatti il relativismo predica che ci possono essere tante verità morali quante sono le teste delle persone o che la verità cambia a seconda delle circostanze (situazionismo). E’ ancora così? E’ proprio vero che sui temi sensibili c’è un pluralismo di vedute oppure stiamo procedendo speditamente in direzione di una versione unica dell’etica umana? A noi pare vera la seconda ipotesi. In politica come nella cultura popolare è ormai assodato e digerito perfettamente che si può abortire sempre e comunque, che la contraccezione rende l’uomo e la donna più liberi, che è da stupidi non divorziare se il matrimonio fa acqua da tutte le parti, che se il figlio non arriva ci pensa la provetta magica, che l’amore può fiorire anche nel giardino di due cuori omosessuali e che se il nonno è moribondo forse l’eutanasia è per lui il farmaco migliore.
Ammettiamolo, siamo nel post-relativismo, nell’era di quell’unica verità che i parlamenti di tanti stati ci vogliono far ingoiare a forza. Ciò è così vero che se uno prova a contraddire il pensiero egemone finisce in galera, come è accaduto in Francia a molti manifestanti contrari alle “nozze” gay, perché in Europa sei “libero” di pensare come vogliono alcuni potentati, altrimenti il tuo pensiero è intollerante. Oppure gli fanno diventare il posto di lavoro un inferno, come è successo a non pochi medici obiettori qui in Italia; oppure viene ostracizzato: si veda la vicenda dell’Ungheria che è finita nell’occhio del ciclone dell’Unione Europea per la sua politica pro-life. L’Irlanda e la sua legge abortista è solo l’ultimo caso di questo allineamento forzoso all’unica verità che omologa tutto e tutti. Addio caro relativismo.
http://www.ingannati.it/2013/07/09/laltra-faccia-della-moneta-vittorio-veneto-13-luglio-2013/#comment-8269
http://www.ingannati.it/2012/02/05/no194-laborto-e-omicidio/#comment-8325
“Mia” Film drammatico.
Robert Rheims 12/03/2013 22:22:04
“Mia” Film drammatico. Storia commovente di una giovane ingenua che si lascia convincere ad abortire, solo dopo rendendosi conto… L’emozionante finale apre il cuore alla speranza.
Vi chiedo la carità di dire molto spesso questa potente preghiera:”Eterno Padre, ti offro il Preziosissimo Sangue di Gesù, sparso nel Getsemane, per ottenere la perfetta contrizione per me e per tutti gli spettatori. Amen.”
E se qualcuno di voi ci volesse in qualsiasi modo aiutare per le future produzioni, ci scriva a ffiroccadipapa@gmail.com Siamo a Roma. Grazie.
Siete invitati a diffondere questo film (mandarlo in allegato, incorporarlo in Facebook, nel proprio sito, ecc.) ma non di tagliarlo né alterarlo in alcun modo senza il permesso esplicito dei detenitori dei copyright. Grazie e buona visione!
http://it.gloria.tv/?media=412874
Testimonianze
http://www.tempi.it/aborto-legge-194-testimonianza-medici-benedetta-titti-malliti#.UdukaG1YUqM
luglio 5, 2013 Concetta Mallitti
Io, nella stanza dell’aborto. L’ipocrita routine della 194 e i medici che non volevano far nascere Benedetta
La scelta dell’intervento, poi il rifiuto «perché sono un essere umano». La sciatteria dei medici, la compagnia degli amici. Fino al funerale con centinaia di persone. Lettera di una giovane mamma
«…perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena», (Gv15). Credo di aver sentito questo passo centinaia di volte, ma mai mi sono soffermata ad ascoltarlo con il cuore e così Dio ha visitato la nostra casa proprio per sigillare questa certezza nella nostra vita, la certezza della Gioia Piena.
La nostra storia è una storia ordinaria, che trova la sua straordinarietà in questa certezza. È la storia di una famiglia normale, ancora in cammino, verso la conversione nella certezza della vita eterna.
* * *
Appena un anno dopo la prima gravidanza ecco che si affaccia alla vita la nostra seconda figlia, io e Michele eravamo felicissimi. Lei era già lì con noi: erano in programma i biscottini a forma di cuore da regalare alla sua nascita, il lenzuolino ricamato dalla nonna, le coccole di tutti noi, per lei avevamo fatto mille progetti.
Ma tutta questa gioia si trasformò in tristezza, dolore e solitudine. Alla 22esima settimana di gravidanza arrivò la diagnosi: displasia tanatofora incompatibile con la vita. Per i medici era già morta: «Signora, è necessario l’aborto terapeutico», questo mi disse il ginecologo che fece l’ecografia. Nessuna parola in merito alla “comfort care”, alla depressione post-aborto, alla possibilità di portare avanti la gravidanza. Niente, solo il bigliettino con su scritto Dott.ssa x, Policlinico x, edificio 9, ore 8.00: «Le dica pure che l’ho mandata io».
* * *
Non riesco a spiegare la morte che era in me, non ci sono parole per spiegare il dolore, ricordo solo me, piegata in due, che urlavo: «Dio, consolami, voglio essere consolata». Ma Dio mi sembrava lontano. Il giorno dopo, io e Michele andammo ad aprire la pratica per l’aborto terapeutico. Seguì un iter di tre giorni, in cui mi trovai immersa in un mondo totalmente estraneo a me e che di umano non ha nulla: pareva un “mercato” di donne che andavano a uccidere i propri figli. Quante mamme, quante in una sola mattina! Contai più di 10 bambini che non sarebbero mai nati.
Le scritte sui muri di chi vi era passato erano terribili. Una diceva: «Dio qui è morto». Pensai ad Auschwitz…
Non c’era niente di umano nei discorsi che, allegramente, quelle donne si scambiavano tra di loro; senza vergogna raccontavano perché erano lì. C’era la quarantenne esperta già al suo secondo aborto e la ragazzina (credo minorenne) impaurita che chiedeva consigli. L’esperta le diceva di non preoccuparsi e di prendere la Ru468. Una trentenne con già due figli diceva: «Questo sarebbe il terzo, ma da poco ho ripreso la palestra e riconquistato un po’ la mia vita». E poi c’era una donna, con la mia stessa panciona. Mi feci forza e le chiesi: «E tu?». Mi rispose: «Ha la sindrome di Down». Li capii e pensai: «Ma perché se il mio è un aborto terapeutico inevitabile, viene considerato come quello di chi un figlio Down? Non si fa solo per i bimbi incompatibili con la vita?».
La prima luce si accese. Toccava a me, era il mio turno. Ecco la Dott.ssa X, alta, bionda, occhi azzurri, pensai che fosse la donna più bella che avessi mai visto. Mi invitò a sedermi. Mi spiegò che lei avrebbe effettuato l’aborto: «Ti indurrò un parto con le prostaglandine». Ora i sui occhi erano vicini, li osservai, erano azzurri ma vuoti. «Partorirai il feto vivo o morto!», mi disse. Le chiesi: «Vivo?». E lei: «Sì e se capita purtroppo la legge ci impone di rianimarlo». Guardai mio marito e gli dissi: «Io non lo farò mai, e non perché sono cristiana, ma perché sono un essere umano». La Dott.ssa X mi invitò a terminare la pratica e a fare la visita dallo psichiatra, ci andai pensando di tranquillizzare me e mio marito, ma avevo già deciso.
* * *
Invece lì conobbi l’ipocrisia più grande. Eccolo lo psichiatra, la superbia in persona, a suo seguito una laureanda inesperta, trattata come un cane. C’era anche la donna con il bimbo Down. Lui aveva le gambe accavallate, disteso come se stesse in poltrona: «Secondo la legge 194 l’aborto terapeutico è permesso per salvaguardare la salute fisica e psichica della donna, inoltre anche la Chiesa non si espone su questi tipi di aborto. Siete d’accordo? Firmate?». «Tutto qui?», pensai. Poi la laureanda ci passò il foglio, l’altra donna firmò e lo passò a me in silenzio.
«Mi scusi – dissi sobbalzando sulla poltrona – io voglio una visita». E lui esterrefatto: «Cosa?». Risposi che ero venuta a fare una visita psichiatrica. Poi continuai: «Lei ha detto che per la legge 194 l’aborto è permesso per la salvaguardia della salute psichica della donna, ma siamo sicuri che non la peggiori? Secondo lei non è più traumatizzante per una donna uccidere il proprio figlio?».
A questo punto fece uscire dalla stanza la laureanda e mi disse: «Ma lei lo vuole fare o no questo aborto?». «No!» risposi, mi alzai e lo salutai. Mi lasciò di ghiaccio quando, con un sorriso cinico e sarcastico, mi rispose: «Tanto fra due giorni tornerà qui e firmerà».
Credo che mi pensi spesso, perché era davvero certo che sarei tornata.
* * *
Invece il giorno dopo ero felice. Andai in ospedale e spiegai all’infermiera che ero andata lì a ritirare la pratica. Lei era incredula. Alzò la mia cartella clinica e chiamò le altre infermiere «Mallitti è venuta a ritirare la pratica! Avete capito, Mallitti ritira la pratica», poi a me: «Brava fai fare alla natura!». Non osò nominare Dio… come parlare di Dio in quel posto? Ma io ero davvero felice, lasciandomi il reparto alle spalle. Mi voltai solo un momento e vidi la madre del bimbo Down che mi disse: «Ti ammiro, io non avrei avuto la tua stessa forza». La salutai. Avrei voluto dirle: «Vieni via con me». Ma mi mancò la voce e il coraggio che lei mi attribuiva. Ora penso a lei tutti i giorni, penso spesso che per lei non ho fatto niente. Vorrei sapere come sta e che cosa mi direbbe se le chiedessi se sta meglio ora che ha ucciso suo figlio.
Come desiderava mio marito, decidemmo che nostra figlia si sarebbe chiamata Benedetta, perché per la nostra famiglia era una benedizione. I mesi successivi non furono facili, ricevemmo critiche da familiari e medici. Mi sentii dire di tutto: «Come fai a tenere in pancia una bimba che morirà?»; «devi abortire per il bene della tua famiglia»; «il problema te lo devi togliere adesso»; «è un sacrificio inutile, tanto deve comunque morire»; «metti al mondo un essere per farlo soffrire».
Queste sono solo alcune delle parole che mi sentii dire, come se uccidere un figlio avrebbe fatto stare meglio me e lui. Ma insieme arrivarono anche mille fratelli in aiuto, e molte grazie: la prima fu mio marito, uno sposo fedele che mi ha sempre sostenuta, poi l’amicizia di don Antonio e i miei fratelli della comunità Neocatecumenale di Pomigliano d’Arco. Anche mia Madre, mia sorella, mia cugina Teresa e il mio ginecologo di fiducia mi appoggiarono. E come la vedova molesta chiesi preghiere a tutti: «O la guarigione o la grazia di portare una croce insopportabile».
* * *
Così il 26 ottobre del 2012 alle 11.08 nacque Benedetta. Mi fecero un cesareo che fu molto doloroso, ma solo fisicamente. Conosco la mia debolezza, per questo in quei mesi di gravidanza cercai di fortificarmi più che potevo con la preghiere. Sentii che mentre entravo nella sala operatoria con me c’erano anche le preghiere delle suore e dei carmelitani e dei loro 150 conventi di clausura, che ad uno ad uno avevo chiamato chiedendo di pregare. Entrò con me l’Eucarestia presa tutti i giorni, le preghiere dei fratelli della mia comunità, di mia madre, dei Servi di Cristo Vivo, di quell’estraneo che mi regalò la sua medaglia miracolosa dicendomi: «Questa me l’hanno regalata per la mia guarigione, io rinuncio alla mia guarigione per tua figlia!!!».
C’era anche la preghiera di quel funzionario del Comune, che pianse con me dopo che mi avevano comunicato che per Benedetta avevano preparato un loculo e che non c’era una culla ad aspettarla. Entrai in sala operatoria più ricca che mai. Alla nascita Benedetta piangeva e respirava da sola. Fu una sorpresa per i medici che dicevano che sarebbe potuta morire subito. Benedetta poi era bella, non un mostro come mi avevano detto i dottori. «Quando ti ho operata e ho preso il viso di tua figlia tra le mani, ho pensato che non avevo mai visto una bimba così bella», queste furono le parole piene di commozione del mio ginecologo.
Nel pomeriggio Benedetta ricevette il Battesimo. Don Antonio fu felicissimo di battezzarla e con lei c’erano la sua madrina, il suo papà e tutti i medici e gli infermieri del reparto.
* * *
Michele per due giorni le ha cantato instancabilmente i salmi tenendola per mano. E il 28 ottobre, alle ore 20.30, Benedetta è nata in cielo, l’abbiamo accompagnata con i salmi. Non so perché, ma l’unico che usciva dalla mia bocca era: «Esultate giusti nel Signore, ai retti si addice la lode». Alle ore 20.00 i medici mi dissero che Benedetta sarebbe vissuta ancora per 12 ore. In quel momento mia figlia era fra le mie braccia e le sussurrai: «Benedetta, amore di mamma, se vuoi andare vai. Noi non ti tratteniamo, vai da Gesù e digli che siamo felici di aver messo al mondo una bimba speciale come te, che ci ha insegnato cos’è l’Amore».
Appena le ho detto questo, lei è spirata tra le mia braccia. Ho la certezza della vita eterna ed ho la certezza che l’anima è matura già quando una vita nasce in noi mamme. E che l’anima di Benedetta era pronta, pregustava già la Gioia Piena verso cui non ha esitato un attimo ad andare. Aspettava solo che fossi pronta io: voleva andarsene, ma voleva che la salutassi amandola veramente.
* * *
Porto in me il dolore di aver perso una figlia che con i seni pieni di latte non potevo allattare, ma questa non è paragonabile alla felicità piena. Così quando penso a mia figlia mi assale una gioia immensa e so che non viene da me, è una una Gioia Donata. Ringrazio Dio che, come ha combattuto con noi la “buona battaglia”, restandomi fedele nonostante le mie infedeltà. Spesso ci dicono: «Siete stati coraggiosi», ma non è così, noi non siamo gli eroi di una tragedia. Io sono un’indecisa, una debole. Per questo di fronte a una Croce troppo pensante ci siamo aggrappati con tutte le forze a Dio.
Il 30 ottobre, poi, fu celebrato il funerale. La chiesa era stracolma di persone. Erano a centinaia e sembrava tutto fuorché un funerale. Fu una festa con canti, cembali, bonghi, chitarre, perché quando una persona cara muore si è umanamente tristi ma nella Gioia cristiana. Per questo quando la piccola bara bianca entrò in chiesa cantammo un passo del Cantico de Cantici: «Cercai l’amore dell’anima mia, lo cercai senza trovarlo, trovai l’amore dell’anima mia l’ho abbracciato e non lo lascerò mai». Benedetta aveva abbracciato il suo Sposo.
Ciò che mi fece più felice fu vedere alla fine della celebrazione le persone presenti dirci «grazie». Al funerale di mia figlia nessuno mi aveva fatto le condoglianze. Un collega di mio marito pianse dicendo che noi eravamo fortunati, perché avevamo una cosa bellissima che lui non aveva.
* * *
Se mi pento di aver anche solo pensato di aprire la procedura per l’aborto, ora capisco che dovevo passare dal vedere quella realtà. Per dire a tutti che non esiste aborto che sia terapeutico e che Benedetta poteva non nascere. Il nostro è stato un “NO” all’aborto, scandaloso per coloro che dicevano che mia figlia doveva morire, perché non conforme alla “normalità”. Ma è proprio attraverso la “stoltezza della Croce”, quella più assurda, che l’uomo può vedere la resurrezione e dire «grazie» a Dio.
Benedetta ha fatto della sua vita una lode a Dio ed io come madre non posso che provare gioia, perché un figlio si fa per ricondurlo a Colui che lo ha creato. Al funerale abbiamo regalato centinaia di segnalibri.
Dicevano così: «Mettere alla luce un bimbo, pur sapendo che deve morire ha un senso, abortire, anche quando ci sono tutti i presupposti medici e legali per farlo, non impedisce al feto di morire come un “rifiuto”, senza nome e buttato chissà dove. Partorirlo significa donargli la dignità di essere umano, con un nome e un’identità, anche se per poche ore, significa battezzarlo e donargli la dignità di cristiano, significa farlo morire nell’amore dei genitori, dei nonni, degli zii e dei familiari, tra le coccole, le cure e le attenzioni di tutti, con un funerale e tutto quello che ogni essere umano dovrebbe ricevere per diritto. Questo è il senso per chi non l’avesse capito! Ciao Benedetta, la tua famiglia è fiera di Te».
Benedetta ora giace e adagiato su di lei c’è un lenzuolino ricamato dalla nonna su cui c’è scritto: «Benedetta Dono di Dio».
Concetta Mallitti, 30 anni, di Napoli
Cipro, Borsa chiusa e banche blindate
Militari schierati davanti alle agenzie per la paura che la gente le prenda d’assalto
08:45 – La Borsa di Nicosia non riaprirà i battenti neanche oggi. Lo hanno reso noto radio locali citando fonti della Borsa. Intanto c’è attesa per la riapertura delle banche dopo un blocco di 12 giorni dovuto al timore di fuga di capitali. Stamani, per la prima volta nella storia di questo Paese, si possono vedere delle guardie armate poste davanti alle succursali di alcune banche.
Una misura precauzionale nel timore di eventuali disordini o peggio che potrebbero avvenire alla riapertura degli sportelli, annunciata per le 12 locali (le 11 in italia), che resteranno aperti sino alle 18. Davanti ad alcune filiali hanno già cominciato a formarsi file di persone in attesa, per lo piu’ commercianti e professionisti con in mano numerosi assegni che non hanno potuto depositare per quasi due settimane.
Intanto, sono arrivati a Cipro dall’Europa quattro container contenenti in tutto 5 miliardi di euro in contanti per garantire liquidità alle banche locali. Caricati su grossi autocarri, i container sono stati trasferiti dall’aeroporto di Larnaca alla sede della Banca Centrale nella capitale con una scorta lunga 200 metri di blindati, motociclisti della polizia e agenti armati sorvegliati a vista dall’alto da elicotteri delle forze dell’ordine.
MILANO, FETO UMANO IN UN FRIGORIFERO: TROVATA ETICHETTA COL NOME DI UN MEDICO
Mercoledì 20 Marzo 2013 – 08:52
MILANO – Un foglio con su scritto il nome di una dottoressa che ha lavorato fino a poco tempo fa alla Bicocca. È questo pezzo di carta ad aprire uno spiraglio nel mistero del feto umano di quattro o cinque mesi abbandonato in una cella frigorifera del Dipartimento di Bioteconologie dell’Università. Il nome è stampato su un’etichetta ritrovata nell’involucro che avvolgeva il macabro reperto preso in consegna lunedì pomeriggio dalla polizia.
Il primo esame necroscopico rivela che si tratta di un aborto terapeutico eseguito in un ospedale: inequivocabili i punti di sutura sul cordone ombelicale. Sono gli elementi da cui parte l’inchiesta del pm Maria Teresa Latella, che ha aperto un fascicolo per ora senza indagati né ipotesi di reato. Si tratta di ricostruire la storia del feto: le perizie chiariranno l’etnia della madre, le cause dell’aborto e gli eventuali trattamenti medici subiti per il prelievo delle cellule staminali.
Quel che è certo è che il reperto non doveva trovarsi in una cella frigo della Bicocca. Anche quando la madre acconsente al prelievo delle cellule staminali, infatti, la procedura si svolge in ospedale, da dove il feto non esce mai. Le cellule invece vengono inviate alla biobanca di Terni, che poi smista le provette nelle varie sedi di sperimentazione, tra cui la Bicocca. Ogni passaggio lascia tracce documentali: sono quelle che stanno cercando gli inquirenti. L’indagine si muove con estrema cautela.
C’è rabbia tra i ricercatori della Bicocca. «Qui non si lavora sui feti, ci sono regole ben precise» dicono. E temono di veder screditato tutto il loro lavoro. Il rettore Marcello Fontanesi promette chiarezza: «Faremo un’indagine interna». Il più amareggiato è il professor Angelo Vescovi, che guida il laboratori in cui è stato trovato il feto. «Siamo i primi a voler capire come è arrivato in quel frigo». Vescovi sostiene la tesi del sabotaggio per boicottare le ricerche sulla Sla. «Lavoriamo solo su cellule in cultura. Un reperto congelato a meno 80 gradi è inutilizzabile a fini scientifici».
Roma, feto trovato in cestino di un bar
La scoperta in un locale in via del Circo Massimo. Secondo i carabinieri si tratta di un bambino nato prematuramente
20:51 – Un feto morto è stato ritrovato all’interno di un cestino in un bar del centro di Roma, in via del Circo Massimo. Secondo i carabinieri, che indagano sulla vicenda, potrebbe trattarsi di un prematuro. Lunedì un feto di 4-5 mesi era stato scoperto in una cella frigorifera all’Università degli Studi di Milano Bicocca.
A fare la macabra scoperta è stato il gestore dello stesso bar-bistro, che ha subito allertato i carabinieri. Il corpicino della grandezza di un pugno si trovava nel cestino all’interno del bagno del locale. Sul posto sono intervenuti i carabinieri del nucleo Roma Centro e della sezione Rilievi.
Per l’abrogazione della 194 aderite al comitato http://www.no194.org. Vi aspettiamo 🙂