NON OPPORSI AD UN ERRORE VUOL DIRE APPROVARLO
NON DIFENDERE LA VERITA’ VUOL DIRE SOPPRIMERLA
(Sentenza del Papa San FELICE III – anni 483-492)
Gli indirizzi Internet per la visione e la scaricamento dei filmati sono i seguenti:
1) Introduzione: http://www.telemaria.it/etv.santacasa.10ottobre2012.wmv
2) Prima puntata: http://www.telemaria.it/etv1.santacasa.13novembre2012.wmv
3) Seconda puntata: http://www.telemaria.it/etv2.santacasa.20novembre2012.wmv
4) Terza puntata: http://www.telemaria.it/etv3.santacasa.27novembre2012.wmv
5) Quarta puntata: http://www.telemaria.it/etv4.santacasa.4dicembre2012.wmv
6) Quinta puntata: http://www.telemaria.it/etv5.santacasa.11dicembre2012.wmv
7) Sesta puntata: http://www.telemaria.it/etv6.santacasa.18dicembre2012.wmv
-o0o-
—————-o0o—————-
LA PRIMA TRASLAZIONE MIRACOLOSA DI TERSATTO
Il Beato Pio IX, il grande Pontefice nativo dell’anconitano e “miracolato” nella stessa Santa Casa di Loreto, a riguardo di essa scrisse memorabili parole. Celebre, in proposito, fu la sua Bolla “Inter Omnia”, del 26 agosto 1852, nella quale così solennemente dichiara: “Fra tutti i Santuari consacrati alla Madre di Dio, l’Immacolata Vergine, uno si trova al primo posto e brilla di incomparabile fulgore: la veneranda ed augustissima Casa di Loreto… (…) A Loreto, infatti, si venera quella Casa di Nazareth, tanto cara al Cuore di Dio, e che, fabbricata nella Galilea, fu più tardi divelta dalle fondamenta e, per la potenza divina, fu trasportata molto lontano, oltre i mari, prima in Dalmazia e poi in Italia”.
Come ogni altro Pontefice che ne ha trattato, il Beato IX identificò a Tersatto, in Dalmazia, oggi quartiere di Fiume, il primo luogo in cui “sostò” nel 1291 la Santa Casa di Nazareth durante le sue molteplici “miracolose” traslazioni.
Riguardo alle documentazioni su tali fatti accaduti, esistevano degli scritti e testimonianze composti dai contemporanei a tali eventi miracolosi, che oggi purtroppo in gran parte sono andati perduti, soprattutto a causa di incendi che hanno distrutto gli archivi storici di Tersatto e di Recanati. Ma esistono scritti e testimonianze posteriori che rimandano a quei documenti dell’epoca, visti e riportati da altri. Esiste, soprattutto, “la tradizione orale” ininterrotta, tramandata dai testimoni oculari dell’epoca, ed esistono ancor oggi diverse chiese e lapidi che ricordano gli eventi accaduti in quegli anni della fine del XIII secolo.
Le chiese, in modo particolare, ancor più dei “documenti scritti”, sono le più inoppugnabili “prove” della verità dei fatti che esse intendono celebrare, perché se esse sono state edificate e consacrate per ricordare gli “eventi miracolosi” delle traslazioni della Santa Casa di Nazareth ciò è stato possibile perché così hanno voluto i Vescovi dell’epoca, costituendo esse perciò una “approvazione ecclesiastica” inconfutabile da parte dei “testimoni oculari” più autorevoli: i Vescovi stessi dell’epoca, di varie località.
A Tersatto, ove esiste tutta una tradizione locale esattamente parallela a quella di Loreto, c’è un Santuario, risalente al XIII-XIV secolo, che ricorda proprio la sosta della Santa Casa in quel luogo per circa tre anni e mezzo. Anche una lapide, ancor oggi esistente, riporta questo fatto “storico”, essendovi scritto in essa: “Venne la Casa della Beata Vergine Maria da Nazarette a Tersatto l’anno 1291 allì 10 di maggio et si partì allì 10 di dicembre 1294”.
Anche nel “Rosarium” di Santa Caterina da Bologna (1413-1463), un testo redatto dalla santa nel 1440, viene riportato “per rivelazione soprannaturale del Signore” la vicenda storica delle “miracolose traslazioni” della Santa Casa di Nazareth. Santa Caterina da Bologna in quel testo mostra di colloquiare direttamente con Gesù, apparsogli “per grazia”; ella infatti scrive: “In questo giorno (il 25 marzo 1440), tu, o Signore, hai rivelato a me, apparendomi per grazia… ”. Poi, dopo aver riportato “la rivelazione” che fra quelle Sacre Pareti di Loreto la Vergine Maria fu “concepita” Immacolata ed ivi “nacque”, descrive sinteticamente le varie successioni del “trasporto angelico” della Santa Casa di Nazareth, secondo come “rivelatogli” da Gesù durante l’apparizione: “Alla fine questa dimora, consacrata prima dai tuoi apostoli che vi hanno celebrato i divini misteri con miracoli, per l’idolatria di quella gente fu trasportata in Dalmazia da uno stuolo di angeli. Quindi, per le stesse e per altre ragioni, portarono questa degnissima chiesa in vari luoghi. Finalmente, portata dai santi angeli, fu collocata stabilmente a Loreto e posta nella provincia d’Italia e nelle terre della Santa Chiesa” (“Rosarium”, I Mist. Gaud., vv.73 ss.- Da una traduzione del testo latino pubblicata in “Messaggio della Santa Casa”, 2001, n.7, p.211).
Qui riporto, a riguardo della “verità storica” della “prima” traslazione miracolosa di Tersatto, la seguente narrazione storica, come riportato dagli antichi scritti.
Califà re d’Egitto, nel 1291, essendosi reso padrone della Galilea con la strage di 25.000 cristiani e con la schiavitù di altri 200.000, rovesciò il regno cristiano, profanando i Luoghi Santi e chiudendo ogni accesso ad essi. Ma il Signore, per salvare la Casa della sua amata Madre, operò uno dei più inauditi miracoli. Nella notte del 9-10 maggio 1291, per mano degli angeli, staccatala dalle fondamenta – come anche scritto dal Beato Pio IX nella Bolla sopra riportata -, fece trasportare la Santa Casa di Nazareth per lunghissimi tratti di aria e di mare verso le spiagge della Dalmazia. A Nazareth, rimasero soltanto le fondamenta della Santa Casa, tutt’oggi esistenti.
Allo spuntare dell’alba del 10 maggio 1291, sulla collina di Tersatto, non lontano da Fiume (l’odierna Rijeka), alcuni boscaioli trovarono una piccola casa che non avevano mai visto prima in quel luogo. Il fatto impressionò molto perché su quella collina che scende verso il mare non esistevano né capanne né tanto meno case. La piccola costruzione, “posata” sul terreno, aveva una lunghezza di m.9,52, una larghezza di m.4,10 e un’altezza (all’interno) di m.4,30. Di fronte all’entrata c’era un altare di pietra e, al di sopra, sul muro, una Croce greca. Su questa la figura del Cristo e un’iscrizione: “Gesù di Nazareth, Re dei Giudei”. Sull’altare vi era una statua in legno della Madonna con il Bambino in braccio: la mano destra di Gesù era levata per benedire. Oltre l’altare, un focolare nero di fumo, che ne comprovava un lungo uso. Non lontano da questo atrio, un armadio scavato nel muro e degli utensili da tavola.
Conosciuto il fatto miracoloso, vennero fedeli e curiosi da ogni parte a vedere il misterioso prodigio. Anche il parroco di Tersatto, don Alessandro Giorgevich, venne informato del fatto, ma, molto ammalato, non poté muoversi. Gli apparve allora la Madonna che gli attestò essere quella la sua Casa di Nazareth dove nacque, dove avvenne l’Annuncio dell’Arcangelo Gabriele e dove visse con Gesù. Quale sigillo dell’Apparizione, don Alessandro venne improvvisamente guarito dalla sua infermità.
Nicolò Frangipane, signore della città, volle accertarsi del fatto e mandò una delegazione in Palestina con l’incarico di constatare se realmente la Santa Casa non esistesse più in Nazareth. Tra i delegati si trovarono il Parroco stesso, Don Alessandro e tre notabili, di cui abbiamo i nomi di due di essi: Sismondo Orsich e Giovanni Gregoruschi. La delegazione, giunta a Nazareth, constatò effettivamente l’assenza della Santa Casa a Nazareth, ove erano rimaste solo le fondamenta, che combaciavano perfettamente con le misure della perimetrazione delle tre Sante Pareti giunte a Tersatto. Inoltre non trovarono nessuna differenza di qualità e natura fra le pietre ivi rimaste e quelle che erano giunte a Tersatto.
Questi quattro distinti personaggi trascrissero ogni cosa e testimoniarono il tutto con solenne giuramento; e la loro deposizione, autenticata con tutte le forme volute dalla legge, fu riposta a perpetua memoria negli archivi pubblici di Tersatto.
Il Frangipane, riservandosi di onorare convenientemente il sacro edificio, vi fece costruire attorno un muro di cinta; ma, dopo poco più di tre anni dalla sua venuta, la Casetta misteriosamente scomparve, così come era arrivata. Sul luogo ove la Santa Casa era rimasta dal 10 maggio 1291 al 10 dicembre 1294, i Frangipane fecero costruire, prima una Cappella commemorativa, e poi la Chiesa che anche oggi esiste. La struttura architettonica è una sintesi storica: una piccola Cappella, avente le stesse dimensioni della Santa Casa, fu il punto di partenza; poi fu costruito dinanzi a questa una prima navata, che più tardi fu prolungata e quindi una navata laterale, che comunica con l’altra, mediante larghe aperture.
Questa è in breve la storia della dimora fatta dalla Santa Casa a Tersatto. Non esistono, come detto, documenti del tempo, perché il 5 marzo 1629, un incendio distrusse gli archivi di Tersatto, come nella sua “Historia Tersattana”, racconta il Glavinich, il quale lamenta la perdita degli “Annali Francescani”, della relazione e dell’itinerario del Parroco di Tersatto, che, per ordine, del Conte Nicolò Frangipane, aveva accompagnato i Delegati che si recarono in Terra Santa.
Si salvarono appena alcune carte che lo stesso Glavinich aveva tolte dall’Archivio di Tersatto per un lavoro che stava facendo. Ma anch’esse andarono perdute, durante la grande guerra del 1915. Nell’intento di voler salvare alcuni documenti dell’Archivio di Tersatto, furono consegnate a una persona, che le dimenticò in treno.
Ma i documenti relativi alla sosta a Tersatto della Santa Casa, se più non esistono, esistettero un giorno. Girolamo Angelita, archivista di Recanati, dichiara che al suo tempo, e cioè nei primi anni del 1500, fu mandata a Recanati una schedula (forse un estratto) degli Annali di Fiume, nella quale era narrata la storia della dimora della Santa Casa a Tersatto, così come risultava dai documenti ancora esistenti nell’Archivio di Tersatto. La città di Recanati ne informò il Papa Leone X, il quale poi in un documento pontificio ufficiale e solenne dichiarò che la suddetta storia era comprovata da testimoni degni di fede, scrivendo in un “Breve”: “… E’ provato da testimonidegni di fede che la Santa Vergine, dopo aver trasportato per l’onnipotenza divina, la sua immagine e la propria casa da Nazareth in Dalmazia, quindi nella foresta di Recanati e nel campo di due fratelli, la fece deporre per il ministero degli Angeli, sulla pubblica via, ove trovasi tuttora e dove l’Altissimo, per i meriti della Santissima Vergine, continua a operare miracoli” (Leone X, “Breve” del 1° giugno del 1515. Arch. Vat. Vol. 1924; 232 IX Reg. 70 – f. 74).
Oltre alla fonte diretta citata dall’Angelita, abbiamo alcuni altri importanti documenti, anche pontifici, i quali, pur non essendo coevi al fatto, lo suppongono e indirettamente lo provano, come ad esempio l’invio nel 1367, ai Tersattesi, da parte del Papa Beato Urbano V, di una immagine della Vergine Lauretana, “per calmare il loro dolore” per aver perduto la stessa Santa Casa.
Gli abitanti di Tersatto, infatti, hanno sempre ritenuto vero il miracolo della traslazione della Santa Casa e il fatto della sua dimora in quella Città e non protestarono mai contro la notizia della scomparsa e della conseguente apparizione della medesima in terra italiana. Anzi, sappiamo dal Padre Riera e dal Torsellini che ai loro tempi i pellegrinaggi di Dalmati a Loreto erano numerosissimi e che dall’Illiria venivano alla Santa Casa le folle a pregare la Beata Vergine, perché ritornasse ad abitare fra loro.
Il Padre Raffaele Riera, gesuita e penitenziere a Loreto, in alcune pagine scritte in una sua opera, descrisse questi pellegrinaggi e l’impressione che egli ne ebbe. Nel 1559, trovandosi nella Basilica ad ascoltare le confessioni, egli vide entrare un pellegrinaggio di Dalmati, composto di circa 500 persone, che invocavano piangendo la misericordia divina, sul ritmo dello Stabat Mater e del Dies Irae. Il Trombelli ne pubblicò il testo che è il seguente: “O Maria, sei venuta qui insieme con la tua Casa, per essere nella tua qualità di Madre di Cristo, dispensatrice di grazia; Nazareth fu il tuo luogo di nascita, ma Tersatto fu per te il primo porto quando venivi in questa terra. Trasportasti qui anche la Casa, ma qui sei rimasta, o Regina della clemenza. Ci rallegriamo di essere stimati degni di godere la tua presenza”.
L’impressione provata dal Riera alla vista di un pellegrinaggio così pio, che con tanto affetto e fiducia parlava alla Vergine, fu molto grande. Egli confessa che si ritirò dalla chiesa, perché temeva che il Signore, ascoltando la preghiera di quei pellegrini, facesse nuovamente trasportare la Santa Casa nella loro terra.
Il vincolo che legò Tersatto a Loreto fu sempre forte e costante; infatti, non solo per diversi secoli i pellegrini vennero in gran numero a Loreto, ma molte famiglie si trasferirono qui dalla Dalmazia e ancor oggi si trovano nel contado e nella Città cognomi slavi italianizzati.
Fino al tempo di Paolo III esistette a Loreto una Confraternita, detta degli Schiavoni, per il suffragio dei defunti Dalmati e nel 1575 Gregorio XIII vi istituì il Collegio Illirico per l’educazione gratuita di trenta chierici delle Diocesi della Dalmazia, assegnandogli l’edificio posto a fianco della Basilica, nel quale prima si trovava l’Ospedale dei Pellegrini e affidandone la direzione ai Padri della Compagnia di Gesù.
Anche Giovanni Paolo II attestò questo singolare legame tra Loreto e Tersatto, nel Lettera inviata a Mons. Pasquale Macchi, arcivescovo di Loreto, il 15 agosto 1993: “La Vergine Lauretana dall’alto del suo colle benedica e soccorra tutti i popoli, in particolare quelli sull’altra sponda dell’Adriatico, dove è così viva la tradizione lauretana…”.
Nel prossimo numero si illustrerà la successiva “traslazione miracolosa” del 1295 in Ancona, località Posatora, ove – secondo le documentazioni storiche – rimase per nove mesi, prima di pervenire nella zona recanatese.
Prof. GIORGIO NICOLINI
IL SANTUARIO DI TERSATTO
TERSATTO – Il luogo ove fu trasportata miracolosamente la Santa Casa il 10 maggio 1291 e da cui ripartì il 10 dicembre 1294
Iscrizione scolpita a ricordo della sosta della Santa Casa di Nazareth a Tersatto (città di Fiume), ancora esistente al principio della scalinata che conduce al Santuario della Madonna delle Grazie, a Tersatto.
Le miracolose traslazioni in una incisione di fine sec. XV
————————o0o———————-
————————o0o———————–
Loreto, le nuova Nazareth
IL PRIMO MURO DEI RECANATESI
IL COLONNATO PER I PELLEGRINI
LA CINTA E LE TORRI PROTETTIVE
IL SANTUARIO NEL MEDIOEVO
———————o0o———————
L’articolo di Marina Corradi sulla Casa di Maria a Nazareth (Avvenire, 18 dicembre 2005, pag.3)
Ancona, 20 dicembre 2005
Caro Direttore,
vorrei segnalarLe una “imprecisione” riportata nel servizio dalla Terra Santa di Marina Corradi (pubblicato in “Avvenire” del 18 dicembre scorso, pag.3), relativo all’Annunciazione dell’arcangelo Gabriele a Maria, nella Casa di Nazareth. L’inviata di “Avvenire”, nel suo interessante articolo, riferisce che sulla pietra, “nella” grotta dell’Annunciazione, sta scritto “Verbum caro hic factum est”, e scrive testualmente: “Quella grotta larga due metri per due, in cui a stento si sta in piedi, era la casa di Maria”.
Vorrei con questa lettera precisarLe che tale informazione non è esatta, perché la Casa di Maria – ove avvenne l’Annunciazione – non era la grotta ancora esistente a Nazareth, ma era un’autentica stanza “in muratura”, che si trovava in realtà “davanti” alla grotta, la quale era solo un semplice ripostiglio della “vera” Casa. L’autentica Santa Casa di Nazareth, ove avvenne l’Annunciazione, si trova attualmente “nel” Santuario di Loreto, da oltre 700 anni, come tutti sappiamo.
Così come tutti i Papi precedenti, anche l’attuale Sommo Pontefice Benedetto XVI, nella preghiera inviata all’Arcivescovo di Loreto proprio il 9 dicembre scorso, per la Festa Liturgica della “Miracolosa Traslazione” della Santa Casa di Nazareth a Loreto (celebrata da sette secoli), ha scritto “espressamente”, “ripetutamente” e “inequivocabilmente” tale “verità” della presenza a Loreto della Santa Casa di Nazareth.
Nella preghiera, da recitarsi nel Santuario di Loreto, il Santo Padre scrive, infatti, tra l’altro: “Santa Maria, Madre di Dio, ti salutiamo nella tua casa. Qui l’arcangelo Gabriele ti ha annunciato che dovevi diventare la Madre del Redentore; che in te il Figlio eterno del Padre, per la potenza dello Spirito Santo, voleva farsi uomo. Qui dal profondo del tuo cuore hai detto: “Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto” (Lc.1,38). Così in te il Verbo si è fatto carne (Gv.1,14)… Dopo la prima visita al tempio con il Dodicenne siete tornati in questa casa a Nazaret, e qui per molti anni hai sperimentato quello che Luca riassume nelle parole: “… e stava loro sottomesso” (Lc.2,51).
Essendo uno studioso della Santa Casa di Loreto, oltre ad un libro specifico già pubblicato sull’argomento, dal titolo LA VERIDICITA’ STORICA DELLA MIRACOLOSA TRASLAZIONE DELLA SANTA CASA DI NAZARETH A LORETO, ho anche aperto una sezione nel mio Sito Internet www.lavocecattolica.it dedicata interamente alla Santa Casa di Nazareth a Loreto, ove queste informazioni possono essere più ampiamente approfondite, con “prove” storiche, archeologiche e scientifiche, oltre alle ininterrotte e secolari “approvazioni” dei Papi, riguardo alla “questione lauretana”.
Qui preciso soltanto, a correzione dell’involontaria imprecisione di Marina Corradi, che, essendo la città di Nazareth costruita sul pendio di una collina, tutte le case erano comunicanti con le grotte che si aprivano sul fianco della medesima. L’abitazione della Madre di Dio non faceva eccezione a questa regola: sorgeva infatti dinanzi ad una grotta e faceva un sol corpo con essa. A Nazareth attualmente sono rimaste “la grotta” e “le fondamenta” della Casa “in muratura” dell’Annunciazione, mentre a Loreto è venerata l’autentica Casa “in muratura”, “senza fondamenta”, che stava a Nazareth davanti alla grotta. Detto più semplicemente: a Nazareth ci sono solo “le fondamenta” della Casa di Maria, mentre a Loreto c’è la Casa di Maria “senza le fondamenta”.
Anche nei secoli passati molti si ponevano la questione di come potessero venerarsi in due luoghi diversi, a Nazareth e a Loreto, la stessa abitazione della Vergine. In realtà si tratta non di due presunte abitazioni, ma di due distinte parti di una sola abitazione, e cioè “la grotta” e “la Casa”. La grotta è quella ancora venerata a Nazareth (di cui riferisce nell’articolo Marina Corradi), mentre la Santa Casa (cioè, le “tre Pareti” antistanti la grotta) – come sappiamo dalla “tradizione” e dai secolari “pronunciamenti” dei Sommi Pontefici – fu “miracolosamente” portata “in vari luoghi”, e infine a Loreto, che all’epoca non esisteva.
In proposito, così scriveva il grande Pontefice Beato Pio IX, nella Bolla “Inter Omnia”, del 26 agosto 1852, riguardo alle “fondamenta” rimaste a Nazareth e alla “traslazione miracolosa” della Casa: “A Loreto si venera quella Casa di Nazareth, tanto cara al Cuore di Dio, e che, fabbricata nella Galilea, fu più tardi divelta dalle fondamenta e, per la potenza divina, fu trasportata oltre i mari, prima in Dalmazia e poi in Italia”.
Nel mio studio sopra indicato, in proposito, dimostro con innumerevoli documentazioni che la Santa Casa fu portata “miracolosamente” in almeno “cinque” luoghi diversi, tra il 1291 e il 1296: a Tersatto (in Dalmazia), ad Ancona, e in altri due luoghi diversi della zona recanatese, prima di venire “posata” definitivamente su “una pubblica strada”, sulla collina ove tutt’oggi ancora si trova. Dalla fine del XIII secolo sorse poi tutt’attorno alla Santa Casa la maestosa Basilica e la stessa cittadina di Loreto, come “una nuova Nazareth”, come ebbe a scrivere – con una felice e suggestiva espressione – il Papa Leone XIII, nella Lettera Enciclica “Felix Lauretana Cives”, del 1894, nella circostanza del VI Centenario della “miracolosa traslazione” della Santa Casa di Nazareth a Loreto.
Il Beato Pio IX, nella Bolla sopra citata, scriveva ancora: “Proprio in quella Casa la Santissima Vergine, per eterna divina disposizione rimasta perfettamente esente dalla colpa originale, è stata concepita, è nata, è cresciuta, e il celeste messaggero l’ha salutata piena di grazia e benedetta fra le donne. Proprio in quella Casa ella, ripiena di Dio e sotto l’opera feconda dello Spirito Santo, senza nulla perdere della sua inviolabile verginità, è diventata la Madre del Figlio Unigenito di Dio”.
RingraziandoLa se vorrà indicare ai lettori del “nostro” quotidiano le sopraindicate precisazioni, e rendendomi disponibile per ogni altro eventuale approfondimento, anche “a voce”, per telefono, Le esprimo la mia sincera gratitudine per l’importantissimo e qualificato servizio che il quotidiano svolge per una corretta informazione di tutti noi cattolici e colgo l’occasione per inviare a Lei e a tutta la Redazione e collaboratori i più cordiali auguri di un Santo Natale e l’augurio di una ancor più ampia diffusione del nostro quotidiano per il nuovo Anno.
Con la più viva cordialità.
Prof. GIORGIO NICOLINI
Via Maggini, 230 – 60127 ANCONA
Tel. 071.2801766 – Cell. 338.2892353 – Facsimile 178.4413104
Posta Elettronica: giorgio.nicolini@poste.it
Sito Internet sulla Santa Casa: www.lavocecattolica.it/santacasa.htm
———————–o0o————————
DELLA SANTA CASA DI NAZARETH A LORETO”
del Prof. Giorgio Nicolini
LA “RIVELAZIONE SOPRANNATURALE”
DI SANTA CATERINA DA BOLOGNA
Santa Caterina da Bologna in quel testo mostra di colloquiare direttamente con Gesù, apparsogli “per grazia”; ella infatti scrive: “In questo giorno (il 25 marzo 1440), tu, o Signore, hai rivelato a me, apparendomi per grazia… ”. Poi, dopo aver riportato “la rivelazione soprannaturale” che fra quelle Sacre Pareti della Santa Casa di Loreto la Vergine Maria fu “concepita” Immacolata ed ivi anche “nacque”, descrive sinteticamente le varie successioni del “trasporto angelico” della Santa Casa di Nazareth, secondo come “rivelatogli” da Gesù durante l’apparizione.
(testualmente): “Alla fine questa dimora, consacrata prima dai tuoi apostoli che vi hanno celebrato i divini misteri con miracoli, per l’idolatria di quella gente fu trasportata in Dalmazia da uno stuolo di angeli. Quindi, per le stesse e per altre ragioni, portarono questa degnissima chiesa in vari luoghi. Finalmente, portata dai santi angeli, fu collocata stabilmente a Loreto e posta nella provincia d’Italia e nelle terre della Santa Chiesa” (“Rosarium”, I Mist. Gaud., vv.73 ss.- Da una traduzione dal testo latino pubblicata in “Messaggio della Santa Casa”, 2001, n.7, p.211).
Si può dubitare di “una testimonianza” così straordinaria?… Santa Caterina da Bologna è l’unica Santa che, avendo il corpo incorrotto, rimane “seduta” da ormai sei secoli – contro ogni legge naturale – per un atto di obbedienza compiuto “dopo la sua morte”. Ciò è da tutti constatabile recandosi a visitarla direttamente a Bologna, in Via Tagliapietre n°23, presso il Monastero “Corpus Domini”. Si può, perciò, dubitare di questa Santa, riguardo alla verità del colloquio diretto avuto da lei con Gesù e a riguardo delle “rivelazioni” a lei fatte dal Signore, che confermano in modo straordinario la “tradizione” – ininterrottamente “approvata” dalla Chiesa – della “miracolosa traslazione” della Santa Casa ad opera degli spiriti celesti (o “angeli”)?
Dal breve testo di Santa Caterina si può, infatti, dedurre:
• il motivo della traslazione della Santa Casa (l’idolatria delle popolazioni locali);
• la miracolosità della traslazione (avvenuta per il ministero degli angeli);
• il trasporto a Tersatto, in Dalmazia (nel 1291);
• il trasporto “in vari luoghi” (come in Ancona, località Posatora, nel 1295, per nove mesi, e altrove);
• la collocazione stabile a Loreto tra il 1295 e il 1296 (con tre traslazioni “in loco”: nel punto ove si trova ora la “traslazione” è del 1296);
• il motivo della scelta (perché “terre della Santa Chiesa”).LE RIVELAZIONI DI CATERINA EMMERICK
SULLE MIRACOLOSE TRASLAZIONI DELLA SANTA CASA
E IL RITROVAMENTO DELLA CASA DI MARIA AD EFESO
A conferma, ancora, della “veridicità storica” delle “miracolose traslazioni” della Santa Casa vi sono, poi, anche altri Santi che hanno dato la stessa importantissima testimonianza, sempre “per rivelazione soprannaturale”: come, ad esempio, la mistica tedesca Beata Anna Caterina Emmerich (1774-1824), che con le sue “descrizioni minuziose”, e tutte – nel riscontro – corrispondenti al vero, di “luoghi” in cui mai si era recata, fece ritrovare (dopo secoli di dimenticanza) anche la casa di Efeso ove la Vergine Maria trascorse gli ultimi anni di vita e ove morì e fu assunta in Cielo in anima e corpo. Anche lei costituì un autentico “miracolo vivente” per la gente a lei contemporanea, poiché, costretta dalla malattia all’immobilità, dal 1813 in poi si alimentò fino alla morte, per undici anni, della sola Comunione Eucaristica. Può un essere umano vivere senza nutrirsi per undici anni, vivendo della sola Comunione Eucaristica? Ed era anche “stigmatizzata”, come San Pio da Pietrelcina. Può “la scienza” spiegare “questi” “miracoli”?…
Nel caso della Beata Caterina Emmerich si può dire che, ancora di più che della rivelazione di Santa Caterina da Bologna, l’autenticità e veridicità delle sue “rivelazioni” e “visioni” avute (oltre che dal riscontro oggettivo fatto nella realtà), sono state avallate in modo straordinario proprio da Dio stesso, con il “miracolo vivente” della sua “sussistenza miracolosa” mediante il solo “nutrimento” della sola Comunione con Gesù Eucaristia. Non può perciò ella aver ingannato nessuno, se Dio stesso ne comprovava la veridicità di quanto affermava con il “miracolo vivente” che la sua vita stessa costituiva presso i suoi contemporanei.
In proposito, Gesù stesso dice nel Vangelo (e ciò forse non vale anche per i suoi Santi?…): “Se non compio le opere del Padre mio, non credetemi; ma se le compio, anche se non volete credere a me, credete almeno alle opere…” (Gv.10,37-38). E anche “Se fossi io a render testimonianza a me stesso, la mia testimonianza non sarebbe vera; ma c’è un altro che mi rende testimonianza, e so che la testimonianza che egli mi rende è verace” (Gv.5,31-32). E ancora: “Egli attesta ciò che ha visto e udito, eppure nessuno accetta la sua testimonianza; chi però ne accetta la testimonianza, certifica che Dio è veritiero” (Gv.3,32-33).
A riguardo della Santa Casa di Loreto, la Beata Caterina Emmerich – per anni immobile nel letto – la descrive con esattezza, pur senza averla mai vista, dichiarando che ivi avvenne l’Annunciazione dell’Angelo a Maria; e afferma anch’ella che la Santa Casa fu portata via da Nazareth proprio dagli “angeli” (quelli “veri”, quelli “spirituali”), e proprio “in volo”, e affermando risolutamente (e testualmente): “Le pareti della Santa Casa di Loreto sono assolutamente le stesse di Nazareth” (cfr. “Le Rivelazioni di Caterina Emmerick”, ed. Cantagalli, Siena, 1968, I°, p.140).
Questa è la descrizione del “trasporto angelico” della Santa Casa come ha avuto “in visione” – e più volte! – la Beata: “Ho visto spesso, in visione, la traslazione della Santa Casa di Loreto. (…) Ho visto la Santa Casa trasportata sopra il mare da sette angeli. Non aveva alcun fondamento (…). Tre angeli la tenevano da una parte e tre dall’altra; il settimo si librava di fronte: una lunga scia di luce sopra di lui (…)” (Beata Anna Caterina Emmerich, “Vita di Gesù Cristo e rivelazioni bibliche”, cap. IV, par.2°). La Beata Caterina Emmerich, nel testo sopra riportato, “rivela” persino il numero degli angeli deputati da Dio a questo “miracoloso trasporto”: esattamente sette angeli. … (omissis)…
Per quanto mi riguarda – checché se ne dica e se ne pensi da chicchessia – a me basta già solo “la testimonianza” e “le rivelazioni” di Santa Caterina da Bologna e, in aggiunta, “le visioni” e “le rivelazioni” ancor più esplicite e dettagliate della Beata Anna Caterina Emmerich (ma anche di altri Santi!…), per “accettare” il fatto della “veridicità storica” della “miracolosa traslazione” della Santa Casa di Nazareth a Loreto e “rifiutare” ogni altra interpretazione riguardo “al modo” di tale traslazione. Tutto ciò che non collima con tali “rivelazioni” (che sono però, ovviamente, solo di “fede umana” e non di “fede divina”) per me è comunque sicuramente “sbagliato” e “falso” già “alla radice”, anche se asserito in “buona fede” (ma talvolta – da certi autori – anche in “mala fede”, contro ogni più ovvia “evidenza” “documentale”!). E ciò perché se una realtà è “vera” in un modo (perché è stata così “rivelata” da Dio ai suoi Santi), non può essere vero il suo contrario. Né la scienza potrà mai contraddirla in alcun modo: al contrario, non potrà che avallarla!… E così è anche riguardo alla “veridicità storica” della “miracolosa traslazione” della Santa Casa di Nazareth a Tersatto (in Dalmazia), poi “in vari luoghi” (e quindi non solo a Tersatto e a Loreto) e, infine, a Loreto. … (omissis)…
Dal libro “LA VERIDICITA’ STORICA DELLA MIRACOLOSA TRASLAZIONE
DELLA SANTA CASA DI NAZARETH A LORETO” del Prof. GIORGIO NICOLINI
Cfr. indirizzo Internet www.lavocecattolica.it/la.miracolosa.traslazione.htmlSE SI ACCETTA E SI E’ REALMENTE CONSTATATO CHE LE VISIONI MISTICHE DELLA BEATA ANNA CATERINA EMMERICH HANNO FATTO RITROVARE LA CASA DI MARIA AD EFESO, NON SONO PERCIO’ VERE ANCHE LE SUE “VISIONI” DELLE “TRASLAZIONI MIRACOLOSE” DELLA SANTA CASA DI NAZARETH SINO A LORETO, AD OPERA DI SETTE ANGELI?… E COME HA FATTO A DESCRIVERE LA CASA DI EFESO E LA SANTA CASA DI LORETO IN MODO COSI’ MINUZIOSO SENZA AVERLE MAI VISTE SE LE SUE RIVELAZIONI NON FOSSERO AUTENTICHE E QUINDI SE NON FOSSERO AUTENTICHE – NELLA REALTA’ STORICA – ANCHE LE MIRACOLOSE TRASLAZIONI?…
Prof. GIORGIO NICOLINI
“LA VENUTA”
OSSIA LA TRASLAZIONE MIRACOLOSA DELLA SANTA CASA “IN VARI LUOGHI”
SECONDO LA TRADIZIONE E LA RELIGISITA’ POPOLARE
Qualche anno fa, il 23 dicembre, mi trovai per caso a passare per Cascia, dove sostammo qualche ora per attendere l’orario della corriera che da Roma ci portava a Loreto. Era freddo e nella conca stretta della patria di Santa Rita, e molto più nei circostanti monti, vi era la neve. Eravamo sul mezzogiorno, il cielo era limpido e un lucente sole riscaldava sensibilmente gli angoli riparati della piccola cittadina. In uno di questi angoli vidi un ragazzo sui dodici anni che si godeva appunto i bei raggi del sole. Osservai che aveva una mano fasciata. Con senso di umanità mi avvicinai a lui e gli chiesi: “Che cosa ci hai fatto alla mano?”. “Mi sono ferito la notte del “passaggio””, mi rispose. Non capii; e gli domandai che cosa era questo “passaggio” di cui parlava. Egli mi guardò con una certa meraviglia e mi disse: “Ma lei non sa che il 10 dicembre è IL PASSAGGIO della Madonna di Loreto?”.
In realtà la Festa della Traslazione della Santa Casa in Umbria si chiama la Festa del PASSAGGIO, come nelle Marche si dice invece la Festa della VENUTA. Così è infatti che la tradizione popolare vuole che la Santa Casa PASSASSE per l’Umbria prima di venire nelle Marche. Anche in Umbria in realtà si fa gran festa per il 10 dicembre: verso le ore tre antimeridiane suonano le campane, la gente si alza, e, se non può andare in chiesa, recita le Litanie Lauretane. In fatto di tradizioni popolari, mi si dice che, mentre la traslazione nelle Marche si qualifica con la parola “VENUTA” e nell’Umbria con quella di “PASSAGGIO”, in qualche zona della Toscana si chiama “IL GRAN TRAGITTO”.
Questa radicatissima tradizione popolare, in gran parte dell’Italia Centrale, fa veramente riflettere; e a ben considerare non è altro che la riconferma della prodigiosa Traslazione della Santa Casa di Nazareth a Tersatto presso Fiume (1291) e da Tersatto sul Colle dei Lauri, a Loreto, nel 1294 (1296). In tale data sul colle fortunato apparve una modestissima cappella, costruita in pietra rozzamente tagliata, che prima non c’era, e che i bravi e intelligenti Recanatesi (i Loretani allora non c’erano), per le verifiche fatte e per i prodigi avvenuti, qualificarono per la Casetta natale della Vergine Maria.
Tale fatto avvenne e tale tradizione si formò non già in epoca preistorica e nemmeno nel primo oscuro medioevo, ma nel medioevo luminoso, e proprio contemporaneamente all’Alighieri, tanto che allusivi a Loreto sono ritenuti i versi:
In quel loco fu’ io Pier Damiano
E Pietro Pescator fu nella Casa
Di nostra Donna in sul lito adriano (adriatico)
(Paradiso, XXI).
In quello scorcio del secolo XIII si avevano bene gli occhi aperti e la Chiesa era ben presente nelle Marche con i suoi Vescovi e con i suoi visitatori; e quindi un inganno tanto colossale – se il fatto della traslazione non esistesse – sarebbe stato impossibile.
Da allora sorse il prodigio di Loreto: si forma una Città, ove nulla esisteva; milioni e milioni di pellegrini affluiscono, anche dall’Estero; Papi e principi si rendono pellegrini a Loreto; sorge un magnifico poema d’arte, di rara bellezza e forza; i prodigi sono all’ordine del giorno, ieri come oggi; un centinaio di Santi confermarono quello che il popolo pensa e crede; i Papi confermarono in pieno la verità della traslazione, anche con una liturgia speciale.
E’ questo il miracolo di Loreto, che dura ormai da quasi sette secoli.
Dinanzi a questo continuato grandioso fenomeno religioso si sono inchinati i geni della nostra letteratura, e di Loreto, con senso di venerazione, parlano tra gli altri, oltre Dante, il Tasso, l’Aleardi nei “Fuochi dell’Appennino” e nell’“Ave Maria”, il Carducci e il D’Annunzio.
Il Tasso, dopo la sua prigionia di Ferrara, peregrinò a Loreto, sia per ringraziare la Vergine, sia per ottenere perdono dei suoi trascorsi e ci lasciò i bei versi: “Il tuo splendor m’affida, o chiara Stella (Maria) – Stella, onde nacque la serena Luce (Cristo), – Luce di non creato e sommo Sole, – Sol, che non seppe occaso, e me rappella – teco da lunghi orrori, e mi conduce – all’Alta Rupe (Loreto), ov’in marmorea mole – l’umil tua Casa il mondo onora e cole”.
In quest’ultimo periodo il movimento loretano anziché affievolirsi si è andato rafforzando. A nulla hanno approdato i negatori recenti, tanto partigiani da non degnarsi nemmeno di venire a esaminare con i propri occhi il venerando documento archeologico della Santa Casa, che pur prescindendo dai documenti storici, contiene in sé i dati della propria identità.
Ad aumentare il movimento Lauretano hanno concorso particolarmente due fatti: i pellegrinaggi dei Treni Bianchi, organizzati dall’UNITALSI dal 1936, ed il documento di Benedetto XV che nel 1920 dichiarava la Vergine Loretana PATRONA PRINCIPALE DELL’AVIAZIONE DI TUTTO IL MONDO.
Il sacro fascino della Vergine Lauretana, celeste viaggiatrice per la prodigiosa traslazione, ha dei riflessi anche in D’Annunzio, che il 10 Dicembre 1937 scriveva al Generale Valle quanto segue: “Oggi, dieci dicembre, ricorre la Traslazione della Santa Casa di Loreto, che nel primo ardore della guerra fu da me proposta (sic!) al riconoscimento degli Aviatori e dichiarata Tutelare degli Aviatori, in guerra ed in pace. Sono certo che in tutti i miei fedeli compagni vige l’onoranza alla Vergine Alata, che “in Dalmatiam prius, deinde in Agrum Lauretanum translata fuit”… Io oso oggi, ricordarti la data miracolosa perché tu richiami i nostri Aviatori a mirare irraggiate di tanta gloria votiva le acque dell’Adriatico nostro in perpetuo”… Le parole di D’Annunzio – a parte la sua interpretazione – valgono come espressione di un’ondata spirituale verso la Vergine Bruna, che, anziché affievolirsi, sempre più aumenta.
Ritornerà il 10 Dicembre; dall’Appennino al mare, o ovunque nelle Marche, nell’Umbria, nella Toscana, nelle Montagne d’Abruzzo e altrove si accenderanno alla vigilia i fuochi o “i focaracci”, come li chiamano qui; verranno alte Dignità Ecclesiastiche e Civili; verranno gli Avieri a rendere corteo d’onore alla loro Celeste Patrona; verranno decine di migliaia di pellegrini, grati e imploranti, che nella loro fede grande e sincera e ardente spesso strappano dalla Vergine Bruna il prodigio.
Questa è la realtà di ogni anno. Che pensarne? E’ il miracolo di Loreto che si perpetua ormai da quasi sette secoli.
Padre ANGELO MARIA D’ANGHIARI
(Dal libro monumentale “IL SANTUARIO DI LORETO”, pp.127-129, edito dalla “Congregazione Universale della Santa Casa, Loreto, 1957)
———————————o0o———————————-
LORETO: martedì, 28 marzo 2006 (www.zenit.org) Secondo uno studio archeologico condotto dall’architetto Nanni Monelli e dal padre Giuseppe Santarelli, Direttore della “Congregazione Universale della Santa Casa” di Loreto, le pietre che si trovano nella grotta dell’Annunciazione a Nazareth hanno la stessa origine delle pietre dell’altare dei Santi Apostoli della Santa Casa di Loreto.
Questa scoperta ha riaperto la discussione sulla validità storica della traslazione della Santa Casa di Nazareth a Loreto e sul mistero di come sia avvenuta questa traslazione.
Per approfondire la conoscenza e la storia del santuario mariano dove si conserva e venera la Santa Casa di Nazareth della Vergine Maria, che secondo la tradizione fu trasportata miracolosamente da Nazareth a Tersatto nel 1291 e infine a Loreto, ZENIT ha intervistato il Prof. Giorgio Nicolini, un esperto in materia, autore del libro “La veridicità storica della miracolosa Traslazione della Santa Casa di Nazareth a Loreto” (http://www.lavocecattolica.it/).
Il libro illustra con prove documentali del tutto inedite, la verità storica delle “cinque traslazioni miracolose” della Santa Casa di Nazareth avvenute “in vari luoghi” e infine sul colle di Loreto: “traslazioni miracolose” avvenute tra il 1291 e il 1296, “approvate” “ufficialmente” nella loro “veridicità storica” da tanti Papi, per sette secoli. Il libro contiene anche il testo della “benedizione” di Giovanni Paolo II, spedita in data 11 gennaio 2005 all’autore del libro dal Pontefice stesso.
Intervistatore: Secondo un recente studio condotto dall’architetto Nanni Monelli e da padre Giuseppe Santarelli, Direttore della “Congregazione Universale della Santa Casa”, le pietre dell’Altare degli Apostoli (uno dei più antichi dell’età paleocristiana) che si trova nella Santa Casa di Loreto ha la stessa origine delle pietre che si trovano nella grotta di Nazareth, davanti alla quale si trovavano le tre Pareti della Santa Casa di Maria. E’ un’altra conferma dell’autenticità della Casa di Loreto come la Casa nazaretana di Maria?
Prof. Nicolini:
Sull’autenticità della Santa Casa di Loreto come la “vera Casa nazaretana” di Maria non ci sono mai stati dubbi, se non per chi non ne conosce i secolari studi relativi; tanto che tutti i Sommi Pontefici, per sette secoli, ne hanno comprovato l’autenticità con solenni atti canonici di “approvazione”.
Tale studio dell’Altare degli Apostoli è invece importante perché, oltre a fornire una ulteriore prova dell’autenticità della Santa Casa di Loreto come la “Casa nazaretana” di Maria, fornisce anche una “prova” ancora più eclatante a riguardo della “miracolosità” della “traslazione” della Santa Casa di Nazareth. Infatti la “tradizione” ha sempre attestato che, tra il 1291 e il 1296, le tre Pareti della Santa Casa di Nazareth furono trasportate “miracolosamente”, per “il ministero angelico”, in “vari luoghi”, e insieme alle tre Pareti fu trasportato “miracolosamente”, “in vari luoghi”, anche l’Altare degli Apostoli. Ciò è attestato da antichi documenti, nei quali si parla della presenza di tale Altare unitamente alle tre Sante Pareti, come a Tersatto, in Dalmazia, ove la Santa Casa vi sostò tra il 10 maggio 1291 e il 10 dicembre 1294. Quindi, in un certo senso, si potrebbe dire che “il miracolo” fu “duplice”, perché furono trasportate “miracolosamente” non solo le tre Sante Pareti “integre”, ma insieme ad esse, e distinto da esse, anche l’Altare degli Apostoli.
Intervistatore: Che cosa hanno detto la storia, la tradizione, i Sommi Pontefici, sulla “traslazione” della Santa Casa di Nazareth della Vergine Maria, che si trova ora a Loreto?
Prof. Nicolini:
Nel libro che ho scritto in proposito, dimostro che dal punto di vista storico e archeologico sono accertate, in modo indiscutibile, “almeno” cinque “traslazioni miracolose”, tra il 1291 e il 1296: a Tersatto (nell’ex-Jugoslavia), ad Ancona (località Posatora), nella selva della signora Loreta nella pianura sottostante l’attuale cittadina di “Loreto” (il cui nome deriva proprio da quella signora di nome “Loreta”); poi sul campo di due fratelli sul colle lauretano (o Monte Prodo) e infine sulla pubblica strada, ove ancor oggi si trova, sotto la cupola dell’attuale Basilica.
Tutti questi fatti soprannaturali furono tramandati dai “testimoni oculari” dell’epoca, nei vari luoghi ove si compirono, e furono rigorosamente controllati dai Vescovi locali dell’epoca, i quali emisero dei pronunciamenti “canonici” di “veridicità”, come attestano delle “chiese” dell’epoca consacrate a tali “eventi miracolosi” dai Vescovi di Fiume, di Ancona, di Recanati, di Macerata, di Napoli… Così pure tanti Sommi Pontefici, impegnando la loro Suprema Autorità Apostolica, hanno “approvato” ininterrottamente, sin dalle origini, la “veridicità storica” delle “miracolose traslazioni” della Santa Casa: da Nicolò IV (1292) sino a Giovanni Paolo II (2005).
In proposito, così scriveva il grande Pontefice Beato Pio IX, nella Bolla “Inter Omnia”, del 26 agosto 1852: “A Loreto si venera quella Casa di Nazareth, tanto cara al Cuore di Dio, e che, fabbricata nella Galilea, fu più tardi divelta dalle fondamenta e, per la potenza divina, fu trasportata oltre i mari, prima in Dalmazia e poi in Italia”. E il Santo Pontefice aggiunse ancora: “Proprio in quella Casa la Santissima Vergine, per eterna divina disposizione rimasta perfettamente esente dalla colpa originale, è stata concepita, è nata, è cresciuta, e il celeste messaggero l’ha salutata piena di grazia e benedetta fra le donne. Proprio in quella Casa ella, ripiena di Dio e sotto l’opera feconda dello Spirito Santo, senza nulla perdere della sua inviolabile verginità, è diventata la Madre del Figlio Unigenito di Dio”.
Intervistatore: C’è però chi sostiene la tesi secondo cui furono alcuni Crociati, con la nave, a trasportare a Loreto solo delle “pietre” della Casa di Maria, che vennero poi ivi riassemblate sotto forma di “casa”. Lei che ne pensa?
Prof. Nicolini:
Intanto è opportuno precisare che a Loreto ci sono solo le tre Pareti che costituivano in realtà “la Camera” di Maria, comunemente denominata come “la Santa Casa”, ove avvenne l’Annunciazione, e che sorgeva a Nazareth dinanzi ad una grotta e faceva un sol corpo con essa. Attualmente a Nazareth sono rimaste “la grotta” e “le fondamenta” della Casa “in muratura” dell’Annunciazione, mentre a Loreto è venerata l’autentica Casa “in muratura”, “senza fondamenta”, che stava a Nazareth davanti alla grotta. Detto più semplicemente: a Nazareth ci sono “le fondamenta” senza la Casa, a Loreto c’è “la Casa” senza le fondamenta.
L’“ipotesi” di un trasporto umano, avanzata recentemente da alcuni studiosi, oltre ad essere priva di ogni documentazione al riguardo, è “insostenibile” ed “impossibile”, sia per le ragioni “storiche” sopraddette, nonché per ragioni “architettoniche” e “scientifiche”.
Ad esempio, l’ipotesi di un trasporto umano mediante la scomposizione dei muri della Casa in singoli blocchi di pietra effettuata a Nazareth e ricomposta prima in Dalmazia e poi per altre quattro volte sulla costa adriatica, dopo duemila chilometri di peregrinazione per terra e per mare, è del tutto impossibile anche dal punto di vista “temporale”. Ciò lo attesta la “simultaneità” delle date di partenza da Nazareth (sicuramente nel maggio 1291) e di arrivo a Tersatto (9-10 maggio 1291), come riportato da una lapide dell’epoca.
Così pure risulterebbe impossibile una simile operazione di “smontaggio” e “rimontaggio”, eseguita per di più in cinque luoghi diversi, in Dalmazia e in Italia.
L’analisi chimica della malta, infatti, nei punti dove attualmente tiene unite le pietre, presenta caratteristiche chimiche particolari, proprie della zona di Nazareth, con una omogeneità della tessitura muraria, che esclude ogni possibilità di un tale ipotetico “smontaggio” e “rimontaggio” delle pietre. Infatti la malta che tiene unite le pietre è uniforme in tutti i punti e risulta costituita da solfato di calcio idrato (gesso) impastato con polvere di carbone di legna secondo una tecnica dell’epoca, nota in Palestina 2000 anni fa, ma mai impiegata in Italia. Quindi, la Santa Casa non fu mai “scomposta” in blocchi, ma è giunta a Loreto – dopo altre precedenti “traslazioni miracolose” – con le pietre “murate” con la stessa malta usata oltre 2000 anni fa a Nazareth, così come oggi ancora si presenta.
La collocazione finale poi su una pubblica strada, a Loreto, ove ancor oggi si trova, è ugualmente umanamente “impossibile”, come hanno attestato tutti gli archeologi ed architetti che hanno esaminato nei secoli il sottosuolo della Santa Casa e la strada pubblica su cui “si è posata”.
L’architetto Giuseppe Sacconi (1854-1905), ad esempio, dichiarò di aver constatato che “la Santa Casa sta, parte appoggiata sopra l’estremità di un’antica strada e parte sospesa sopra il fosso attiguo”. Disse inoltre che, senza entrare in questioni storiche o religiose, bisognava ammettere che la Santa Casa non poteva essere stata fabbricata, come è, nel posto ove si trova (“Annali Santa Casa”, anno 1925, n.1). Un dato da rilevare, in proposito, a dimostrazione che le tre Sante Pareti “si posarono” sulla strada, e non che vi furono ricostruite, è la singolarità di un cespuglio spinoso che si trovava sul bordo della strada al momento dell’impatto e che vi è rimasto imprigionato.
Un altro insigne architetto, Federico Mannucci (1848-1935), incaricato dal Sommo Pontefice Benedetto XV di esaminare le fondamenta della Santa Casa, in occasione del rinnovo del pavimento, dopo l’incendio scoppiatovi nel 1921, scrive e asserisce perentoriamente, nella sua “Relazione” del 1923, che “è assurdo solo pensare” che il sacello possa essere stato trasportato “con mezzi meccanici” (F. Mannucci, “Annali della Santa Casa”, 1923, 9-11), e rivelò che “è sorprendente e straordinario il fatto che l’edificio della Santa Casa, pur non avendo alcun fondamento, situato sopra un terreno di nessuna consistenza e disciolto e sovraccaricato, seppure parzialmente, del peso della volta costruitavi in luogo del tetto, si conservi inalterato, senza il minimo cedimento e senza una benché minima lesione sui muri” (F. Mannucci, “Annali della Santa Casa”, 1932, 290).
L’architetto Mannucci trasse, in sintesi, queste conclusioni: i muri della Santa Casa di Loreto sono formati con pietre della Palestina, cementati con malta ivi usata; è assurdo solo il pensare ad un trasporto meccanico; la costruzione della Santa Casa nel luogo ove si trova si oppone a tutte le norme costruttive ed alle stesse leggi fisiche. Quindi, se l’intera Santa Casa di Nazareth non possono averla “trasportata” gli uomini, non può essere stata trasportata altrimenti che “miracolosamente”, per opera della Onnipotenza Divina, mediante “il ministero angelico”… come sempre “testimoniato” e “tramandato” dalla “tradizione” e “approvato” come “veridico” da tutti i Sommi Pontefici, per 700 anni, dalle origini sino ad oggi.
Intervistatore: Recentemente lei ha rivolto alcune domande sulla “questione lauretana” al Santo Padre Benedetto XVI. Quali sono state le risposte?
Prof. Nicolini:
Ho richiesto al Santo Padre Benedetto XVI un intervento proprio perché venisse “ristabilita” in modo “definitivo” la “veridicità storica” della “miracolosa traslazione” della Santa Casa di Nazareth a Loreto, scalzando così tante moderne “fuorvianti” e “secolaristiche” interpretazioni.
Il Santo Padre è subito intervenuto per la celebrazione Liturgica della “Miracolosa” traslazione del 10 dicembre dello scorso anno, facendo pervenire al Vescovo di Loreto una relativa “inequivoca” e bellissima preghiera da recitarsi nel Santuario.
Tale preghiera, ed un mio commento ad essa, la si può leggere all’indirizzo del mio Sito Internet www.lavocecattolica.it/preghiera.benedettoXVI.htm).
In questa preghiera il Sommo Pontefice Benedetto XVI – così come tutti i suoi Predecessori – “riconosce” di nuovo espressamente, ripetutamente e inequivocabilmente che le Sante Pareti, venerate nel Santuario di Loreto, sono proprio la “Santa Casa” di Nazareth, di Maria, di Giuseppe e di Gesù.
Egli infatti, tra l’altro, scrive nella preghiera: “Santa Maria, Madre di Dio, ti salutiamo nella tua casa… qui hai vissuto… qui hai pregato con Lui… qui avete letto insieme le Sacre Scritture… siete tornati in questa casa a Nazareth… qui per molti anni hai sperimentato…”
La Santa Casa di Loreto, quindi, viene ancora “confermato” – dal nuovo Pontefice – che è proprio “la Casa di Maria”, quella che “proprio” “era” a Nazareth.
Perciò, anche nel “pronunciamento” del nuovo Sommo Pontefice, a Loreto non ci sono delle semplici “sante pietre” portate dagli uomini e “riassemblate” e “ricostruite” a Loreto dagli uomini (come sostengono certi “studiosi” contro gli stessi rilievi scientifici): perché, altrimenti, il Santo Padre non identificherebbe la Santa Casa di Loreto con quella che era “proprio” e “realmente” a Nazareth, ove avvenne l’annuncio dell’angelo a Maria e l’Incarnazione in lei del Figlio di Dio, e ove Maria, Giuseppe e Gesù hanno vissuto “per molti anni”…
A Loreto, perciò, vi è proprio l’intera Santa Casa di Nazareth (nelle sue tre Pareti), ivi giunta “miracolosamente”, per “il ministero angelico”, dopo molteplici “traslazioni miracolose”, come sempre insegnato dalla “tradizione”, attestato dagli studi storici, archeologici e scientifici, come quelli sopra accennati, e confermato innumerevoli volte – lungo i secoli – dal Magistero “ordinario” e “solenne” dei Sommi Pontefici.
Forse giova qui ricordare le sempre attuali e bellissime parole del santo Sommo Pontefice Leone XIII, scritte nella sua Enciclica “Felix Lauretana Cives” (del 23 gennaio 1894):
“Comprendano tutti, e in primo luogo gli Italiani, quale particolare dono sia quello concesso da Dio che, con tanta provvidenza, ha sottratto (prodigiosamente) la Casa ad un indegno potere e con significativo atto d’amore l’ha offerta ad essi. Infatti in quella beatissima dimora venne sancito l’inizio della salvezza umana, con il grande e prodigioso mistero di Dio fatto uomo, che riconcilia l’umanità perduta con il Padre e rinnova tutte le cose”.
Ed anche: “Dio volle a tal punto esaltare l’invocato nome di Maria da dare compimento, in questo luogo (Loreto), a quella famosa profezia: “Tutte le generazioni mi chiameranno beata”.
Agenzia Internazionale ZENIT – Roma, 28 marzo 2006 – ZI06032812
——————————-o0o——————————–
Nuovi studi archeologici confermano l’autenticità della Santa Casa di Maria a Loreto
28 Marzo 2006
LORETO, martedì, 28 gennaio 2006 (ZENIT.org).- Secondo uno studio archeologico condotto dall’architetto Nanni Monelli e da padre Giuseppe Santarelli, Direttore della Congregazione generale della Santa Casa di Loreto, le pietre che si trovano nella grotta dell’Annunciazione a Nazareth hanno la stessa origine delle pietre dell’altare dei Santi Apostoli della Santa Casa di Loreto.
Questa scoperta ha riaperto la discussione sulla validità storica della traslazione della Santa Casa di Nazareth a Loreto e sul mistero di come sia avvenuta questa traslazione.
Per approfondire la conoscenza e la storia del santuario mariano dove si conserva e venera la Santa Casa di Nazareth della Vergine Maria, che secondo la tradizione fu trasportata miracolosamente da Nazareth a Tersatto nel 1291 e infine a Loreto, ZENIT ha intervistato il prof. Giorgio Nicolini, un esperto in materia, autore del libro “La veridicità storica della miracolosa Traslazione della Santa Casa di Nazareth a Loreto” (www.lavocecattolica.it).
Il libro illustra con prove documentali del tutto inedite, la verità storica delle “cinque traslazioni miracolose” della Santa Casa di Nazareth avvenute “in vari luoghi” e infine sul colle di Loreto: “traslazioni miracolose” avvenute tra il 1291 e il 1296, “approvate” “ufficialmente” nella loro “veridicità storica” da tanti Papi, per sette secoli. Il libro contiene anche il testo della “benedizione” di Giovanni Paolo II, spedita in data 11 gennaio 2005 all’autore del libro dal Pontefice stesso.
Secondo un recente studio condotto dall’architetto Nanni Monelli e da padre Giuseppe Santarelli, Direttore della “Congregazione Universale della Santa Casa”, le pietre dell’Altare degli Apostoli (uno dei più antichi dell’età paleocristiana) che si trova nella Santa Casa di Loreto ha la stessa origine delle pietre che si trovano nella grotta di Nazareth, davanti alla quale si trovavano le tre Pareti della Santa Casa di Maria. E’ un’altra conferma dell’autenticità della Casa di Loreto come la Casa nazaretana di Maria?
Nicolini: Sull’autenticità della Santa Casa di Loreto come la “vera Casa nazaretana” di Maria non ci sono mai stati dubbi, se non per chi non ne conosce i secolari studi relativi; tanto che tutti i Sommi Pontefici, per sette secoli, ne hanno comprovato l’autenticità con solenni atti canonici di “approvazione”.
Tale studio dell’Altare degli Apostoli è invece importante perché, oltre a fornire una ulteriore prova dell’autenticità della Santa Casa di Loreto come la “Casa nazaretana” di Maria, fornisce anche una “prova” ancora più eclatante a riguardo della “miracolosità” della “traslazione” della Santa Casa di Nazareth.
Infatti la “tradizione” ha sempre attestato che, tra il 1291 e il 1296, le tre Pareti della Santa Casa di Nazareth furono trasportate “miracolosamente”, per “il ministero angelico”, in “vari luoghi”, e insieme alle tre Pareti fu trasportato “miracolosamente”, “in vari luoghi”, anche l’Altare degli Apostoli. Ciò è attestato da antichi documenti, nei quali si parla della presenza di tale Altare unitamente alle tre Sante Pareti, come a Tersatto, in Dalmazia, ove la Santa Casa vi sostò tra il 10 maggio 1291 e il 10 dicembre 1294.
Quindi, in un certo senso, si potrebbe dire che “il miracolo” fu “duplice”, perché furono trasportate “miracolosamente” non solo le tre Sante Pareti “integre”, ma insieme ad esse, e distinto da esse, anche l’Altare degli Apostoli.
Che cosa hanno detto la storia, la tradizione, i Sommi Pontefici, sulla “traslazione” della Santa Casa di Nazareth della Vergine Maria, che si trova ora a Loreto?
Nicolini: Nel libro che ho scritto in proposito, dimostro che dal punto di vista storico e archeologico sono accertate, in modo indiscutibile, “almeno” cinque “traslazioni miracolose”, tra il 1291 e il 1296: a Tersatto (nell’ex-Jugoslavia), ad Ancona (località Posatora), nella selva della signora Loreta nella pianura sottostante l’attuale cittadina di “Loreto” (il cui nome deriva proprio da quella signora di nome “Loreta”); poi sul campo di due fratelli sul colle lauretano (o Monte Prodo) e infine sulla pubblica strada, ove ancor oggi si trova, sotto la cupola dell’attuale Basilica.
Tutti questi fatti soprannaturali furono tramandati dai “testimoni oculari” dell’epoca, nei vari luoghi ove si compirono, e furono rigorosamente controllati dai Vescovi locali dell’epoca, i quali emisero dei pronunciamenti “canonici” di “veridicità”, come attestano delle “chiese” dell’epoca consacrate a tali “eventi miracolosi” dai Vescovi di Fiume, di Ancona, di Recanati, di Macerata, di Napoli… Così pure tanti Sommi Pontefici, impegnando la loro Suprema Autorità Apostolica, hanno “approvato” ininterrottamente, sin dalle origini, la “veridicità storica” delle “miracolose traslazioni” della Santa Casa: da Nicolò IV (1292) sino a Giovanni Paolo II (2005).
In proposito, così scriveva il grande Pontefice Beato Pio IX, nella Bolla “Inter Omnia”, del 26 agosto 1852: “A Loreto si venera quella Casa di Nazareth, tanto cara al Cuore di Dio, e che, fabbricata nella Galilea, fu più tardi divelta dalle fondamenta e, per la potenza divina, fu trasportata oltre i mari, prima in Dalmazia e poi in Italia”. E il Santo Pontefice aggiunse ancora: “Proprio in quella Casa la Santissima Vergine, per eterna divina disposizione rimasta perfettamente esente dalla colpa originale, è stata concepita, è nata, è cresciuta, e il celeste messaggero l’ha salutata piena di grazia e benedetta fra le donne. Proprio in quella Casa ella, ripiena di Dio e sotto l’opera feconda dello Spirito Santo, senza nulla perdere della sua inviolabile verginità, è diventata la Madre del Figlio Unigenito di Dio”.
C’è però chi sostiene la tesi secondo cui furono alcuni Crociati, con la nave, a trasportare a Loreto solo delle “pietre” della Casa di Maria, che vennero poi ivi riassemblate sotto forma di “casa”. Lei che ne pensa?
Nicolini: Intanto è opportuno precisare che a Loreto ci sono solo le tre Pareti che costituivano in realtà “la Camera” di Maria, comunemente denominata come “la Santa Casa”, ove avvenne l’Annunciazione, e che sorgeva a Nazareth dinanzi ad una grotta e faceva un sol corpo con essa. Attualmente a Nazareth sono rimaste “la grotta” e “le fondamenta” della Casa “in muratura” dell’Annunciazione, mentre a Loreto è venerata l’autentica Casa “in muratura”, “senza fondamenta”, che stava a Nazareth davanti alla grotta. Detto più semplicemente: a Nazareth ci sono “le fondamenta” senza la Casa, a Loreto c’è “la Casa” senza le fondamenta.
L’“ipotesi” di un trasporto umano, avanzata recentemente da alcuni studiosi, oltre ad essere priva di ogni documentazione al riguardo, è “insostenibile” ed “impossibile”, sia per le ragioni “storiche” sopraddette, nonché per ragioni “architettoniche” e “scientifiche”. Ad esempio, l’ipotesi di un trasporto umano mediante la scomposizione dei muri della Casa in singoli blocchi di pietra effettuata a Nazareth e ricomposta prima in Dalmazia e poi per altre quattro volte sulla costa adriatica, dopo duemila chilometri di peregrinazione per terra e per mare, è del tutto impossibile anche dal punto di vista “temporale”. Ciò lo attesta la “simultaneità” delle date di partenza da Nazareth (sicuramente nel maggio 1291) e di arrivo a Tersatto (9-10 maggio 1291), come riportato da una lapide dell’epoca.
Così pure risulterebbe “impossibile” una simile operazione di “smontaggio” e “rimontaggio”, eseguita per di più in cinque luoghi diversi, in Dalmazia e in Italia. L’analisi chimica della malta, infatti, nei punti dove attualmente tiene unite le pietre, presenta caratteristiche chimiche particolari, proprie della zona di Nazareth, con una omogeneità della tessitura muraria, che esclude ogni possibilità di un tale ipotetico “smontaggio” e “rimontaggio” delle pietre. Infatti la malta che tiene unite le pietre è uniforme in tutti i punti e risulta costituita da solfato di calcio idrato (gesso) impastato con polvere di carbone di legna secondo una tecnica dell’epoca, nota in Palestina 2000 anni fa, ma mai impiegata in Italia. Quindi, la Santa Casa non fu mai “scomposta” in blocchi, ma è giunta a Loreto – dopo altre precedenti “traslazioni miracolose” – con le pietre “murate” con la stessa malta usata oltre 2000 anni fa a Nazareth, così come oggi ancora si presenta.
La collocazione finale poi su una pubblica strada, a Loreto, ove ancor oggi si trova, è ugualmente umanamente “impossibile”, come hanno attestato tutti gli archeologi ed architetti che hanno esaminato nei secoli il sottosuolo della Santa Casa e la strada pubblica su cui “si è posata”. L’architetto Giuseppe Sacconi (1854-1905), ad esempio, dichiarò di aver constatato che “la Santa Casa sta, parte appoggiata sopra l’estremità di un’antica strada e parte sospesa sopra il fosso attiguo” . Disse inoltre che, senza entrare in questioni storiche o religiose, bisognava ammettere che la Santa Casa non poteva essere stata fabbricata, come è, nel posto ove si trova (“Annali Santa Casa”, anno 1925, n.1). Un dato da rilevare, in proposito, a dimostrazione che le tre Sante Pareti “si posarono” sulla strada, e non che vi furono ricostruite, è la singolarità di un cespuglio spinoso che si trovava sul bordo della strada al momento dell’impatto e che vi è rimasto imprigionato.
Un altro insigne architetto, Federico Mannucci (1848-1935), incaricato dal Sommo Pontefice Benedetto XV di esaminare le fondamenta della Santa Casa, in occasione del rinnovo del pavimento, dopo l’incendio scoppiatovi nel 1921, scrive e asserisce perentoriamente, nella sua “Relazione” del 1923, che “è assurdo solo pensare” che il sacello possa essere stato trasportato “con mezzi meccanici” (F. Mannucci, “Annali della Santa Casa” , 1923, 9-11), e rivelò che “è sorprendente e straordinario il fatto che l’edificio della Santa Casa, pur non avendo alcun fondamento, situato sopra un terreno di nessuna consistenza e disciolto e sovraccaricato, seppure parzialmente, del peso della volta costruitavi in luogo del tetto, si conservi inalterato, senza il minimo cedimento e senza una benché minima lesione sui muri” (F. Mannucci, “Annali della Santa Casa”, 1932, 290).
L’architetto Mannucci trasse, in sintesi, queste conclusioni: i muri della Santa Casa di Loreto sono formati con pietre della Palestina, cementati con malta ivi usata; è assurdo solo il pensare ad un trasporto meccanico; la costruzione della Santa Casa nel luogo ove si trova si oppone a tutte le norme costruttive ed alle stesse leggi fisiche. Quindi, se l’intera Santa Casa di Nazareth non possono averla “trasportata” gli uomini, non può essere stata trasportata che “miracolosamente”, per opera della Onnipotenza Divina, mediante “il ministero angelico”… come sempre “testimoniato” e “tramandato” dalla “tradizione” e “approvato” come “veridico” da tutti i Sommi Pontefici, per 700 anni, dalle origini sino ad oggi.
Recentemente lei ha rivolto alcune domande sulla “questione lauretana” al Santo Padre Benedetto XVI. Quali sono state le risposte?
Nicolini: Ho richiesto al Santo Padre Benedetto XVI un intervento proprio perché venisse “ristabilita” in modo “definitivo” la “veridicità storica” della “miracolosa traslazione” della Santa Casa di Nazareth a Loreto, scalzando così tante moderne “fuorvianti” e “secolaristiche” interpretazioni. Il Santo Padre è subito intervenuto per la celebrazione Liturgica della “Miracolosa” traslazione del 10 dicembre dello scorso anno, facendo pervenire al Vescovo di Loreto una relativa “inequivoca” e bellissima preghiera da recitarsi nel Santuario. Tale preghiera, ed un mio commento ad essa, la si può leggere all’indirizzo del mio Sito Internet www.lavocecattolica.it/preghiera.benedetto.XVI.htm).
In questa preghiera il Sommo Pontefice Benedetto XVI – così come tutti i suoi Predecessori – “riconosce” di nuovo “espressamente”, “ripetutamente” e “inequivocabilmente” che le Sante Pareti, venerate nel Santuario di Loreto, sono proprio la “Santa Casa” di Nazareth, di Maria, di Giuseppe e di Gesù. Egli infatti, tra l’altro, scrive nella preghiera: “Santa Maria, Madre di Dio, ti salutiamo nella tua casa… qui hai vissuto… qui hai pregato con Lui… qui avete letto insieme le Sacre Scritture… siete tornati in questa casa a Nazareth… qui per molti anni hai sperimentato…”
La Santa Casa di Loreto, quindi, viene ancora “confermato” – dal nuovo Pontefice – che è proprio “la Casa di Maria”, quella che “proprio” “era” a Nazareth. Perciò, anche nel “pronunciamento” del nuovo Sommo Pontefice, a Loreto non ci sono delle semplici “sante pietre” portate dagli uomini e “riassemblate” e “ricostruite” a Loreto dagli uomini (come sostengono certi “studiosi” contro gli stessi rilievi scientifici): perché, altrimenti, il Santo Padre non identificherebbe la Santa Casa di Loreto con quella che era “proprio” e “realmente” a Nazareth, ove avvenne l’annuncio dell’angelo a Maria e l’Incarnazione in lei del Figlio di Dio, e ove Maria, Giuseppe e Gesù hanno vissuto “per molti anni”… A Loreto, perciò, vi è proprio l’intera Santa Casa di Nazareth (nelle sue tre Pareti), ivi giunta “miracolosamente”, per “il ministero angelico”, dopo molteplici “traslazioni miracolose”, come sempre insegnato dalla “tradizione”, attestato dagli studi storici, archeologici e scientifici, come quelli sopra accennati, e confermato innumerevoli volte – lungo i secoli – dal Magistero “ordinario” e “solenne” dei Sommi Pontefici.
Forse giova qui ricordare le sempre attuali e bellissime parole del santo Pontefice Leone XIII, scritte nella sua Enciclica “Felix Lauretana Cives” (del 23 gennaio 1894): “Comprendano tutti, e in primo luogo gli Italiani, quale particolare dono sia quello concesso da Dio che, con tanta provvidenza, ha sottratto (prodigiosamente) la Casa ad un indegno potere e con significativo atto d’amore l’ha offerta ad essi. Infatti in quella beatissima dimora venne sancito l’inizio della salvezza umana, con il grande e prodigioso mistero di Dio fatto uomo, che riconcilia l’umanità perduta con il Padre e rinnova tutte le cose”. Ed anche: “Dio volle a tal punto esaltare l’invocato nome di Maria da dare compimento, in questo luogo (Loreto), a quella famosa profezia: “Tutte le generazioni mi chiameranno beata”.
1921: l’incendio della Santa Casa di Loreto fu un attentato anticlericale?
Segnalazione del centro Studi Federici
Novanta anni fa, l’incendio in Santa Casa, di padre Giuseppe Santarelli
Nella notte tra il 22 e il 23 febbraio 1921 scoppiò un violento incendio nella Santa Casa, che distrusse, oltre al resto, l’antica statua trecentesca in legno. I testimoni oculari attestavano che il calore sprigionatosi fu tale da liquefare le numerose lampade in metallo che pendevano ai lati. Fu danneggiata anche l’iconostasi del Sacconi e distrutti alcuni elementi ornamentali e devozionali, come i due semibusti di Sant’Anna e di San Giuseppe, tanto che fu necessario provvedere ad un rifacimento generale della zona dell’altare, ad opera di Guido Cirilli, e ad una nuova statua, che fu scolpita a Roma con il legno di un antico cedro del Libano, fiorito in Vaticano presso il Casino di Pio IV.
Quale fu la causa del devastante incendio? L’autorità pontificia inviò a Loreto l’ing. Federico Mannucci per avere una risposta. Questi stese una relazione tecnica asserendo che l’incendio era stato provocato dal «logorio dei cordoni elettrici». Un «contatto tra il filo ascendente e discendente » avrebbe «prodotto un abbruciamento delle coperture dei fili stessi» e «avrebbe raggiunto la sommità, determinando il contatto diretto dei fili metallici con il legno estremamente secco del tramezzo» (Annali della S. Casa, 1932, pp. 287-89).
Un’altra versione invece considera l’incendio doloso. Padre Mauro da Gagliole, fra Giammaria Principi, dimorante a Loreto fin dal 1936, e padre Stanislao Santachiara, più volte rettore della basilica lauretana, narravano, tra gli altri, che negli anni Quaranta un sacerdote di una città della Puglia avrebbe spedito una lettera al vescovo Gaetano Malchiodi, a quel tempo vicario amministratore pontificio del santuario, nella quale gli comunicava che un signore, in confessione, si era accusato di aver messo di nascosto una bomba a orologeria, a lenta combustione, dentro la Santa Casa, la quale, scoppiando nel cuore della notte, avrebbe causato il terribile incendio.
Mons. Balestra di Treia riferiva allo scrivente che un prete di sua conoscenza – don Leonardi – attestava di essere entrato il mattino del 23 febbraio in Santa Casa, subito dopo l’incendio, e di aver percepito un acre odore di orina di cavallo (ammoniaca, da cui acido nitrico?), ciò che confermerebbe la tesi di un incendio doloso (vedi questa rivista, 1990, p. 242, nota).
Esiste un articolato manoscritto del padre Alfonso Maria Baldassarri, studioso della Santa Casa negli anni Venti, che sospetta un dolo nell’incendio. Si tenga presente che nel 1921, dopo lo studio demolitore della tradizione lauretana, pubblicato da Ulisse Chevalier nel 1906, si diffuse un profondo scetticismo, accompagnato talora da aspra avversione nei confronti della preziosa reliquia nazaretana.
A 90 anni da quel triste episodio, confrontando le varie testimonianze, vien da sospettare che la perizia tecnica del Mannucci sia stata pilotata e addomesticata per non creare reazioni scomposte e per mettere a tacere un fatto doloroso e inquietante. La Santa Casa porta ancora i segni di quell’incendio nei legni che corrono tra la volta e i muri, in parte carbonizzati. Essi sono la testimonianza di un tristissimo avvenimento, ma anche il segno di una speciale protezione della Vergine che ha voluto, ancora una volta, preservare intatta la sua Casa nazaretana da una terribile devastazione.
(Fonte: http://www.santuarioloreto.it/nuovomessaggio/feb2011/feb2011_01.htm)
——————o0o——————
Marcia della Vita…integralmente Cattolica
Per il terzo anno consecutivo un gruppo di fedeli veneti di don Floriano Abrahamowicz provenienti da Belluno, Verona, Mestre e Padova hanno partecipato con il loro riferimento ecclesiale all’edificante pellegrinaggio Osimo-Loreto, organizzato dall’ Istituto Mater Boni Consilii e giunto alla decima edizione con quasi 200 pellegrini.
Segnalazione del Centro Studi Federici
————–o0o————-
LA TRASLAZIONE A LORETO DELLA CASA DI NAZARETH
Articolo del Prof. EMANUELE MOR
Docente di Elettrochimica all’Università di Genova
I FATTI
Siamo all’inizio di maggio del 1291. I Turchi hanno preso totale possesso della Terra Santa, dove a Nazareth si trovano le vestigia di quella piccola costruzione che la tradizione, dai primi secoli dell’era cristiana, indicava quale dimora della Vergine Santa, dove nacque, dove ebbe luogo l’Annuncio dell’Arcangelo Gabriele e dove visse Gesù nella Sacra Famiglia.
Dopo la Risurrezione, gli Apostoli si sarebbero riuniti in questa Casa, dove San Pietro avrebbe eretto un altare e avrebbe celebrato la Frazione del Pane conforme all’insegnamento di Gesù.
In quello stesso inizio di maggio (10 maggio 1291) a duemila chilometri di distanza, sulla collina di Tersatto, non lontano da Fiume (l’odierna Rijeka), dei boscaioli trovano una piccola casa che non avevano mai visto prima in quel luogo. Il fatto impressiona molto perché su quella collina che scende verso il mare non esistevano né capanne né tanto meno case. La piccola costruzione, posata sul terreno, ha una lunghezza di m.9,52, una larghezza di m.4,10 e un’altezza (all’interno) di m.4,30.
Di fronte all’entrata c’è un altare di pietra e, al di sopra, sul muro, una Croce greca. Su questa la figura del Cristo e un’iscrizione: “Gesù di Nazareth, Re dei Giudei”. Sull’altare una statua in legno della Madonna con il Bambino in braccio: la mano destra di Gesù è levata per benedire.
Oltre l’altare, un focolare nero di fumo, che ne comprova un lungo uso. Non lontano da questo atrio, un armadio scavato nel muro e degli utensili da tavola: “Sembra una Cappella che sia stata abitata”, dicono i boscaioli.
Il curato di Tersatto, don Alessandro De Giorgio, viene informato del fatto, ma, molto ammalato, non può muoversi. Gli appare la Madonna che gli attesta essere quella la sua Casa di Nazareth dove nacque, dove avvenne l’Annuncio dell’Arcangelo Gabriele e dove visse con Gesù. Sull’altare, l’Apostolo Pietro celebrò la prima Frazione del Pane, e la statua di legno di cedro è opera di San Luca. Quale sigillo dell’Apparizione, don Alessandro viene improvvisamente guarito della sua infermità (Notizie provenienti da un pregevole studio del 1893 di Guillaume Garratt, dell’Università di Cambridge).
E’ in quegli anni signore di Tersatto il conte Nicolò Frangipani, governatore delle tre province di Dalmazia, Croazia e Illiria. Costui invia a Nazareth una commissione di tre persone, tra cui il curato, che può constatare come realmente la Casa di Nazareth, con grande stupore dei Turchi, fosse improvvisamente sparita. Tale notizia, prima ancora che la spedizione sia di ritorno (un viaggio di duemila chilometri per via mare), si ha da parte dei pellegrini che tornano dalla Terra Santa. Si viene a sapere altresì che i musulmani ricavano da tempo cospicui profitti dalle visite dei pellegrini alla Santa Casa.
Il 10 dicembre 1294 (tre anni e sette mesi esatti dalla miracolosa Traslazione), la casa sparisce e si ritrova dall’altra parte dell’Adriatico in boschi non lontani da Recanati di proprietà di una certa signora Lauretta. Dei pastori della regione vedono quel mattino una luce abbagliante uscire dalle nubi… Molta gente accorre e dei briganti ne approfittano per derubare i pellegrini.
Passano otto mesi e la Casa di Nazareth, una notte, ancora sparisce e si ritrova a un chilometro e mezzo di distanza, in un campo che appartiene a due fratelli, i conti Stefano e Simone Rinaldi di Antici. Anche questi vorrebbero trarre profitto personale dalle offerte dei pellegrini giungendo per questo a fare una petizione al papa Bonifacio VIII per ottenere il titolo di proprietà.
Ma ecco che una notte di dicembre del 1295, la Santa Casa si sposta ancora su una strada che va da Recanati a Porto Recanati, fuori cioè di ogni proprietà, e come le altre volte si posa sul terreno senza fondamenta alcuna. I magistrati di Recanati sono obbligati a fare una deviazione della strada. Anche costoro formano una missione di 16 nobili e notabili del luogo che inviano dall’altra parte dell’Adriatico per verificare i fatti.
Il Conte Frangipani, al corrente di quanto era avvenuto, mostra a detta commissione una Cappella da lui edificata in ricordo con l’iscrizione (ancora esistente): “La Santa Casa della Beatissima Vergine Maria venne da Nazareth a Tersatto il 10 maggio 1291 e si ritirò il 10 dicembre 1294”.
Le stesse 16 persone raggiungono poi la Galilea, confermando i risultati della prima spedizione: eguali le dimensioni, eguali le pietre della costruzione e ancora si constata che “la data di partenza della Casa per l’Illiria coincide con quella dell’arrivo sulla collina di Tersatto”.
LA STORIA RECENTE
Oggi, a fine XX secolo, una grande Basilica in marmo bianco, concepita nel XVI secolo dal Bramante, riveste degnamente la piccola-grande Casa. Migliaia di pellegrini in tutti questi anni hanno lasciato la loro testimonianza in questo Santuario dove si verificarono molti e grandiosi miracoli. Tanti uomini illustri hanno scritto su Loreto. Tra gli altri Montaigne, che lo visitò nel suo “Journal de Voyage en Italie par la Suisse e l’Allemagne”, ricordando i fatti sopra riportati e descrivendo miracoli e riferimenti importanti con i Re di Francia (nascita di Luigi XIV) (Cfr. A. Colin-Simard, Les Apparitions de la Vierge, Fayard-Mame, 1981, pp.32ss.).
Anche l’attuale Papa Giovanni Paolo II volle dare una risposta alla veridicità della Santa Casa recandosi a Loreto fin dall’8 settembre 1979, all’inizio del suo Pontificato, dichiarandosi “felice che l’umile prato di Loreto sia diventato uno dei più celebri Santuari Mariani d’Italia” e aggiungendo “Io vengo a cercare, con l’intercessione di Maria, la Luce!”.
LE PROVE SCIENTIFICHE
L’iter delle traslazioni sopra descritte nei loro modi e nei loro tempi non lascia dubbi che, se veridiche, si riferiscano ad avvenimenti scientificamente non spiegabili.
Invero:
- Anche oggi, con le tecnologie più avanzate, la rimozione “in toto” di una casa, pur delle dimensioni di quella di Loreto, presenterebbe enorme difficoltà e questo quindi appare tanto più impossibile per l’epoca in cui è avvenuta.
- Si pensi a quale lavoro di preparazione e di avanzata tecnologia ha comportato il “taglio a fettine” e successiva ricostruzione di alcuni monumenti dell’antico Egitto, per salvarli dall’invaso della grande diga di Assuan, per avere un’idea delle grandi difficoltà di queste operazioni.
- Si deve quindi dedurre che anche l’ipotesi di una scomposizione dei muri della Casa nei singoli blocchi di pietra effettuata a Nazareth e ricomposta prima in Dalmazia (e poi ripetutamente sulla costa adriatica), dopo duemila chilometri di peregrinazione per terra e per mare, è molto difficilmente accettabile ed urta contro i fatti sopra riportati, quali la simultaneità delle date di partenza e di arrivo e la lapide tuttora esistente in Dalmazia.
- L’analisi della malta, inoltre, come diremo qui di seguito, nei punti dove attualmente tiene unite le pietre, presenta caratteristiche chimiche particolari non riconoscibili dalle persone che, nel 1294, avrebbero rimesso insieme i singoli blocchi portati da Nazareth.
- Recenti scavi archeologici “in loco” hanno confermato che la Casa risulta posata sul terreno senza fondamenta come voleva la tradizione. Il Grimaldi (cfr. Storia e Arte del Santuario Lauretano, p.24, in Pellegrini a Loreto, ed. Paoline, 1992) conferma in dette indagini archeologiche il ritrovamento di un antico tipo di malta e l’omogeneità della tessitura muraria, e come l’edificio originale risultasse posato su una strada. Venne constatata dal basso l’esistenza di resti di una necropoli romana del III secolo d. C. e sovrapposta a quanto rimaneva di un abitato tardo piceno attraversato in senso Nord-Est da una fossa di scolo, tipico delle strade, riempito di detriti, ossicini di topo e conchiglie di chiocciole di terra.
- Tale recente constatazione trova appunto preciso riferimento a documenti del 1531, 1672 e 1751 che attestano come ogni volta che per lavori di manutenzione si dovettero rimuovere le lastre del suolo o il rivestimento esterno, ci si accorse sempre con grande meraviglia, che i muri erano posati sulla terra nuda.
- Un cespuglio spinoso che si trovava sul bordo della strada al momento che la Casa “si posava” vi rimase imprigionato.
- Si trovarono così, e furono raccolti, dei piccoli sassi identici a quelli della strada, residui di ghiande, gusci di lumache, una noce disseccata, della terra polverosa: tutto ciò che era presente al momento dell’impatto (cfr. Colin-Simard, op. cit.).
- Ora appare ovvio che per semplici e sprovveduti che fossero i muratori di quell’epoca non avrebbero certo sistemate le pietre trasportate da Nazareth, a parte la scelta sulla strada, senza pulire almeno il fondo e strappare il cespuglio spinoso.
- Il materiale dei muri, di notevole spessore (37,5 cm), venne ripetutamente verificato, e dopo la metà del secolo scorso, come sopra ricordato, analizzato con cura (Analisi chimiche eseguite a Roma. Cfr. Colin-Simard, op. cit.). Si tratta di due tipi di calcare, l’uno duro, l’altro tenero, di un colore che non si trova in Italia mentre è comune in Palestina e in particolare a Nazareth. Si è proceduto per questo a confronti accurati fatti direttamente in Palestina su piccoli campioni provenienti da Loreto, e trovando sempre una stupefacente identità.
- I risultati delle indagini analitiche, permisero appunto di accertare come la malta che tiene unite le pietre fosse uniforme in tutti i punti e risultasse costituita da solfato di calcio idrato (gesso) impastato con polvere di carbone di legna secondo una tecnica dell’epoca, nota in Palestina, ma mai impiegata in Italia.
- Qualora fosse avvenuta una nuova rimessa in opera dei singoli blocchi di pietra, si sarebbe dovuta evidenziare per la differenza della composizione chimica della malta in questione.
- Sono questi controlli scientifici che, ci sembra, dovrebbero in modo definitivo porre fine alla dibattuta questione sulla traslazione della Casa di Loreto al di sopra di ogni ricerca documentaria sempre legata alla veridicità di chi scrive.
CONCLUSIONI
Se si consulta la letteratura recente sulla Casa di Loreto si riscontra una quasi unanimità nell’affermare che le pietre originarie provengano sicuramente da Nazareth, ma sarebbero state trasportate da uomini, anche se non esistono documenti che lo comprovino. La “traslazione soprannaturale”, secondo tale letteratura, non sarebbe che leggenda e favola.
Le prove scientifiche sopra ricordate vengono ignorate per incompetenza o volutamente trascurate.
Un fatto è comunque evidente: due secoli, dalla proclamazione dei diritti dell’uomo, del vecchio Adamo che ha ribattuto il suo “Sì” a Satana e il suo “No” a Dio, hanno consentito la diffusione capillare di questi princìpi ad ogni ceto e livello sociale (illuminismo, razionalismo, modernismo, emancipazione dal dogma e dai tabù…). Secondo tali princìpi, tutto ciò che non può essere spiegato dalla mente umana non può essere vero, non è che favola da raccontare ai pargoli. Se Dio interviene in qualche miracolo, è sempre, se mai, nell’ordine del razionale. Gli stessi grandi miracoli del Vangelo vengono taciuti, sminuiti, non creduti se non si spiegano razionalmente.
Gli studiosi della “questione lauretana”, ritenendo razionalmente impossibile che una casa venga traslata in modo soprannaturale, come la montagna del Vangelo, preferiscono la tesi del trasporto materiale, anche se manca ogni documentazione al riguardo.
Non è forse la peggiore forma di apostasia e un comportamento opposto a quello che Gesù vorrebbe da noi, limitare col nostro razionalismo le possibilità di Dio?
L’orgoglio dell’uomo decaduto nel suo nuovo attacco a Dio non ammette che il soprannaturale vada oltre quello che egli giudica possibile! E’ un peccato mostruoso nei riguardi della divinità!
Signore, perdona! Spirito di Verità illuminaci!
————-o0o————-
RIGUARDO ALLA “QUESTIONE LAURETANA”
L’APOSTASIA DALLA “VERITA’ STORICA”
DELLA “MIRACOLOSA” TRASLAZIONE DELLA SANTA CASA DI NAZARETH A LORETO
“Se il tuo fratello commette una colpa, và e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello; se non ti ascolterà, prendi con te una o due persone, perché ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre testimoni. Se poi non ascolterà neppure costoro, dillo all’assemblea…” (Mt.8,15-17).
“… affinché per l’incuria degli uomini, che di solito offusca anche le cose più insigni,
non sia cancellato il ricordo di un fatto così meraviglioso…”
(del Beato Giovanni Spagnoli, detto il Mantovano, sulla “miracolosa traslazione”)
LETTERE APERTE
CON IL DIRETTORE DI “AVVENIRE”
Dott. DINO BOFFO
LETTERA INVIATA AL DIRETTORE DI “AVVENIRE”
PER UNA PRECISAZIONE RIGUARDO AD UN ARTICOLO
SULLA GROTTA E LA CASA DI MARIA A NAZARETH
(in “AVVENIRE”, del 18 dicembre 2005, pag.3)
—– Original Message —–
From: giorgio.nicolini@poste.it
Sent: Tuesday, December 20, 2005 3:23 PM
Subject: L’articolo di Marina Corradi sulla Casa di Maria a Nazareth
(Avvenire, 18 dicembre 2005, pag.3)
Ancona, 20 dicembre 2005
Caro Direttore,
vorrei segnalarLe una “imprecisione” riportata nel servizio dalla Terra Santa di Marina Corradi (pubblicato in “Avvenire” del 18 dicembre scorso, pag.3), relativo all’Annunciazione dell’arcangelo Gabriele a Maria, nella Casa di Nazareth. L’inviata di “Avvenire”, nel suo interessante articolo, riferisce che sulla pietra, “nella” grotta dell’Annunciazione, sta scritto “Verbum caro hic factum est”, e scrive testualmente: “Quella grotta larga due metri per due, in cui a stento si sta in piedi, era la casa di Maria”.
Vorrei con questa lettera precisarLe che tale informazione non è esatta, perché la Casa di Maria – ove avvenne l’Annunciazione – non era la grotta ancora esistente a Nazareth, ma era un’autentica stanza “in muratura”, che si trovava in realtà “davanti” alla grotta, la quale era solo un semplice ripostiglio della “vera” Casa. L’autentica Santa Casa di Nazareth, ove avvenne l’Annunciazione, si trova attualmente “nel” Santuario di Loreto, da oltre 700 anni, come tutti sappiamo.
Così come tutti i Papi precedenti, anche l’attuale Sommo Pontefice Benedetto XVI, nella preghiera inviata all’Arcivescovo di Loreto proprio il 9 dicembre scorso, per la Festa Liturgica della “Miracolosa Traslazione” della Santa Casa di Nazareth a Loreto (celebrata da sette secoli), ha scritto “espressamente”, “ripetutamente” e “inequivocabilmente” tale “verità” della presenza a Loreto della Santa Casa di Nazareth.
Nella preghiera, da recitarsi nel Santuario di Loreto, il Santo Padre scrive, infatti, tra l’altro: “Santa Maria, Madre di Dio, ti salutiamo nella tua casa. Qui l’arcangelo Gabriele ti ha annunciato che dovevi diventare la Madre del Redentore; che in te il Figlio eterno del Padre, per la potenza dello Spirito Santo, voleva farsi uomo. Qui dal profondo del tuo cuore hai detto: “Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto” (Lc.1,38). Così in te il Verbo si è fatto carne (Gv.1,14)… Dopo la prima visita al tempio con il Dodicenne siete tornati in questa casa a Nazaret, e qui per molti anni hai sperimentato quello che Luca riassume nelle parole: “… e stava loro sottomesso” (Lc.2,51).
L’intera preghiera di Benedetto XVI è leggibile all’indirizzo Internet: www.lavocecattolica.it/preghiera.benedetto.XVI.htm
Essendo uno studioso della Santa Casa di Loreto, oltre ad un libro specifico già pubblicato sull’argomento, dal titolo LA VERIDICITA’ STORICA DELLA MIRACOLOSA TRASLAZIONE DELLA SANTA CASA DI NAZARETH A LORETO, ho anche aperto una sezione nel mio Sito Internet www.lavocecattolica.it dedicata interamente alla Santa Casa di Nazareth a Loreto, ove queste informazioni possono essere più ampiamente approfondite, con “prove” storiche, archeologiche e scientifiche, oltre alle ininterrotte e secolari “approvazioni” dei Papi, riguardo alla “questione lauretana”.
Qui preciso soltanto, a correzione dell’involontaria imprecisione di Marina Corradi, che, essendo la città di Nazareth costruita sul pendio di una collina, tutte le case erano comunicanti con le grotte che si aprivano sul fianco della medesima. L’abitazione della Madre di Dio non faceva eccezione a questa regola: sorgeva infatti dinanzi ad una grotta e faceva un sol corpo con essa. A Nazareth attualmente sono rimaste “la grotta” e “le fondamenta” della Casa “in muratura” dell’Annunciazione, mentre a Loreto è venerata l’autentica Casa “in muratura”, “senza fondamenta”, che stava a Nazareth davanti alla grotta. Detto più semplicemente: a Nazareth ci sono solo “le fondamenta” della Casa di Maria, mentre a Loreto c’è la Casa di Maria “senza le fondamenta”.
Anche nei secoli passati molti si ponevano la questione di come potessero venerarsi in due luoghi diversi, a Nazareth e a Loreto, la stessa abitazione della Vergine. In realtà si tratta non di due presunte abitazioni, ma di due distinte parti di una sola abitazione, e cioè “la grotta” e “la Casa”. La grotta è quella ancora venerata a Nazareth (di cui riferisce nell’articolo Marina Corradi), mentre la Santa Casa (cioè, le “tre Pareti” antistanti la grotta) – come sappiamo dalla “tradizione” e dai secolari “pronunciamenti” dei Sommi Pontefici – fu “miracolosamente” portata “in vari luoghi”, e infine a Loreto, che all’epoca non esisteva.
In proposito, così scriveva il grande Pontefice Beato Pio IX, nella Bolla “Inter Omnia”, del 26 agosto 1852, riguardo alle “fondamenta” rimaste a Nazareth e alla “traslazione miracolosa” della Casa: “A Loreto si venera quella Casa di Nazareth, tanto cara al Cuore di Dio, e che, fabbricata nella Galilea, fu più tardi divelta dalle fondamenta e, per la potenza divina, fu trasportata oltre i mari, prima in Dalmazia e poi in Italia”.
Nel mio studio sopra indicato, in proposito, dimostro con innumerevoli documentazioni che la Santa Casa fu portata “miracolosamente” in almeno “cinque” luoghi diversi, tra il 1291 e il 1296: a Tersatto (in Dalmazia), ad Ancona, e in altri due luoghi diversi della zona recanatese, prima di venire “posata” definitivamente su “una pubblica strada”, sulla collina ove tutt’oggi ancora si trova. Dalla fine del XIII secolo sorse poi tutt’attorno alla Santa Casa la maestosa Basilica e la stessa cittadina di Loreto, come “una nuova Nazareth”, come ebbe a scrivere – con una felice e suggestiva espressione – il Papa Leone XIII, nella Lettera Enciclica “Felix Lauretana Cives”, del 1894, nella circostanza del VI Centenario della “miracolosa traslazione” della Santa Casa di Nazareth a Loreto.
Il Beato Pio IX, nella Bolla sopra citata, scriveva ancora: “Proprio in quella Casa la Santissima Vergine, per eterna divina disposizione rimasta perfettamente esente dalla colpa originale, è stata concepita, è nata, è cresciuta, e il celeste messaggero l’ha salutata piena di grazia e benedetta fra le donne. Proprio in quella Casa ella, ripiena di Dio e sotto l’opera feconda dello Spirito Santo, senza nulla perdere della sua inviolabile verginità, è diventata la Madre del Figlio Unigenito di Dio”.
RingraziandoLa se vorrà indicare ai lettori del “nostro” quotidiano le sopraindicate precisazioni, e rendendomi disponibile per ogni altro eventuale approfondimento, anche “a voce”, per telefono, Le esprimo la mia sincera gratitudine per l’importantissimo e qualificato servizio che il quotidiano svolge per una corretta informazione di tutti noi cattolici e colgo l’occasione per inviare a Lei e a tutta la Redazione e collaboratori i più cordiali auguri di un Santo Natale e l’augurio di una ancor più ampia diffusione del nostro quotidiano per il nuovo Anno. Con la più viva cordialità.
Prof. GIORGIO NICOLINI
Posta Elettronica: giorgio.nicolini@poste.it
Sito Internet sulla Santa Casa: www.lavocecattolica.it/santacasa.htm
LA LETTERA INVIATA AL DIRETTORE DI “AVVENIRE” Dott. DINO BOFFO
è leggibile all’indirizzo Internet www.lavocecattolica.it/22dicembre2005.htm
LA LETTERA DELL’AVV. PROF. FRANCESCO DAL POZZO D’ANNONE
Al Direttore di “AVVENIRE” – Dott. Dino Boffo
Piazza Carbonari, 3 – 20125 MILANO – Facsimile 02.6780502
e p.c., al Prof. Giorgio Nicolini
From: dal pozzo.francesco@tin.it
Sent: Thursday, December 29, 2005 6:35 PM
Subject: Lettera ad “Avvenire”
OGGETTO: segnalazione d’errore o incompletezza, via “Posta Elettronica”, del Prof. Giorgio Nicolini, in data 20 dicembre, circa l’articolo di Marina Corradi sulla Santa Casa di Nazareth, del 18 u.s.
Firenze, 29 dicembre 2005
Caro Direttore,
al corrente com’ero, e pure minimamente compartecipe, della “questione lauretana” di cui all’oggetto, e illustratataLe dal Prof. Giorgio Nicolini con “e-mail” del 20 u.s., mi pare di non aver trovato di ciò alcuna traccia sul periodico da Ella diretto, cui sono abbonato e che pertanto particolarmente apprezzo.
A me parrebbe molto opportuno, e, per lo spirito di verità che sempre ha animato il Suo lavoro, persino doveroso che di tale segnalazione correttiva, e comunque assai garbata, il Suo giornale desse il risalto che merita, dato che dietro di essa ci stanno anni e anni di studi, di fatto un’intera umana esistenza, e da ultimo, ad abundantiam, anche l’autorevole avallo di un illustre studioso, il Prof. Emanuele Mor di Genova.
Proprio in questi giorni, del resto, tutti tali studi, con la ricca documentazione probatoria che nel tempo li ha corroborati, hanno ora trovato pure l’implicita ma inequivoca conferma nella preghiera che il Santo Padre ha inviata a Loreto per la Festa della Traslazione del 10 dicembre, dove più volte la Santa Casa di Loreto viene appunto citata come quella medesima che fu luogo dell’Annunciazione e del verginale concepimento della nostra Madre del Cielo.
Se di tale documento Ella non fosse in possesso, e lo gradisse, Glielo potrei fare avere nel suo testo integrale: pare infatti che nella lettura ufficiale datane, vi siano state omissioni che potrebbero aver contribuito ad una non perfetta chiarezza…
Fiducioso nella Sua attenzione, mi abbia con viva cordialità!
Prof. Avv. Francesco Dal Pozzo D’Annone
Posta Elettronica: dalpozzo.francesco@tin.it
Via Vecchia Bolognese, 321 – 50010 FIRENZE
Facsimile 055.400707
LA RISPOSTA DEL DIRETTORE DI “AVVENIRE”
ALL’AVV. PROF. FRANCESCO DAL POZZO D’ANNONE
Milano, febbraio 2006
Gent.mo Prof.
Francesco Dal Pozzo D’Annone
Via Vecchia Bolognese, 321 – 50130 Firenz
Gentile Amico,
grazie della sua lettera di qualche settimana fa a proposito della questione della casa dell’Annunciazione, sollevata dal prof. Nicolini a seguito dell’editoriale di Marina Corradi del 18 dicembre scorso. Apprezzo molto che lei abbia posto rilievo su questa pagina fondamentale dell’evento cristiano – l’annuncio dell’Angelo alla Vergine Maria, appunto – ed anche su coloro che si prodigano con studi rigorosi a comparare i luoghi del Vangelo con quanto oggi di essi rimane. Ritengo tuttavia importante evidenziare che l’editoriale della collega Corradi non aveva alcuna pretesa di dimostrare la veridicità storica dei luoghi sacri della nostra fede, od accertare eventuali leggende ad essi collegati.
L’intento piuttosto era quello di cercar di interpretare e ancor più amare il contesto umano e vitale nel quale Dio ha preparato l’incarnazione di Suo Figlio. So, da chi è stato a Nazareth, quanto la rivisitazione di quei luoghi (la casa di Maria non sono solo le mura ma la terra, l’ambiente in cui è vissuta) faccia bene alla fede. E per il credente, lei mi insegna, non sono le dissertazioni storiche o le indagini scientifiche (che pur sono d’ausilio) a rafforzare le ragioni della fede in Gesù Cristo e nel suo mistero.
Ecco perché al momento non ho ritenuto di dover con ordine di priorità dare un seguito alla questione lauretana. Certo, può darsi che si presenti l’occasione di parlarne ancora. Per ora direi che lo spazio ed il tempo non ce lo consentono: del resto in un quotidiano (anche nelle pagine relative alla vita ecclesiale e alla cultura) a giocare il ruolo di protagonista è l’attualità, che sempre incalza e sempre interroga, anche il credente.
Confido nella sua comprensione ed amicizia. Con cordialità.
Dino Boffo
Direttore del quotidiano cattolico “AVVENIRE”
LA RISPOSTA DEL PROF. GIORGIO NICOLINI
AL DIRETTORE DI “AVVENIRE” – Dott. DINO BOFFO
Ancona, 9 marzo 2006
Gent.mo Direttore di AVVENIRE
Dott. Dino Boffo
confidando anche nella mia cordiale amicizia e comprensione, peraltro a Lei già nota e constatata in un paio di colloqui telefonici diretti, mentre La ringrazio della risposta da Lei inviata all’Avv. Prof. Francesco Dal Pozzo D’Annone – che dallo stesso mi è stata fatta pervenire via Facsimile – riguardo alle mie garbate note “correttive” all’articolo di Marina Corradi (pubblicato in “Avvenire” del 18 dicembre, pag.3), Le faccio rispettosamente presente, però, che la Sua lettera di risposta al Prof. Dal Pozzo esula dal contenuto specifico del testo da me inviatoLe, che voleva essere sì “correttivo” ma insieme voleva essere anche “un ampliamento” della “vera storia” della “vera abitazione” nazaretana di Maria, presente ora “integralmente” a Loreto, e ove Maria ricevette l’annuncio angelico e ove perciò avvenne l’Incarnazione in lei del Figlio di Dio.
Debbo con stupore e sincero dolore, constatare ancora una volta che – mentre alla “vera tradizione lauretana” approvata dal Magistero Solenne e plurisecolare dei Sommi Pontefici viene negato ogni spazio nel Suo giornale – è stato però pubblicato ancora una volta un nuovo articolo (con “ampio spazio”, in “Avvenire” del 3 marzo 2006, pag.17), che rinnova ed approfondisce quella che è una autentica “apostasia” e “mistificazione” della “vera storia” della “vera Casa di Nazareth” di Maria, a Loreto.
Tale articolo, a firma di Vincenzo Varagona, è stato certamente fatto “in totale buona fede” dallo stesso autore. Anzi, in proposito, l’8 marzo scorso ho potuto scambiare qualche riflessione con lui anche per telefono. Tuttavia, parlandoLe con molta franchezza e usando lo stile con il quale già Ella mi conosce, mi sembra di poter affermare che la Sua presa di posizione – espressa nella lettera scritta al Prof. Dal Pozzo – sia assai poco imparziale e che, nel giustificare il mancato accoglimento della mia Lettera “correttiva”, sostiene nel contempo che l’articolo di Marina Corradi “non aveva alcuna pretesa di dimostrare la veridicità storica dei luoghi sacri della nostra fede, od accertare eventuali leggende ad essi collegati”.
Ovviamente ognuno è libero di pensarla come crede, tuttavia Lei è il Direttore di un “quotidiano cattolico”, espressione diretta anche della Conferenza Episcopale Italiana, e che influenza in modo determinante “l’opinione” stessa dei Cattolici italiani. Per tale motivo, mi sembra che non sia “appropriato”, da parte Sua, classificare sbrigativamente come “leggende” anche le vicende relative alla “traslazione miracolosa” della Santa Casa di Nazareth a Loreto.
Spero perciò mi perdonerà se mi permetto di esprimere un mio giudizio “fraterno” di avere Lei una “superficiale” competenza storica, archeologica e scientifica, nonché anche “canonica”, sulla “questione lauretana”. Sicuramente Lei non conosce tutti gli studi e i pronunciamenti plurisecolari della Chiesa, fatti attraverso il Magistero Solenne dei Sommi Pontefici; né, probabilmente, Lei ha avuto modo di approfondire anche le unanimi “approvazioni” (e persino “rivelazioni soprannaturali”) dei Santi (come, ad esempio, alcuni “Dottori della Chiesa”: San Pietro Canisio, Sant’Alfonso Maria de’ Liguori, Santa Teresa del Bambin Gesù, e tanti altri…). I Santi, come sappiamo (oltre ad avere una competenza specifica e “autorevole” se sono stati dichiarati “Dottori della Chiesa”), sanno cogliere “con immediatezza intuitiva” “il soprannaturale”, là ove anche la scienza e la razionalità spesso annaspa o arriva molto in ritardo.
A proposito, poi, dei pronunciamenti dei Sommi Pontefici, vorrei anche che si comprendesse meglio come un Santo possa abbandonarsi senza pregiudizio al suo entusiasmo ed esprimere liberamente il suo pensiero per ciò che riguarda i fatti soprannaturali, senz’altro rischio che quello di essere giudicato un po’ pazzo dal volgo che non lo comprende, sia pure della divina e mirabile pazzia di un San Francesco d’Assisi, ma un Pontefice non può che imporre a sé e agli altri il più severo riserbo e il più maturo controllo su tutto quanto riguarda le cose divine: perciò e per altri motivi superiori il suo giudizio acquista la massima autorità.
Se esistesse, perciò, un documento pontificio di data lontana o vicina, che dichiarasse “leggendario” e privo di fondamento storico il fatto della “Traslazione Miracolosa” della Santa Casa di Nazareth a Loreto la questione sarebbe finita. Ma tale documento NON ESISTE. Al contrario sin dagli inizi delle vicende lauretane, i Vescovi locali competenti (Fiume, Ancona, Recanati, Macerata, Napoli…) e tutti i Sommi Pontefici – da Niccolò IV (1292) sino a Giovanni Paolo II (2005) – hanno affermato “in modo ININTERROTTO” l’autenticità della Santa Casa di Nazareth, presente a Loreto, come anche l’autenticità della MIRACOLOSITA’ della traslazione.
Lo stesso attuale Sommo Pontefice Benedetto XVI, dietro una mia “richiesta urgente di intervento” per la celebrazione Liturgica del 10 dicembre scorso, ha fatto pervenire al Vescovo di Loreto una relativa “inequivoca” e bellissima preghiera da recitarsi nel Santuario: ma purtroppo nel Santuario essa viene quasi del tutto “trascurata” e persino “occultata”. Non mi risulta che sia mai stata pubblicata neppure in “Avvenire”. Tale preghiera, ed un mio commento ad essa, la può leggere all’indirizzo del mio Sito Internet
www.lavocecattolica.it/preghiera.benedetto.XVI.htm
Il massimo “oppositore” e “mistificatore” lauretano fu Ulisse Chevalier, un canonico francese di un secolo fa (cfr. www.lavocecattolica.it/8dicembre2005.htm), e sconcertatamente proprio a lui si appoggiano il “moderno” Padre Giuseppe Santarelli (Direttore della “Congregazione Universale della Santa Casa”), nonché lo stesso nuovo Vescovo Lauretano Mons. Danzi (cfr. Lettera leggibile all’indirizzo www.lavocecattolica.it/vescovo.loreto.htm). Scriveva il Padre Bartolomeo Bechis (in “Il Santuario di Loreto”, 1957, pag.170), a riguardo dell’opera di Ulisse Chevalier: “Nessun Papa – affermiamo una volta ancora – disse o scrisse mai una sola parola che possa essere interpretata contro la sette volte secolare e mai interrotta tradizione lauretana, e in tutti i documenti Pontifici ad essa relativi questo “primo e più grande Santuario Mariano del mondo” è lodato e magnificato perché è per i Papi davvero la Santa Casa nella quale il Verbo si è fatto carne, come han voluto fosse messo, a caratteri d’oro, sul marmo dell’Altare: “HIC VERBUM CARO FACTUM EST”. E noi ci domandiano, fin d’ora – prosegue il Padre Bechis -, con che pudore, scrittori che osano dirsi cattolici, ostentino poi tanta noncuranza, per non dire disprezzo, per l’unanime affermazione della Suprema Autorità della Chiesa di Cristo, i cui limiti non sta certo a noi definire, e che può certamente contare – anche per gli altri atti che non riguardano il depositum fidei – su di una speciale assistenza dello Spirito Santo; come questi autori, basandosi su argomenti, solo e sempre negativi e su documenti monchi, e interpretati con frasi isolate e quasi sempre in mala fede, giungano a tanta superba improntitudine di affermare con Gean Cuitton che nessun uomo accorto può più sostenere l’autenticità della Santa Casa e, con Henri Leclerq, che il libro dello Chevalier su Loreto è un’opera definitiva, e che d’ora in poi si è dispensati di leggere le produzioni letterarie, che senza dubbio continueranno a presentare la difesa di una leggenda in nome della storia”.
Vorrei qui anche precisare, gentile Direttore, che mercoledì 8 marzo u.s., avendolo ricercato presso la Redazione di AVVENIRE, mi ha telefonato lo stesso Vincenzo Varagona, autore dell’articolo sopra riportato. Ho avuto ben chiaro – dalla telefonata – che egli pensasse di fare opera meritoria di illustrazione di una nuova importantissima scoperta archeologica, riguardante cioè l’autenticità dell’Altare degli Apostoli, presente nella Santa Casa di Loreto. Tale dato è sempre stato affermato dalla “tradizione lauretana” ed ora gli studi degli stessi Monelli e Santarelli li avallano – meritoriamente – in modo indiscutibile. Ma la conseguenza che ne discende non è – come si vuole far credere – che allora è vero che la Santa Casa è formata di “pietre” ivi portate (e poi riassemblate) dalla famiglia De Angelis, durante l’epoca delle Crociate. Tale “conferma archeologica” è invece una ulteriore “prova” della “verità” di quanto sempre riportato dalla “tradizione”: che, cioè, gli angeli (quelli del Cielo!…) non solo trasportarono le tre Sante Pareti (“integre”!) dell’abitazione di Maria, che erano poste davanti alla Grotta rimasta a Nazareth, ma insieme alle tre Sante Pareti essi trasportarono “miracolosamente” anche l’Altare degli Apostoli, su cui – secondo un’altra “tradizione” (non dimostrabile) – vi sarebbe stata celebrata anche la Prima Santa Messa dal “primo” degli Apostoli: San Pietro.
Quindi, in realtà, lo studio del Monelli e del Santarelli, riportato da Varagona, conferma ancora di più “la straordinarietà” del “miracolo della traslazione”, approvato mille e mille volte dalle Supreme Autorità della Chiesa: la straordinarietà, cioè, che anche l’Altare degli Apostoli fu trasportato “miracolosamente” “in vari luoghi”, insieme alle Tre Pareti, dagli “angeli del Cielo”…
Di ciò tratto ampiamente nel mio libro “LA VERIDICITA’ STORICA DELLA MIRACOLOSA TRASLAZIONE DELLA SANTA CASA DI NAZARETH A LORETO”, che Lei, nel negare la pubblicazione in AVVENIRE del mio articolo inviatoLe in dicembre, non si è però mai premurato di procurarsi e di documentarsene. In esso vi sono attestazioni e documentazioni storiche e archeologiche del tutto inedite, per lo più ancora sconosciute, e riferentesi anche alle “approvazioni canoniche” degli “eventi miracolosi” fatte anche dai Vescovi del XIII-XIV secolo, contemporanei, e quindi “testimoni diretti” dei fatti “miracolosi” accaduti.
IL “CODICE DA VINCI” LAURETANO
In questa mia Lettera, signor Direttore Dino Boffo, voglio riferire anche a Lei con molta franchezza, e assumendomi tutta la responsabilità di quanto scrivo, ciò che ho già detto telefonicamente anche a Vincenzo Varagona: che, cioè, l’opera principale del Padre Giuseppe Santarelli “LA SANTA DI LORETO” (dalla prima all’ultima edizione) è infarcita di “fantasie personali” senza alcuna consistenza storica e purtroppo è anche impregnata di falsità e falsificazioni documentali molto gravi e molto sofisticate.
Tale libro – che dette origine alla falsa ipotesi del “trasporto umano” ad opera della famiglia De Angelis dell’Epiro (che nel mio libro dimostro del tutto “FALSO”) – ha operato una “devastazione incalcolabile” della “verità” riguardo alla Storia Lauretana, ed è paragonabile nell’effetto prodotto (relativamente alla “questione lauretana”) alla devastazione dissacrante della figura di Gesù Cristo fatta nelle coscienze degli stessi cattolici dal “Codice da Vinci”. Con la differenza che quest’ultimo è palesemente “sacrilego” e rigettato e combattuto dalla Chiesa, mentre il primo (cioè il libro del Padre Santarelli) porta persino “l’imprimatur” ecclesiale di Vescovi che non ebbero modo di valutare con sufficiente competenza la sofisticatissima elaborazione pseudo-storica del Padre Santarelli. Con il risultato – ottenuto! – di aver fatto abbandonare quasi all’intera Chiesa “la verità” sia dell’autenticità della Santa Casa di Nazareth presente a Loreto (che sarebbe solo un riassemblaggio di “pietre” portate da Nazareth) che l’autenticità della “miracolosità” della traslazione.
Riguardo a tale “effetto dissacrante” della storia lauretana, l’articolo di Varagona – sopra riportato – pubblicato in “Avvenire” il 3 marzo u.s., costituisce una ulteriore “amplificazione dissacrante”, al di là delle riconosciute “buone intenzioni” dell’autore. Varagona non si è neppure accorto della “gravità” di quanto scritto alla fine dell’articolo: “La tradizione vorrebbe la Santa Casa portata in Illiria e poi a Loreto dagli angeli: questa ipotesi, che ha comunque rafforzato il culto mariano nei secoli, ha lasciato poi il posto a una tesi storica, secondo cui alcune pietre furono portate via mare dalla famiglia De Angelis, in epoca crociata”.
Scrissi, in proposito, all’amato Mons. Comastri, nella lettera di denuncia del 1° novembre 2004:
“Se (…) nella realtà storica la “traslazione miracolosa” non c’è mai stata, e quindi – per deduzione – asserirlo è una “falsità”, allora bisogna anche dire per conseguenza logica che: tutta la Tradizione tramandata dai testimoni oculari è una colossale e universale mistificazione; tutte le testimonianze “giurate” degli avi sono spergiuri e menzogne; tutti gli studi storici, archeologici e architettonici sarebbero assurdamente “falsi” (pur essendo “scientificamente” “veri”!); tutte le “rivelazioni divine” dichiarate dai Santi sono blasfeme menzogne; tutte “le approvazioni” secolari della “Chiesa ufficiale” sono state un errore e un inganno storico macroscopico e riprovevole (che giustamente potrebbero far tacciare la Chiesa come una colossale mistificatrice a riguardo della “questione lauretana”); e infine l’approvazione liturgica della “traslazione miracolosa” è stato un errore ancor più gigantesco della Chiesa da dover rinnegare al più presto e definitivamente, da obbligare in coscienza a richiederne immediatamente la soppressione, sostituendola con una semplice “memoria del trasporto umano delle sante pietre”, e chiedendone anche “il perdono” – cioè, anche di tale “errore” della “miracolosità” dichiarata e celebrata, oltre a quelli già richiesti dal Papa nel Giubileo del 2000 – sia a tutti i cristiani di ogni epoca come a tutti gli altri uomini, per averli “ingannati” per tanti secoli, pur fosse tutto avvenuto e senza alcun dubbio “in totale buona fede”… Ecc.za, mi perdoni, ma “queste” sono le sole deduzioni logiche inevitabili e incontestabili che ne derivano di conseguenza se si rifiuta (dai “cristiani”!) e si ritiene “falsa” la “verità storica” della “miracolosità” della “Traslazione” della Santa Casa di Nazareth “in vari luoghi” e infine a Loreto!…
Però di tutto questo che “denuncio” presso le Autorità Ecclesiastiche, ripetutamente interpellate da me da anni, non è stato dato inizio ancora a nessuna “indagine canonica” (cfr. Can. 1389, 1391 del C.D.C.), eccetto che – recentemente – dalla “Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti”, da parte del Card. Arinze, e da parte anche dell’amatissimo “Pastore Supremo” e “dolce Cristo in terra”, Benedetto XVI, che però è “inascoltato”, “disobbedito” anche presso “i responsabili” della Basilica Lauretana.
Qui, per concludere, mi permetta di ripetere anche a Lei, Dott. Boffo, quanto già scrissi all’amatissimo Mons. Comastri nella lettera di “denuncia” del 1° novembre 2004 sopra indicata (cfr. indirizzo Internet www.lavocecattolica.it/lettera.mons.comastri.htm):
“… O crediamo alla Chiesa e ci incanaliamo su quanto essa ci propone a credere e a venerare (anche se, in questo caso, in una obbedienza che implica solo una “fede umana” e non una “fede dogmatica”, ma sempre “riverente” “obbedienza” deve essere!…) od ogni riferimento “sicuro” circa “la verità” perde ogni consistenza, ogni serietà, ogni autorevolezza, ogni credibilità: con danno spirituale incalcolabile alle anime ed i tanti gravi rischi che ne derivano per la Salvezza Eterna di tante di loro, perché “si fa rendere più difficile e dolorosa” o persino “si può far vanificare” l’opera redentrice di Cristo, invece di collaborare con il Signore per “incrementarla” ed “estenderla”!
E’ questo l’assillo che mi addolora, che mi fa soffrire, che mi fa provare amarezza e sdegno, che non mi lascia inerte e mi fa protestare, mi fa scrivere, mi fa impegnare al di là delle stesse forze e possibilità umane per cercare di far capire, di convincere, mi fa chiedere “Udienze” (purtroppo quasi sempre “ovunque” “rifiutate” dai Pastori!…): ma ciò che soprattutto mi spinge in tutto questo è il pensiero del dolore di Cristo! il pensiero del dolore di Maria! il pensiero del dolore delle anime (a me personalmente tante volte “attestato” da tante persone!)! è il pensiero della “confusione” e dello “smarrimento” che si genera nelle menti, soprattutto delle persone semplici e indifese, e al conseguente grave detrimento spirituale che ne deriva per loro e per la loro salvezza!…
Ed è anche la consapevolezza “viva” di dover contrastare – con tutte le forze possibili e senza risparmio alcuno di mezzi (anche di quelli economici, da ridurmi spesso nella vita alla povertà assoluta, fino all’indigenza) – quel “fumo di Satana”, del quale il Servo di Dio Paolo VI asseriva drammaticamente essere penetrato inaspettatamente da “fessure” all’interno della stessa Chiesa, dopo l’ultimo Concilio, e, nel nostro caso, all’interno della stessa “veridicità storica” della Traslazione “miracolosa” della Santa Casa di Nazareth, da “dissacrarne” anche la storia e perciò la venerazione, come ebbe ad “attestare” nel 1988 anche lo stesso Mons. Loris Capovilla, suo predecessore, nel “prendere atto” delle “reazioni” di tantissimi fedeli alla prima pubblicazione del Padre Giuseppe Santarelli fatta nel 1984 (purtroppo “autorizzata” dallo stesso Mons. Capovilla).
Mi perdoni “la franchezza” – Ecc.za amatissima – ma io “sento” “vivo” nell’intimo quanto asseriva il Salmista: “Mi divora lo zelo della tua casa, perché (…) dimenticano le tue parole” (Sal.119,139). Eppure ne aveva già scritto (sulla verità della “miracolosa traslazione”) proprio “un santo”, il Beato Giovanni Spagnuoli (detto il Mantovano), nel 1479, che testimoniò e trascrisse i “documenti” allora in suo possesso e risalenti alle origini del Santuario, perché restassero “a perpetua memoria”, motivando la sua preoccupazione e il suo intento scrivendo testualmente: “… affinché per l’incuria degli uomini, che di solito offusca anche le cose più insigni, non sia cancellato il ricordo di un fatto così meraviglioso…”.
Allora non posso non sentire anch’io nel mio spirito “l’eco” delle parole di San Paolo: “Consapevoli dunque del timore del Signore, noi cerchiamo di convincere gli uomini; per quanto invece riguarda Dio, gli siamo ben noti. E spero di esserlo anche davanti alle vostre coscienze. Non ricominciamo a raccomandarci a voi, ma è solo…, perché abbiate di che rispondere a coloro il cui vanto è esteriore e non nel cuore. Se infatti siamo stati fuori di senno, era per Dio; se siamo assennati, è per voi. Poiché l’amore del Cristo ci spinge…” (2^Cor.5,11-14).
Ecc.za amatissima: “la verità” è “verità”!… “la verità” impegna “la coscienza”!… Anche nella “questione lauretana” non ci sono delle vie intermedie: o “è vero” che la Santa Casa è stata “trasportata miracolosamente” da Dio ad opera degli Angeli o “non è vero”!… Ma se “è vero” (come è vero!), bisogna dire che “è vero”!… qualunque sia la reazione e l’opinione degli uomini, che risponderanno per se stessi davanti a Dio della loro accettazione o del loro rifiuto, a seconda della loro “buona fede” o della loro “mala fede”, secondo come sta scritto: “Noi siamo da Dio. Chi conosce Dio ascolta noi; chi non è da Dio non ci ascolta. Da ciò noi distinguiamo lo spirito della verità e lo spirito dell’errore” (1^Gv.4,6).
E se si è nel dubbio sui fatti accaduti tanti secoli fa bisogna attenersi a ciò che dice la Chiesa al riguardo e non contraddirla!… o quantomeno bisogna “tacere”!… Altrimenti “si rischia” di tradire e “di fatto” si tradisce “la verità”!… perché “si misconosce” UN’OPERA “MIRACOLOSA” “VERA” di Dio, di Gesù, di Maria e degli Angeli Santi!…
In tal modo si diventa anche “ingrati” (cfr. C.C.C. n.2094) e si arreca “rammarico” e “dolore” a Dio, a Gesù, a Maria e agli Angeli Santi, perché non si attribuisce loro quanto hanno voluto “realmente”, misericordiosamente e “miracolosamente” attuare per il bene e la salvezza degli uomini!… (cfr. Gen.6,6: “Il Signore si pentì di aver fatto (…) e se ne addolorò in cuor suo”).
Infine, si fanno “deviare” le menti dei credenti e non credenti, generando “confusione” e “smarrimento”, ed anche provocando LA PRIVAZIONE A TANTI UOMINI DELLE TANTE GRAZIE CHE DIO, proprio attraverso “IL SEGNO” e “il richiamo” di un tale “evento miracoloso” (come di tanti altri analoghi), VOLEVA FOSSERO CONCESSE, al fine proprio di far maggiormente incrementare la Fede negli uomini e poter così attuare nella storia l’opera di salvezza di Cristo in un modo più penetrante, più efficace e più esteso.
Ci si rende perciò – in una parola – “responsabili”, sì, “RESPONSABILI” di NON AVER DETTO LA VERITA’ su “un evento miracoloso” che è stato “REALMENTE” COMPIUTO DA DIO e “comprovato” “ufficialmente” dalla Suprema Autorità della Chiesa, che è “sempre” e “davvero” assistita dallo Spirito Santo, anche quando non parla “ex-cathedra!…
Gentile Direttore di AVVENIRE
Dott. DINO BOFFO,
mi permetta di concludere, ancora, con le parole di Maria dette ai bambini di Fatima con la tristezza e tenerezza profonda del suo Cuore Immacolato, che fu “concepito” “immacolato” proprio fra quelle Sacre Mura Lauretane: NON OFFENDANO PIU’ NOSTRO SIGNORE, CHE E’ GIA’ MOLTO OFFESO! … anche nella negazione della “verità” sulla “questione lauretana”!…
Distintamente.
Prof. GIORGIO NICOLINI
Via Maggini, 230 – 60127 ANCONA
Tel. 071.2801766 – Cell. 338.2892353 – Facsimile 178.4413104
Posta Elettronica: giorgio.nicolini@poste.it – Sito Internet: www.lavocecattolica.it
Parole profetiche di San Pio da Pietrelcina
Particolarmente importanti e profetiche le espressioni di Padre Pio da Pietrelcina che, in un pubblico ammonimento ai suoi figli spirituali nel 1963 diceva: «Causa l’ingiustizia dilagante e l’abuso di potere, siamo giunti al compromesso col materialismo ateo, negatore dei diritti di Dio. Questo è il castigo preannunciato a Fatima… Tutti i sacerdoti che sostengono la possibilità di un dialogo coi negatori di Dio e coi poteri luciferini del mondo, sono ammattiti, hanno perduto la fede, non credono più nel Vangelo! Così facendo tradiscono la parola di Dio, perché Cristo venne a portare sulla terra perpetua alleanza solamente agli uomini di cuore, ma non si alleò cogli uomini assetati di potere e di dominio sui fratelli… Il gregge è disperso quando i pastori si alleano con i nemici della Verità di Cristo. Tutte le forme di potere fatte sorde al volere dell’autorità del cuore di Dio sono lupi rapaci che rinnovano la passione di Cristo e fanno versare lacrime alla Madonna…» (da “Avvenire” del 19 agosto 1978)
————–o0o————–
Si riportano di seguito alcuni stralci dell?omelia mattutina del 1° giugno 2013, in cui papa Francesco ricordò con molta insistenza che la Chiesa non è un?associale di solidarietà sociale ma è l?annunciatrice dello scandalo della Croce.
Papa Francesco durante l?omelia del 1° giugno 2013.
?La Chiesa non è un?organizzazione di cultura?, ma è «la famiglia di Gesù?. Il Papa ha ribadito che i cristiani non devono avere vergogna di vivere con lo scandalo della Croce e li ha esortati a non lasciarsi ?intrappolare dallo spirito del mondo?. ?Con quale autorità fai queste cose??. Papa Francesco ha svolto la sua omelia partendo dalla domanda rivolta a Gesù dagli scribi e dai sommi sacerdoti. Ancora una volta, ha osservato, vogliono tendere ?una trappola? al Signore, cercando di portarlo ?all?angolo? di farlo sbagliare. Ma qual è, si chiede il Papa, il problema che questa gente aveva con Gesù? Sono forse i miracoli che faceva? No, non è questo. In realtà, ha affermato, ?il problema che scandalizzava questa gente era quello che i demoni gridavano a Gesù: ?Tu sei il Figlio di Dio, Tu sei il Santo!?. Questo ?è il centro?, questo scandalizza di Gesù: ?Lui è Dio che si è incarnato?. Anche a noi, ha proseguito, ?ci tendono trappole nella vita?, ma ciò che ?scandalizza della Chiesa è il mistero dell?Incarnazione del Verbo?. E ?questo non si tollera, questo il demonio non lo tollera?. ?Quante volte si sente dire: ?Ma, voi cristiani, siate un po? più normali, come le altre persone, ragionevoli!?. Questo è un discorso da incantatori di serpenti, proprio: ?Ma, siate così, no?, un po? più normali, non siate tanto rigidi ??. Ma dietro a questo c?è: ?Ma, non venite con storie, che Dio s?è fatto uomo?! L?Incarnazione del Verbo, quello è lo scandalo che c?è dietro! Noi possiamo fare tutte le opere sociali che vogliamo, e diranno: ?Ma che brava, la Chiesa, che buona l?opera sociale che fa la Chiesa?. Ma se noi diciamo che noi facciamo questo perché quelle persone sono la carne di Cristo, viene lo scandalo. E quella è la verità, quella è la rivelazione di Gesù: quella presenza di Gesù incarnato?. E ?questo è il punto?, ha sottolineato Papa Francesco: ?Sempre ci sarà la seduzione di fare cose buone senza lo scandalo del Verbo Incarnato, senza lo scandalo della Croce?. Dobbiamo invece ?essere coerenti con questo scandalo, con questa realtà che fa scandalizzare?. È ?meglio così: la coerenza della fede?. Il Papa ha, quindi, rammentato quanto afferma l?Apostolo Giovanni: ?Quelli che negano che il Verbo è venuto nella carne sono dell?anticristo, sono l?anticristo?. D?altronde, ha detto ancora, ?soltanto quelli che dicono che il Verbo è venuto nella carne sono dello Spirito Santo?. Papa Francesco ha dunque affermato che ?ci farà bene a tutti noi pensare questo: la Chiesa non è un?organizzazione di cultura, anche di religione, anche sociale?. ?La Chiesa è la famiglia di Gesù. La Chiesa confessa che Gesù è il Figlio di Dio venuto nella carne: quello è lo scandalo, e per questo perseguitavano Gesù. E alla fine, quello che non aveva voluto dire Gesù, a questi ? ?Con che autorità fai questo?? ? lo dice al Sommo sacerdote. ?Ma, alla fine di?: Tu sei il Figlio di Dio?? ? ?Sì!?. Condannato a morte, per quello. Questo è il centro della persecuzione. Se noi diventiamo cristiani ragionevoli, cristiani sociali, cristiani di beneficenza soltanto, quale sarà la conseguenza? Che non avremo mai martiri: quella sarà la conseguenza?. Quando invece noi cristiani diciamo questa verità, che ?Il Figlio di Dio è venuto e si è fatto carne?, quando noi ? ha proseguito il Papa ? ?predichiamo lo scandalo della Croce, verranno le persecuzioni, verrà la Croce? e ciò ?sarà buono?, ?così è la nostra vita?. ?Chiediamo al Signore di non avere vergogna di vivere con questo scandalo della Croce. E anche la saggezza: chiediamo la saggezza di non lasciarci intrappolare dallo spirito del mondo, che sempre ci farà proposte educate, proposte civili, proposte buone ma dietro a quelle c?è proprio la negazione del fatto che il Verbo è venuto nella carne, dell?Incarnazione del Verbo. Che alla fine è quello che scandalizza quelli che perseguitano Gesù, è quello che distrugge l?opera del diavolo. Così sia?.
LO STUPORE DEL DIRETTORE DI ?AVVENIRE? PER LA DISINFORMAZIONE SU LORETO
SENZA CORREGGERE ?LA PROPRIA? DISINFORMAZIONE
Nelle lettere al Direttore, a pag.29 del 12 giugno u.s. del quotidiano AVVENIRE, una lettrice (Graziella Nascimbene di Milano) scriveva giustamente: ?Gentile direttore, le invio alcune amare considerazioni in merito alla disinformazione (l?ennesima) delle reti televisive nazionali. Né sabato né domenica si è sentita una parola né visto un minimo di servizio nei telegiornali nazionali sul pellegrinaggio a piedi Macerata-Loreto che ha avuto luogo nella notte di sabato 8 giugno e al quale hanno partecipato circa 100.000 persone. Già lo scorso anno i partecipanti erano stati almeno 90.000. Oltrettutto c?è anche stata una telefonata in diretta di Papa Francesco? Ma tutto ciò non basta a fare notizia, evidentemente??.
Il Direttore, dott. Marco Tarquinio, ha così risposto altrettanto giustamente, e con molto rilievo nella pagina: ?Ha ragione, cara signora Nascimbene, la vasta disattenzione mediatica per certi eventi di fede e di popolo è davvero pesante e colpisce sempre di più anche me. Ma prima di tutto mi stupisce. (?) Pare che in quest?Italia immobile sino alla stagnazione o, in molti modi, addirittura in retromarcia non riesca proprio a ?far notizia? il popolo cristiano che, sempre più numeroso, scende ogni anno in strada verso un Santuario Mariano che è tra i più amati e famosi del mondo??.
Mentre è in tutto approvabile quanto ha scritto il direttore di AVVENIRE, è tuttavia da ricordargli rispettosamente un doveroso ed opportuno ?ESAME DI COSCIENZA? riguardo alla DISINFORMAZIONE che lo stesso AVVENIRE ha fatto e continua a fare a riguardo del ?SANTUARIO MARIANO CHE E? TRA I PIU? AMATI E FAMOSI DEL MONDO?, come giustamente egli stesso scrive.
Ha pubblicato la lettera della signora Nascimbene ed ha fatto benissimo, ma non ha mai pubblicato due lettere pervenutegli dall?Avv. Prof. FRANCESCO DAL POZZO di Firenze, oltreché tanti documenti inviatigli dal sottoscritto, riguardo alla GRAVISSIMA DISINFORMAZIONE e FALSIFICAZIONE sulla storia del Santuario Mariano di Loreto, come pubblicato nel numero del 12 maggio 2013 di AVVENIRE, ove l?estensore Vito Punzi ha negato sia l?autenticità della ?reliquia? della Santa Casa (nella sua ?integralità?) che le ?Traslazioni Miracolose? di essa, al contrario di quanto da sempre la Chiesa ha riconosciuto e dichiarato per sette secoli, da istituirne anche una Festa Liturgica apposita.
Non ci si può lamentare, allora, se ?il mondo? oscura un fatto ed una reliquia così straordinaria come quella della Santa Casa, quando sono gli stessi cattolici che ne oscurano e ne falsificano l?autenticità e la soprannaturalità e, richiamati alla ?verità?, ?fingono di non vedere e di non sentire?, continuando nella propria ipocrisia.
L?amore per la verità in un direttore di un quotidiano cattolico esigerebbe, quanto meno, la pubblicazione delle lettere inviategli in caritatevole correzione… E perché si stupisce, perciò, il direttore di AVVENIRE dell?oscuramento dei mass-media di un evento ecclesiale tanto importante, quale la marcia annuale Macerata-Loreto, quando dall?interno stesso della Chiesa i suoi membri fanno anche peggio, propalando ?il falso? e nascondendo ?il vero??… e, facendo ciò, commettendo anche “una grave colpa morale” contro l’ottavo Comandamento?… e senza mostrare l?umile accettazione della ?correzione fraterna?, facendo così divenire corresponsabili di quell’oscuramento della “verità” dell’Incarnazione del Verbo, avvenuta in quella Santa Casa di Nazareth per il “sì” di Maria Vergine?… Come ha affermato il Papa nell’omelia sopra riportata del 1° giugno: ?Chiediamo al Signore di non avere vergogna (…). Chiediamo la saggezza di non lasciarci intrappolare dallo spirito del mondo, che sempre ci farà proposte educate, proposte civili, proposte buone ma dietro a quelle c?è proprio la negazione del fatto che il Verbo è venuto nella carne, dell?Incarnazione del Verbo. Che alla fine è quello che scandalizza quelli che perseguitano Gesù, è quello che distrugge l?opera del diavolo?.
Prof. GIORGIO NICOLINI
LE LETTERE DI PROTESTA DELL?AVV. PROF. FRANCESCO DAL POZZO
AL DIRETTORE DI ?AVVENIRE? DOTT. MARCO TARQUINIO
PER LA REITERATA PUBBLICAZIONE E AVALLO IN ?AVVENIRE? DEL 12 MAGGIO 2013
DEL ?FALSO STORICO? NEGANTE LA VERITA? DELLA SANTA CASA E DELLE SUE MIRACOLOSE TRASLAZIONI.
Di seguito le due lettere dell?Avv. Prof. FRANCESCO DAL POZZO al Direttore di AVVENIRE. La seconda lettera fu spedita al Direttore di AVVENIRE dopo un colloquio telefonico chiarificatore avuto dallo stesso Dal Pozzo con il Tarquinio, colloquio sempre ?eluso? per due settimane e, comunque, conclusivamente, senza alcun esito ?correttivo? da parte del direttore di Avvenire.
LA PRIMA LETTERA DEL 14 MAGGIO 2013
Firenze, 14 Maggio 2013
Caro Direttore, mi stupisce non poco, francamente, vedere ancora una volta sul quotidiano da Lei diretto del 12 c.m., nella rubrica Dossier, a firma di Vito Punzi, l?avvaloramento della mistificazione lauretana secondo la quale ?le pietre? e non invece ?le pareti integre? della Santa Casa della SS.ma Vergine, ove abitò in Nazareth ed ebbe luogo l?Annunciazione, sarebbero giunte a Loreto a mezzo di un trasporto tutto e solo umano, su nave, e non ?per il ministero angelico?.
Vero invece è che nella realtà, attestata da innumerevoli e incontestabili documentazioni storiche ed archeologiche, e per il pronunciamento unanime di tutti i Sommi Pontefici per sette secoli, la Chiesa ha sempre confermato e dichiarato ? in documenti ufficiali della massima solennità, dopo regolari processi canonici ? ?la verità? delle Miracolose Traslazioni della Santa Casa, ad opera del ?ministero angelico? tanto da istituirne una specifica celebrazione liturgica, il 10 dicembre. Ed in ultimo, tra i Papi, a Benedetto XV nel 1920 si deve anche la proclamazione della Vergine Lauretana a Patrona dell?Aviazione proprio in ragione del riconoscimento della verità del Miracolo della Traslazione della Santa Casa.
In aggiunta, il redattore della pagina, Vito Punzi, evidentemente ancora ignora che il ?Chartularium Culisanense?, invocato a favore di un trasporto umano per conto di un re dell?Epiro di una nobile famiglia di cognome Angeli, è stato già ampiamente dimostrato da esperti studiosi che si tratta di ?un falso storico?, come può leggersi e documentarsi in proposito nel Sito Internet www.lavocecattolica.it/santacasa.htm e in documentati servizi televisivi trasmessi quotidianamente in Tele Maria (www.telemaria.it).
Spero che vorrà informare correttamente i lettori circa la conferma della verità storica delle Miracolose Traslazioni della Santa Casa (avvenuta in almeno cinque luoghi diversi tra il 1291 e il 1296), e ciò per l?importanza anche apologetica di tale evento.
RingraziandoLa dunque dell?attenzione e della pubblicazione che vorrà dare alla presente, La saluto, non senza indirizzarLa, per ogni miglior ragguaglio, al Prof. Giorgio Nicolini di Ancona (giorgio.nicolini@telemaria.it) , che della Santa Casa di Loreto è da una vita studioso ben specializzato e competente.
LA SECONDA LETTERA DEL 28 MAGGIO 2013 DOPO UN COLLOQUIO TELEFONICO
Firenze, 28 maggio 2013
Gentile Direttore,
Sono assai lieto d?esser stamane finalmente riuscito a raggiungerLa telefonicamente, dopo i tanti tentativi a vuoto in queste ultime due settimane.
Come dunque Le dicevo, sul Suo quotidiano del 26 maggio u.s. ho visto il servizio sul Santuario di Caravaggio, che giustamente e del tutto pianamente dà atto della veridicità dell?apparizione della Madonna che ne occasionò l?erezione votiva, e ciò sulla testimonianza di una sola contadina analfabeta (ma evidentemente non per questo inaffidabile?), avallata poi dal Vescovo competente con l?erezione dell?omonimo Santuario, nonostante l?assenza di approvazioni canoniche e comunque di una risonanza mediatica minimamente comparabile a quella della Santa Casa di Loreto.
A maggior ragione, dunque, leggendo quel servizio il pensiero mi è corso al da me contestato ?dossier?di Vito Punzi su Avvenire del 12 u.s., riguardo alla Santa Casa di Lorerto, esplicitamente avverso alla verità della sua ?miracolosa traslazione?, nonostante i suoi asseveramenti canonici e pontifici, per il che ebbi ad inviarLe alcune importanti precisazioni, rimaste però a tutt?oggi senza Suo riscontro, né alcun rilievo sul Quotidiano che Lei dirige.
Ho in generale sempre pensato che la ?tecnica? dello struzzo non sia il modo migliore di trarsi d?impaccio; e soprattutto lo penso in questo caso, che coinvolge un quotidiano di prestigio come Avvenire e di una firma quale la Sua.
D?altra parte devo anche dirLe che l?avallo di quel dossier da parte della Custodia Lauretana, come Lei mi ha precisato telefonicamente, a chi è bene informato suona del tutto inaffidabile, avendo tale Custodia da molti decenni oscurato del tutto la verace ?tradizione lauretana? relativa alla ?Traslazione Miracolosa? della Santa Casa di Nazareth, per avvalorare in suo luogo la fantasiosa e infondatissima tesi ? ultimamente dimostratasi anche per tabulas un vero ?falso? ? di un trasporto via-mare tutto e solo per mano d?uomo.
Per saperne di più, e meglio, non ho che da nuovamente indirizzarLa al già suggeritoLe Prof. Giorgio Nicolini, di Ancona (cfr. www.lavocecattolica.it/santacasa.htm) , che mi ha detto di averLe già fatto pervenire a suo tempo innumerevoli documentazioni storiche, archeologiche, scientifiche ed approvazioni pontificie, come pure il suo libro La veridicità storica della Miracolosa traslazione della Santa Casa di Nazareth a Loreto. Per questo, in particolare, se non lo trovasse e ne desiderasse un?altra copia, non avrà che da dirlo all?anzidetto studioso, o anche a me medesimo.
Per mero scrupolo sono a trasmetterLe poche altre carte, e in primis ?La solenne consacrazione pontificia della Basilica Lauretana (della Santa Casa) con l?asseverazione pontificia ? tra le tante nei secoli ? della verità storica delle Miracolose Traslazioni?, nei secoli nella Chiesa celebrate anche liturgicamente.
Spero perciò che il Suo amor di veracità varrà a farLe prestare la dovuta attenzione a questa mia con i suoi allegati (e tanti altri ve ne sarebbero?) nonostante l?assedio degli impegni e della corrispondenza di cui mi ha detto e non fatico a credere; e visto il disturbo che mi son preso, spero anche che vorrà darmene atto negli spazi riservati alla corrispondenza dei lettore.
Anticipatamente ringrazio dell?attenzione e cordialmente La saluto.
Prof. Avv. FRANCESCO DAL POZZO
ALLEGATI
1- ?Breve storia della Santa Casa di Loreto; ?La solenne approvazione e consacrazione pontificia della Basilica Lauretana della Santa Casa?.
2- La verità delle miracolose traslazioni della Santa Casa.
3- Dagli Annali della Santa Casa di Loreto: ?Interessanti ragguagli tecnici??, dell?arch. Mannucci.
4- Appunti Storici Lauretani: ?La devozione dell?antica Montecchio??.
5- Subito dopo la visita del Papa a Loreto il 4 ottobre 2012? un messaggio dello studioso Andrea Nicolotti.
6- La mia lettera del 14 u.s. al Direttore Dr. Marco Tarquinio.
**************************
LA VERITA’ STORICA DELLE MIRACOLOSE TRASLAZIONI DELLA SANTA CASA
Sono stati pubblicati in Internet e sono disponibili e scaricabili i filmati delle trasmissioni andate in onda in ?Ètv MARCHE? (45minuti per ogni puntata), con le esposizioni e le spiegazioni del Prof. Giorgio Nicolini delle innumerevoli documentazioni storiche ed archeologiche comprovanti LA VERITA? DELLE MIRACOLOSE TRASLAZIONI DELLA SANTA CASA DI NAZARETH attestate con ?almeno? cinque ?traslazioni miracolose? avvenute tra il 1291 e il 1296: a Tersatto (nell?ex-Jugoslavia), ad Ancona (località Posatora), nella selva della signora Loreta nella pianura sottostante l?attuale cittadina di ?Loreto? (il cui nome deriva proprio da quella signora di nome ?Loreta?); poi sul campo di due fratelli sul colle lauretano (o Monte Prodo) e infine sulla pubblica strada, ove ancor oggi si trova, sotto la cupola dell?attuale Basilica.
Gli indirizzi Internet sono i seguenti:
Introduzione: http://www.telemaria.it/etv.santacasa.10ottobre2012.wmv
1) Prima puntata: http://www.telemaria.it/etv1.santacasa.13novembre2012.wmv
2) Seconda puntata: http://www.telemaria.it/etv2.santacasa.20novembre2012.wmv
3) Terza puntata: http://www.telemaria.it/etv3.santacasa.27novembre2012.wmv
4) Quarta puntata: http://www.telemaria.it/etv4.santacasa.4dicembre2012.wmv
5) Quinta puntata: http://www.telemaria.it/etv5.santacasa.11dicembre2012.wmv
6) Sesta puntata: http://www.telemaria.it/etv6.santacasa.18dicembre2012.wmv
Per l’approfondimento collegarsi all’indirizzo:
******************************************************
UN MESSAGGIO DI SOSTEGNO AL PROF. GIORGIO NICOLINI
DEL VESCOVO MONS. ANTONIO RIBOLDI
Da: Mons. Antonio Riboldi – Vescovo Emerito [mailto:riboldi@tin.it]
Inviato: domenica 26 maggio 2013 16:01
A: redazione@telemaria.it
Oggetto: Mons. Antonio Riboldi
CARISSIMO PROF. GIORGIO,
HO LETTO CON ATTENZIONE LE RIFLESSIONI CHE TELE MARIA OFFRE A CHI SEGUE. SAPPIAMO TUTTI COME TROPPI CRISTIANI IGNORANO LA BELLEZZA DELLA PAROLA CHE GESU’ CI HA DATO. PER CUI QUELLO CHE TELE MARIA FA E? UN VERO GRANDE DONO. PREGO PERCHE’ DAVVERO SIANO TANTI QUELLI CHE SEGUONO TELE MARIA. E’ UNO SPRAZZO DI LUCE NEL BUIO DEL NOSTRO TEMPO.
E’ UN GRANDE DONO QUELLO CHE DIO CI FA NEL TRASMETTERE LA VERITA’ E DIO BASTEREBBE AFFACCIARSI UN MOMENTO SUL MONDO PER VEDERE COME TANTI CAMMINANO AL BUIO… MENTRE LA PAROLA DI DIO DONA TANTA LUCE.
LE ASSICURO LA MIA VICINANZA, PIU’ ANCORA LA MIA PREGHIERA, RINGRAZIANDO PER QUELLO CHE FATE NEL NOME DI DIO. GRAZIE DI CUORE E BENEDICO TUTTI DI CUORE. ANTONIO, VESCOVO.
riboldi@tin.it
LA RISPOSTA DEL PROF. GIORGIO NICOLINI AL VESCOVO RIBOLDI
Ancona, 15 giugno 2013
Gent.mo Mons. Antonio Riboldi,
Le sono molto grato per il Suo messaggio, per la Sua vicinanza, per la Sua preghiera e per la Sua benedizione. Ho sempre apprezzato la Sua testimonianza di pastore ed il Suo apostolato ora svolto anche attraverso il Sito Internet. Debbo confessarLe che i Vescovi che mi hanno attestato il loro apprezzamento ed il loro sostegno ? come Lei – per il mio impegno di apostolato cristiano, anche attraverso TELE MARIA, e volto alla salvezza delle anime, sono davvero molto pochi, da contarsi sulle dita di una mano. Ciò nonostante non ho mai deflettuto, per adempiere ad una Volontà di Dio, secondo come la mia ?coscienza? mi ha ispirato sino ad oggi, specie nella difesa della Santa Casa di Loreto, i cui responsabili si sono gravemente allontanati dalla verità, creando confusione ed allontanamento dalla Fede nel cuore semplice dei fedeli. Neppure il Santo Padre Benedetto XVI è stato mai ascoltato, quando durante il suo pontificato era intervenuto più volte ? dietro mie tante istanze ? per richiamare e ripristinare ?la verità? in quel Santuario, ?primo? in tutto il mondo. Ma senza una vera conversione dei cuori Dio stesso non può operare, almeno non come Egli vorrebbe.
Il motto che Lei ha posto nel Suo stemma – APRIRO? NEL DESERTO UNA STRADA ? ben sintetizza con l?immagine del ?deserto? il triste stato attuale del mondo e della Chiesa, ma insieme infonde anche una speranza che sempre si rinnova là ove ogni credente si impegna per aprire ? nel deserto – UNA STRADA, sulla quale anche altri potranno incamminarsi per giungere alla mèta finale della Vita Eterna, cooperando con Gesù nell?opera della redenzione.
La promessa di Maria a Fatima ? ALLA FINE IL MIO CUORE IMMACOLATO TRIONFERA? ? illumina il futuro ed è di conforto, infondendo rinnovate energie per cooperare nell?opera della salvezza delle anime.
Grazie di cuore della Sua benedizione. Dio benedica anche Lei e il Suo ministero pastorale e La ricompensi abbondantemente per ogni bene da Lei compiuto nella Chiesa e per la Chiesa.
Un cordiale saluto, nel grato ricordo della preghiera.
Prof. GIORGIO NICOLINI
L’ASSUNZIONE DI MARIA AL CIELO IN ANIMA E CORPO
LE DUE SANTE CASE DI MARIA A LORETO ED EFESO
PIO XII SERVO DEI SERVI DI DIO A PERENNE MEMORIA
COSTITUZIONE APOSTOLICA MUNIFICENTISSIMUS DEUS (1)
LA GLORIFICAZIONE DI MARIA CON L’ASSUNZIONE AL CIELO IN ANIMA E CORPO
Il munificentissimo Dio, che tutto può e le cui disposizioni di provvidenza sono fatte di sapienza e d’amore, nei suoi imperscrutabili disegni contempera nella vita dei popoli e in quella dei singoli uomini dolori e gioie, affinché per vie diverse e in diverse maniere tutto cooperi in bene per coloro che lo amano (cf. Rm 8, 28).
Il Nostro pontificato, come anche l’età presente, è assillato da tante cure, preoccupazioni e angosce, per le presenti gravissime calamità e l’aberrazione di molti dalla verità e dalla virtù; ma Ci è di grande conforto vedere che, mentre la fede cattolica si manifesta pubblicamente più attiva, si accende ogni giorno più la devozione verso la vergine Madre di Dio, e quasi dovunque è stimolo e auspicio di una vita migliore e più santa. Per cui, mentre la santissima Vergine compie amorosissimamente l’ufficio di madre verso i redenti dal sangue di Cristo, la mente e il cuore dei figli sono stimolati con maggiore impegno a una più amorosa contemplazione dei suoi privilegi.
Dio, infatti, che da tutta l’eternità guarda Maria vergine, con particolare pienissima compiacenza, «quando venne la pienezza del tempo» (Gal 4, 4), attuò il disegno della sua provvidenza in tal modo che risplendessero in perfetta armonia i privilegi e le prerogative che con somma liberalità ha riversato su di lei. Che se questa somma liberalità e piena armonia di grazie dalla chiesa furono sempre riconosciute e sempre meglio penetrate nel corso dei secoli, nel nostro tempo è stato posto senza dubbio in maggior luce il privilegio della corporea assunzione al cielo della vergine Madre di Dio Maria.
Questo privilegio risplendette di nuovo fulgore fin da quando il nostro predecessore Pio IX, d’immortale memoria, definì solennemente il dogma dell’immacolata concezione dell’augusta Madre di Dio. Questi due privilegi infatti sono strettamente connessi tra loro. Cristo con la sua morte ha vinto il peccato e la morte, e sull’uno e sull’altra riporta vittoria in virtù di Cristo chi è stato rigenerato soprannaturalmente col battesimo. Ma per legge generale Dio non vuole concedere ai giusti il pieno effetto di questa vittoria sulla morte se non quando sarà giunta la fine dei tempi. Perciò anche i corpi dei giusti dopo la morte si dissolvono, e soltanto nell’ultimo giorno si ricongiungeranno ciascuno con la propria anima gloriosa.
Ma da questa legge generale Dio volle esente la beata vergine Maria. Ella per privilegio del tutto singolare ha vinto il peccato con la sua concezione immacolata; perciò non fu soggetta alla legge di restare nella corruzione del sepolcro, né dovette attendere la redenzione del suo corpo solo alla fine del mondo.
(… omissis…)
Maria è la nuova Eva
Ma in particolare va ricordato che, fin dal secolo II, Maria Vergine viene presentata dai santi padri come nuova Eva, strettamente unita al nuovo Adamo, sebbene a lui soggetta, in quella lotta contro il nemico infernale, che, com’è stato preannunziato dal protovangelo (Gn 3, 15), si sarebbe conclusa con la pienissima vittoria sul peccato e sulla morte, sempre congiunti negli scritti dell’apostolo delle genti (cf. Rm cc. 5 e 6; 1 Cor 15, 21-26.54-57). Per la qual cosa, come la gloriosa risurrezione di Cristo fu parte essenziale e segno finale di questa vittoria, così anche per Maria la lotta che ha in comune col Figlio suo si doveva concludere con la glorificazione del suo corpo verginale: perché, come dice lo stesso apostolo, «quando… questo corpo mortale sarà rivestito dell’immortalità, allora sarà adempiuta la parola che sta scritta: è stata assorbita la morte nella vittoria» (1 Cor 15, 54).
In tal modo l’augusta Madre di Dio, arcanamente unita a Gesù Cristo fin da tutta l’eternità «con uno stesso decreto»(31) di predestinazione, immacolata nella sua concezione, Vergine illibata nella sua divina maternità, generosa Socia del divino Redentore, che ha riportato un pieno trionfo sul peccato e sulle sue conseguenze, alla fine, come supremo coronamento dei suoi privilegi, ottenne di essere preservata dalla corruzione del sepolcro, e, vinta la morte, come già il suo Figlio, di essere innalzata in anima e corpo alla gloria del cielo, dove risplende Regina alla destra del Figlio suo, Re immortale dei secoli (cf. 1 Tm 1, 17).
Le ragioni del nuovo dogma
Poiché la chiesa universale nella quale vive lo Spirito di verità e la conduce infallibilmente alla conoscenza delle verità rivelate, nel corso dei secoli ha manifestato in molti modi la sua fede, e poiché tutti i vescovi dell’orbe cattolico con quasi unanime consenso chiedono che sia definita come dogma di fede divina e cattolica la verità dell’assunzione corporea della beatissima vergine Maria al cielo – verità fondata sulla Sacra Scrittura, insita profondamente nell’animo dei fedeli, confermata dal culto ecclesiastico fin dai tempi remotissimi, sommamente consona con altre verità rivelate, splendidamente illustrata e spiegata dallo studio della scienza e sapienza dei teologi – riteniamo giunto il momento prestabilito dalla provvidenza di Dio per proclamare solennemente questo privilegio di Maria vergine.
Noi, che abbiamo posto il Nostro pontificato sotto lo speciale patrocinio della santissima Vergine, alla quale Ci siamo rivolti in tante tristissime contingenze, Noi, che con pubblico rito abbiamo consacrato tutto il genere umano al suo Cuore immacolato, e abbiamo ripetutamente sperimentato la sua validissima protezione, abbiamo ferma fiducia che questa solenne proclamazione e definizione dell’assunzione sarà di grande vantaggio all’umanità intera, perché renderà gloria alla santissima Trinità, alla quale la Vergine Madre di Dio è legata da vincoli singolari. Vi è da sperare infatti che tutti i cristiani siano stimolati da una maggiore devozione verso la Madre celeste, e che il cuore di tutti coloro che si gloriano del nome cristiano sia mosso a desiderare l’unione col corpo mistico di Gesù Cristo e l’aumento del proprio amore verso colei che ha viscere materne verso tutti i membri di quel Corpo augusto. Vi è da sperare inoltre che tutti coloro che mediteranno i gloriosi esempi di Maria abbiano a persuadersi sempre meglio del valore della vita umana, se è dedita totalmente all’esercizio della volontà del Padre celeste e al bene degli altri; che, mentre il materialismo e la corruzione dei costumi da esso derivata minacciano di sommergere ogni virtù e di fare scempio di vite umane, suscitando guerre, sia posto dinanzi agli occhi di tutti in modo luminosissimo a quale eccelso fine le anime e i corpi siano destinati; che infine la fede nella corporea assunzione di Maria al cielo renda più ferma e più operosa la fede nella nostra risurrezione.
La coincidenza provvidenziale poi di questo solenne evento con l’Anno santo che si sta svolgendo, Ci è particolarmente gradita; ciò infatti Ci permette di ornare la fronte della vergine Madre di Dio di questa fulgida gemma, mentre si celebra il massimo giubileo, e di lasciare un monumento perenne della nostra ardente pietà verso la Regina del cielo.
La solenne definizione
«Pertanto, dopo avere innalzato ancora a Dio supplici istanze, e avere invocato la luce dello Spirito di Verità, a gloria di Dio onnipotente, che ha riversato in Maria vergine la sua speciale benevolenza a onore del suo Figlio, Re immortale dei secoli e vincitore del peccato e della morte, a maggior gloria della sua augusta Madre e a gioia ed esultanza di tutta la chiesa, per l’autorità di nostro Signore Gesù Cristo, dei santi apostoli Pietro e Paolo e Nostra, pronunziamo, dichiariamo e definiamo essere dogma da Dio rivelato che: l’immacolata Madre di Dio sempre vergine Maria, terminato il corso della vita terrena, fu assunta alla gloria celeste in anima e corpo».
Perciò, se alcuno, che Dio non voglia, osasse negare o porre in dubbio volontariamente ciò che da Noi è stato definito, sappia che è venuto meno alla fede divina e cattolica.
Affinché poi questa Nostra definizione dell’assunzione corporea di Maria vergine al cielo sia portata a conoscenza della chiesa universale, abbiamo voluto che stesse a perpetua memoria questa Nostra lettera apostolica; comandando che alle sue copie o esemplari anche stampati, sottoscritti dalla mano di qualche pubblico notaio e muniti del sigillo di qualche persona costituita in dignità ecclesiastica, si presti assolutamente da tutti la stessa fede; che si presterebbe alla presente, se fosse esibita o mostrata.
A nessuno dunque sia lecito infrangere questa Nostra dichiarazione, proclamazione e definizione, o ad essa opporsi e contravvenire. Se alcuno invece ardisse di tentarlo, sappia che incorrerà nell’indignazione di Dio onnipotente e dei suoi beati apostoli Pietro e Paolo.
Dato a Roma, presso S. Pietro, nell’anno del massimo giubileo 1950, 1° novembre, festa di tutti i santi, nell’anno dodicesimo del Nostro pontificato.
Noi PIO, vescovo della chiesa cattolica,
così definendo abbiamo sottoscritto
(1) PIUS PP. XII, Const. apost. Munificentissimus Deus qua fidei dogma definitur Deiparam Virginem Mariam corpore et anima fuisse ad caelestem gloriam assumptam, 1 novembris 1950: AAS42(1950), pp. 753-771.
La glorificazione di Maria nella sua corporea assunzione è verità radicata profondamente nel senso religioso dei cristiani, come dimostrano lungo il corso dei secoli innumerevoli forme di specifica devozione, ma soprattutto il linguaggio della liturgia dell’Oriente e dell’Occidente. I santi padri e i dottori della chiesa, facendosi eco della liturgia, nelle feste dell’Assunta parlano chiaramente della risurrezione e glorificazione del corpo della Vergine, come di verità conosciuta e accettata da tutti i fedeli. I teologi, trattando di questo argomento, dimostrano l’armonia tra la fede e la ragione teologica e la convenienza di questo privilegio, servendosi di fatti, parole, figure, analogie contenuti nella sacra Scrittura. Accertata così la fede della chiesa universale, il papa ritiene giunto il momento di ratificarla con la sua suprema autorità.
LE DUE SANTE CASE DI MARIA A LORETO E AD EFESO
OVE SONO AVVENUTI L?INIZIO E IL TERMINE
DELL?ESISTENZA TERRENA DI MARIA
TESTIMONIATE DALLE VISIONI SOPRANNATURALI DELLA BEATA CATERINA EMMERICH
LA ?VENUTA MIRACOLOSA? A LORETO DELLA SANTA CASA DI NAZARETH
OVE MARIA FU ?CONCEPITA? ?IMMACOLATA? NEL GREMBO DI SANT?ANNA
SECONDO L?INSEGNAMENTO DEL GRANDE PONTEFICE BEATO PIO IX nella Bolla ?Inter omnia? del 26 agosto 1852
?Fra tutti i Santuari consacrati alla Madre di Dio, l?Immacolata Vergine, uno si trova al primo posto e brilla di incomparabile fulgore: la veneranda ed augustissima Casa di Loreto. Consacrata dai divini misteri, illustrata dai miracoli senza numero, onorata dal concorso e dall?affluenza dei popoli, stende ampiamente per la Chiesa Universale la gloria del suo nome, e forma ben giustamente l?oggetto di culto per tutte le nazioni e per tutte le razze umane. (?) A Loreto, infatti, si venera quella Casa di Nazareth, tanto cara al Cuore di Dio, e che, fabbricata nella Galilea, fu più tardi divelta dalle fondamenta e, per la potenza divina, fu trasportata oltre i mari, prima in Dalmazia e poi in Italia. PROPRIO IN QUELLA CASA la Santissima Vergine, per eterna divina disposizione rimasta perfettamente esente dalla colpa originale, E? STATA CONCEPITA, E? NATA, è cresciuta, e il celeste messaggero l?ha salutata piena di grazia e benedetta fra le donne. Proprio in quella Casa ella, ripiena di Dio e sotto l?opera feconda dello Spirito Santo, senza nulla perdere della sua inviolabile verginità, è diventata la Madre del Figlio Unigenito di Dio? (Beato Pio IX, Bolla ?Inter omnia? del 26 agosto 1852).
La Casa di Maria a Efeso
A circa quattro chilometri dalla città di Efeso, secondo la tradizione sarebbe ubicata la casa in cui Maria trascorse gli ultimi anni della sua vita terrena. Numerosissimi autori cristiani d?Oriente e d?Occidente, fin dai primi secoli, fanno cenno alla lunga permanenza di Giovanni, l?apostolo prediletto di Gesù, e della Santa Vergine nei pressi della città di Efeso, la prima delle sette chiese ricordate nell?Apocalisse. Però come sappiamo che questa è stata la casa della Madre di Gesù?
L?importante scoperta risale alla fine del secolo XIX. Il 29 luglio 1891 due sacerdoti della Congregazione della Missione (lazzaristi), i francesi Padre Henry Jung e Padre Eugène Poulin, cedendo alle insistenti richieste di suor Marie de Mandat-Grancey, la superiora delle Figlie della Carità addette all?Ospedale francese di Izmir, partirono alla ricerca della casa dove la Vergine Maria visse gli ultimi anni della sua vita, avendo come sola bussola le visioni della mistica tedesca Anna Katharina Emmerick (1774-1824). La religiosa, che Giovanni Paolo II ha iscritto all?albo dei beati il 3 ottobre 2004, dal suo letto in un villaggio della Westfalia, a cui era rimasta immobilizzata per gli ultimi dodici anni della sua vita, aveva ricevuto le visioni della vita di Gesù e della Madonna, raccolte e poi pubblicate dopo la sua morte dal letterato tedesco Clemens Brentano.
I due sacerdoti, ex soldati dell?armée francese, salirono sul Bülbül Dag (che in turco vuol dire ?la collina dell?usignolo?), un?altura che domina la piana di Efeso. Esausti per il viaggio chiesero di poter avere dell?acqua e gli fu indicata una sorgente per dissetarsi, vicino alla quale i due viandanti trovarono i resti di un edificio, che aveva l?apparenza di essere stato utilizzato come cappella e che corrispondeva perfettamente alla descrizione fattane dalla Emmerick. Si trattava della ?Panaya üç Kapoulou Monastiri?, come la chiamavano i cristiani del luogo, ovvero il ?Monastero delle tre porte della Tutta Santa?, per i tre archi posti sulla facciata. Successivamente, i due lazzaristi vennero a conoscenza che dal villaggio di Sirince, abitato fino al 1920 da una comunità di greci che parlavano il turco ed erano di fede cristiano-ortodossa, la gente si recava ogni anno in pellegrinaggio, nell?ottava della loro festa della dormizione di Maria, il 15 agosto. Partendo da questo, i due padri realizzarono tra gli abitanti del villaggio una inchiesta scrupolosa, che confermò l?esistenza di una memoria locale antica di secoli, che riconosceva nella cappella in rovina sul colle dell?usignolo il luogo dell?ultima residenza terrena di ?Meryem Anas?, la Madre Maria. Gli scavi condotti tra il 1898-1899 portarono alla luce all?interno dei ruderi alcuni resti di un focolare risalenti al I secolo e rivelarono attorno alla presunta dimora della Madonna la presenza di un piccolo quartiere sorto nel VII secolo. Sarà poi Leone XIII (1878-1903) il primo dei Papi dell?ultimo secolo a pronunciarsi in maniera favorevole rispetto alla presunta dimora efesina di Maria, facendo ripristinare fra l?altro nell?Ordo Romanus una nota che in occasione della festa dell?Assunta faceva riferimento a Efeso come probabile luogo della dormizione della Vergine.
L?attuale aspetto del Santuario di ?Meryem Ana? è quello ottenuto grazie all?ultimo restauro, realizzato introno agli anni Cinquanta del secolo scorso con materiale trovalo in loco. La cura pastorale del piccolo Santuario è stata assicurata negli anni dapprima dai Piccoli Fratelli di Charles de Foucauld, poi dai Padri Monfortani, e adesso dai frati della provincia cappuccina dell?Emilia Romagna.
La Casa di Maria già visitata da Papa Paolo VI nel 1967, da Giovanni Paolo II nel 1979 e da Benedetto XVI nel 2006, gode di un flusso ininterrotto di devozione che è costituito più da musulmani che da cristiani. La piccola ?stanza di Maria? ha infatti le pareti ornate dalla Sure a Lei dedicate nel Corano, dove Maria viene onorata come ?l?unica donna non toccata dal demonio?. Oltre al Santuario sul monte Bülbül Dag, quello sul monte chiamato Bodrum ? dove la Vergine si nascose dalla persecuzione dei pagani, per cui la grotta venne chiamata Kriphi Panaya (la ?Tuttasanta nascosta?) ? e quello a Kavakli ? dove Maria fuggì sempre a causa delle persecuzioni, e denominato così per la presenza di molti pioppi ? si contano a Efeso numerose chiese e santuari dedicati alla Vergine.
(da http://www.zenit.org)
LA DESCRIZIONE DELLA CASA DI MARIA AD EFESO
Le visioni della Emmerick erano del tutto particolari. Sentiva una ?chiamata? dal suo angelo custode e, separandosi dal corpo, il suo spirito si recava in Terra Santa dove assisteva agli episodi evangelici come se stessero avvenendo in quel momento dinanzi ai suoi occhi. Il giorno seguente, quando rinveniva, li descriveva a Brentano in – plattdeutsch -, il dialetto locale; la sera tornava da lei per leggerle quanto aveva elaborato, correggerlo ed avere la sua approvazione.
Né la monaca né il poeta erano mai stati in Terra Santa, eppure Anna Caterina descrisse con sorprendente precisione ed in dettaglio i luoghi della vita di Gesù e della Madonna, persino gli abiti, le suppellettili, i paesaggi.
Sulla base delle descrizioni della Emmerick fu ritrovata ad Efeso la casa dove la Vergine visse dopo la morte di Gesù.
Era una casa rettangolare di pietra, a un piano solo, col tetto piatto e il focolare al centro, tra boschi al margine della città perché la Vergine desiderava vivere appartata. Di questo edificio si erano però da molto tempo perdute le tracce e nessuno sapeva più dove sorgesse. Gli appunti di Brentano sono corredati anche da un disegno, per cui per trovare la casa fu sufficiente aver fiducia nelle indicazioni della monaca e seguirle. Il ricercatore francese Julien Dubiet, dando credito a queste visioni ed a quegli appunti, andò in Asia Minore alla ricerca della casa descritta da Caterina. Dubiet effettivamente trovò i resti dell?edificio, nonostante le trasformazioni subite nel tempo, a nove chilometri a sud di Efeso, su un fianco dell’antico monte Solmisso di fronte al mare, esattamente come aveva indicato la Emmerick. La validità delle affermazioni di Caterina venne confermata anche dalle ricerche archeologiche condotte nel 1898 da alcuni ricercatori austriaci. Gli archeologi ebbero modo di appurare che l?edificio – almeno nelle sue fondamenta – risaliva al I secolo d.C. Il ritrovamento è stato ufficialmente riconosciuto dagli archeologi e dalle autorità civili e religiose.
Oggi davanti alla casa della Madonna, visitabile ad Efeso e custodita dai cappuccini, c’è un cartello che spiega che ciò che ne restava, cioè le mura perimetrali col focolare centrale, era stato ritrovato grazie alle visioni della monaca stigmatizzata.
Anna Caterina Emmerick morì a Dülmen il 9 febbraio 1824, alle ore venti e trenta circa. Durante cinquant?anni di vita le sue visioni quotidiane avevano coperto tutto il ciclo della vita di Gesù, di Maria e in gran parte anche degli apostoli. La sua esistenza terrena sembra essere stata il simbolo del suo insegnamento profondo per gli uomini di tutti i tempi. Questo è raccolto nelle sue poche e semplici parole come lei fu, piccola e semplice: ?Tutti portiamo anche i dolori degli altri?.
La tomba e l?Assunzione di Maria a Gerusalemme o ad Efeso?
LA RIVELAZIONE DELLA BEATA ANNA CATERINA EMMERICH
Riguardo alla questione del luogo reale in cui Maria fu assunta in Cielo, se a Gerusalemme o nella Casa di Efeso, Leone XIII (1878-1903) fu il primo dei Papi dell?ultimo secolo a pronunciarsi in maniera favorevole rispetto alla presunta dimora efesina di Maria, facendo ripristinare fra l?altro nell?Ordo romanus una nota che in occasione della festa dell?Assunta faceva riferimento a Efeso come ?probabile? luogo della dormizione della Vergine.
La Beata Anna Caterina Emmerick sostiene che la morte e l?Assunzione in Cielo di Maria sia avvenuta ad Efeso, come riporto più sotto nel testo del Brentano il quale ha trascritto la ?rivelazione mistica? della Beata, spiegando anche il motivo dell?equivoco del perché a Gerusalemme si ritiene che ci sia ? come vi è – la tomba di Maria, deducendo erroneamente da ciò ? ?una tradizione incerta? – che vi sia stata anche sepolta.
Prof. GIORGIO NICOLINI
Maria, la Madre di Gesù, dopo l’ascensione del Figlio,
nelle rivelazioni mistiche della Beata Anna Caterina Emmerick
La mattina del 13 agosto 1823, in occasione della festa del l’Assunzione di Maria santissima, la veggente di Dùlmen iniziò la narrazione della vita della Madonna.
La Vergine Maria, dopo l’ascensione di nostro Signore al cielo, visse ancora tre anni a Sion, tre a Betania e nove a Efeso. Qui fu condotta da Giovanni quando si scatenò la persecuzione degli Ebrei contro Lazzaro e le sue sorelle. Giovanni la portò a Efeso e fece costruire per lei una piccola abitazione non molto distante dalla città. La seguirono un gruppo di discepole e altri fedeli della Palestina. Molte famiglie e pie donne di questa prima colonia cristiana dimorarono nelle spelonche delle rupi e nelle cavità che offriva il terreno. Il suolo era fertile e i cristiani avevano orti e frutteti. Altri gruppi abitavano nelle tende o avevano costruito piccole capanne. L’uso delle tende iniziò a diffondersi tra i cristiani fin dall’inizio delle persecuzioni, perché spesso erano costretti a trasferirsi da un luogo all’altro. Solamente la casa di Maria era di pietra. Pochi passi dietro la casa c’era un monte che si alzava ripido fino alla vetta, dalla quale si godeva una bella vista sul mare, su Efeso e sulle sue numerose isole. Non distante dal monte scorreva un bel fiumiciattolo. Per questa contrada non passava quasi mai nessuno. Nei pressi della colonia cristiana vidi un castello in cui abitava un re detronizzato. Giovanni lo convertì alla nuova fede. Tempo dopo il castello divenne sede vescovile.
La casa della Vergine era quadrata, solo la parte posteriore era di forma circolare, aveva le finestre molto sollevate dal suolo e il tetto era piatto. L’abitazione era divisa al centro dal focolare. A destra e a sinistra di questo si accedeva nella parte posteriore della casa, dove c’erano l’oratorio e alcune piccole stanzette. Questa parte della casa, di forma circolare, era scarsamente illuminata ma addobbata in modo grazioso. Al centro del muro, dal focolare al tetto, c’era un’incavatura simile ai nostri condotti per il fumo: serviva, infatti, a guidare il fumo a un’apertura superiore. Una tortuosa canna di rame si alzava al di sopra della casa. Nelle piccole stanzette laterali, formate con pareti mobili di giunchi, dormivano l’ancella di Maria santissima e le donne che talvolta venivano a visitarla. Le pareti erano ricoperte di vimini intrecciati che terminavano superiormente in forma di volta.
Nell’oratorio, in una nicchia al centro del muro, vi era un tabernacolo in cui la Vergine teneva una croce lunga all’incirca un braccio. Essa aveva le due braccia laterali a forma di Y, come ho sempre visto la prima croce di nostro Signore. La croce non aveva ornamenti, anzi era intagliata in modo rudimentale come lo sono quelle che ancor oggi giungono dalla Terrasanta. Io penso che l’avessero intagliata Giovanni e Maria santissima. Era composta di quattro specie di legno e fissata in un supporto di terra o di pietre, com’era la croce di Cristo sul Calvario. Ai piedi della croce si trovava un pezzo di pergamena su cui era scritto qualcosa, forse le parole del Signore. Sul legno vidi scolpita l’immagine del Redentore, molto semplice, spoglia d’ogni vano ornamento e con linee di colore scuro. Le linee più marcate da una tinta nera rendevano ancor più chiara la figura di Cristo. Nelle diverse qualità del legno, ravvisai le varie contemplazioni fatte dalla santa Vergine. Due vasi di fiori stavano l’uno a destra e l’altro a sinistra della croce.
Vicino a questi vasi vidi un lino: mi sembrò che fosse quello con cui la Madre di Dio s’era servita per asciugare il sangue e le piaghe del corpo di Cristo. Nello scorgere questa pezzolina, vidi Maria santissima asciugare le sacre piaghe del Redentore. Il panno era simile alla tela con cui i sacerdoti puliscono il calice dopo aver bevuto il sangue di Cristo. Ella conservava pure alcune vesti di Gesù, tra le quali la tunica inconsutile. Quando Giovanni andava a visitarla, si scopriva il tabernacolo e, davanti al crocifisso, essi s’inginocchiavano e pregavano a lungo.
Nei dintorni della sua casa la Vergine aveva disposto dodici pietre commemorative delle stazioni della Via Crucis. La vidi percorrere con la sua ancella i luoghi simbolici della passione del Signore. Ella meditava e pregava sui patimenti del Figlio. Ad ogni stazione, baciando la terra, le due donne ricordavano le sofferenze del Signore.
La piccola casa della santa Vergine era adiacente un bosco ed era circondata da alberi; la quiete e il silenzio dominavano il paesaggio circostante. L’ancella, più giovane della Vergine, andava nei dintorni a procurare il cibo. Esse conducevano una vita di preghiera, tranquilla e ritirata. Negli ultimi tempi che dimorò in questo luogo, la Madonna divenne sempre più silenziosa e raccolta, pareva quasi dimenticare di prendere il nutrimento necessario. Durante gli ultimi anni della sua vita terrena la vidi bere un succo simile a quello di uva. Solo il suo corpo sembrava ancora di questo mondo, poiché lo spirito pareva già passato a felice dimora. Tutto in lei faceva trasparire la continua preoccupazione dello spirito. Nelle ultime settimane della sua vita passeggiava per le stanze appoggiata al braccio della sua fedele ancella. Portava spesso una veste bianca, il suo viso era senza rughe, angelico e spiritualizzato.
Dopo tre anni di soggiorno ad Efeso, accompagnata da Giovanni e da Pietro, la Madre di Dio fece ritorno a Gerusalemme, spinta dal desiderio di rivedere i luoghi santificati dal sangue del Figlio. Vidi in questa città gli apostoli radunati per un concilio; c’era anche Tommaso. La Vergine li assisteva con i suoi consigli. Essi gettarono le basi concrete della Chiesa futura; dopo di che andarono a portare il vangelo nelle terre lontane. Quando la Vergine giunse a Gerusalemme imbruniva appena. Prima di entrare in città si recò a visitare il monte degli Ulivi, il Calvario, il santo sepolcro e tutti gli altri luoghi santi che sono intorno a Gerusalemme. Sui luoghi della passione Maria non cessava di sospirare: «Oh, Figlio mio! Figlio mio!…». Giunta alla porta del palazzo dove aveva incontrato Gesù sotto la croce, cadde svenuta. Gli apostoli credettero che ella avesse cessato di vivere. Fu portata al cenacolo, in cui abitò le stanze dell’atrio. Maria santissima fu così grave e sofferente che si pensò di prepararle una tomba in una caverna del monte degli Ulivi. Ma dopo che la tomba fu preparata, Maria si ristabilì in salute e tornò ad Efeso.
Il bel sepolcro scavato per lei a Gerusalemme fu tenuto in grande considerazione. Più tardi lì vicino fu costruita una magnifica chiesa. Giovanni Damasceno, seguendo una diffusa tradizione, scrisse che la Madonna si era addormentata nel Signore ed era stata sepolta a Gerusalemme. A me, però, fu rivelato che, per volontà di Dio, i particolari del transito, della sepoltura e dell’assunzione della santa Vergine in cielo erano oggetto soltanto di una tradizione incerta.
Il tempo in cui la Chiesa commemora il transito di Maria santissima è giusto, ma non tutti gli anni cade nello stesso giorno. Nell’anniversario della sua morte ho visto numerose anime salire in paradiso. Quando la santa anima della Vergine lasciò il santo corpo, era l’ora nona, la stessa in cui era spirato il Salvatore.
Pingback: Ostina: Miracolo Eucaristico. Compiuta diffamazione su Effedieffe nei confronti di don Faroni, testimone del Miracolo | Escogitur.it
CENTOMILA “INVISIBILI” A LORETO CON IL PAPA
Quali sono stati gli “eventi” dello scorso fine settimana? Intendo dire quali sono stati gli avvenimenti che hanno attirato e hanno visto la partecipazione di tante persone?
Porsi questa domanda dovrebbe essere una norma ovvia per chi fa informazione.
Allora faccio una rapida rassegna stampa delle cronache relative a sabato e domenica che si potevano leggere ieri, sulle pagine dei giornali più venduti.
Il “Corriere della sera” dedicava una pagina alla protesta che i “No Nav” hanno inscenato a Venezia contro il passaggio delle grandi navi da crociera davanti a Piazza San Marco.
Quanti saranno stati a manifestare? Gli stessi organizzatori dicono qualche centinaio di persone.
Un’altra mezza pagina è dedicata alla protesta “anti nozze gay” che è stata fatta a Parigi, al Roland Garros, dagli attivisti di “Hommen”: una decina di persone.
“La Repubblica”, sempre ieri, ha dedicato ovviamente molte pagine – con l’editoriale del direttore – all’iniziativa fiorentina dello stesso giornale, “La repubblica delle idee”, una manifestazione a cui hanno partecipato personalità molto importanti, la famosa “gente che piace”, quindi con tutti i riflettori su di loro.
Nella cronaca dello stesso quotidiano si leggeva: “gran finale in una Piazza della Signoria invasa dalla gente per il saluto alla città di Ezio Mauro e l’incontro conclusivo del festival che ha portato sul palco Jovanotti”.
Ma dalle foto e dai video non sembrava proprio di vedere una Piazza della Signoria “invasa dalla gente”. Saranno state due o tremila persone (a esagerare). Un bel numero, sia chiaro, ma non certo un’invasione.
Ancora ieri “La Stampa” dedicava alla protesta veneziana dei “No Nav” addirittura due intere pagine, perfino con una foto notizia in prima pagina sotto il titolo “Venezia si ribella ai giganti del mare”. Ripeto: i manifestanti erano qualche centinaio (secondo gli stessi organizzatori).
Ma forse il giornale torinese ha pensato di dare tutto questo spazio all’evento perché – ci informa la cronaca di Silvia Zanardi – “il corteo (era) guidato dalla voce al megafono di Tommaso Cacciari, nipote dell’ex sindaco di Venezia”. Ancora una volta c’era la “gente che piace”. La storia sono loro e pure la cronaca.
Poteva la filosofia sfuggire alla “gente che piace”? No. Infatti “La Stampa” ieri dedicava un’intera pagina anche al “Festival Filosofia” di Modena, arrivato alla tredicesima edizione, un altro evento che i salotti amano frequentare.
Quindi ritenuto meritevole di grande rilievo. E cosa volete che importi se il suddetto Festival non è in corso in questi giorni, ma si svolgerà dal 13 al 15 settembre. Quando si dice stare sulla notizia…
Evidentemente alla “Stampa” non hanno trovato altri eventi significativi, accaduti nello scorso fine settimana, su cui scrivere.
A dire il vero, però, qualche altra cosetta è accaduta fra sabato e domenica. Ma, per una svista collettiva, nessuno dei grandi giornali se n’è accorto.
Si tratta di circa centomila persone (cosa volete che siano centomila persone) che sabato sera, alle 20.30, hanno partecipato alla Santa Messa celebrata a Macerata dal cardinale Marc Ouellet, poi hanno ascoltato il Papa Francesco che ha parlato loro in collegamento e quindi sono partiti per il pellegrinaggio di notte che li ha portati – lungo ventotto chilometri – fino a Loreto, alla Santa Casa di Maria: sono arrivati domenica mattina alle 6.30, stanchissimi, ma felici e radiosi.
E’ il 35° anno. Iniziò come pellegrinaggio degli studenti di Comunione e liberazione di Macerata nel 1978: venne fatto in ringraziamento alla Madonna, alla fine dell’anno scolastico. Allora parteciparono trecento giovani della città.
Poi, anno dopo anno, questo gesto di preghiera e di affidamento è cresciuto ed è diventato ormai un evento caro a tutti i cattolici del nostro Paese.
Così un fiume immenso di persone anche quest’anno ha attraversato la notte e le campagne marchigiane che furono cantate dal Leopardi (il poeta più caro a don Giussani).
Un fiume di persone che alterna il silenzio, al rosario e ai canti. E’ commovente guardarli e la gente che nella notte aspetta il pellegrinaggio e dà ristoro a questi viandanti dell’eterno è profondamente toccata.
Ognuno porta ai piedi di Maria le sue pene, le sue ferite, le sue attese, le sue gioie e, insieme, le fatiche, il dolore e le gioie di tanti altri che – dalle loro case – partecipano spiritualmente.
Il tema di quest’anno era: “Che cosa può davvero saziare il desiderio dell’uomo?”. Una domanda che fa interrogare su ciò che è veramente essenziale nella vita e su ciò che rende felici.
Don Julian Carron ha invitato i pellegrini a “chiedere la fede”, facendo questo cammino. E ha aggiunto:
“Non ci accada con Gesù quello che il Papa ha descritto il giorno di Pentecoste: ‘Spesso lo seguiamo, lo accogliamo, ma fino ad un certo punto; ci è difficile abbandonarci a Lui con piena fiducia, lasciando che sia lo Spirito Santo l’anima, la guida della nostra vita, in tutte le scelte’ ”.
Proprio Papa Francesco – dicevo – ha voluto salutare i pellegrini con un cordialissimo collegamento durante il quale ha detto: “Siate aperti alle sorprese di Dio. Anche per voi l’avvenimento di questa notte, che ogni anno cresce, è una sorpresa, è il segno che nulla è impossibile a Dio. Come spiegare altrimenti che da 300 che eravate nel ‘78 siete diventati lo scorso anno 90.000? Anche voi potete appoggiarvi tutti su Gesù, su questa presenza così affascinante e attraente. Quando vi sentirete stanchi e vi verrà la tentazione di andare per conto vostro, pensate a questo: ripetete il vostro sì, pregate perché ciascuno di voi possa riconoscere nella sua carne piagata nel corpo e nello spirito la propria umanità bisognosa dell’umanità di Cristo, l’unica che può saziare davvero il desiderio dell’uomo”.
A questo straordinario evento nessuno dei grandi giornali, ieri, ha ritenuto di dedicare nemmeno una riga di resoconto. A meno che non mi sia sfuggita non è apparsa nemmeno una riga.
Per un’innocente distrazione, si capisce. Con i cristiani capita spesso. Loro sono invisibili. Sabato e domenica c’erano centomila invisibili a Loreto con il Papa.
Si potrebbero fare molte considerazioni sull’astiosa emarginazione del fatto cristiano: un allarme acuto e documentato su questo assurdo fenomeno, che caratterizza l’attuale Europa, è stato lanciato due settimane fa da Ernesto Galli Della Loggia con un bell’editoriale sul Corriere che, purtroppo, è stato fatto cadere nel silenzio anch’esso (a conferma di quanto vi si leggeva).
Del resto credo di poter dire che ai pellegrini di Loreto non importi poi granché dei (mancati) titoli dei giornali. Ognuno di loro aveva nel cuore tante cose più importanti e mendicava solo lo sguardo e l’abbraccio della Madre di Gesù.
In fondo il loro pellegrinaggio voleva affidare alla Madonna tutto il nostro popolo, tutto questo povero Paese, compresi giornali e giornalisti. E a volte dietro il silenzio e l’ostilità dei media si può leggere perfino un malcelato stupore, una segreta ammirazione, un’inconfessabile invidia. Quasi una tacita preghiera, in un momento così cupo e arido per tutti.
Perciò i pellegrini di Loreto – e i cristiani tutti – possono dirsi con un sorriso, ricordando le “Elegie duinesi” di Rilke: “Tutto cospira a tacere di noi/ un po’ come si tace un’onta/ forse un po’ come si tace/ una speranza ineffabile”.
Pingback: Le Foibe e l’esodo. Tersatto, Istria, Dalmazia, i golfi di Trieste e del Quarnaro ed i Legionari di Fiume (Nino Daniele) | Escogitur.it