“No, le cose non sono andate come vi hanno raccontato. Lo hanno mandato a morire…” Sulla liberazione di Giuliana Sgrena e l’uccisione di Nicola Calipari c’è un’altra verità. Imbarazzante per il nostro governo (siamo nel 2005 Ndr) e, ancor piu’ per gli Americani. Mister X (un superagente italiano dei servizi antiterrorismo) tormenta un paio di occhialini rotondi in stile Ghandi. E snocciola la sua ricostruzione di quanto è accaduto nella notte di venerdì quattro marzo a Baghdad, con rabbia malcelata. La sequenza è da thriller cinematografico. Un gippone nero blindato con i vetri oscurati percorre Al-Janub Street. A bordo quattro uomini, agenti segreti armati, e una donna bendata e assopita. L’automobile prosegue decisa in un buio che fa paura. Destinazione: aeroporto internazionale di Baghdad. Ma qualcosa o qualcuno cambia il programma. Ilgippone si ferma. La donna, tra voci concitate, viene fatta scendere e consegnata a un altro uomo che la fa salire a bordo di una Toyota senza vetri blindati. Giuliana Sgrena si accomoda dietro, in mezzo a due funzionari, uno dei quali è Nicola Calipari. Davanti ci sono l’autista, maggiore dei carabinieri, e un quarto agente. La Toyota riparte con i cinque passeggeri. Poco dopo, gli spari che uccidono il funzionario del Sismi, colpiscono il carabiniere e feriscono la giornalista del Manifesto, liberata dopo un mese di sequestro. Sono le ultime fasi di un film vero e tragico. Gli ultimi minuti di vita del poliziotto Nicola Calipari, lo 007 di 52 anni in corsa per diventare capo del Sismi, il servizio segreto militare oggi (2005) diretto dal generale della Guardia di Finanza Nicolò Pollari. Mister X conosceva bene Calipari. E io conosco bene lui. Mister X racconta «la fine di un’ ottima persona» con il solo vincolo di non citare il suo nome. Più per ragioni d ‘ufficio che per paura di essere riconosciuto. E’ uno dei responsabili del servizio antiterrorismo della Nato istituito dopo l’attentato alla stazione Atocha di Madrid che costò la vita a più di duecento persone l’11 marzo 2004. È giovane, vive nel nord Italia anche se a casa ci sta poco. Durante l’operazione Sgrena, ha seguito passo dopo passo i suoi uomini che hanno organizzato operativamente la liberazione della giornalista.
Il nostro incontro avviene in un bar alla periferia di una grande città. «Gli agenti che sono andati a prenderla sono del mio dipartimento e operano da due anni in Iraq»: è molto arrabbiato per come sono andate le cose, per un dramma che forse si poteva evitare e per quello che è stato detto e scritto sui cinque minuti di follia che sono costati la vita a Calipari. La sua versione dei fatti, sottolinea, non è peraltro incompatibile con gran parte di quanto ha riferito la Sgrena in prima persona: il racconto della prigionia e del rilascio scritto sul Manifesto dove, per esempio, descrive il suo passaggio, bendata, da un’auto a un’altra. La storia che ci racconta Mister X comincia da una drammatica riunione romana che contraddice quanto affermato da Berlusconi e ancor più decisamente da Fini …
«Cinque milioni di euro. Sono usciti dalle casse riservate della Presidenza della repubblica. Però ai rapitori ne sono arrivati 3,2. Sì, 3,2, anche se nei verbali c’è scritto cinque, glielo dico con certezza. Mi chiederà dove sono finiti gli altri, che strade hanno preso un milione e ottocento mila euro, più di tre miliardi e mezzo delle vecchie lire. Questo non glielo posso dire perché non ho le prove. Ho le prove, invece, del fatto che abbiamo consegnato denaro ai terroristi. Un paradosso no? Fanno gli attentati organizzandosi con i soldi dei servizi segreti dei paesi contro cui mettono le bombe. Mah! Eppure eravamo a un passo dal decidere di fare un blitz. I miei erano in grado di liberare Giuliana Sgrena senza pagare un euro di riscatto. Invece nell’ultima riunione a Roma, una riunione un po’ concitata con il Sismi e altre autorità, è prevalsa la linea di pagare. Qualcuno ha chiesto anche un contributo all’ambasciata americana, che . però questa volta non ha tirato fuori un centesimo. A differenza di quanto è successo con le due Simona».Gli ordini sono ordini.
«Abbiamo studiato il piano. Dopo infinite discussioni siamo arrivati a questo: i miei uomini dovevano prelevare la Sgrena e consegnarla al dottor Nicola Calipari e a un funzionario della Cia all’aeroporto di Baghdad. I sette chilometri di strada dovevano essere percorsi a bordo del nostro fuoristrada. I soldati americani di guardia ai tre check-point ·che dovevamo superare, corrispondenti ad altrettanti anelli di sicurezza antiterrorismo e antiterroristi, erano informati del passaggio della nostra macchina . Invece tra il secondo e il terzo anello, in una delle zone che noi stessi avevamo segnalato come tra le piu’ pericolose, veniamo fermati dal dottor Calipari che ci chiede di consegnargli la giornalista. l ragazzi gli dicono fino a dopo il terzo chek-point è molto pericoloso. Temono un attentato e poi gli americani non avrebbero riconosciuto l’auto. Alla fine, però, obbediscono a quello che era comunque un ordine. Giuliana Sgrena sale a bordo della Toyota dove, come da protocollo militare, ci sono, oltre a Calipari, altri tre agenti. Due davanti e due dietro (in realtà secondo alcune indiscrezioni il quarto uomo dietro sarebbe stato un terrorista ferito). La Sgrena si siede dietro, in mezzo tra Calipari e un altro funzionario dei servizi segreti. Cinque, erano in cinque su quella maledetta macchina. E io parlo solo se ho le prove».Che cosa sia successo esattamente poche centinaia di metri dopo, al check point volante dove avviene la sparatoria, lo stabilirà l’inchiesta congiunta italo-americana (Invece no). Tuttavia, le fonti interne ai servizi accreditano fortemente la tesi dell’incidente. In quelle ore, spiegano, si attendeva il passaggio del convoglio blindato di John Negroponte, lo “zar” americano in Irak. Lo stato era di massima allerta. È probabile che i marines abbiano aperto il fuoco convinti che quella Toyota solitaria e senza insegne fosse un’autobomba.
Ma il mistero è un altro. Perché le autorità italiane decidono di trasportare la Sgrena all’aeroporto in tutta fretta anziché farle trascorrere la notte in ambasciata per poi viaggiare di giorno, in condizioni di sicurezza? E ancora: perché avviene il trasbordo non programmato dal gippone blindato a una macchina senza alcuna difesa? ·La spiegazione delle gole profonde concorda: da qualche tempo gli americani avevano acceso un riflettore sull’ attività professionale di Giuliana Sgrena. La sua passione pacifista, la sua posizione di ascolto nei confronti della dissidenza irachena, le sue critiche agli “occupanti”, le avevano guadagnato i sospetti delle autorità militari che, su di lei, pare avessero aperto addirittura un dossier. Sospetti che la Cia, ben cosciente delle posizioni assunte dalla sinistra italiana, non condivideva ma che vengono rafforzati presso la polizia militare dalle circostanze del rapimento. La Sgrena, infatti, è sequestrata il venerdì (!!!) all’uscita di una moschea dove si raccolgono i profughi di Falluja e dov’è stata ospite dell’Imam per alcune ore. In più, si sa che gli italiani sono disposti a pagare, una prassi che il comando americano avversa fortemente.
Dopo la liberazione della giornalista- affermano le nostre fonti- i militari Usa avevano tutta l’intenzione di interrogarla e, in caso di rifiuto, erano disposti anche a un fermo. E questo sarebbe stato, ovviamente, un disastro d’immagine per le autorità italiane oltre che un ulteriore calvario per la giornalista. Da qui la decisione di accelerare il ritorno della Sgrena in patria. Calipari è costretto a cambiare velocemente i suoi piani, fidando nella benevola collaborazione del responsabile Cia in aeroporto per raggiungere senza troppi intralci la scaletta dell’aereo dell’aereonautica in attesa. Ma i marines all’ultimo check-point non sono informati di nulla. E comunque non riconoscono l’auto. Il convoglio italiano non raggiungerà mai la sua meta. Un faro, appena un lampo. Nessun avvertimento. Dieci, dodici secondi di raffiche rabbiose (per coprire un solo, unico, colpo molto preciso su Calipari). Poi il buio. Un’altra notte di buio a Baghdad.
Marco Gregoretti
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Il Signoraggio ed il sistema che replica se stesso. Tutto fu possibile dalla distruzione del Regno delle Due Sicilie
Dalla Resistenza ad oggi sono 28 i caduti nell’adempimento del loro dovere di informare :
Piero Gobetti, muore il 16 febbraio 1926, a Parigi, dopo essere stato percosso dai fascisti. Quando muore ha 25 anni. La stessa cosa che accade a Giovanni Amendola, bastonato nel luglio 1925 e che morirà a Cannes il 7 aprile 1926. Poi Carlo Merli ed Enzio Malatesta, entrambi aderenti al Movimento Comunista d’Italia-Bandiera Rossa, furono arrestati l’11 dicembre 1943 e fucilati per ordine del Tribunale speciale tedesco.
La mafia ha assassinato in Sicilia Cosimo Cristina (5 maggio 1960, 24 anni); Mauro De Mauro (16 settembre 1970, 49 anni);Giovanni Spampinato (27 ottobre 1972, 26 anni); Giuseppe Impastato (10 maggio 1978, 30 anni), dilaniato da un’esplosione, che dai microfoni di Radio Out aveva denunciato gli affari mafiosi di Cinisi; Mario Francese (27 gennaio 1979, 54 anni); Giuseppe Fava (5 gennaio 1984, 59 anni), fondatore de I siciliani, ucciso per le sue inchieste sugli appalti edilizi e i collegamenti tra mafia e missili di Comiso; Mauro Rostagno (26 settembre 1988, 45 anni), redattore di una tv privata; Giuseppe Alfano del quotidiano La Sicilia (8 gennaio 1993, 48 anni).
La camorra ha assassinato, il 23 settembre 1985, per le sue inchieste sulle alleanze criminali a Torre Annunziata Giancarlo Siani, 26 anni, de Il Mattino, mentre ancora misteriose sono le cause dell’assassinio di Carmine (Mino) Pecorelli, direttore del settimanale OP il 20 marzo 1979 (per questo delitto è stato assolto il senatore a vita Giulio Andreotti accusato di essere il mandante).
Ed ancora : l’ex vicedirettore de La Stampa Carlo Casalegno (16 novembre 1977, 61 anni) e l’inviato speciale del Corriere della Sera Walter Tobagi (28 maggio 1980, 33 anni), presidente dell’Associazione lombarda dei giornalisti, entrambi assassinati dalle Br.
In Mozambico, nel 1987, è stato assassinato il triestino Almerigo Grilz dell’agenzia di stampa Albatros. L’1 giugno 1993 fu ucciso in Bosnia il freelance Guido Puletti, 40 anni mentre il 20 marzo 1994 furono uccisi insieme, in Somalia, Ilaria Alpi, 33 anni, del TG3 e il telecineoperatore triestino Miran Hrovatin, 46 anni. Un anno dopo, il 9 febbraio del 1995, sempre in Somalia, fu assassinato, in un agguato, il telecineoperatore Rai Marcello Palmisano. Poi toccò ad altri tre triestini, il giornalista Marco Luchetta e gli operatori Alessandro Ota e Dario D’Angelo, assassinati a Mostar in Bosnia. Quindi Antonio Russo (15 ottobre 2000, 40 anni) inviato di Radio Radicale, sulla strada di Tblisi in Georgia. Russo fu l’ultimo giornalista a documentare la pulizia etnica a Pristina (Kosovo). E da ultimi, il medico-reporter Raffaele Ciriello in Palestina, ucciso dai soldati israeliani il 13 marzo 2002, Maria Grazia Cutuli (19 novembre 2001, 39 anni) del Corriere della Sera in Afghanistan ed Enzo Baldoni (26 agosto 2004, 50 anni) freelance ucciso in Iraq.
Ha scritto Giuseppe Fava prima di essere assassinato dalla mafia : “Io ho un concetto etico del giornalismo. Un giornalismo fatto di verità impedisce molte corruzioni, frena la violenza e la criminalità, impone ai politici il buon governo. Un giornalista incapace, per vigliaccheria o per calcolo, si porta sulla coscienza tutti i dolori umani che avrebbe potuto evitare, e le sofferenze, le sopraffazioni, le corruzioni, e le violenze che non è stato mai capace di combattere”.
Già. Un giornalismo fatto di verità. Parole sante verrebbe a dire. Che differenza con tanti omaggiati soloni del giornalismo attuale che non hanno neppure vergogna, e dichiarano, come se fosse un merito, di essere stati al soldo di una potenza straniera come spie o dei servizi segreti. Giornalisti, incapaci di combattere, per calcolo o convenienza, “le corruzioni e le violenze”.
VITTIME DI COSA NOSTRA
XIX secolo
Anni 1860
Anni 1870
- Mario Pàncari (12 marzo 1871) giovane benvoluto, onesto e di retti principi, aspirante ad amministrare la sua città. Ucciso una sera con una fucilata al petto nel pieno centro di Vittoria (RG). Mandante Giombattista Mazza-Iacono del clan Iacono.
Anni 1890
- Francesco Gebbia (10 ottobre 1892), consulente legale, Consigliere comunale di opposizione del comune di Mezzojuso, assassinato nella piazza del paese a fucilate.
- Emanuele Notarbartolo (1º febbraio 1893), ex sindaco di Palermo, ex direttore generale del Banco di Sicilia.
- Emanuela Sansone (27 dicembre 1896), ragazza uccisa a Palermo per vendetta nei confronti della madre. E’ considerata la prima donna uccisa dalla mafia.
- Antonino D’Alba (1897), membro della cosca di Falde.
- Vincenzo Lo Porto e Giuseppe Caruso (24 ottobre 1897), due cocchieri affiliati alla cosca dell’Olivuzza.
XX secolo
Anni 1900
- Luciano Nicoletti (14 ottobre 1905), contadino socialista, impegnato nelle affittanze collettive per ottenere la gestione delle terre da parte dei contadini. Ucciso a Corleone (PA).
- Andrea Orlando (13 gennaio 1906), medico chirurgo nonché consigliere comunale socialista di Corleone, sosteneva anch’egli le affittanze collettive. Ucciso a Corleone (PA).
- Giuseppe (Joe) Petrosino (12 marzo 1909), figlio di emigranti, divenne ben presto tenente della polizia di New York (NYPD), in particolare dell’Italian Legion, cioè gruppi di agenti italiani, a suo giudizio indispensabili per combattere la mafia americana. Stimato da Roosevelt per il suo impegno costante nel cercare di sconfiggere la mafia, allora chiamata Mano Nera, assicurò alla giustizia boss di alto calibro. Capì che la mafia, a New York, aveva le sue radici in Sicilia, tant’è che intraprese un viaggio in Sicilia per infliggerle il colpo mortale.
- Pietro Vasta (5 agosto 1909), medico, fu ucciso a Favara per la sua lotta contro l’usura.
Anni 1910
- Lorenzo Panepinto (16 maggio 1911), maestro elementare nonché consigliere comunale socialista a Santo Stefano Quisquina, si batteva per i diritti dei contadini contro lo strapotere dei feudatari collusi. Viene ucciso a Santo Stefano Quisquina.
- Mariano Barbato (1914), esponente di spicco del Partito socialista del tempo, viene ucciso nel 1914.
- Giorgio Pecoraro (1914).
- Bernardino Verro (3 novembre 1915), sindaco socialista di Corleone si batteva anch’egli per le affittanze collettive.
- Giorgio Gennaro (1916), prete non gradito a Cosa Nostra, viene ucciso a Ciaculli (PA) per aver denunciato il ruolo dei mafiosi nell’amministrazione delle rendite ecclesiastiche.
- Giovanni Zangara (29 gennaio 1919), dirigente contadino e assessore della giunta socialista a Corleone, viene ucciso a Corleone (PA).
- Costantino Stella (6 luglio 1919), arciprete di Resuttano, era uscito dalla sacrestia e si era dedicato ad importanti attività sociali. Viene accoltellato il 28 giugno per poi morire il 6 luglio a Resuttano (CL).
- Giuseppe Rumore (22 settembre 1919), segretario della Lega contadini, viene ucciso a Prizzi (PA).
- Alfonso Canzio (19 dicembre 1919), presidente della Lega per il miglioramento agricolo, viene ucciso a Barrafranca (EN).
Anni 1920
- Nicola Alongi (1º marzo 1920), dirigente socialista e anima del movimento contadino, viene ucciso a Prizzi (PA).
- Paolo Li Puma e Croce Di Gangi (settembre 1920), contadini nonché consiglieri comunali socialisti di Petralia Soprana, vengono uccisi a Petralia Soprana (PA).
- Paolo Mirmina (3 ottobre 1920), combattivo sindacalista socialista, viene ucciso a Noto (SR).
- Antonino Scuderi (9 ottobre 1920), segretario della cooperativa agricola nonché consigliere comunale socialista di Paceco, viene ucciso a Paceco (TP).
- Giovanni Orcel (14 ottobre 1920), segretario dei metalmeccanici di Palermo nonché promotore (assieme ad Alongi) del collegamento tra movimento operaio e movimento contadino nel palermitano. Era il candidato socialista alla provincia di Palermo quando viene ucciso a Palermo.
- Giuseppe Monticciolo (27 ottobre 1920), presidente socialista della Lega per il miglioramento agricolo, viene ucciso a Trapani.
- Stefano Caronia (17 novembre 1920), arciprete di Gibellina.
- Giuseppe Zaffuto (morto il 26 dicembre 1920), Gaetano Circo (morto a Palermo il 4 febbraio 1921), Calogero Faldetta (morto a Palermo il 31 dicembre 1920), Carmelo Minardi (morto a Palermo il 26 dicembre 1920), Salvatore Varsalona (morto il 27 dicembre 1920): il 26 dicembre 1920, quattro persone incappucciate, rimaste sconosciute, lanciarono una bomba all’interno della sezione socialista di Casteltermini (sita in via Nazario Sauro), in quel momento piena di militanti. L’esplosione provocò, oltre a numerosi feriti, la morte del prof. Zaffuto, segretario locale, insieme a quattro contadini iscritti al partito. Dall’accertamento compiuto dai carabinieri, incaricati di indagare sul grave attentato, risultò che l’atto criminale venne compiuto dalla mafia della Valle del Platani, «perché le cooperative agricole socialiste avrebbero provocato la fine dei campieri della mafia che indisturbati imperavano su tutte le campagne e su tutti i proprietari».
- Pietro Ponzo (19 febbraio 1921), contadino nonché presidente della Cooperativa agricola di Salemi, fu ucciso a Salemi.
- Vito Stassi (1921), dirigente del movimento dei contadini, viene ucciso a Piana degli Albanesi (PA).
- Giuseppe Cassarà e Vito Cassarà (1921).
- Giuseppe Compagna (29 gennaio 1921), contadino nonché consigliere comunale socialista di Vittoria.
- Domenico Spatola, Mario Spatola, Pietro Spatola e Paolo Spatola (febbraio 1922), parenti di Giacomo Spatola (presidente della locale società agricola cooperativa). Tutti uccisi a Paceco.
- Sebastiano Bonfiglio (11 giugno 1922), sindaco di Erice nonché membro della direzione del Partito Socialista, viene ucciso a Erice (TP).
- Antonino Ciolino (1924).
Anni 1930
- con il fascismo negli anni 30 la mafia sembrò sparire per l’azione repressiva dello stato[senza fonte].
Anni 1940
- Antonio Mancino (2 settembre 1943), carabiniere
- Santi Milisenna (27 maggio 1944), segretario della federazione comunista di Enna
- Andrea Raia (6 agosto 1944), organizzatore comunista
- Calogero Comajanni (28 marzo 1945), guardia giurata, viene ucciso una mattina a Corleone (PA). La sua colpa era stata quella di arrestare un boss in erba del calibro di Luciano Liggio.
- Filippo Scimone (1945), maresciallo dei carabinieri, viene ucciso nel 1945 a San Cipirello (PA).
- Calcedonio Catalano (1945).
- Nunzio Passafiume (7 giugno 1945), sindacalista
- Agostino D’Alessandro (11 settembre 1945), segretario della Camera del Lavoro di Ficarazzi
- Calogero Cicero, carabiniere semplice, viene ucciso a Favara (AG), in un conflitto a fuoco con dei banditi di Palma di Montechiaro, il 14 settembre 1945.
- Fedele De Francisca, carabiniere semplice, viene ucciso anch’egli a Favara (AG), in un conflitto a fuoco con dei banditi di Palma di Montechiaro, il 14 settembre 1945.
- Michele Di Miceli, viene ucciso nel 1945.
- Mario Paoletti, viene ucciso nel 1945.
- Rosario Pagano, viene ucciso nel 1945
- Giuseppe Scalia (25 novembre 1945), segretario della Camera del Lavoro
- Giuseppe Puntarello (4 dicembre 1945), segretario della sezione di Ventimiglia di Sicilia (PA) del Partito Comunista
- Gaetano Guarino (16 maggio 1946), sindaco socialista di Favara (AG)
- Tommasa Perricone, in Spinelli, detta Masina, viene uccisa il 16 maggio 1946 a Burgio, durante l’attentato mafioso contro il candidato sindaco di Burgio, Antonio Guarisco.
- Pino Camilleri (28 giugno 1946), sindaco socialista di Naro (AG)
- Nicolò Azoti, segretario della Camera del lavoro di Baucina (PA) colpito dalla mafia il 21 dicembre 1946 e morto il 23 dicembre 1946
- Accursio Miraglia (4 gennaio 1947), sindacalista, segretario della Camera confederale circondariale di Sciacca
- Strage di Portella della Ginestra: 11 morti e 56 feriti (1º maggio 1947), contadini celebranti la festa del lavoro. Dell’eccidio venne accusato il bandito Salvatore Giuliano ma in realtà i mandanti erano alti esponenti della Democrazia Cristiana e i grandi mafiosi latifondisti.
- Strage di Partinico (22 giugno 1947): sono uccisi Giuseppe Casarrubea e Vincenzo Lo Iacono dirigenti della locale Camera del Lavoro.
- Strage di Canicattì (21 dicembre 1947): 4 morti e circa 20 feriti.
- Epifanio Li Puma (2 marzo 1948), sindacalista ed esponente del Partito Socialista Italiano, capolega della Federterra
- Placido Rizzotto (10 marzo 1948), ex-partigiano, dirigente del Partito Socialista Italiano e segretario della Camera del Lavoro di Corleone. Al suo omicidio assistette il pastorello Giuseppe Letizia, che fu ucciso dal mandante del delitto Rizzotto, il medico Michele Navarra, con un’iniezione letale.
- Calogero Cangelosi (2 aprile 1948), esponente del Partito Socialista Italiano e sindacalista, segretario della Camera del Lavoro di Camporeale
- Giuseppe Biondo (22 ottobre 1948)
Anni 1950
- Salvatore Carnevale (16 maggio 1955), sindacalista e militante del Partito Socialista Italiano di Sciara, in provincia di Palermo.
- Giuseppe Spagnolo (13 agosto 1955), sindacalista e dirigente politico
- Pasquale Almerico (25 marzo 1957), maestro elementare, sindaco di Camporeale e segretario della sezione locale della Democrazia Cristiana
Anni 1960
- Cataldo Tandoy (30 marzo 1960), ex capo della squadra mobile di Agrigento
- Cosimo Cristina (5 maggio 1960), giornalista
- Paolo Bongiorno (27 settembre 1960), sindacalista.
- Strage di Ciaculli (30 giugno 1963): il tenente dei carabinieri Mario Malausa, i marescialli Silvio Corrao e Calogero Vaccaro, gli appuntati Eugenio Altomare e Mario Farbelli, il maresciallo dell’esercito Pasquale Nuccio e il soldato Giorgio Ciacci, uccisi dallo scoppio di un’autobomba abbandonata dai mafiosi in campagna.
- Carmelo Battaglia (24 marzo 1966), sindacalista e dirigente politico del Partito Socialista Italiano di Tusa, in provincia di Messina.
Anni 1970
- Mauro De Mauro (16 settembre 1970), giornalista.
- Pietro Scaglione (5 maggio 1971), procuratore capo di Palermo.
- Antonino Lo Russo (5 maggio 1971), autista di Pietro Scaglione.
- Giovanni Spampinato (27 ottobre 1972), giornalista de “L’Ora” e de “L’Unità“.
- Gaetano Cappiello (2 luglio 1975), agente di pubblica sicurezza.
- Mario Rino Biancheri (19 dicembre 1975), imprenditore di San Cataldo (CL), presidente dell’Associazione Antiracket ed Antiusura della Provincia di Caltanissetta, costretto a dimettersi dalla carica perché ingannato da due sedicenti vittime del racket. Tra i suoi oppositori, politici eletti con i voti della mafia o in stretto contatto con essa.
- Giuseppe Russo (20 agosto 1977), tenente colonnello dei carabinieri.
- Carlo Napolitano (21 novembre 1977), presunto guardiaspalle del boss di Riesi, Giuseppe di Cristina.
- Giuseppe di Fede (21 novembre 1977), presunto guardiaspalle del boss di Riesi, Giuseppe di Cristina.
- Peppino Impastato (9 maggio 1978), giovane attivista politico e speaker radiofonico di Cinisi, in provincia di Palermo.
- Antonio Esposito Ferraioli (30 agosto 1978), cuoco.
- Salvatore Castelbuono (26 settembre 1978), Vigile Urbano Comune di Bolognetta (PA).
- Carmelo Di Giorgio (5 gennaio 1979), operaio.
- Calogero Di Bona (28 agosto 1979), maresciallo ordinario in servizio presso la casa circondariale Ucciardone di Palermo.
- Filadelfio Aparo (11 gennaio 1979), vice Brigadiere della squadra mobile di Palermo.
- Mario Francese (26 gennaio 1979), giornalista.
- Michele Reina (9 marzo 1979), segretario provinciale della Democrazia Cristiana.
- Carmine Pecorelli (20 marzo 1979), giornalista.
- Giorgio Ambrosoli (12 luglio 1979), avvocato milanese liquidatore della Banca Privata Italiana di Michele Sindona.
- Boris Giuliano (21 luglio 1979), capo della squadra mobile di Palermo.
- Cesare Terranova (25 settembre 1979), magistrato.
- Lenin Mancuso (25 settembre 1979), maresciallo morto insieme a Cesare Terranova.
Anni 1980
- Piersanti Mattarella (6 gennaio 1980), presidente della Regione Siciliana.
- Emanuele Basile (4 maggio 1980), capitano dei Carabinieri.
- Gaetano Costa (6 agosto 1980), procuratore capo di Palermo.
- Vito Lipari (13 agosto 1980), sindaco DC di Castelvetrano (TP).
- Marcello Torre (11 dicembre 1980), avvocato penalista.
- Giuseppe Inzerillo (12 maggio 1981), figlio 17enne del boss Salvatore Inzerillo, mutilato e ucciso.
- Vito Jevolella (10 ottobre 1981), maresciallo dei carabinieri di Palermo
- Sebastiano Bosio (6 novembre 1981), medico, docente universitario.
- Alfredo Agosta (18 marzo 1982, maresciallo dei carabinieri di Catania del Nucleo di Polizia Giudiziaria dei Carabinieri del Tribunale di Catania. Molto noto nella città dove operava per essere un investigatore scrupoloso e preparato.
- Pio La Torre (30 aprile 1982), segretario del PCI siciliano.
- Rosario Di Salvo (30 aprile 1982), autista e uomo di fiducia di Pio La Torre.
- Gennaro Musella (3 maggio 1982), imprenditore.
- Strage della circonvallazione (16 giugno 1982): Salvatore Raiti, Silvano Franzolin, Luigi Di Barca e Giuseppe Di Lavore, carabinieri, e Alfio Ferlito, boss di Catania, uccisi a colpi di fucile AK-47 dai killer del boss Nitto Santapaola, che mirava a prendere il posto di Ferlito.
Antonino Burrafato, Vice Brigadiere di Polizia ; Il 29 giugno 1982 era la giornata della partita Italia – Argentina, il vento era afoso[1] e il vice-brigadiere si stava apprestando ad andare a lavoro. Giunto a piazza Sant’Antonio alle ore 15.30 a poche decine di metri dal carcere, un commando di quattro uomini lo uccise usando esclusivamente armi corte.
- Paolo Giaccone (11 agosto 1982), medico legale.
- Strage di via Carini (3 settembre 1982): Carlo Alberto Dalla Chiesa, generale dei Carabinieri e prefetto del capoluogo siciliano; Emanuela Setti Carraro, moglie di Carlo Alberto Dalla Chiesa, e Domenico Russo, agente di polizia, uccisi brutalmente mentre andavano a cena a Mondello.
- Calogero Zucchetto (14 novembre 1982), agente di polizia della squadra mobile di Palermo.
- Giangiacomo Ciaccio Montalto (26 gennaio 1983), magistrato di punta di Trapani.
- Mario D’Aleo (13 giugno 1983), capitano dei carabinieri.
- Pietro Morici (13 giugno 1983), carabiniere.
- Giuseppe Bommarito (13 giugno 1983), carabiniere.
- Strage di via Pipitone Federico (29 luglio 1983): Rocco Chinnici, capo dell’ufficio istruzione del Tribunale di Palermo, Mario Trapassi, maresciallo dei carabinieri; Salvatore Bartolotta, carabiniere; Stefano Li Sacchi, portinaio di casa Chinnici, uccisi dallo scoppio di un’autobomba, che provocò anche gravi danni alla facciata del palazzo adiacente.
- Salvatore Zangara (8 ottobre 1983), analista.
- Giuseppe Fava, (5 gennaio 1984), giornalista.
- Mario Coniglio, (14 novembre 1984), macellaio, Coniglio aveva 55 anni quando fu massacrato dentro la sua bottega di via degli Emiri alla Zisa, a sparare contro l’ambulante furono due sicari con il volto coperto, a bordo di un vespone.Testimone uno dei figli che si trovava accanto a lui mentre veniva ucciso.La sentenza ha riconosciuto la colpevolezza del padre di Ganci, Raffaele, boss del quartiere della Noce, e di Domenico Guglielmini, entrambi condannati a 30 anni di reclusione; confermata anche la condanna a 10 anni per il pentito Antonio Galliano, che aveva sempre negato il proprio coinvolgimento.
- Roberto Parisi (23 febbraio 1985), imprenditore e presidente del Palermo calcio, assieme al suo autista Giuseppe Mangano.
- Piero Patti (28 febbraio 1985), imprenditore. Rimane ferita anche la figlia Gaia di nove anni.
- Giuseppe Spada (14 giugno 1985), imprenditore.
- Strage di Pizzolungo (2 aprile 1985): Barbara Rizzo in Asta, signora morta nell’attentato con autobomba contro il sostituto procuratore Carlo Palermo, salvatosi miracolosamente; morti anche i due figli gemelli di Barbara Asta.
- Giuseppe Montana (28 luglio 1985), funzionario della squadra mobile, dirigente della sezione contro i latitanti mafiosi.
- Ninni Cassarà (6 agosto 1985), dirigente della squadra mobile di Palermo, e il suo collega Roberto Antiochia, agente di polizia.
- Graziella Campagna (12 dicembre 1985), diciassettenne di Saponara (ME) che aveva riconosciuto due latitanti.
- Claudio Domino (7 ottobre 1986), bambino di 11 anni che stava passeggiando davanti al negozio dei suoi genitori in via Fattori, nel quartiere di San Lorenzo a Palermo. Un giovane a bordo di una motocicletta lo chiamò per nome. Claudio si avvicinò, l’uomo premette il grilletto ed un proiettile lo raggiunse in fronte, tra gli occhi. Morì all’istante. Cosa Nostra attraverso le gabbie del bunker del carcere de L’Ucciardone, avevendolo concordato prima, fece leggere a Giovanni Bontade, fratello di Stefano Bontade (anche lui poi ucciso) un comunicato che condannava tale omicidio e che non attribuiva origini mafiose (Per tale comunicato pentiti quali Francesco Marino Mannoia e Giovanni Brusca hanno riferito che Giovanni Bontade fu ucciso l’anno seguente, avendo indirettamente ammesso l’esistenza di Cosa Nostra con quel “Noi..”). Polizia e Carabinieri per mesi brancolarono nel buio. Dopo vari possibili motivi, una recente sentenza in primo grado ha attestato che il piccolo sarebbe stato ucciso perché scomodo testimone di una relazione tra sua madre e Salvatore Graffagnino, titolare di un esercizio commerciale accanto alla cartoleria dei Domino. La mamma di Claudio ha respinto tali accuse. Precedentemente a tale sentenza, fonti confidenziali riferirono alla Squadra mobile che uno dei responsabili era Salvatore Graffagnino, che fu sequestrato il 26 dicembre dell’86, torturato e poi assassinato. Durante gli interrogatori, il padre di Claudio ha sempre smentito quelle voci secondo le quali sarebbe stato avvcinato da esponenti di Cosa Nostra e invitato a non indagare perché: «Claudio era stato vendicato».
- Giuseppe Insalaco (12 gennaio 1988), ex sindaco di Palermo.
- Natale Mondo, (14 gennaio 1988), agente di polizia scampato all’attentato in cui persero la vita Ninni Cassarà e Roberto Antiochia, venne ucciso perché si era infiltrato nelle cosche mafiose.
- Alberto Giacomelli (14 settembre 1988), ex magistrato in pensione.
- Antonino Saetta (25 settembre 1988), giudice ucciso con il figlio Stefano Saetta.
- Mauro Rostagno (26 settembre 1988), leader della comunità Saman per il recupero dei tossicodipendenti e giornalista, dai microfoni di una televisione locale faceva i nomi di capi mafia e di politici corrotti. Venne assassinato a Valderice (TP).
- Pietro Polara (27 febbraio 1989), commerciante di macchine agricole.Venne assassinato a Gela (Provincia di Caltanissetta CL).
- Antonino Agostino (5 agosto 1989), agente di polizia, e la moglie Ida Castelluccio, incinta di cinque mesi
Anni 1990
- Giovanni Trecroci (7 febbraio 1990), vice-sindaco di Villa San Giovanni.
- Emanuele Piazza (16 marzo 1990), agente di polizia.
- Giuseppe Miano (18 marzo 1990), mafioso pentito.
- Nicola Gioitta (21 marzo 1990), gioielliere.
- Giovanni Bonsignore, (9 maggio 1990), funzionario della Regione Siciliana.
- Rosario Livatino (21 settembre 1990), giudice di Canicattì (AG).
- Giovanni Salamone (12 gennaio 1991), geometra, imprenditore edile e consigliere comunale di Barcellona Pozzo di Gotto.
- Nicolò Di Marco (21 febbraio 1991), geometra del comune di Misterbianco (CT).
- Sergio Compagnini (5 marzo 1991), imprenditore.
- Antonino Scopelliti (9 agosto 1991), giudice.
- Libero Grassi (29 agosto 1991), imprenditore attivo nella lotta contro le tangenti alle cosche e il racket.
- Tobia Andreozzi (30 agosto 1990), ragioniere.
- Paolo Arena (27 settembre 1991), segretario DC di Misterbianco (CT).
- Serafino Ogliastro (12 ottobre 1991), ex agente della polizia di Stato. Ucciso a Palermo da Salvatore Grigoli con il metodo della lupara bianca perché i mafiosi di Brancaccio sospettavano fosse a conoscenza degli autori dell’omicidio di un mafioso, Filippo Quartararo. Al processo, Grigoli si autoaccusava dell’omicidio indicando altri 7 complici.
- Salvo Lima (12 marzo 1992), uomo politico democristiano, ex sindaco di Palermo strettamente legato alla mafia, sebbene non direttamente affiliato a nessuna famiglia, costituisce il trait-d-union tra Cosa Nostra e i livelli alti dello Stato, quali, tra gli altri Giulio Andreotti. La sua morte segna l’inizio di una resa dei conti tra Cosa Nostra e Stato deviato, alla ricerca di un nuovo equilibrio di potere, che si conclude con l’ascesa al potere di Silvio Berlusconi due anni dopo.
- Giuliano Guazzelli (14 aprile 1992), maresciallo dei carabinieri.
- Paolo Borsellino (21 aprile 1992), imprenditore ed omonimo del giudice Paolo Borsellino.
- Strage di Capaci (23 maggio 1992): Giovanni Falcone, magistrato; Francesca Morvillo, magistrato, moglie di Giovanni Falcone; Antonio Montinaro, agente di polizia facente parte della scorta di Giovanni Falcone; Rocco Dicillo, agente di polizia facente parte della scorta di Giovanni Falcone; Vito Schifani, agente di polizia facente parte della scorta di Giovanni Falcone. Il mafioso pentito Giovanni Brusca si autoaccusò di aver guidato il commando malavitoso che sistemò l’esplosivo in un tunnel scavato sotto un tratto dell’autostrada A29 all’altezza di Capaci e fu lui a premere il pulsante del radiocomando che causò l’esplosione, proprio nel momento in cui passavano le auto di scorta del giudice Falcone.
- Vincenzo Napolitano (23 maggio 1992), uomo politico democristiano, sindaco di Riesi.
- Strage di via d’Amelio (19 luglio 1992): Paolo Borsellino, magistrato; Emanuela Loi, agente di polizia facente parte della scorta di Paolo Borsellino; Walter Cosina, agente di polizia facente parte della scorta di Paolo Borsellino; Vincenzo Li Muli, agente di polizia facente parte della scorta di Paolo Borsellino; Claudio Traina, agente di polizia facente parte della scorta di Paolo Borsellino; Agostino Catalano, agente di polizia facente parte della scorta di Paolo Borsellino. Dalle recenti indagini si è scoperto che i mandanti dell’attentato, messo in atto con un’autobomba parcheggiata sotto casa della madre del giudice Borsellino, vanno ricercati non solo all’interno di Cosa nostra ma anche negli ambienti della politica e dei servizi segreti deviati.
- Rita Atria (27 luglio 1992), figlia di un mafioso, muore suicida dopo la morte di Paolo Borsellino, con il quale aveva iniziato a collaborare.
- Giovanni Lizzio (27 luglio 1992), ispettore della squadra mobile.
- Ignazio Salvo (17 settembre 1992), esattore, condannato per associazione mafiosa e ucciso su ordine di Totò Riina per non aver saputo modificare in Cassazione la sentenza del maxiprocesso che condannò Riina all’ergastolo.
- Paolo Ficalora (28 settembre 1992), proprietario di un villaggio turistico.
- Gaetano Giordano (10 dicembre 1992), commerciante.
- Giuseppe Borsellino (17 dicembre 1992), imprenditore, padre dell’imprenditore Paolo Borsellino ucciso otto mesi prima, quest’ultimo omonimo del giudice Paolo Borsellino.
- Beppe Alfano (8 gennaio 1993), giornalista.
- Strage di via dei Georgofili (27 maggio 1993): Caterina Nencioni, bambina di 50 giorni; Nadia Nencioni, bambina di 9 anni; Angela Fiume, custode dell’Accademia dei Georgofili, 36 anni; Fabrizio Nencioni, 39 anni; Dario Capolicchio, studente di architettura, 22 anni.
- Pino Puglisi (15 settembre 1993), sacerdote impegnato nel recupero dei giovani reclutati da Cosa Nostra a Brancaccio.
- Cosimo Fabio Mazzola (marzo 1994), ucciso perché ex fidanzato della moglie del mafioso Giuseppe Monticciolo, ora collaboratore di giustizia: la donna, figlia del capomafia Giuseppe Argento, accettò di non sposare Mazzola perché non appartenente al suo ambiente.
- Liliana Caruso (10 luglio 1994), moglie di Riccardo Messina, pentito.
- Agata Zucchero (10 luglio 1994), suocera di Riccardo Messina, pentito.
- Calogero Panepinto (19 settembre 1994), fratello di Ignazio Panepinto, assassinato il 30 maggio dello stesso anno.
- Domenico Buscetta (6 marzo 1995), nipote del pentito Tommaso Buscetta.
- Carmela Minniti (1º settembre 1995), moglie di Benedetto Santapaola, detto Nitto, boss catanese.
- Pierantonio Sandri (3 settembre 1995), giovane di Niscemi, sequestrato e ucciso perché testimone di atti intimidatori, il corpo occultato è stato recuperato 14 anni dopo, in seguito alle rivelazioni di un pentito.
- Serafino Famà (9 novembre 1995), avvocato penalista catanese, ucciso a pochi passi dal suo studio perché era un esempio di onestà intellettuale e professionale.
- Giuseppe Montalto (23 dicembre 1995), agente di custodia del carcere dell’Ucciardone.
- Giuseppe Di Matteo (11 gennaio 1996), figlio del collaboratore di giustizia Santino Di Matteo. Ucciso e disciolto in una vasca di acido nitrico.
- Antonio Barbera (7 settembre 1996), giovane di Biancavilla (CT), massacrato a diciotto anni con una decina di colpi di pistola in testa, in un agguato in “contrada Sgarro” (Catania). Gli omicidi non hanno ricevuto alcuna condanna dal processo, celebrato nell’aula bunker del carcere “Bicocca” di Catania; il processo è stato celebrato anche in Corte d’appello e in Cassazione, senza che la famiglia del ragazzo venisse informata.
- Antonino Polifroni (30 settembre 1996), imprenditore di Varapodio (RC), assassinato perché non aveva ceduto ai ricatti e alle estorsioni mafiose.
- Giuseppe La Franca Avvocato, assassinato il 4 gennaio del 1997 perché non voleva cedere le sue terre ai fratelli Vitale.
- Giulio Giuseppe Castellino (25 febbraio 1997), Ferito gravemente alla testa con colpi di arma da fuoco il dott. Giulio Giuseppe Castellino, dirigente del Servizio d’igiene pubblica presso la Usl di Agrigento. Castellino è stato per oltre un decennio ufficiale sanitario a Palma di Montechiaro (Ag), dove abitava. Consigliere Comunale ed Assessore nel Comune di Palma di Montechiaro per diversi volte. Nel novembre 1997 scorso furono sparati colpi di lupara contro il portone della sua abitazione. Castellino spirerà il 25 febbraio. http://www.centroimpastato.it/php/crono.php3?month=2&year=1997
- Gaspare Stellino (12 settembre 1997), commerciante, morto suicida per non deporre contro i suoi estortori.
- Domenico Geraci (8 ottobre 1998), sindacalista.
- Filippo Basile (5 luglio 1999), funzionario della Regione Siciliana.
- Vincenzo Vaccaro Notte[1] (3 dicembre 1999), imprenditore di Sant’Angelo Muxaro (AG), assassinato perché non accettava i condizionamenti mafiosi.
- Giuseppe Montalbano (18 novembre 1998) medico, Camporeale
- Stefano Pompeo (22 aprile 1999), ragazzo ucciso per errore al posto di un potente boss locale.
- Sultano Salvatore Antonio (21 luglio) 1999 Ragazzo ucciso per sbaglio dentro sala da barba [Quartiere] San Giacomo [Gela] CL
XXI secolo
Anni 2000
- Salvatore Vaccaro Notte (5 febbraio 2000), caposquadra forestale e fratello di Vincenzo, ucciso per non essersi piegato ai condizionamenti di una cosca locale meglio conosciuta come “Cosca dei Pidocchi”.
- Attilio Manca (12 febbraio 2004), medico urologo, fu trovato morto nella sua casa di Viterbo. Dall’autopsia si riscontrò la presenza di sostanze stupefacenti nel suo corpo ed inizialmente si pensò che il suo fu un caso di overdose. In realtà fu ucciso forse per coprire un’intervento avuto dal boss Bernardo Provenzano a Marsiglia.
- Giuseppe D’Angelo (22 agosto 2006), pensionato, ucciso per sbaglio davanti a un fruttivendolo del quartiere Sferracavallo di Palermo perché scambiato per il boss Bartolomeo Spatola.
- Vincenzo Fragalà (26 febbraio 2010), avvocato e politico, ucciso forse perché si era interessato ad alcuni processi mafiosi.
Note
Nel 1947 si hanno anche la strage di Messina (marzo) durante uno sciopero sindacale e la strage di Partinico (22 giugno 1947), quando con la complicità della banda di Salvatore Giuliano la mafia prese d’assalto le Camere del Lavoro della provincia di Palermo. A Partinico rimasero uccisi Giuseppe Casarrubea e Vincenzo Lo Iacono, entrambi dirigenti della locale Camera del Lavoro e della sezione del Pci.
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VITTIME DELLA CAMORRA
Anni ottanta
- Domenico Beneventano, (7 novembre 1980), consigliere comunale del PCI di Ottaviano
- Marcello Torre (11 dicembre 1980), sindaco di Pagani
- Filomena Morlando (17 dicembre 1980)
- Mariano Mellone (12 marzo 1981), padre di una bambina di appena 1 anno, ucciso per errore a seguito di sparatoria fra clan rivali
- Dino Gassani (27 marzo 1981), avvocato penalista, ucciso nel suo studio per non aver voluto rinunciare alla difesa
- Giuseppe Grimaldi (27 marzo 1981), segretario dell’Avv. Dino Gassani
- Giuseppe Salvia (14 aprile 1981), vice direttore del carcere di Napoli-Poggioreale
- Simonetta Lamberti (29 maggio 1982), figlia del giudice Lamberti di Cava de’ Tirreni, lo stadio della città metelliana è intitolato a lei
- Salvatore Nuvoletta (2 luglio 1982), carabiniere ventenne, ucciso perché accusato a torto dalla camorra di aver partecipato allo scontro a fuoco in cui morì un loro affiliato
- Antonio Ammaturo (15 luglio 1982), vicequestore della Polizia di Stato a Napoli
- Pasquale Paola (15 luglio 1982), agente che accompagnava Antonio Ammaturo
- Elio Di Mella (7 ottobre 1982), carabiniere trentenne, ucciso mentre conduceva il detenuto Mario Cuomo, uomo della Nuova Camorra Organizzata, in tribunale
- Franco Imposimato (11 ottobre 1983), Maddaloni, ucciso per ritorsione nei confronti del fratello, il giudice Ferdinando Imposimato, e per il suo impegno sul territorio
- Giancarlo Siani (23 settembre 1985), giornalista ucciso per degli articoli che aveva scritto
- Mario Ferrillo (5 novembre 1986), impresario teatrale assassinato a Licola scambiato con noto camorrista locale lascia moglie e quattro figli di cui la più piccola Marianna di 10 anni
- Rosa Visone (8 gennaio 1982), di 16 anni uccisa a Torre Annunziata, per errore a seguito di sparatoria tra carabinieri e pregiudicati camorristi
- Luigi D’Alessio (8 gennaio 1982), maresciallo dei carabinieri, ucciso a Torre Annunziata in seguito a conflitto a fuoco con pregiudicati camorristi
- Gennaro Galano (12 novembre 1986), segretario della X municipalità di Napoli della Democrazia cristiana, titolare insieme con il fratello dell’ omonimo Bar “Galano”, situato in una delle piazze più importanti della città. Deciso a non piegarsi al racket della camorra, fu assassinato all’uscita del suo bar mentre era in compagnia della figlia.
Anni novanta
- Nunzio Pandolfi (18 maggio 1990), ammazzato a due anni nel rione Sanità, mentre era tra le braccia della zia, nella stessa stanza dove c’era il padre vero obiettivo dell’agguato, anch’esso ucciso.
- Tobia Andreozzi (30 agosto 1990), un ragioniere incensurato, estraneo alla camorra fu eliminato per il solo fatto di trovarsi in compagnia del vero obiettivo dei sicari.
- Fabio De Pandi, 21 luglio 1991, colpito durante un regolamento di conti.
- Palmina Scamardella (1994) lasciando una figlia di un anno
- Alberto Varone, 24 luglio 1991, ucciso dal clan di Sessa Aurunca(CE)per non aver voluto cedere la sua attività. Storia raccontata nel libro “La Bestia”, di Raffaele Sardo
- Nunziante Scibelli (30 ottobre 1991, Lauro, AV) la faida Cava-Graziano miete la prima vittima innocente della sanguinosa guerra tra clan. Si chiama Nunziante Scibelli, ha 26 anni, è di Taurano e fa l’operaio. La sua colpa: passare pochi istanti dopo con la stessa macchina del vero obiettivo dei killer, un’Alfetta marrone. Succede a Ima, frazione di Lauro.
- Giuseppe Diana (19 marzo 1994), parroco di Casal di Principe
- Gioacchino Costanzo (15 ottobre 1995), un bimbo di due anni, viene ucciso per mano della camorra. Era in auto con lo zio, un pregiudicato, venditore di sigarette di contrabbando, che il “commando” di sicari aveva deciso di eliminare[1]
- Raffaele Pastore (23 novembre 1996), commerciante di Torre Annunziata, ucciso dalla camorra nel suo stesso negozio per aver denunciato un’estorsione e aver fatto arrestare un camorrista[2]
- Silvia Ruotolo (11 giugno 1997)
- Alberto Vallefuoco (24 anni), Salvatore De Falco (21) e Rosario Flaminio (24), uccisi a Pomigliano d’Arco perché scambiati per componente di una banda rivale (20 luglio 1998)[3]
- Giovanni Gargiulo (18 febbraio 1998), ammazzato a 14 anni[4]
- Giustino Perna, 30 aprile 1999, assicuratore, ucciso per una vendetta trasversale nell’ambito della faida di Pianura.
Anni 2000
- Luigi Sequino e Paolo Castaldi (10 agosto 2000), ragazzi uccisi a 20 anni per errore[5][6]
- Valentina Terracciano (12 novembre 2000), ammazzata a due anni[7]
- Federico Del Prete (18 febbraio 2002), sindacalista
- Annalisa Durante (27 marzo 2004), ragazzina uccisa a 14 anni per errore
- Gelsomina Verde (21 novembre 2004), uccisa a 22 anni perché legata affettivamente ad uno scissionista
- Antonio Landieri (6 novembre 2004), disabile venticinquenne ammazzato per errore
- Dario Scherillo, 26 anni, ucciso il 6 dicembre 2004[8]
- Francesco Rossi, 50 anni, ferito mortalmente per errore (Sant’Anastasia, (NA), 28 dicembre 2004), morirà in seguito alle ferite il 2/1/2005 (vittimemafia.it)
- Carmela Attrice (15 gennaio 2005), 47 anni[9][10]
- Attilio Romanò (30 marzo 1975 – 24 gennaio 2005), 29 anni[11]
- Nunzio Giuliano (21 marzo 2005)
- Enrico Amelio (10 ottobre 2006)
- Ciro Galotta (29 giugno 2007), ucciso per errore dai casalesi
- Domenico Noviello (Baia Verde, 20 maggio 2008), imprenditore ribellatosi al pizzo impostogli dal clan dei Casalesi diversi anni prima, già sotto protezione
- Umberto Bidognetti, ammazzato il 2 maggio 2008[12] padre del pentito Domenico
- Raffaele Granata, ucciso l’11 luglio 2008, padre del sindaco di Calvizzano: ucciso per aver rifiutato di pagare il pizzo al clan dei Casalesi
- Strage di Castelvolturno (18 settembre 2008)
- Nicola Nappo, 23 anni, ucciso per errore il 9 luglio 2009 a Poggiomarino.
Anni 2010
- Angelo Vassallo (5 settembre 2010), ammazzato con sette colpi di pistola, era il sindaco di Pollica noto per il suo attivismo ambientale ed d’opposizione alla criminalità organizzata. Il suo assassinio è ancora oggetto d’indagini ma appare chiara la matrice camorristica.
- Vincenzo Liguori, (13 gennaio 2011), 57 anni, meccanico ucciso per errore in una sparatoria a San Giorgio a Cremano.
- Pasquale Romano (15 ottobre 2012), 30 anni, ucciso per errore da due sicari in sella ad una moto nel quartiere di Marianella, al confine con Scampia[13].
Note
- ^ Gioacchino Costanzo, studenticontrolacamorra.org
- ^ Denuncia un’estorsione: freddato nel suo negozio Repubblica.it
- ^ 20 luglio 1998, tre operai uccisi per sbaglio dalla camorra
- ^ « Napoli, la camorra lo uccide a 14 anni », La Repubblica, 18 febbraio 1998
- ^ « Una corona per ricordare Gigi e Paolo », videocomunicazioni.com, 11 agosto 2008
- ^ « Nove anni fa Gigi e Paolo furono uccisi per errore dalla camorra », videocomunicazioni.com, 11 agosto 2009
- ^ Repubblica.it
- ^ 6 Dicembre 2004 Casavatore (NA). Ucciso Dario Scherillo, 26 anni, vittima Innocente della Criminalità., VittimeMafia.it
- ^ « Napoli, agguato a Scampia la faida uccide un’altra donna », La Repubblica, 15 gennaio 2005
- ^ « Sei condanne per il delitto Attrice »
- ^ 21marzo: Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime della mafia (Attilio Romanò)
- ^ Omicidio Bidognetti
- ^ «Ucciso per sbaglio con 14 colpi di pistola»
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L’elenco delle vittime del terrorismo dal dopoguerra ad oggi (1947-2008)
Elenco delle vittime del terrorismo nella Provincia di Milano e in altre Provincie della Lombardia dal 1969 al 1984 (1)
La Regione Lombardia, negli anni bui del terrorismo e dello stragismo ha avuto 17 morti e 84 feriti per la strage di piazza Fontana a Milano. Altri 4 morti si sono avuti nella strage della Questura di Milano con 44 feriti e 5 vittime nella strage mafiosa di via Palestro con 14 feriti, 8 morti nella strage di Brescia e 103 feriti. A questi caduti vanno aggiunti: 1 insegnante pensionata deceduta a Brescia in un attentato con bomba nascosta in una pentola a pressione; 6 morti per la strage del Treno Rapido 904 (2 di Milano, 4 di Abbiategrasso); 3 morti di Como e 1 morto di Pavia per la strage alla Stazione di Bologna. Il totale dei morti per strage ammonta a 45 morti e oltre 200 feriti lombardi.
La Lombardia, è stata colpita, con eguale violenza, dal terrorismo rosso e dal terrorismo eversivo di destra con ben 36 uccisioni nella sola Provincia di Milano e con ben 44 feriti. Altre 4 uccisioni si sono avuti in altri paesi e città lombarde per un totale di 40 vittime, alle quali vanno aggiunte le 18 vittime catalogate come morti per atti di violenza o di scontro politico, soprattutto a Milano.
Senza contare le numerose vittime del dovere e alcune vittime per attentati mafiosi. In totale, la Lombardia, conta 103 morti per atti di terrorismo e stragi, mentre i feriti sono circa 300.
-UCCISI
1 – 17/05/1972 Luigi CALABRESI, Commissario di Pubblica Sicurezza.
2 – 12/04/1973 Antonio MARINO, Guardia di Pubblica Sicurezza.
3 – 27/05/1973 Federico MASSARIN, Guardia di Pubblica Sicurezza.
4 – 15/10/1974 Felice MARITANO, Maresciallo Maggiore dei Carabinieri, ucciso in un conflitto a fuoco.
5 – 13/03/1975 Sergio RAMELLI, Studente liceale missino, vittima di un pestaggio da parte della sinistra eversiva, muore dopo un atroce agonia il 24/04/1975.
6 – 29/04/1976 Enrico PEDENOVI, Avvocato, consigliere provinciale del MSI-DN.
7 – 15/12/1976 Vittorio PADOVANI, Vice Questore di Milano ucciso a Sesto San Giovanni.
8 – 15/12/1976 Sergio BAZZEGA, Maresciallo di P.S., ucciso a Sesto San Giovanni.
9 – 19/02/1977 Lino GHEDINI, Brigadiere della polizia stradale viene assassinato sulla statale tra Milano e Rho.
10 – 14/05/1977 Antonio CUSTRA, Vice Brigadiere di Pubblica Sicurezza.
11 – 18/03/1978 Lorenzo IANNUCCI, Studente ucciso dalla destra eversiva in via Mancinelli.
12 – 18/03/1978 Fausto TINELLI, Studente ucciso dalla destra eversiva in via Mancinelli.
13 – 20/04/1978 Francesco DI CATALDO, Maresciallo degli agenti di custodia del carcere di San Vittore.
14 – 23/06/1978 Roberto GIRONDI, morì una settimana dopo il 30 giugno 1978, a seguito delle ferite riportate per l’esplosione di un ordigno a Seregno (Mi).
15 – 29/01/1979 Emilio ALESSANDRINI, Sostituto Procuratore della Repubblica.
16 – 16/02/1979 Pierluigi TORREGIANI, Gioielliere.
17 – 19/04/1979 Andrea CAMPAGNA, Agente della Digos.
18 – 08/01/1980 Antonio CESTARI, Agente di Pubblica Sicurezza Commissariato Ticinese.
19 – 08/01/1980 Rocco SANTORO, Agente di Pubblica Sicurezza Commissariato Ticinese.
20 – 08/01/1980 Michele TATULLI, Agente di Pubblica Sicurezza del Commissariato Ticinese.
21 – 05/02/1980 Paolo PAOLETTI, Direttore tecnico della Icmesa.
22 – 19/03/1980 Guido GALLI, Magistrato.
23 – 28/05/1980 Walter TOBAGI, Giornalista del Corriere della Sera.
24 – 12/11/1980 Renato BRIANO, Dirigente della Ercole Marelli.
25 – 26/11/1980 Ezio LUCARELLI Carabiniere.
26 – 28/11/1980 Manfredo MAZZANTI, Dirigente industria Falk.
27 – 17/02/1981 Luigi MARANGONI, Direttore sanitario del Policlinico.
28 – 03/06/1981 Antonio FRASCA, Addetto alla vigilanza nell’Alfa Romeo di Arese fu ucciso dai militanti di “Prima linea”.
29 – 15/07/1981 Luigi CARLUCCIO, Brigadiere di Pubblica Sicurezza.
30 – 19/09/1981 Francesco RUCCI, Vice brigadiere degli agenti di custodia di San Vittore.
31 – 19/10/1981 Carlo BUONANTUONO, Agente di Pubblica Sicurezza.
32 – 19/10/1981 Vincenzo TUMMINELLO, Agente di Pubblica Sicurezza.
33 – 13/11/1981 Eleno Anello VISCARDI, Agente della Digos.
34 – 18/11/1981 Erminio Vittorio CARLONI, Guardia giurata della Mondialpol, ucciso in un aiuola
spartitraffico in viale Zara, 106.
35 – 16/07/1982 Valerio RENZI, Maresciallo dei Carabinieri, ucciso nell’ufficio postale di Lissone.
36 – 26/08/2004 Enzo BALDONI, Pubblicitario e collaboratore de “Il Diario” (ucciso in Iraq).
Le vittime del terrorismo in altri paesi o città della Lombardia
1 – 12/02/1977 Lorenzo FORLEO, Appuntato dell’Arma dei Carabinieri, ucciso a Carpenedolo (Brescia) da esponenti dell’estrema destra.
2 – 23/02/1979 Rosario SCALIA, Guardia giurata, fu ucciso dai “Comitati Comunisti Rivoluzionari” durante una rapina alla Banca Agricola Milanese a Barzanò (Como).
3 – 13/03/ 1979 GURRIERI Giuseppe, Appuntato dell’Arma dei Carabinieri di Bergamo, cadde in una violenta colluttazione quando due terroristi della “Guerriglia Proletaria”, armati e mascherati, fecero irruzione in un ambulatorio per sequestrare un medico che faceva servizio presso gli Istituti penitenziari di Bergamo.
4 – 18/12/1980 Alfio ZAPPALÀ, Guardia giurata in servizio di sorveglianza a Zinasco (Pavia) presso una banca fu ucciso da alcuni terroristi dei “Comitati Comunisti Rivoluzionari,” che compivano una rapina per autofinanziamento.
(1)L’elenco è stato aggiornato anche alle più recenti vittime come Enzo Baldoni e, nel caso degli scontri politici, anche negli anni successivi al 1984.UCCII
Le vittime della violenza, degli incidenti politici costruiti o involontari
e degli scontri politici in Milano dal 1969 al 1986
Come l’inizio della stagione dello stragismo a Milano e in Italia si concretizza con la strage di piazza Fontana del 12 dicembre 1969, così la strategia degli opposti estremismi si realizza con l’uccisione dell’Agente di Pubblica Sicurezza Antonio Annarumma.
Durante un corteo dell’Unione comunisti italiani marxista leninisti, Annarumma resta ucciso da un tubo d’acciaio scagliato da uno dei manifestanti. Un coro di proteste alimenta “la maggioranza silenziosa”, che chiede, con insistenza, alle forze dell’ordine l’utilizzo del “pugno di ferro” contro le manifestazioni della sinistra extraparlamentare.
Abbiamo individuato 18 vittime per scontri e violenza politica (2).
1 – 19/11/1969 Antonio ANNARUMMA, agente di Pubblica Sicurezza, ucciso in via Larga.
2 – 16/12/1969 Giuseppe PINELLI, l’anarchico muore, precipitando dalla finestra della Questura di Milano per un “malore attivo”.
3 – 12/12/1970 Saverio SALTARELLI, studente ucciso in via Larga da un candelotto lacrimogeno lanciato dalla polizia ad altezza d’uomo nel corso della manifestazione per l’anniversario di piazza Fontana.
4 – 11/03/1972 Giuseppe TAVECCHIO, pensionato, muore colpito da un candelotto lacrimogeno nel corso degli scontri di “guerriglia urbana” attorno alla sede del Corriere della Sera.
5 – 23/01/1973 Roberto FRANCESCHI, studente, ucciso da un colpo d’arma da fuoco nel corso degli scontri presso l’Università Bocconi.
6 – 24/03/1974 Lucio TERMINIELLO, impiegato di banca, fu ucciso al Parco Lambro dalla destra neo-fascista.
7 – 16/04/1975 Claudio VARALLI, studente, ucciso a colpi di pistola dal missino Braggion.
8 – Aprile 1975 Carlo SARONIO, sequestrato e poi ucciso in un’operazione organizzata da Fioroni per finanziamento.
9 – 17/04/1975 Giannino ZIBECCHI, ucciso in piazza Cavour, durante la manifestazione per commemorare la morte di Varalli.
10 – 25/05/1975 Alberto BRASILI, studente lavoratore, viene aggredito e ucciso a pugnalate da un gruppo di destrorsi “sanbabilini” in via Mascagni.
11 – 27/04/1976 Gaetano AMOROSO, viene ucciso a coltellate dai neofascisti presso la Casa dello Studente a Città degli Studi in via Pascoli.
12 – 25/11/1978 Mauro BRUTTO, giovane cronista dell’Unità, che cercava di far luce sulla morte di Fausto e Iaio, finirà investito da un’auto pirata.
13 – 31/12/1978 Domenico BORNAZZINI, commerciante.
14 – 01/12/1978 Carlo LOMBARDI, macellaio.
15 – 1/12/1978 Piero MAGRI, autista.
(questi ultimi tre vengono uccisi in via Adige, ove si era verificata una sparatoria da due appartenenti di “Prima Linea” perché le tre vittime avevano espresso in un bar di Porta Romana, opinioni politiche contrarie a quelle degli imputati individuati.
16 – 1980 William VACCHER, viene assassinato da Prima Linea, perché accusato di essere un confidente della polizia per il delitto del giudice E. Alessandrini.
17 – 23/02/19086 Luca ROSSI, studente di solo 20 anni, viene ucciso da un colpo d’arma da fuoco, sparato accidentalmente da un agente di polizia per sedare una rissa in piazzale Lugano.
L’Associazione Luca Rossi, nasce il 30 luglio 1992, per l’educazione alla pace e all’amicizia fra i popoli.
18 – 17/03/2003 Davide “Dax” CESARE, militante del Centro Sociale O.R.So (Officina di Resistenza Sociale), ucciso a coltellate all’Ospedale San Paolo (quartiere Barona) dai fratelli neofascisti Federico e Mattia Morbi e dal loro padre Giorgio Morbi che li ha spalleggiato ed è stato prosciolto per mancanza di prove della sua partecipazione diretta all’agguato mortale.
(2) Lorenzo Iannucci, Sergio Ramelli e Fausto Tinelli risultano nell’elenco del Ministero dell’Interno, tra i beneficiari della legge del 3 agosto 2004, n. 206 recante “nuove norme a favore delle vittime terrorismo. Non abbiamo elementi sufficienti per sapere se sono state inserite anche altre vittime di questo elenco o del perché siano state escluse.
-FERITI
1 – 15/05/1975 Massimo DE CAROLIS, avvocato, allora capogruppo DC a Palazzo Marino.
2 – 07/10/1975 Cosimo VERNICH, brigadiere degli agenti di custodia del carcere di San Vittore.
3 – 10/11/1975 Valerio DI MARCO, dirigente della Innocenti.
4 – 02/04/1976 Matteo PALMIERI, capo delle guardie della Magneti Marelli.
5 – 11/03/1976 Fulvio NERI, ginecologo.
6 – 24/01/1977 Nicola TOMA, funzionario della Sit-Siemens.
7 – 15/03/1977 Guglielmo RESTELLI, caporeparto della Breda.
8 – 18/04/1977 Bruno RUCANO, capo del personale della società Vanossi.
9 – 19/05/1977 Giuseppe GHETTI, medico chirurgo specialista in medicina del lavoro, ferito nel suo ufficio di Seveso, mentre tutti gli altri furono feriti a Milano.
10 – 14/05/1977 Marzio GOLINELLI, edicolante sparato al volto mentre passava in strada.
11 – 02/06/1977 Indro MONTANELLI, giornalista, direttore del “Giornale Nuovo”.
12 – 09/06/1977 Fausto SILINI, caporeparto della Breda.
13 – 12/06/1977 Vito PATRONO, carabiniere.
14 – 12/06/1977 Gesuino SOLISI, carabiniere.
15 – 20/06/1977 Giuseppe D’AMBROSIO, caporeparto della Sit-Siemens.
16 – 25/06/1977 Roberto ANZALONE, medico e presidente dell’associazione medici mutualistici milanesi.
17 – 30/06/1977 Luciano MARRACANI, dirigente della FIAT-OM.
18 – 23/10/1977 Carlo ARIENTI, consigliere comunale DC.
19 – 08/11/1977 Aldo GRASSINI, dirigente dell’Alfa Romeo.
20 – 31/01/1978 Armando GIROTTO, titolare della omonima tipografia.
21 – 16/02/1978 Domenico SEGALA, dirigente dell’Alfa Romeo.
22 – 04/05/1978 Umberto DEGLI INNOCENTI, dirigente della Sit – Siemens.
23 – 08/05/1978 Diego FAVA, medico capo della sezione Inam di Porta Ticinese.
24 – 10/05/1978 Franco GIACOMAZZI, dipendente della Montedison.
25 – 11/05/1978 Massimo ASTARITA, funzionario della Chimical Nank.
26 – 12/05/1978 Tito BERARDINI, segretario di una sezione DC.
27 – 05/07/1978 Gavino MANCA, funzionario della Pirelli.
28 – 29/09/1978 Ippolito BESTONSO, dirigente dell’Alfa Romeo.
29 – 13/11/1978 Mario MARCHETTI, direttore sanitario di San Vittore.
30 – 24/01/1979 Battista FERLA, capo infermiere del Policlinico di Milano.
31 – 16/02/1979 Alberto TORREGIANI, figlio del gioielliere Pierluigi ucciso nel suo negozio, mentre Alberto rimase gravemente ferito e oggi vive su di una sedia a rotelle.
32 – 20/12/1979 Ferdinando MALATERRA, vice capo infermiere del Policlinico di Milano.
33 – 20/12/1979 Nino MANFREDI, vice capo infermiere del Policnico di Milano.
34 – 10/02/1980 Mario MIRAGLIA, ingegnere e dirigente d’azienda.
35 – 21/02/1980 Pietro DELLERA, capo reparto dell’Alfa Romeo.
36 – 01/04/1980 Emilio DE BUONO, giornalista de “il Popolo e del Presidente Circolo culturale Prealpi”.
37 – 01/04/1980 Antonio IOSA, presidente Circolo culturale Carlo Perini.
38 – 01/04/1980 Eros ROBBIANI, segretario DC sezione “L. Perazzoli” .
39 – 01/04/1980 Nadir TEDESCHI, parlamentare DC.
40 – 07/05/1980 Guido PASSALACQUA, giornalista de “La Repubblica”.
41 – 11/12/1980 Maurizio CARAMELLO, dirigente dell’Italtrafo.
42 – 28/06/1981 Sergio ALBERTARIO, tipografo.
43 – 27/07/1993 Aldo BERNAREGGI, vigile urbano del Comune di Milano.
44 – 28/06/1981 Armando PAGLIARO, vigile urbano del Comune di Milano.
Le vittime delle stragi a Milano
Strage di piazza Fontana Banca Nazionale dell’Agricoltura 12 dicembre 1969 – 17 morti |
Strage questura di Milano – 17 maggio 1973 – 4 morti |
Arnoldi Giovanni anni 42 China Giulio anni 57 Corsini Eugenio anni … Dendena Pietro anni 45 Gaiani Carlo anni 37 Galatioto Calogero anni 37 Garavaglia Carlo anni 71 Gerli Paolo anni 45 Mocchi Vittorio anni … Papetti Gerolamo anni 78 Pasi Mario anni 48 Perego Carlo anni 74 Sangalli Oreste anni 49 Scaglia Angelo anni 61 Silva Carlo anni 71 Valè Attilio anni 52 |
Bortolon Gabriella anni 23 Panzino Giuseppe anni 64 Massarin Federico anni 30 Bertolazzi Saida anni 61 |
Strage di via Palestro -27 Luglio 1993- 5 morti |
|
Ferrari Alessandro anni 30 Locatena Carlo anni 26 Pasotto Sergio anni 34 Picerno Stefano anni 37 Moussafir Idris anni 44 |
Le vittime della strage di piazza della Loggia a Brescia senza colpevoli come per la strage di piazza Fontana di Milano
– Brescia, piazza della Loggia, 28 maggio 1974
Banzi Bazoli Giulietta, anni 34, insegnante
Bottardi Milani Livia, anni 32, insegnante
Calzari Trebeschi Clementina, anni 31, insegnante
Natali Euplo, anni 69, pensionato
Pinto Luigi, anni 25, insegnante
Talenti Bartolomeo, anni 56, operaio
Trebeschi Alberto, anni 37, insegnante
Zambarda Vittorio, anni 60, pensionato
– 16/12/1976 a Brescia, Bianca Daller, una pensionata insegnante, viene uccisa dalle schegge per lo scoppio di un ordigno racchiuso in una pentola a pressione, nascosta in una borsa.
Le vittime milanesi nella strage del 23 dicembre 1984 treno rapido 904
Angela Calvanese in De Simone, anni 33
Giovanni De Simone, anni 40
Anna De Simone, anni 9
Nicola De Simone, anni 22
Giacchino Taglialatela, anni 50
Federica Taglialatela, anni 12
Le vittime lombarde di Como nella strage del 2 agosto 1980- Stazione di Bologna
Anna Maria Bosio in Mauri, anni 28
Carlo Mauri, anni 32
Luca Mauri, anni 6
Vincenzina Sala in Zanetti, di Pavia, anni 50
Strage di Piazza Fontana 12/12/1969
I feriti saranno 84 di cui 33 dipendenti della banca:
Agnelli Guglielmo, Aiello Salvatore, Airoli Carlo Antonio, Arioli Giuseppe, Barbieri Luigi, Bellaviti Antonio, Bellaviti Felice, Benigni Mario, Bergo Vittorio, Canepari Egidio, Cantoni Giuseppe, Caria Ezio, Carini Riccardo, Cattaneo Mario, Cerabolini Bruno, Cipolla Domenico, Codecà Luigi, Colombo Carlo, Cugini Franco, De Franceschi Renato, Falappi Adelfino, Falappi Giulio, Fiocchi Gianfranco, Ghirardi Enrico, Grioni Francesco, Lesmo Agostino, Magenes Primo, Martinetti Luigi, Meroni Dino, Messa Giacomo, Migliavacca Battista, Mocchi Raffaele, Morstabilini Giovani Maria, Nava Felice, Negri Giuseppe, Ortelli Taricio, Papetti Giocondo, Papetti Piero, Pirola Giuseppe, Pizzamiglio Enrico, Pizzamiglio Patrizia, Pizzocaro Angelo, Taveggia Antonio, Ubertone Angelo, Vaiani Francesco, Valtorta Felice, Villa Serafino, Ancona Dario, Barater Giuseppe, Bellemo Sergio, Boccola Gianfranco, Bodini Carlo, Bodini Gabriella, Buchetti Adino Bruno, Caldara Luigi, Cattaneo Guglielmo,
Cei Guido, Codecasa Erminio, Delprimo Pietro, De Mauro Corrado, Fornara Attilio, Foti Pasquale, Galimberti Alberto, Gavardi Pietro, Labombarda Raffaele, Lancellotti Franco, Maiocchi Francesco, Nobili Loris, Parachini Roberto, Pinchiroli Egidio, Pozzi Giuseppe, Prina Roberto, Riva Carlo, Roffi Arnaldo, Serra Francesco, Torella Osvaldo, Troni Pietro, Villa Quirino, Volo Pietro e Zumaglino Edgardo.
I FERITI MILANESI DELLE SEGUENTI STRAGI:
Strage stazione di Bologna 02/08/1980
Castaldo Roberto
Strage Rapido 904 del 23/12/1984
Verrone Luigi e Verrone Nicola
Strage di Fiumicino del 26/12/1985
Pincassi Abraham
Strage di Via Palestro 27/07/1993
Bernareggi Aldo e Armando Pagliaro
ASSOCIAZIONE ITALIANA VITTIME DEL TERRORISMO E DELL’EVERSIOINE CONTRO L’ORDINAMENTO COSTITUZIONALE DELLO STATO
Sede: Presso Amministrazione Provinciale di Torino
Via Maria Vittoria, n. 12 – 10123 TORINO
Telefono 011/8125406 Fax 011/ 8122488
Elenco Nazionale delle Vittime del Terrorismo
Elenco dei magistrati caduti per attentati di terrorismo *
1 – OCCORSIO VITTORIO, Roma 24.07.1976 (Ordine Nuovo)
2 – COCO FRANCESCO, Genova 08.06.1976 (Brigate rosse)
3 – PALMA RICCARDO, Roma 14.02.1978 (Brigate rosse)
4 – TARTAGLIONE GIROLAMO, Roma 10.10.1978 (Brigate rosse)
5 – CALVOSA FEDELE, Patrica (Frosinone) 8.11.1978 (Unione comunisti combattenti)
6 – ALESSANDRINI EMILIO, Milano 20.01.1979 (Prima Linea)
7 – BACHELET VITTORIO, Roma (università Sapienza) (Brigate rosse)
8 – GIACUMBI NICOLA, Salerno 16.03.1980 (Brigate rosse)
9 – MINERVINI GIROLAMO, Roma 18.03.1980 (Brigate rosse)
10 – GALLI GUIDO, Milano 19.03. 1980 (Prima Linea)
11 – AMATO MARIO, Roma 23.06.1980 (Nuclei armati rivoluzionari)
* DAGA LUIGI è stato annoverato fra le vittime civili del fondamentalismo islamico
Elenco dei civili caduti negli attentati terroristici
1 – ALA CARLO, dipendente industria Brandizzo,Torino 31.08.1980
2 – ALLEGRETTI LUIGI, cuoco, Roma 10.03.1980
3 – BIAGI MARCO, economista, Bologna 19.03.2003
4- ALBERTO BRASILI, studente, Milano 25.05.1975
5 – BRIANO RENATO, dipendente industria Ercole Marelli, Milano 12.01.1980
6 – CASALEGNO CARLO , giornalista de “La Stampa”,Torino 16.11.1977
7 – CIVITATE CARMINE, barista, Torino 18.07.1979
8 – COGGIOLA PIERO, funzionario Industria, Torino 28.09.1978
9 – CONTI LANDO, vice Sindaco,Firenze 10.02.1986
10 – CRESCENZIO ROBERTO, studente, Torino 01.010.1977
11 – CROCE FULVIO, avvocato, Torino 28.04.1977
12 – D’ALLEO SEBASTIANO, guardia giurata, Torino 21.10.1982
13 – D’ANTONA MASSIMO, economista, Roma 209.05.1999
14 – DEL COGLIANO RAFFAELE, Napoli 27.04.1982
15 – GHIGLIENO CARLO, funzionario industria, Torino 21. 09.1979
16 – GIRALUCCI GRAZIANO, rappresentante, Padova 1.06.1974
17 – GORI SILVIO, dirigente industriale, Venezia/Mestre 29.01.1980
18 – IURILLI EMANUELE, studente, Torino 09.03.1974
19 – MARANGONI LUIGI, Milano 17.02.1981
20 – MATTEI STEFANO, Roma 1604.1973
21 – MATTEI VIRGILIO , Roma 16.04.1973
22 – MAZZANTI MANFREDO, Milano 29.11.1980
23 – MAZZOLA GIUSEPPE, Padova 01.06.1974
24 – MORO ALDO, statista e presidente DC, Roma 09.05.1978
25 – PAOLELLA ALFREDO, Napoli 1978
26 – PAOLETTI PAOLO, dirigente industriale, Milano 05.02.1980
27 – PECI ROBERTO, Roma 3 agosto 1981. Roberto fratello del pentito Patrizio, viene sequestrato dalle b.r. scissioniste movimentaste di Giovanni Senzani il 10 giugno 1981 e dopo 54 giorni di prigionia viene processato e ucciso a sangue freddo. I terroristi firmano la condanna e l’esecuzione con undici colpi di pistola e l’intonazione dell’inno “L’internazionale”.
28 – PEDENOVI ENRICO, avvocato, Milano 29.04.1976
29 – PEDIO ANTONIO, guardia giurata, Torino 21.10.1982
30 – PETRI EMANUELE, agente polizia ferroviaria, 02/03/2003
31 – PISCIUNERI GIUSEPPE, guardia giurata, Torino 15.12.1978
32 – RAMELLI SERGIO, studente, Milano 29.04.1975
33 – ROSSA GUIDO, sindacalista, Genova 24.01.1979
34 – ROSSI PAOLO, Roma 27.03.1966
35 – ROSSI WALTER, Roma 30.09.1977
36 – MASI GIORGIA, studentessa, Roma 19.05.1977
37 – RUFFILLI ROBERTO, costituzionalista e senatore, Forlì 16.04.1988
38 – SABBADINI LINO, macellaio, Venezia/Mestre 16.02.1979
39 – TALIERCIO GIUSEPPE, dirigente industria, Venezia 6.07.1981
40 – TARANTELLI EZIO, economista, Roma 27.03.1985
41 – TOBAGI WALTER, giornalista Corriere della Sera, Milano 28.05.1980
42 – TORREGGIANI PIERLUIGI, gioielliere, Milano16.02.1979
43 – CARLONI ERMINIO VITTORIO, guardia giurata, Milano 18/11/1982
Elenco aggiuntivo dei deceduti civili considerati, a vario titolo, dal Ministero dell’Interno vittime del terrorismo (3)
1 – BIGONZETTI FRANCO, Roma 07.01.1978
2 – CARDILLO ANTONIO, Roma 29.09.1967
3 – CECCHETTI STEFANO, Roma 19.01.1978
4 – CECCHINI FRANCESCO, Roma. 16.06.1979
5 – CIAVATTA FRANCESCO, Roma 07.011978.
6 – DI NELLA PAOLO, Roma 8.02.1983
7 – FALVELLA CARLO, Salerno 07.07.1972
8 – GIRONDI ROBERTO, Seregno, 23/06/1978
9- IANNUCCI LORENZO, Milano 18.03.1978
10 – LEANDRI ANTONIO, Roma ucciso per sbaglio dai NAR al posto di un avvocato.
11 – MANCIA ANGELO , Roma 12.03.1980
12 – PISTOLESI ANGELO, Roma 28.12.1977
13 – SENA DANTE, professore, Roma attentato alle “Linee aeree turche” 1973
14 – TINELLI FAUSTO, Milano 18.03.1978
15 – VERBANO VALERIO, Roma 22.02.1980
16 – ZICCHIERI MARIO, Roma 29.101975
Totale vittime civili per fatti di terrorismo n. 58
(3) Fra il 1970 e il 1983 furono uccisi 21 militanti del Movimento Sociale Italiano. I 21 delitti dei giovani di estrema destra durante gli anni di piombo, furono dimenticati da una congiura del silenzio. Solo con l’approvazione della legge n. 206 del 3 agosto 2004, molte di queste vittime furono inserire nell’elenco dei deceduti civili da parte del Ministero dell’Interno. Fra gli elenchi riportati mancano, tuttavia i seguenti nominativi: GIAQUINTO Alberto, MANTAKAS Micky, RECCHIONI Stefano, VENTURINI Ugo, ALLEGRETTI Luigi e ci scusiamo per qualche ulteriore dimenticanza. Sui militanti dell’MSI è stato pubblicato da Luca Telese il volume “Cuori Neri” edito da Sperling e Kupfler, Milano, Gennaio 2006.
ASSOCIAZIONE ITALIANA VITTIME DEL TERRORISMO E DELL’EVERSIONE CONTRO
L’ORDINAMENTO COSTITUZIONALE DELLO STATO
Elenco dei caduti per fatti di terrorismo, appartenenti alle “Forze Polizia” o alle “Forze Armate”
1 – ALBANESE ALFREDO, Commissario Capo, Venezia 12.05.1980
2 – ALBERGHINA FILIPPO, Agente di P.S., 24.12.1984
3 – AMMATURO ANTONIO, Vice Questore, Napoli 15.07.1982
4 – ARNESANO MAURIZIO, Agente P.S., Roma 06.021980
5 – ATZEI BENITO, Vice Brigadiere dei Carabinieri, Roma 08.10.1982
6 – BATTAGLINI VITTORIO, Maresciallo dei Carabinieri, Genova 21.11.1979
7 – BAZZEGA SERGIO, Maresciallo P.S., 15.12.1976
8 – BERARDI ROSARIO, Maresciallo P.S.,Torino 10.03.1978
9 – BUONANTUONO CARLO, Agente di P.S., Milano 19.10.1981
10 – CALABRESI LUIGI, Commissario Capo, Milano 17.05.1972
11 – CAMPAGNA ANDREA, Agente Digos, Milano19. 04.1979
12 – CAPOBIANCO CIRO, Guardia P.S., Roma dicembre 1982
13 – CARBONE LUIGI, Brigadiere P.S., Napoli 27.04.1981
14 – CARRETTA GIUSEPPE, Guardia P.S., 08.06.1982
15 – CASU ANTONIO, Appuntato dei Carabinieri, Genova 25.01.1980
16 – CERAVOLO GIOVANNI, Appuntato P.S., 24.01.1975
17 – CESTARI ANTONIO, Agente P.S., Milano 08.01.1980
18 – CINOTTI RAFFAELE, Vice Brigadiere Agenti Custodia, Roma 07.04.1981
19 – CIOTTA GIUSEPPE, Agente di P.S., Torino 12.03.1977
20 – CODOTTO ENEA, Appuntato Carabinieri, 05.02.1981
21 – CORTELLESSA IPPOLITO, Appuntato dei Carabinieri, 11.08.1980
22 – COTUGNO LORENZO, Agente di Custodia, Torino 11.04.1978
23 – CUSANO FRANCESCO, Vice Questore, Vercelli 01.09.1986
24 – CUZZOLI PIERO, Brigadiere dei Carabinieri, 11.08.1980
25 – D’ALFONSO GIOVANNI, Appuntato dei Carabinieri, 05.06.1975
26 – DEJANA ANTIOCO, Appuntato Carabinieri, Genova 08.06.1976
27 – DE MARCO MARIO, Guardia P.S., Salerno 08.08. 1982
28 – DI CATALDO FRANCESCO, Agente di Custodia, Milano 24.04.1978
29 – DI LEONARDO GIOVANNI, Agente P.S., Roma 01.05.1985
30 – DIONISI FAUSTO, Agente P.S., Firenze 20.01.1978
31 – DI ROMA CIRIACO, Agente P.S., Roma 23.10.1981
32 – ESPOSITO ANTONIO, Commissario Capo, Genova 21.06.1978
33 – EVANGELISTA FRANCESCO, Appuntato P.S., Roma 28.05.1980
34 – GALVALIGI ENRICI, Generale dei Carabinieri, Roma 31.12.1980
35 – GALLUZZO ANTONIO, Guardia P.S., Roma 24.06.1982
36 – GHEDINI LINO, Brigadiere P.S., 19.02.1977
37 – GIORGIERI LICIO, Generale Aeronautica, Roma anno 1987
38 – GRANATO MICHELE, Guardia P.S., Settembre 1979
39 – GUERRIERI GIUSEPPE, Appuntato dei Carabinieri,13.03.1979
40 – IOZZINO RAFFAELE, Agente P.S., Roma 16.03.1978
41 – LANARI ROLANDO, Agente Scelto P.S., Roma14. 02.1987
42 – LANZA SALVATORE, Agente P.S., Torino15. 12.1978
43 – LANZAFAME SANTO, Appuntato dei Carabinieri, 06.081981
44 – LEONARDI ORESTE, Maresciallo Maggiore dei Carabinieri, Roma 16.03.1978
45 – LOMBARDI GIUSEPPE, Appuntato P.S., 22.10.1975
46 – LOMBARDINI ANDREA, Brigadiere dei Carabinieri, 05.12.1974
47 – LORUSSO GIUSEPPE, Agente di Custodia, Torino 19.01.1979
48 – LUCARELLI EZIO, Brigadiere dei Carabinieri, 26.11.1980
49 – LUCCHESI BRUNO, Appuntato P.S., 23.10.1976
50 – MANA BARTOLOMEO, Vigile Urbano, Torino 13.07.1979
51 – MARINO ANTONIO, Guardia P.S., Milano 14.04.1973
52 – MARITANO FELICE, Maresciallo Maggiore dei Carabinieri, 15.07.1974
53 – MARONESE LUIGI, Carabiniere, 15.10.1974
54 – MARTINI EDOARDO, Guardia Scelta P.S., Bolzano 30.09.1967
55 – MASSARIN FEDERICO, Guardia P.S., Milano 27.05.1973
56 – MEA ANTONIO, Brigadiere P.S., Roma 03.05.1979
57 – NIEDDA ANTONIO, Appuntato P.S., 04.09.1975
58 – OLLANU PIERINO, Guardia P.S., 03.05.1979
59 – PADOVANI VITTORIO, Vice Questore, Milano 15.12.1976
60 – PALUMBO PRISCO, Agente P.S., Roma 14.12.1976
61 – PORCEDDU SALVATORE, Agente P.S., Torino 15.12.1978
62 – RADICI ROMANO, Carabiniere, 06.12.1981
63 – RAPESTA GIUSEPPE, Appuntato dei Carabinieri, Roma 12.05.1982
64 – RENZI VALERIO, Maresciallo Capo dei Carabinieri, 16.07.1982
65 – RICCI DOMENICO, Appuntato dei Carabinieri, 16.03.1978
66 – RIVERA GIULIO, Agente P.S., Roma 16.03.1978
67 – ROMITI MARINO, Maresciallo P.S., 07.12.1979
68 – RUCCI FRANCESCO, Vice Brigadiere Agenti Custodia, Milano 19.09.1981
69 – SAMMARCO FRANCO, Guardia P.S., Roma 08.06.1982
70 – SANTORO ANTONIO, Maresciallo agente di custodia, Udine, 06.06.1978
71 – SANTORO ROCCO , Brigadiere P.S., Milano 08.01.1980
72 – SAPONARA GIOVANNI, Agente P.S., Genova 08.06.1979
73 – SAVASTANO GIUSEPPE, Carabiniere, 21.01.1982
74 – SCRAVAGLIERI GIUSEPPE, Agente P.S., Roma 14.02.1987
75 – STRAULLU FRANCO, Capitano P.S., Roma 21.10.1981
76 – TARSILLI EURO, Agente P.S., Carabiniere, 21.01.1982
77 – TATULLI MICHELE, Agente P.S., Milano 08.01 1980
78 – TAVERNA DOMENICO, Maresciallo P.S., 27.11.1979
79 – TOSA MARIO, Carabiniere, Genova 21.11.1979
80- TUMINELLO VINCENZO, Agente P.S., Milano 19.10.1981
81- TUTTOBENE EMANUELE, Ten. Col. Carabinieri, Genova 25.01.1979
82 – VARISCO ANTONIO, Ten. Col. Dei Carabinieri, Roma 13.07.1979
83 – VINCI SEBASTIANO, Vice Questore, Roma 19.06.1981
84 – VISCARDI ELENO, Agente Digos, Milano 13.11.1981
85 – ZIZZI FRANCESCO, Vice Brigadiere P.S., Roma 16.03.1978
Non dimentichiamo, inoltre, le centinai di feriti, che hanno riportato gravi mutilazioni o invalidità perm-nenti a seguito di attentati terroristici e i familiari delle vittime vedove, orfani e familiari dei feriti.
Elenco aggiuntivo dei deceduti, a vario titolo, considerati dal Ministero dell’Interno vittime del terrorismo e di strage di tale matrice
1 – ARIU PALMERIO, Carabiniere, Sesto Pusteria (Bolzano) 26.08.1965
2 – BANDIERA ANTONIO, Guardia di P.S., 26.08.1982
3 – BARBORINI RENATO, Guardia di P.S., 06.02.1977
4 – CAGNAZZO VINCENZO, Tenente Colonnello Sarroch, (Cagliari) 14.09.1979
5 – CARLUCCIO LUIGI, Brigadiere P.S., Milano 15.07.1981
6 – CARACUTA NICETO, Appuntato dei Carabinieri, Firenze 15.03.1979
7 – CHIONNA ANTONIO, Appuntato dei Carabinieri, Martina Franca (Taranto) 03.06.1980
8 – CONTI OTTAVIO, Agente P.S., Gennaio 1985
9 – CUSTRA ANTONIO, Vice Brigadiere di Pubblica Sicurezza, 14.05.1977
10 – DE GENNARO LUIGI, Carabiniere, Sesto Punteria (Bolzano) 29.08.1985
11 – FEMIANO ARMANDO, Appuntato P.S., 22.10.1980
12 – FERRARO ANTONIO, Brigadiere, Peteano di Segrado (Gorizia), 31.05.1972
13 – FILIPPO GIUSEPPE, Guardia P.S., Bari 28.11.1980
14 – FOTI FILIUPPO, Brigadiere P.S., Bolzano 01.09.1967
15 – GENTILE FRANCESCO, Capitano Carabinieri, San Nicolò Comelico (Belluno) 25.06.1967
16 – GRAZIOSI CLAUDIO, Guardia P.S., 23.03.1977
17 – LUCCHESI BRUNO, Appuntato P.S., 23.10.1976
18 – MAZZOCCA GIUSEPPE, Carabiniere, Fermo (Ascoli Piceno) 28.07.1981
19 – MILANI LUCIANO, Appuntato dei Carabinieri, Bardi (Parma) 19.11.1979
20 – MUSSI GIANNI, Brigadiere P.S., 22.10.1975
21 – PANZETTA FRANCESCO, Appuntato dei Carabinieri, Fermo (Ascoli Piceno) 28.07.1981
22 – PORCIELLO DOMENICO, Brigadiere Carabinieri, Roma 1973 (attentato linee aree turche)
23 – POVEROMO DONATO, Carabiniere, Peteano (Gorizia) 31.05.1972
24 – STEFANINI GERMANA, Vigilatrice del Carcere di Rebibbia, Roma 28.01.1983
25 – TIRALONGO VITTORIO, Carabiniere, Selva dei Mulini (Bolzano) 3.09.1964
Il totale vittime delle Forze dell’Ordine e delle Forze Armate ammonta a n. 109, esclusi i caduti della strage di Nassiriya e dei caduti negli attentati del terrorismo fondamentalista islamico, sia in Iraq, sia in Afghanistan, sia in altri Paesi ove sono stati uccisi cittadini militari e civili italiani, non compresi in questo elenco.
Nel numerare l’elenco dei morti il mio pensiero va alle vite perdute, alle famiglie disarticolate e alla cappa di dolore che tutto avvolge. Riflettiamo sulle vittime del terrorismo, sui silenzi e sui quotidiani dolori dei familiari e dei feriti sopravvissuti. Non è possibile ingabbiare una cultura di paura, un senso di frustrazione, una solitudine psicologica (4)
(4) Le vittime delle stragi nell’Italia dei misteri sono a parte vedere volume A. Iosa “La storia di ieri e di oggi” alle pagine 355-357-359 – Edizione Fondazione Carlo Perini – Milano gennaio 2008.
RIEPILOGO GENERALE DELLE VITTIME DI TERRORISMO *
(escluse le vittime civili di stragi di tale matrice: vedere elenco a parte)
Categoria: Magistrati n. 11
Categoria: Vittime civili elenco Associazione Italiana di Torino “ 42
Categoria: Vittime civili elenco aggiuntivo del Ministero Interno “ 17
Categoria: Forze dell’Ordine elenco Associazione Italiana di Torino “ 85
Categorie: Forze dell’Ordine elenco aggiuntivo Ministero Interno “ 25
Categoria: Strage di Nassiriya “ 19
Categoria: Vittime civili estremismo islamico “ 24
Categoria: II strage di Nassiriya n. 4
Categoria: III attentato di Nassiriya n. 1
Categoria: strage di Kabul e attentati in Afghanistan n. 12
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Totale vittime del terrorismo n. 241 *
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* esclusi i 10 militari morti in incidenti vari e non per atti di terrorismo in Iraq e i 5 in Afghanistan. Escluse, altresì, le vittime per scontri o violenza politica il cui numero è imprecisato.
ELENCO DEI CADUTI DEL TERRORISMO NELLA STRAGE DI NASSIRIYA (IRAQ) 12 novembre 2003
01 – BECI MARCO – Direzione Generale Cooperazione MAE (civile)
02 – BRUNO MASSIMILIANO -Aiutante C.C.s.UPS, Raggruppamento Investigazione Scientifica, Roma
03 – CARRISI ALESSANDRO – 1° Caporal Maggiore 6° Reggimento Trasimeno
04 – CAVALLARO GIOVANNI – Sottotenente C.C. Nucleo Operativo Asti
05 – COLETTA GIUSEPPE – Brigadiere C.C. Stazione San Vitaliano, Napoli
06 – FERRARO EMANUELE – Caporal Maggiore 6° Reggimento Trasimeno
07 – FICUCIELLO MASSIMO – Capitano Reggimento Lagunari
08 – FILIPPA ANDREA – Appuntato C.C. 13° Reggimento Friuli Venezia Giulia
09 – FREGOSI ENZO – Sottotenente C.C.
10 – GHIONE DANIELE – Maresciallo Capo C.C. 13° Reggimento Friuli Venezia Giulia
11 – GHITTI IVAN – Brigadiere C.C. Reggimento 13° Reggimento Friuli Venezia Giulia
12 – INTRAVAIA DOMENICO – Vice Brigadiere C.C. Reggimento C.C. Sicilia
13 – MAIORANA HORATIO – Appuntato C.C. Battaglione Laives
14 – MERLINO FILIPPO – Maresciallo C.C.
15 – OLLA SILVIO – Maresciallo Capo 151° Reggimento Sasssari
16 – PETRUCCI PIETRO – Caporal Maggiore 151° Reggimento Sassari
17 – RAGAZZI ALFIO-Maresciallo Aiutante C.C.s.UPS,Raggrupp. Investigazione Scientifica, Roma
18 – ROLLA STEFANO – Dottore, Vice Ispettore Produzione “Gabbiano Film” (civile)
19 – TRINCONE ALFONSO – Sottotenente C.C. Nucleo Operativo Ecologico
ELENCO DEI CADUTI DEL TERRORISMO NELLA II STRAGE DI NASSIRIYA (IRAQ) 27 aprile 2006*
1 – CIARDELLI NICOLA – Capitano dell’Esercito del 185° Reggimento della Brigata Folgore
2 – DE TRIZIO CARLO – Maresciallo Capo dei Carabinieri
3 – FRASSINITO ENRICO – Sottufficiale dei Carabinieri – deceduto il 7 maggio 2006 a seguito delle ferite
4 – LATTANZIO FRANCO – Maresciallo Capo dei Carabinieri
*BOGDAN HANCU – militare rumeno, deceduto con i quattro italiani
ATTENTATO DI NASSIRIYA (IRAQ) DEL 5 GIUGNO 2006
PIBIRI ALESSANDRO – Caporale Maggiore del 152° Reggimento della Brigata Sassari – anni25
STRAGI DI KABUL E ATTENTATI IN AFGHANISTAN
05/05/2006 pressi di KABUL
FIORITO MANUEL – Tenente del 2° Reggimento Alpini di Cuneo
POLSINELLI LUCA – Maresciallo del 9° Reggimento Alpini dell’Aquila
26/09/2006 pressi di KABUL
CARDELLA VINCENZO – Aplino caporalmaggiore, deceduto il 30/09/2006 a seguito delle ferite
LANGELLA GIORGIO – Alpino caporalmaggiore
22/09/2007 regione del Schindand
D’AURIA LORENZO – militare italiano del SISMI, deceduto il 04/10/2007 a seguito delle ferite
24/11/2007 villagigo di Paghman
PALADINI DANIELE – Maresciallo Capo del 2° Reggimento Pontieri di Piacenza
13/02/2008 a 60 km da Kabul
PEZZULO GIOVANNI – Primo Maresciallo ucciso mentre distribuiva viveri
Altri militari morti in Iraq (*)
16/05/2004 VANZAN MATTEO – Lagunare muore nell’attacco contro la Base White Horse.
5/07/2004 TARANTINO ANTONIO – Caporalmaggiore muore in un incidente stradale.
21/01/2005 COLA SIMONE, muore colpito a bordo del suo elicottero.
15/03/2005 MARRACINO SALVATORE – Parà della Folgore muore durante un’esercitazione
1/06/2005 BIONDINI MASSIMILIANO – Maresc. capo 7° Regg. Cavalieri dell’aria “Vega” Rimini
1/06/2005 BRIGANTI GIOVANNI – Capitano, 7° Regg. Cavalieri dell’aria “Vega” di Rimini
1/06/2005 CIRILLO MARCO – Maresciallo del 1° Regg. Aviazione dell’Esercito “Antares” Viterbo
1/06/2005 LIMA GIUSEPPE – Tenente colonnello del 7° Regg. dei Cavalieri dell’aria “Vega” di Rimini
14/07/2005 CASAGRANDE DAVIDE – Ranger dell’esercito muore a Nassiriya
22/09/2006 VITALIANO MASSIMO – Caporale Maggiore di 25 anni, morto in un incidente stradale
Altri militari morti in Afghanistan (*)
03/10/2004 BRUNO GIOVANNI – Caporalmaggiore, morto in un incidente stradale
03/02/2005 VIANINI BRUNO – Capitano di fregata, morto durante un volo di trasferimento da Herat a Kabul
11/10/2005 SANFILIPPO MICHELE – Caporalmaggiore, colpito accidentalmente dalla pistola di un commilitone
02/07/2006 LIGUORI CARLO – Tenente colonnello dell’Esercito, morto per arresto cardiaco
20/09/2006 ORLANDO GIUSEPPE – Caporalmaggiore, morto in un incidente stradale a 13 km da Kabul
(*) da onorare, ma non trattasi di vittime del terrorismo.
Le vittime civili del terrorismo fondamentalista islamico internazionale
Elenco delle vittime civili del terrorismo fondamentalista islamico *
1 – ALPI ILARIA – Giornalista del TG3, uccisa il 20/03/1994 a Mogadiscio in Somalia con il suo operatore Miran Hrovatin
2 – AMATO ANTONIO – Cameriere sgozzato al centro Oasis di Khobar in Arabia Saudita, il 30/05/2004
3 – BALDONI ENZO – Pubblicitario e collaboratore de “Il Diario” di Milano, Ucciso in Iraq. 26/08/2004
4 – BASTIANUTTI DANIELA – Impiegata di Casarano, strage di Sharm el Sheikh (Egitto), 27/07/2005
5 – BASTIANUTTI PAOLA -Impiegata di Casarano, strage di Sharm el Sheikh (Egitto), 27/07/2005
6 – CACCIA BENEDETTA – Impiegata nata a Roma e strage della Stazione di Londra- 7/07/2005
7 – COLOMBO SALVATORE – Vescovo di Mogadiscio in Somalia, ucciso il 09/07/1989
8 – CONTI GIOVANNI – Giornalista di Aci Trezza, ’attentato di Sharm el Sheikh (Egitto), 27/07/2005
9 – CONTI SEBASTIANO – Magazziniere di Aci Trezza, Sharm el Sheikh (Egitto), 27/07/2005
10 – CUTULI MARIA GRAZIA – Corrispondente del Corriere della Sera, uccisa in Afghanistan il 19/11/2001
11 – DAGA LUIGI – Giudice, ucciso in un attentato all’Hotel Semiramide del Cairo (Egitto). 27/03/1993
12 – FRAMMARTINO ANGELO – volontario pacifista di 24 anni, uffiso a coltellate da un ragazzo palestinese a Gerusalemme, 18/08/2006
13 – FUMAGALLI GRAZIELLA – dottoressa e missionaria laica, uccisa nell’ospedale di Merka, in Somalia, il 22/10/1995
14 – HROVATIN MIRAN – Operatore del TG3, ucciso in Somalia insieme ad Ilaria Alpi il 20/03/1994
15 – MAIORANA DANIELA – Giornalista di Aci Trezza, strage di Sharm el Sheikh (Egitto), 27/07/2005
16 – PRIVITERA RITA – Impiegata di Aci Trezza, strage di Sharm el Sheikh (Egitto), 27/07/2005
17 – QUATTROCCHI FABRIZIO – Guardia del Corpo di Genova, ucciso a Bagdad (Iraq),15/04/2004
18 – RINAUDO JESSICA – Impiegata, uccisa nell’attentato di Taba (Egitto), 13/10/2004
19 – RINAUDO SABINA – Impiegata, uccisa nell’attentato di Taba (Egitto), 13/10/2004
20 – SANTORO SALVATORE – Volontario, ucciso fuori Bagdad (Iraq), 16/12/2004
21 – SGORBATI LEONELLA – Suora missionaria, uccisa all’ospedale di Mogadiscio, in Somalia, il 17/09/2006
22 – TONELLI ANNALENA – volontaria laica, uccisa a Borama in Somalia il 05/10/2003
23 – WALI ANWARD AYAD, Italo – iracheno, ucciso a Bagdad nell’agosto del 2004
24 – YONA ROMANO, Ucciso nell’attentato di Instanbul. 15.11.2003
* Va onorato,i perché non considerato vittima del terrorismo: CALIPARI NICOLA, funzionario del Sismi, 04/03/2005 muore a Bagdad sull’auto che trasporta l’ostaggio liberato, Giuliana Sgrena del “Il Manifesto”
Le vittime civili Beci Marco e Rolla Stefano sono stati già inserite nell’elenco delle 19 persone uccise nella strage di Nassiriya.
Le vittime delle stragi
Portella della Ginestra – 1 MAGGIO 1947 – 11 MORTI |
GIOIA TAURO (REGGIO CALABRIA) (9) TRENO FRECCIA DEL SUD 22 LUGLIO 1970 – 6 MORTI E 50 FERITI |
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Giovanni Megna anni 18 Vito Allotta “ 19 Vincenzo La Fata “ 7 Giovanni Grifò “ 12 Lorenzo di Maggio “ … Francesco Vicari “ … Castrenza Intravaia “ … Giorgio Cusenza “ … Margherita Clesceri “ … Serafino Lasciari “ … Filippo di Salvo “ … |
Rita Camicia Rosa Fazzari Adriana Vassallo Letizia Palumbo Nicoletta Mazzocchio Andrea Gamgemi anni 65 |
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PETANO DI SAGRADO 31 MAGGIO 1972 – 3 MORTI |
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Antonio Ferraro “ 31 Franco Dongiovanni “ 23 Donato Poveromo “ 33 |
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MALGA SASSO (BOLZANO) 9 SETTEMBRE 1966 – 3 MORTI |
MILANO-QUESTURA 17 MAGGIO 1973 – 4 MORTI E 45 FERITIGabriella Bortolon “ 23 Giuseppe Panzino “ 64 Federico Masarin “ 30 Saida Bertolazzi “ 61 |
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Eriberto Volgger Martino Cossu Franco Petrucci |
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CIMA VALLONA (BELLUNO) 25 GIUGNO 1967 – 4 MORTI |
BRESCIA-PIAZZA DELLA LOGGIA 28 MAGGIO 1974 – 8 MORTI E 103 FERITI |
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Armando Piva Francesco Gentile Mario Di Lecce Olivio Dordi |
Giulietta Banzi Bazoli “ 34 Livia Bottardi Milani “ 32 Clementina Calzari Trebeschi “ 31 Alberto Trebeschi “ 37 Eupio Natali “ 69 Luigi Pinto “ 25 Bartolomeo Talenti “ 56 Vittorio Zambarda “ 60 |
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MILANO-PIAZZA FONTANA BANCA DELL’AGRICOLTURA 12 DICEMBRE 1969 – 16 MORTI E 88 FERITI |
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Giovanni Arnoldi “ 42 Carlo Perego “ 74 Giulio China “ 57 Giovanni Corsini “ … Pietro Dendena “ 45 Carlo Gaiani “ 37 Calogero Glatioto “ 71 Carlo Garavaglia “ 67 Paolo Gerli “ 45 Luigi Meloni “ 37 Vittorio Mocchi “ … Gerolamo Papetti “ 78 Mario Pasi “ 48 Oreste Sangalli “ 49 Angelo Scaglia “ 61 Carlo Silva “ 71 Attilio Valè “ 52 |
TRENO ITALICUS – SAN BENEDETTO VAL DI SAMBRO 4 AGOSTO 1974 – 12 MORTI E 44 FERITI |
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Nicola Buffi anni 51 Maria Santina Carraro in Russo “ 47 Marco Russo “ 14 Nunzio Russo “ 49 Elena Celli “ 67 Elena Donatini “ 58 Tsugufumi Fukuda “ 32 Raffaella Garosi “ 22 Herbert Kontriner “ 35 Antidio Medaglia “ 70 Wilhelmus Jacobus Hanema “ 20 Silver Sirotti “ 25 |
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BOLOGNA STAZIONE CENTRALE
2 AGOSTO 1980 – 85 MORTI |
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ANTONELLA CECI anni 19 ANGELA MARINO anni 23 LEO LUCA MARINO anni 24 DOMENICA MARINO anni 26 ERRICA FRIGERIO IN DIOMEDE FRESA anni 57 VITO DIOMEDE FRESA anni 62 CESARE FRANCESCO DIOMEDE FRESA anni 14 ANNA MARIA BOSIO IN MAURI anni 28 CARLO MAURI anni 32 LUCA MAURI anni 6 ECKHARDT MADER anni 14 MARGRET ROHRS IN MADER anni 39 KAI MADER anni 8 SONIA BURRI anni 7 PATRIZIA MESSINEO anni 18 SILVANA SERRAVALLI IN BARBERA anni 34 MANUELA GALLON anni 11 NATALIA AGOSTINI IN GALLON anni 40 MARINA ANTONELLA TROLESE anni 16 ANNA MARIA SALVAGNINI IN TROLESE anni 51 ROBERTO DE MARCHI anni 21 ELISABETTA MANEA VED. DE MARCHI anni 60 ELEONORA GERACI IN VACCARO anni 46 VITTORIO VACCARO anni 24 VELIA CARLI IN LAURO anni 50 SALVATORE LAURO anni 57 PAOLO ZECCHI anni 23 VIVIANA BUGAMELLI IN ZECCHI anni 23 CATHERINE HELEN MITCHELL anni 22 JOHN ANDREW KOLPINSKI anni 22 ANGELA FRESU anni 3 MARIA FRESU anni 24 LOREDANA MOLINA IN SACRATI anni 44 ANGELICA TARSI anni 72 KATIA BERTASI anni 34 MIRELLA FORNASARI anni 36 EURIDIA BERGIANTI anni 49 NILLA NATALI anni 25 FRANCA DALL’OLIO anni 20 RITA VERDE anni 23 FLAVIA CASADEI anni 18 GIUSEPPE PATRUNO anni 18 |
ROSSELLA MARCEDDU anni 19 DAVIDE CAPRIOLI anni 20 VITO ALES anni 20 IWAO SEKIGUCHI anni 20 BRIGITTE DROUHARD anni 21 ROBERTO PROCELLI anni 21 MAURO ALGANON anni 22 MARIA ANGELA MARANGON anni 22 VERDIANA BIVONA anni 22 FRANCESCO GOMEZ MARTINEZ anni 23 MAURO DI VITTORIO anni 24 SERGIO SECCI anni 24 ROBERTO GAIOLA anni 25 ANGELO PRIORE anni 26 ONOFRIO ZAPPALA’ anni 27 PIO CARMINE REMOLLINO anni 31 GAETANO RODA anni 31 ANTONINO DI PAOLA anni 32 MIRCO CASTELLARO anni 33 NAZZARENO BASSO anni 33 VINCENZO PETTENI anni 34 SALVATORE SEMINARA anni 34 CARLA GOZZI anni 36 UMBERTO LUGLI anni 38 FAUSTO VENTURI anni 38 ARGEO BONORA anni 42 FRANCESCO BETTI anni 44 MARIO SICA anni 44 PIER FRANCESCO LAURENTI anni 44 PAOLINO BIANCHI anni 50 VINCENZINA SALA IN ZANETTI anni 50 BERTA EBNER anni 50 VINCENZO LANCONELLI anni 51 LINA FERRETTI IN MANNOCCI anni 53 ROMEO RUOZI anni 54 AMORVENO MARZAGALLI anni 54 ANTONIO FRANCESCO LASCALA anni 56 ROSINA BARBARO IN MONTANI anni 58 IRENE BRETON IN BOUDOUBAN anni 61 PIETRO GALASSI anni 66 LIDIA OLLA IN CARDILLO anni 67 MARIA IDRIA AVATI anni 80 ANTONIO MONTANARI anni 86 |
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TRENO RAPIDO 904- 23 DICEMBRE 1984 – 17 MORTI- | FIRENZE VIA DEI GEORGOFILI – 27 MAGGIO 1993 – 5 MORTI | ||||||
Giovanbattista Altobelli anni 51 Anna Maria Brandi ” 26 Angela Calvanese ” in De Simone ” 33 Anna De Simone ” 9 Giovanni De Simone ” 4 Nicola De Simone ” 40 Susanna Cavalli ” 22 Lucia Cerrato ” 76 Pier Francesco Leoni ” 23 Luisella Matarazzo ” 25 Carmine Moccia ” 30 Valeria Moratello ” 22 Maria Luigia Morini ” 45 Federica Tagliatatela ” 12 Abramo Vastarella ” 29In seguito al trauma riportato: Gioacchino Taglialatela Giovanni Calabrò |
Dario Capolicchio anni 22 Angela Fiume in Nencioni ” 36 Caterina Nencioni mesi 6 Fabrizio Nencioni anni 39 Nadia Nencioni ” 9 |
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MILANO VIA PALESTRO – 27 LUGLIO 1993 – 5 MORTI |
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Alessandro Ferrari anni 30 Carlo Locatena ” 26 Driss Moussafir ” 44 Sergio Pasotto ” 34 Stefano Picerno ” 37 |
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Cinzia Andres Luigi Andres Francesco Baiamonte Paola Bonati Alberto Bonfietti Alberto Bosco Maria Vincenza Calderone Giuseppe Cammarota Arnaldo Campanini Antonio Candia Antonella Cappellini Giovanni Cerami Maria Grazia Croce Francesca D’Alfonso Salvatore D’Alfonso Sebastiano D’Alfonso Michele Davì Giuseppe Calogero De Ciccio Rosa De Dominicis Elvira De Lisi Francesco Di Natale Antonella Diodato Giuseppe Diodato Vincenzo Diodato Giacomo Filippi Enzo Fontana Vito Fontana Carmela Fullone Rosario Fullone Vito Gallo Domenico Gatti Guelfo Gherardi Antonino Greco Berta Gruber Andrea Guarano Vincenzo Guardi Giacomo Guerino Graziella Guerra Rita Guzzo Giuseppe Lachina Gaetano La Rocca |
Paolo Licata Maria Rosaria Liotta Francesca Lupo Giovanna Lupo Giuseppe Manitta Claudio Marchese Daniela Marfisi Tiziana Marfisi Erica Mazzel Rita Mazzel Maria Assunta Mignani Annino Molteni Paolo Morici Guglielmo Norritto Lorenzo Ongari Paola Papi Alessandra Parisi Carlo Parrinello Francesca Parrinello Anna Paola Pellicciani Antonella Pinocchio Giovanni Pinocchio Gaetano Prestileo Andrea Reina Giulia Reina Costanzo Ronchini Marianna Siracusa Maria Elena Speciale Giuliana Superchi Antonio Torres Giulia Maria Concetta Tripliciano Pierpaolo Ugolini Daniela Valentini Giuseppe Valenza Massimo Venturi Marco Volanti Maria Volpe Alessandro Zanetti Emanuele Zanetti Nicola Zanetti |
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Il terrorismo arabo in Italia inizia la sua lunga sequela di attentati dal 7 dicembre 1973 all’aeroporto di Fiumicino cinque terroristi arabi s’impossessano di un aereo con passeggeri in ostaggio ed è strage. Si contano ben 32 morti e 15 feriti e altri attentati si susseguono a Rpma prendendo di mira soprattutto gli israeliani diretti a Tel Avvv. Il 27 dicembre 1985, alle nove del mattino, un commando terroristico formato da quattro uomini entra nell’atrio dell’aeroporto Leonardo da Vinci di Roma Fiumicino e si posiziona di fronte ai banchi accettazione delle compagnie aeree El Al e Twa. Poco dopo, i quattro uomini, armati di kalashnikov, cominciano a lanciare bombe a mano e a sparare sulla folla assembrata davanti ai banchi del check-in e nel bar vicino. Gli agenti della sicurezza israeliani e le forze dell’ordine italiane rispondono al fuoco; circa due minuti dopo, tre attentatori sono uccisi e il quarto catturato. L’attentato provoca 17 morti e settantasette feriti. Contemporaneamente, in Austria, un commando formato da tre terroristi mette in atto lo stesso tipo di azione all’aeroporto Schwechat di Vienna, provocando tre morti e quaranta feriti. I giovani che formano i commando di Fiumicino e Vienna sono di età compresa tra i venti e i venticinque anni circa, provengono dai campi di Sabra e Chatila in Libano e considerano se stessi palestinesi. L’azione che hanno intrapreso è stata concepita come un’azione suicida. Questa nuova manifestazione del terrorismo internazionale di matrice palestinese ha risultati politici disastrosi sia per l’OLP che per i suoi sostenitori in Europa, mettendo inoltre in serio pericolo i tentativi di dare vita a colloqui di pace in Medio Oriente. Gli atti terroristici sono rivendicati da quattro gruppi diversi. La prima rivendicazione giunge il giorno stesso dell’attentato, alle 16.30, con una telefonata alla rete radiofonica spagnola Ser: l’attentato è rivendicato a nome dell’organizzazione Abu Nidal nella Costa del Sol. La seconda rivendicazione, che riguarda l’attentato di Vienna, è fatta attraverso una telefonata a una stazione di polizia austriaca: rivendica l’attentato a nome di un’organizzazione chiamata Ottobre Rosso. La terza rivendicazione, per entrambi gli attentati, giunge ad un’agenzia di stampa internazionale a Beirut ed è fatta a nome di un’altra organizzazione, le Cellule della guerriglia araba. La quarta rivendicazione giunge all’Agenzia Ansa di Milano e rivendica l’attentato a nome dell’OLP dichiarando: «Abbiamo colpito a Roma e a Vienna perché l’Italia tiene prigioniero un nostro capitano». Nonostante queste diverse rivendicazioni, gli attentati saranno infine attribuiti ad Abu Nidal, la cui fazione rappresentava una delle ali più estreme di tutto il terrorismo palestinese. * Manca l’elenco delle 32 vittime della strage del 15 dicembre 1973 e delle 17 vittime della strage sempre all’Aeroporto di Fiumicino a Roma il 27 dicembre 1985 |
Tavola riassuntiva delle vittime del terrorismo e di stragi di tale matrice al 30 marzo 2004
Stragi che hanno coinvolto civili
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luogo | data | deceduti | fam.ri vivi con diritto a vitalizio | invalidi => 80% in vita | invalidi 25-79 % in vita | invalidi < 25 % | superstiti – speciali elargizioni |
Piazza Fontana – Mi | 12/12/1969 | 17 | 22 | 0 | 35 | 0 | 17 |
Questura di Milano | 17/05/1973 | 1 | 1 | 0 | 0 | 0 | 1 |
Piazza della Loggia – BS | 28/05/1974 | 8 | 10 | 0 | 2 | 9 | 8 |
Treno Italicus | 04/08/1974 | 12 | 15 | 0 | 10 | 2 | 12 |
Strage di Bologna | 02/08/1980 | 85 | 109 | 10 | 43 | 13 | 76 |
Rapido 904 | 23/12/1984 | 16 | 20 | 0 | 12 | 11 | 16 |
Aeroporto di Fiumicino – Roma | 27/12/1985 | 13 | 16 | 0 | 0 | 0 | 13 |
Firenze – via Georgofili | 27/05/1993 | 5 | 4 | 0 | 4 | 12 | 5 |
Milano – via Palestro | 27/07/1993 | 5 | 4 | 0 | 2 | 0 | 5 |
Nassyria | 12/11/2003 | 2 | 2 | 0 | 0 | 0 | 2 |
Istabul | 15/11/2003 | 1 | 1 | 0 | 0 | 0 | 1 |
Forze di Polizia Magistrati e Forze armate |
|||||||
luogo | data | deceduti | fam.ri vivi con diritto a vitalizio | invalidi => 80% in vita | invalidi 25-79 % in vita | invalidi < 25 % | superstiti – speciali elargizioni |
forze di polizia e forze armate | – | 133 | 180 | 22 | 14 | 10 | 127 |
Magistrati | – | 11 | 26 | 0 | 0 | 0 | 11 |
Singoli attentati che hanno coinvolto civili |
|||||||
luogo | data | deceduti | fam.ri vivi con diritto a vitalizio | invalidi => 80% in vita | invalidi 25-79 % in vita | invalidi < 25 % | superstiti – speciali elargizioni |
– | – | 49 | 63 | 2 | 38 | 10 | 49 |
TOTALE GENERALE |
358 | 473 | 34 | 160 | 67 | 343 |
A Gennaio fiction RAI su Calabresi ucciso dai terroristi comunisti di Lotta Continua
Santo o aguzzino? Ancora oggi si disputa sulla figura di Luigi Calabresi, commissario-capo di Pubblica Sicurezza, assassinato il 17 maggio 1972 (era nato a Roma, il 14 novembre 1937) da Ovidio Bompressi, con la complicità di Leonardo Marino, su mandato di Adriano Sofri e Giorgio Pietrostefani, tutti e quattro membri del gruppo comunista-rivoluzionario di “Lotta Continua”.
LA DAMNATIO MEMORIAE
La “leggenda nera” sul Commissario nasce con la triste vicenda della morte di Giuseppe Pinelli, un ferroviere anarchico milanese, che dopo lo scoppio della bomba nella sede della Banca nazionale dell’Agricoltura a Milano (Strage di piazza Fontana, 12 dicembre 1969), venne fermato insieme ad altri anarchici milanesi da agenti della Questura di Milano. Il 15 dicembre 1969, tre giorni dopo la strage, Pinelli negli uffici della questura milanese, dove si era recato da solo – con il proprio motorino – convocato dal giovane Luigi Calabresi, che l’anarchico già conosceva, fu interrogato per ore dallo stesso commissario e da altri ufficiali. Nella serata del 15 dicembre, attorno a mezzanotte, il corpo di Pinelli precipitò dalla finestra e si schiantò nel cortile della questura. Successivamente a una serie di inchieste e dopo la riesumazione del cadavere, la magistratura stabilì che Pinelli era caduto per un “malore attivo”, cioè si era avvicinato alla finestra e a seguito di un malore aveva perso l’equilibrio ed era precipitato ma, ormai, una violenta campagna di stampa dell’estrema sinistra, e in particolare di “Lotta Continua”, aveva bollato il commissario Luigi Calabresi come il torturatore e l’assassino di Pinelli.
IL SANTO
Di taglio completamente opposto è la visione del commissario che ne da uno dei suoi maggiori biografi, lo storico e giornalista Luciano Garibaldi che, dalle colonne del mensile cattolico Il Timone, ha da tempo rivendicato «passi avanti da compiere» sulla figura di Calabresi, in particolare esaminando «con la dovuta attenzione la richiesta di dare inizio a un processo di beatificazione teso ad accertare le virtù cristiane di Luigi Calabresi, richiesta avanzata da numerosi esponenti della Chiesa, primo tra i quali colui che fu il confessore e padre spirituale del commissario, don Ennio Innocenti, del clero romano» (“Luigi Calabresi, un uomo da non dimenticare”, in il Timone, n. 66, settembre-ottobre 2007, p. 22).
«Luigi Calabresi ha vissuto in pieno le “assurdità” cristiane – ha commentato il cardinale Angelo Comastri, Vicario Generale di Sua Santità per la Città del Vaticano, nella prefazione al documentato libro di Giordano Brunettin, “Luigi Calabresi. Un profilo per la storia” (Sacra Fraternitas Aurigarum Urbis) – non si è preoccupato del potere ma del dovere, non si è preoccupato della carriera ma della fedeltà alla coscienza, non ha cercato onori ma ha cercato di far onore alla verità e all’onestà. Per questo è stato ucciso; e, dopo l’uccisione, è stato più volte crocifisso da una campagna di menzogne che, finalmente, ora si stanno sciogliendo come la nebbia al sole».
Anche Giovanni Paolo II in occasione del XXX anniversario del sacrificio di Calabresi (caduto nel 2002), lo ha definito, «generoso servitore dello Stato, fedele testimone del Vangelo, costante nella dedizione al proprio dovere pur fra gravi difficoltà e incomprensioni, esempio nell’anteporre sempre all’interesse privato il bene comune».
LA FICTION DELLA RAI
Di Calabresi si riparlerà sicuramente a partire dal 7/8 gennaio prossimi, in concomitanza con la fiction trasmessa in due puntate in prima serata da Rai Due, nella quale Emilio Solfrizzi interpreta la figura del Commissario romano.
Si tratta del primo appuntamento della serie “Gli anni spezzati”, dedicata appunto al terribile periodo del terrorismo italiano («anni di piombo»), realizzata in co-produzione da Albatross Etertainment e Rai Fiction Due, liberamente tratte dal volume, appena pubblicato dalle Edizioni Ares di Milano, “Gli anni spezzati. Il Commissario”. L’Autore, il già citato Luciano Garibaldi (foto a sinistra), vi ricostruisce con una documentazione scrupolosa e completa la campagna di odio e di linciaggio morale che gran parte della stampa scatenò, negli anni dal 1970 al 1972, contro Calabresi, ripercorrendo, come rileva Marcello Veneziani nella Prefazione al volume «in modo appassionato e incalzante, attento ai dettagli e alle sfumature, la vicenda Calabresi, preceduta dal caso Pinelli – che Garibaldi tratta col rispetto che merita».
IL LIBRO
Sullo sfondo del libro, pagina dopo pagina si staglia, immutata e quasi imperturbabile, la figura del Protagonista: «Il ritratto di Luigi Calabresi», continua Veneziani, «è un ritratto in piedi. Un uomo che aveva il senso dello Stato, che credeva al decoro delle istituzioni e alla dignità del suo ruolo, che aveva la responsabilità di uomo d’ordine. Un’espressione antica, terribilmente démodé, le compendiava tutte: “servitore dello Stato”. Così si definiva Luigi Calabresi. E chi fa una smorfia d’insofferenza per un’espressione antiquata e retorica, ripensi con rispetto che a quella definizione Calabresi restò fedele fino alla morte. Inclusa. Tutto per 270mila lire mensili».
GIUSTIZIA E RICONCILIAZIONE PER GEMMA CALABRESI
Luciano Garibaldi è stato il primo giornalista che è riuscito, trentatré anni fa, a far parlare in un’intervista su Gente la vedova di Luigi Calabresi, Gemma Capra, una donna minuta e forte che, negli occhi grigio-azzurri porta ancora la memoria di una ferita senza fine intrecciata a una vita che il dolore non è riuscito a fermare. Ma che l’ha portata ha reagire parlando, ad esempio, alle giovane generazioni di legalità e coraggio nel servire le Istituzioni ed il bene comune. Come ha fatto, ad esempio, nel marzo scorso a Carpi, partecipando ad una iniziativa educativa intitolata non a caso “Il coraggio di ri-cominciare”, nella quale ha proposto la sua testimonianza e quella del marito, ai ragazzi delle scuole medie e superiori.
GLI ANNI PEGGIORI SONO PASSATI (?)
Conoscere e far conoscere oggi la vicenda di Calabresi appare, dunque, una battaglia di principio e di verità storica. Anche grazie a testimonianze come quella di Gemma, a Calabresi fu data dal presidente Ciampi, con trentadue anni di ritardo, la medaglia d’oro al valor civile.
Come la vedova Calabresi, anche per Leonardo Marino, l’ex operaio delle carrozzerie Mirafiori ed ex militante di “Lotta Continua”, il “grande accusatore” di Adriano Sofri, l’”assistenza” dal cielo di Luigi, ha ricondotto sul cammino della fede, chissà se la cultura (e la televisione) italiana sapranno riparare all’esecrazione ed al disprezzo tributati dall’intellighenzia ad una intera famiglia. E si riuscirà, finalmente, come ha riconosciuto il “redento” Marino, che «gli anni peggiori sono passati».
Nota di BastaBugie: riportiamo di seguito le parti più significative dell’articolo citato da Giuseppe Brienza “Luigi Calabresi. Un uomo da non dimenticare” di Luciano Garibaldi pubblicato sul Timone n.66 del settembre/ottobre 2007.
Al termine: video con l’intervista a Mario Calabresi (figlio di Luigi) a Ballarò.
Nel 1990 potei realizzare, in qualità di curatore, il libro di memorie di Gemma Capra, “Mio marito il commissario Calabresi”, grazie alla imponente documentazione sul caso raccolta dal giornalista Enzo Tortora, uno dei pochi che aveva avuto il coraggio di difendere Calabresi dal linciaggio a cui era stato sottoposto. Poco prima di morire mi passò i fascicoli ricevuti dall’avvocato Michele Lener e così mi trovai “costretto” a occuparmi decisamente del caso.
L’anarchico Giuseppe Pinelli era morto, precipitando dal quarto piano della Questura, il 15 dicembre 1969. Era stato fermato da Calabresi in seguito all’arresto di Pietro Valpreda, anch’egli anarchico e principale sospettato per l’attentato del 12 dicembre alla Banca Nazionale del Lavoro, a Milano. Il 3 luglio dell’anno seguente, il giudice Antonio Amati aveva concluso l’istruttoria sulla sua morte attribuendola a suicidio. Fu in quel preciso istante che la “buriana” contro Calabresi esplose dilagando senza più argini. Centinaia di giornalisti e uomini di cultura – a partire da Alberto Moravia c’erano tutti – sottoscrissero il “messaggio di protesta” pubblicato da L’Espresso, nel quale Calabresi veniva definito «commissario torturatore» e «responsabile della morte di Pinelli».
Quando, nel dicembre 1971, andrà in scena la farsa di Dario Fo “Morte accidentale di un anarchico”, con protagonista il “dottor Cavalcioni”, alias Luigi Calabresi, da parte della stampa si leveranno autentici peana.
Persino da pulpiti come quello di Avvenire, il quotidiano della Conferenza episcopale italiana, il cui critico teatrale scriverà: «Estro assillante, gusto del paradosso, sorridente violenza scarnificante, felice ispirazione. All’attore-autore tutto il consenso che gli è dovuto». Ai cronisti politici, agli editorialisti, agli elzeviristi, si aggiunsero le incessanti iniziative del Movimento nazionale giornalisti democratici, sorto nei pensatoi controllati dai partiti comunista e socialista, fonte inesauribile di autentica disinformazione e di ricostruzioni arbitrarie dei fatti, basate sulle fantasie più assurde e indimostrabili, vera sorgente alla quale si abbeveravano giornalisti che scrivevano sui quotidiani e sui settimanali più diffusi. Un esempio per tutti, Camilla Cederna, che nel suo libro di grande successo – grande perché lanciato da una straripante campagna di supporto propagandistico – “Pinelli: una finestra sulla strage”, scriverà la sua personale ricostruzione – totalmente arbitraria – della morte di Pinelli. […] Parole che non hanno altro significato se non questo: la polizia ha messo le bombe nelle banche e vuoi farne ricadere la colpa sull’editore rivoluzionario Giangiacomo Feltrinelli. Pinelli smaschera il diabolico piano. Calabresi lo uccide.
«Ero convinto», scriverà Leonardo Marino nel suo libro “La verità di piombo”, edito da Ares nel 1992, successivamente ristampato con il titolo “Così uccidemmo il commissario Calabresi”, «che l’anarchico Pinelli fosse stato ucciso nella questura di Milano da Calabresi o comunque per ordine di Calabresi. Quanto all’attentato del 12 dicembre 1969, ero certo che non potevano averlo fatto gli anarchici.
La campagna di stampa, poi, era tambureggiante e convincente, almeno per noi. Ora so che Calabresi era solo un poliziotto che faceva il suo mestiere. Ma allora, per noi, il poliziotto “buono” non esisteva.
Lo attaccavano a fondo non soltanto “L’Espresso”, “l’Unità“, “Vie Nuove” e l’”Avanti!”, ma la maggior parte dei più importanti quotidiani. Leggevamo quegli articoli, e non era come leggere “Lotta Continua”, di cui sapevamo che era un foglio di propaganda e che, per fare propaganda, poteva anche esagerare un po’. Ma il vedere le stesse cose scritte sui giornali borghesi, sui grandi quotidiani, ci faceva dire: “Ma allora è tutto vero!”».
Per ricordare chi veramente armò, dal punto di vista morale, la mano di Adriano Sofri, Giorgio Pietrostefani, Ovidio Bompressi, Leonardo Marino e degli altri assassini che ancora mancano all’appello, è sufficiente risfogliare L’Espresso n. 24 del 13 giugno 1971, n. 25 del 20 giugno e n. 26 del 27 giugno. Furono più di ottocento gli “uomini di cultura” che aderirono alla lettera-appello contro Calabresi. Tra i filosofi, Norberto Bobbio e Lucio Colletti. Cinecittà era rappresentata praticamente al completo: Federico Fellini, Mario Soldati, Cesare Zavattini, Luigi Comencini, Liliana Cavani, Giuliano Montaldo, Bernardo Bertolucci, Carlo Lizzani, Paolo e Vittorio Taviani, Duccio Tessari, Gillo Pontecorvo, Marco Bellocchio, Salvatore Samperi, Ugo Gregoretti, Nanni Loy. Tra i poeti, accanto a Pasolini, Giovanni Raboni e Giovanni Giudici. Dopo gli editori Giulio Einaudi, Inge Feltrinelli e Vito Laterza, venivano i pittori: Renato Guttuso, Ernesto Treccani, Emilio Vedova, Carlo Levi. Ed ecco i critici (da Giulio Carlo Argan a Gillo Dorfles, da Morando Morandini a Fernanda Pivano), gli architetti (Gae Aulenti, Gio Pomodoro, Paolo Portoghesi) e nomi di prima grandezza come il musicista Luigi Nono e la scienziata Margherita Hack.
La letteratura era rappresentata, tra gli altri, da Alberto Moravia, Umberto Eco, Domenico Porzio, Dacia Maraini, Enzo Siciliano, Alberto Bevilacqua, Franco Fortini, Angelo M. Ripellino, Natalino Sapegno, Primo Levi, Enzo Enriques Agnoletti, Lalla Romano. Accanto ad Umberto Terracini, presidente del Senato, uomini politici come Massimo Teodori, Giorgio Amendola, Giancarlo Pajetta. Quanto ai giornalisti, solo l’imbarazzo della scelta: Eugenio Scalfari, Giorgio Bocca, Furio Colombo, Livio Zanetti, Paolo Mieli (che in seguito, assieme a pochi altri, riconoscerà il torto e chiederà perdono alla famiglia), Sergio Saviane, Vittorio Gorresio, Carlo Rognoni, Carlo Rossella, ovviamente Camilla Cederna e infine Tiziano Terzani, che, dopo aver esaltato la rivolta dei khmer rossi in Cambogia, finirà, pentito, per narrarne i misfatti. Altri nomi, scelti a caso: Vittorio Vidali, l’uomo della NKVD che aveva organizzato il massacro degli anarchici ribelli a Stalin durante la guerra di Spagna, e ancora, il promotore della legge che aveva abolito i manicomi causando migliaia di tragedie famigliari, Franco Basaglia.
Tutti costoro condannarono Calabresi senza disporre di un benché minimo indizio, dopo che la magistratura lo aveva prosciolto in un regolare processo, senza assolutamente chiedersi, prima di firmare, chi veramente fosse l’uomo che accusavano di assassinio, che indicavano – con l’autorevolezza dei loro nomi – al pubblico ludibrio e al linciaggio dei fanatici dell’estrema sinistra. Lo colpirono nel momento peggiore, quand’egli era impegnato a riscattare il proprio onore con i soli mezzi di cui dispone un cittadino rispettoso della legge e alieno da ogni violenza e da ogni desiderio di vendetta: cioè rivolgendosi all’autorità giudiziaria con l’appoggio di un avvocato penalista, visto che il cosiddetto potere esecutivo, che avrebbe dovuto schierarsi compatto al suo fianco, lo aveva abbandonato al linciaggio.
Lo Stato disertò. Gli “ottocento” firmarono. E, sulla base di quelle firme, Lotta Continua uccise.
Video: http://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=nnq-sMWomsc