Il nostro vero antidoto? L’Eucarestia e farci Popolo di Nostra Signora della Tenda nella Carità. Sapere che siamo in una battaglia vera e poter riconoscere il nemico: apatia, accidia, ignavia di fronte al Male che è là.
Il Motto sia: LIBERI, DALLE “MATRICI“ DI MAMMONA, PER LIBERARE
Qui vedrete il tempo della Fine, i Segni dei Tempi, annunciare la Parusìa
San Marco 13, San Matteo 24, San Paolo Tessalonicesi 2, San Giovanni Apocalisse 13, San Daniele 8, La Salette, Fatima
Questo è quanto noi Arcieri pensiamo di aver inteso per perfezionarci in Gesù Nostro Ultimo Signore, in attesa del Regno e per la nostra Santità e Salvezza:
Le Imitazioni di Cristo,
Il Vero Trattato sulla Devozione di Maria,
ed Il Siracide (vai al testo completo)
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Proibizione della Marijuana: crimine contro l’umanità?
Per l’ennesima volta dall’ormai lontano 2011, quando è uscita la prima edizione di “Ingannati“, stanno finendo le copie che avevo fatto stampare e, con grande disperazione della moglie, che sperava di liberare una volta per sempre quel pezzo di garage adibito a magazzino, mi sto per apprestare a ordinarne una ristampa. A dire il vero devo ringraziare alcuni amici che, spontaneamente, si sono fatti promotori e me ne ordinano in gran numero, dalle 10 alle 20 copie per volta (qualcuno anche 60!), perchè gli ordini spontanei da Internet si contano sulle dita di due mani al mese, e le presentazioni ultimamente sono state poche. Ma va bene così.
In occasione di questa ristampa mi è venuta la tentazione di inserirne un altro nuovo capitolo, quello relativo alla Cannabis, e chiedo il parere degli affezionati lettori perchè mi rendo conto che l’argomento suscita sentimenti contrapposti anche violenti. Non che l’AIDS o i vaccini siano argomenti “facili“, ma il lavaggio del cervello che ci è stato fatto fin da piccoli ci ha portato ad associare l’argomento al concetto di droga e quindi deviazione, abbandono, sporcizia, contrapposizione alla società e all’ordine costituito, criminalità e via dicendo. E certi stereotipi sono difficili da eradicare.
Premetto innazitutto che non ho mai fumato in vita mia: non uno spinello, ma neanche una sigaretta. Addirittura alle medie, già piccolo attivista rompiballe, mi ero fatto carico di una raccolta firme in tutta la scuola per vietare il fumo in tutti i locali (allora non era vietato come oggi ed era normale che un professore fumasse in classe). Quando facevo atletica sentivo (e mal sopportavo) il fumo di sigaretta anche in campo aperto, anche se fosse stato al lato opposto del campo (100 mt.). Non beno vino nè alcolici, e non prendo medicine da oltre 20 anni. Sono convinto delle teorie di Hamer (ogni malattia deriva da un conflitto) e, con Gesù, dico: “non è quello che entra nell’uomo che lo dannneggia, ma quello che esce dal di dentro”.
Fatta questa doverosa premessa, riconosco che esistono casi in cui non si può non mettere in atto una soluzione “urgente” e temporanea. Come dire: per la maggior sicurezza di chi va in mare sarebbe meglio saper nuotare, ma se la barca affonda e uno non sa nuotare non è che gli fai un corso accellerato: gli dai un salvagente, punto e basta. Quindi, viste e riconosciute le proprietà terapeutiche della Marijuana (*), in particolare del THC ma non solo, mi domando: perchè non renderlo disponibile e accessibile a tutti? Ricordate l’intervista fatta ai ragazzi di LapianTiamo? Provate a dire a queste persone che, in assenza di quella medicina, devono stare su una sedia a rotelle totalmente dipendenti dagli altri, e con il THC possono avere una vita quasi normale, che la sostanza fa male: vi diranno: prova tu a stare come sto io!
Ma la droga fa male – dirà qualcuno! E invece ecco alluni fatti incontrovertibili che forse non sapete:
- non è vero che il THC uccide le cellule cerebrali. Il famoso esperimento sulle scimmie spesso citato, analizzato meglio, rivelava che il fumo di 80 spinelli o giù di lì veniva messo in una maschera a gas e causava sì una morte delle cellule cerebrali, ma questo era un effetto del soffocamento (assenza di ossigeno al cervello!), nond del THC;
- non è vero che aumenta il tumore ai polmoni: statistiche alla mano, l’incidenza del tumore ai polmoni fra i fumoatroi di marijuana è inferiore a quella nei non fumatori;
- non esiste un solo morto a causa della marijuana (mentre ne esistono a decina di migliaia – all’anno – fra fumatori di sigarette, fra alcolisti, ecc.;
E se anche facesse male, andrebbe risposto ad una domanda molto semplice: il proibizionismo funziona? Cioè, in parole più semplici: si riesce a controllare effettivamente, e, dal punto di vista psicologico: incentiva o disincentiva l’uso di una data sostanza? Perchè se così fosse, allora qualcuno dovrebbe spiegare perchè non si proibisce anche l’uso degli alcolici o delle sigarette. La risposta è semplice e duplice: primo, non funziona; ma, secondo, è anche controproducente, nel senso che, vuoi perchè viene immediatamente creato un mercato dove si possono fare profitti enormi, vuoi perchè esiste il fascino dell’illecito, il consumo non diminuisce ma aumenta. La prova ne è il Portogallo, dove dal 2001 si è avuta una liberalizzazione completa di tutte le droghe: e il consumo è diminuito.
La realtà, come ben illustrato da Massimo Mazzucco nel suo documentario “La vera storia della Marihuana“, è che questa pianta miracolosa, bene dell’umanita da migliaia di anni, aveva un sacco di nemici nelle corporazioni e, nella metà del secolo scorso, fu resa illegale proprio per lasciare campo aperto ai farmaci di sintesi, all’industria del petrolio e della carta e della plastica. Troppo difficile combattere contro un dono di natura dalla caratteristiche così preziose e soprattutto non brevettabile: meglio renderne la coltivazione, il commercio e il consumo illegali tout-court, in tutto il mondo. E se adesso abbiamo un’isola grande come mezzi Stati Uniti, nel pacifico, fatta solo di plastica, non possiamo che complimentarci con noi stessi e con le nostre scelte moto poco lungimiranti.
Insomma, lancio questa provocazione a chi passa da queste parti: lo mettiamo, questo capitolo sulla Marijuana, nella prossima edizione del libro?
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(*) alcuni documentari disponibili in rete:
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Confraternita Diaconale e Mariana di Comunità & Cooperative di Arcieri e Cattolici Resilienti – Arca della Bellezza
Vai anche su Trasferimento di Ricchezze e Talenti
Vai anche su La Canapa ed il suo valore “monetizzabile”
Vai anche su i Borghi Eucaristici di Xenobia
Vai anche su La Resilienza Cattolica
Vai anche sulle CAERP (Cappellette di Adorazione Eucaristica)
Vai anche al Rosario Mattutino
Per superare il trauma apocalittico procurato dalle matrici del Signoraggio bancario e dell’usura e per riprenderci il Diritto di Sovranità monetaria e non solo, nasce il Progetto EcoTUr per la “resilienza cattolica”.
O meglio, il Borgo come misura del vivere la nostra vita e l’economia delle cose!
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IL Dio Trino o il dio quattrino?
A seguito della pubblicazione del post precedente (“Cosa cresce nel giardino dell’ignoranza“) su Stampalibera.com, Parusìa ha scritto un commento che merita essere ripreso. (forse perchè IO mi sono sentito ripreso?)
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Concordo, ma…
…nel giardino dell’ignoranza (è inutile nascondersi dietro facili parole)…
per uscirne, occorre anche saper scegliere:
Gesù afferma: Ve lo ripeto: è più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio. Secondo le parole di Gesù la sete di ricchezza, la brama di denaro è assolutamente incompatibile per l’uomo che vuole vivere secondo i desideri di Dio. La sete di denaro, da una parte, impedisce all’uomo di vivere sul pianeta terra secondo le procedure evangeliche, e gli rende impossibile coltivare pensieri adatti per costruire una vita secondo l’armonia, la bellezza, la grazia, la gioia, la pace, la sapienza del regno di Dio, dall’altra, impedisce all’uomo di poter entrare un giorno a far parte della vita senza fine nelle dimore eterne, nella luce e nella pace di Dio.
Perché? La sete di denaro è la più mortale malattia dell’uomo, in quanto è diventata la vera devozione dell’umanità, e, il denaro, il suo unico, vero dio.
Il dio denaro ha fatto costruire i suoi templi su tutto il pianeta per essere adorato, celebrato, onorato, acclamato. Il dio denaro ha suoi discepoli ovunque, ha i suoi gruppi di venerazione, ha costruito i suoi centri organizzativi direzionali, e, nel tempo, ha distribuito su tutta la terra i suoi emissari rappresentanti, i suoi missionari predicatori, i suoi profeti di persuasione, i suoi catechisti ideologici, pubblicitari, i suoi celebranti rituali, i suoi ministri e servitori, difensori e paladini.
Il dio denaro si è presentato al mondo inizialmente come piccole, innovative monete di terracotta, rame, argento, oro e altri metalli e ha persuaso l’uomo a ritenerlo il più potente mezzo di difesa e controllo, supremazia e dominio, perché permetteva di avere eserciti più numerosi e meglio armati.
Il dio denaro, poi, si è presentato al mondo come piccoli, inermi, innocui fogli di carta colorata, e ha persuaso l’umanità che, con lui, l’uomo può essere il più forte e potente di tutti, e che, con lui, l’uomo può essere il più nobile, importante, autorevole, influente, apprezzato di tutti.
Quando il dio denaro si è presentato al mondo come innocente e comoda tessera magnetica di credito, ha persuaso l’umanità che tutto ha un prezzo e che tutto può essere comprato e che, con lui, l’uomo può essere un invincibile tiranno su scala globale, un inattaccabile despota planetario, un onnipotente signore della globalizzazione, un’irresistibile, maestosa bellezza, un imponente, impressionante, possente padrone del mondo.
Quando il dio denaro si è presentato al mondo come legittimi numeri in un conto bancario, segno di autonomia e libertà personale, ha persuaso l’uomo a credere di essere egli stesso un dio, un dio cui tutto è possibile, un dio che può donare lusso sfrenato a pochi e debiti senza fine a tutti gli altri.
Il dio denaro ha lavorato senza sosta per riuscire, un po’ alla volta, a rappresentare per l’umanità la sua più sicura fonte di sopravvivenza, la sua reale difesa contro il male e la malattia, contro l’invecchiamento, contro l’ingiustizia, la paura, la guerra.
Il dio denaro ha persuaso l’uomo che senza denaro nulla ha senso e nulla deve muoversi sulla terra senza guadagno.
Il dio denaro ha fatto in modo tale che tutto della vita dell’uomo sia regolato, governato, disciplinato, subordinato, ordinato, sostenuto, guidato, stabilito dal denaro. Sono dominati e controllati dal denaro gli affetti, le relazioni, i contratti matrimoniali, le separazioni di coppia, la nascita dei figli, il lavoro, il divertimento, il gioco, le comunicazioni, il riposo, l’alimentazione, le bevande, il caldo e il freddo, l’abitare, il vestire, la scienza, la cultura, l’educazione, la salute, la malattia, la ricerca medica e tecnologica, la farmacologia, la medicina, le cure mediche, le morali, le religioni, ogni forma politica, il commercio, il viaggiare.
Il dio denaro odia con tutte le sue forze tutto ciò che in natura l’uomo può trovare in quantità abbondante e in forma gratuita. Il dio denaro odia l’acqua e il cibo che Dio ha creato e che l’uomo può usare per bere e alimentarsi gratuitamente, perché, fino a che sulla terra ci sarà acqua pulita da bere e cibo buono, il dio denaro non potrà vendere a tutti la sua acqua imbottigliata e i suoi cibi transgenici. Il dio denaro odia il fatto che esista per l’uomo la possibilità di guarigione dalla malattia fisica e psichica attraverso la cura e la guarigione dei propri pensieri, perché, se la gente impara a prevenire e a guarire le malattie attraverso il processo individuale, personale, gratuito, autonomo di pulizia e cura del proprio dialogo interiore, a chi potrà vendere i suoi farmaci, le sue costosissime cure?
Il dio denaro odia l’armonia e la pace, perché l’armonia e la pace non fanno fruttare e girare denaro come il disordine e la guerra. Il dio denaro odia il corpo integro e sano, forte e intatto dell’uomo perché un corpo sano non si può vendere e comprare facilmente, per questo preferisce il corpo dell’uomo a pezzi, diviso in organi, che sono senza dubbio più commerciali e costituiscono un fiorente mercato.
L’uomo è ossessionato dal dio denaro ma al dio denaro non interessa assolutamente nulla dell’uomo. Per il dio denaro l’uomo, la persona umana non ha dignità, libertà, senso, significato, valore, per il dio denaro l’uomo è solo e unicamente una batteria con un certo potenziale energetico sotto forma di competenze, addestramento, forza lavoro da sfruttare fino al midollo, a prezzo minimo, per poi essere gettata in discarica. Il dio denaro odia dell’uomo soprattutto i tempi morti della vita, i tempi fisiologici dell’infanzia e della vecchiaia, i tempi non produttivi, non trasformabili immediatamente in denaro.
Il dio denaro odia il Dio vero, perché il Dio vero ha creato tutto nella più totale bellezza, abbondanza, pienezza, armonia, e soprattutto tutto gratuitamente. Tutto ciò che Dio ha creato non ha prezzo, perché è tutto gratuito.
Il dio denaro ama i ricchi e odia i miseri, perché i miseri, per quanto sottomessi e silenziosi, a volte gridano e fanno rumore, attirando attenzioni fastidiose. Il dio denaro ama tanto la ricchezza, odia i miseri, ma ama la miseria. Ama la miseria, la povertà, lo svantaggio delle moltitudini, perché questo aumenta a dismisura la ricchezza, il lusso, il vantaggio dei pochi ricchi, i suoi figli prediletti. Il dio denaro ama la schiavitù e la sottomissione delle masse, perché questo aumenta a dismisura la separazione delle masse sfortunate dai ricchi fortunati.
Il dio denaro ama la separazione incolmabile tra ricchi e poveri, perché questa separazione istituzionalizzata e inviolabile è all’origine della sua religione preferita, la religione fondata sul culto dell’azzardo, della fortuna e della sfortuna, del destino, del caso, del fato. Il dio denaro ama la separazione in ogni sua forma, perché la separazione genera antipatia, ostilità, conflitto, guerra, distruzione, tutte situazioni che portano alle casse del dio denaro fiumi di valuta.
Il dio denaro ama la malattia, la solitudine, la sofferenza dell’uomo, perché, per superare queste disgrazie, l’uomo tende a spendere tutti i propri beni e averi senza battere ciglio, anche se non riceve alcun sollievo, aiuto e guarigione.
Il dio denaro odia i bambini, perché non sono produttivi, ma anche li ama, in quanto sono il suo investimento preferito, perché, se persuasi e addestrati a dovere, rappresentano una fonte formidabile e rinnovabile di guadagno senza limiti.
Il dio denaro ama l’infelicità dell’uomo, perché per un po’ di felicità e di piacere, l’uomo è disposto a spendere tutto ciò che possiede e a indebitarsi per millenni fino alla miseria e alla schiavitù. Il dio denaro ama il debito e i debitori come le sue vittime sacrificali predilette, perché, attraverso il debito genera nel cuore e nella mente dell’uomo non solo un perenne e invincibile senso di colpa, ma anche uno stato costante di schiavitù e dipendenza. L’uomo debitore è già uno schiavo, ma quando non ha più risorse per pagare il debito, può essere schiavizzato dal creditore in modo legale e istituzionalizzato.
Il dio denaro disonora l’uomo, lo rende stupido, dipendente, debitore, schiavo, aggressivo, violento, misero, separato.
Ora, se questo è in parte ciò che offre il dio denaro, che senso avrebbe per un uomo, che ha
- onorato il dio denaro,
- servito il dio denaro,
- obbedito al dio denaro
per tutta la vita terrena, desiderare di entrare un giorno, terminata l’esperienza sul pianeta terra, nel regno del Dio vero? Sarebbe mai possibile che un uomo o una donna, che hanno servito e reso culto al dio denaro come il padre della loro vita, per tutti i giorni della propria vita, nel momento di entrare nella vita senza fine avessero anche solo il minimo interesse e desiderio di far parte del regno del Dio dell’amore, del Padre dell’amore, della gratuità, della pace, della bellezza, dell’armonia?
Ecco perché Gesù insiste: Ve lo ripeto: è più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio.
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Andrea Baranes (Banca Etica) parla a Piazza Pulita (LA7) l’8 aprile 2013 di “finanza creativa”.
…l’import/export mondiale vale 20.000 miliardi di dollari all’anno. Il solo mercato delle valute è pari a 4.000 miliardi di dollari al giorno…
…in 5 giorni nel mercato finanziario girano più soldi che in un anno di economia reale…
…il 99% dei soldi che girano sui mercati finanziari non servono a comprare nulla, a vendere nulla, a importare nulla. Sono soldi che seguono altri soldi per fare altri soldi… per tenere sotto controllo la “politica della carenza” e quindi la schiavitù.
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L’EcoTUr Caesar è l’unità valoriale legata alla terra al “conio” di Cesare e allo “Stampo” di Maria. Partendo dalla Santa Casa Lauretana di Nazareth, come Valore Spirituale. Tutto ciò che si spinge oltre queste indicazioni, ci è estraneo.
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Decrescita felice o felicità in decrescita?
L’EcoTUr Caesar è il valore minimale di un Borgo “Eucaristico” di Xenobia; risponde ai pre-requisiti parametrati rispetto ad uno”standard esponenziale” indicato dalla Confraternita Arca della Bellezza e fondato sulla gratuità o dono di sè. D’altro canto l’EcoTUr Caesar non si “invera” fino a che non sia stata costruita una CAERP (Cappelletta di Adorazione Eucaristica e del Rosario Perpetuo) e non sia stato sottoscritto l’Atto Costitutivo della Comunità da un Capomastro regolarmente eletto da una comunità di almeno 50 persone; di fatto il Capomastro diventerà il Sindaco Amministratore e Costruttore di riferimento delle Rettorie dell’Arca della Bellezza e potrà organizzarsi con Collaboratori scelti a sua discrezione che verranno agganciati agli Uffici di competenza su scala Locale, Provinciale e Centrale (Centro di Sperimentazione Permamente) a cui si riferiscono le 7 Rettorie dell’Arca della Bellezza, ossia Aree di Competenza per lo Sviluppo, la Crescita e la Didattica. L’EcoTUr Caesar è di fatto un valore agganciato alla produzione di Canapa (e ai suoi multiusi) e di tipo comunitario, non nominale, non monetizzabile, non ripartibile, non elargibile, non ipotecabile, ma CERTIFICATO dagli Istituti preposti dall’Arca della Bellezza, che dà titolo di RICONOSCIMENTO UFFICIALE a far parte
a tutti gli effetti della RETE di SISTEMA della Resilienza Cattolica e dà titolo di Grande Elettore. Di contro, chiunque non appartenga a tutti gli effetti alla grande famiglia della Resilienza Cattolica, può acquisire titoli in forma di Bonus a Scadenza (depositando a tutti gli effetti una contropartita nelle Casse del Borgo, similabili ai Monti dei Pegni, ricevendo in cambio Note di Banco. Questi “pegni” possono essere accettati nei “tipi” che il CapoMastro riterrà più opportuni anche sotto forma di beni materiali e di utilità, edili, commestibili, energetici, proprietà) per l’acquisto di servizi, prodotti, fruizione o anche per donazioni ai quali Bonus farà riscontro, a norma di Legge (quella vigente nello Stato in cui insiste il Borgo), apposito ricevuta e relativa TASSA, se
richiesta. Il CapoMastro provvederà a tenere la contabilità da presentare alla Comunità in tempo reale attraverso esposizione pubblica del Tesoro. In questo senso, pur mantenendo i pre-requisiti di base, il Borgo può diventare, ai fini della propria sopravvivenza anche un PRESTATORE D’OPERA nel senso del TURISMO e della QUALITA’ TOTALE, senza per questo sottrarre tempo alle attività di Missione (compreso le preghiere e l’osservanza dei precetti) e i doveri Familiari, regolamentate da Statuto e che consistono in 2/3 della Vita da
Resiliente. La dimensione del Borgo e la variabilità dei parametri “dimensionali” dà diritto a più titoli di Grande Elettore, ma non costituisce di fatto una Rendita (salvo i benefici che ne può trarre direttamente dalle proprie attività VENDUTE o LOCATE a terzi (che “terzi” devono essere anche come quota parte del prodotto interno lordo, fatta la tara di ciò che spetta ai “Resilienti” stanziali e ai “Poveri, Pellegrini e Bisognosi” cui l’Arca della Bellezza provvede con Opere di Carità). Di fatto “la comunità di quel Borgo” proprio per essere particolarmente florida diventa più disponibile nei confronti delle comunità più bisognose sia a causa proprio della sua eccedenza di crediti e meriti, ma anche a causa, probabilmente, dei suoi talenti e delle sue maestrante particolamente competenti; e che verranno per questo inviate dove c’è da avviare una “scuola di formazione” per il trasferimento delle conoscenze e dei segreti del mestiere, costituendo di fatto delle GILDE autoreferenziate dell’Arca. L’EcoTUr Caesar, dunque, indica a tutti gli effetti un coefficiente di QUALITA’ di una comunità Resiliente che vive in forma residenziale in un Borgo (sia esso
agricolo, produttivo, di pescatori, di trasformazione seriale, location per film, industriale, turistico) che si invera rispetto al suo quoziente vitale di “bellezza, beni comuni, buon governo, efficacia, efficienza, identità, attrazione, maestranze, competenze, gilde, centri ospitalità, ricezione, orti, logistica, produttività, benessere, film location, magazzinaggio, resilienti, rivendite dirette e suburbane, gioventù, attività ludiche, areopaghi, condotte, campi scuola e lab’oratori, xenodochium, areopaghi, serre e semenzai, assistenza agli anziani e sussidiarietà, eccedenze di produzione, marketing e natalità” che per noi indicano i parametri della Qualità Totale di una Vera Comunità Cristiana Resiliente.
L’EcoTUr Caesar per questi valori virtuosi si “invera” da subito dal momento della fondazione (attraverso la somma investita in termini di terre, cespiti, risorse, talenti, persone, operai della vigna, famiglie, macchinari, apparecchiature, materiali, sementi, beni immobili che restano di proprietà dei singoli, ecc.), costituendo la sommatoria dei valori in EcoTUr Caesar, che forma la credenziale o Reddito di Resilienza “itinerante e disarticolato” di ogni Resiliente, (che avrà diritto a possedere una copia legale del Certificato di Credito, a scadenza annuale, dove verranno comunque annotati eventuali “meriti” o “condanne” riconoscibili ovunque si vada); che pur non essendo un “avente titolo” resta sempre un “avente diritto” a tutti gli effetti in egual misura di tutti gli altri, in quanto parte attiva e persona appartenente ad una Comunità Resiliente. Tale “credenziale” che costituisce di fatto il “PATRIMONIO COMUNE INALIENABILE ED INCONTROVERTIBILE” gli consente di itinerare da un Borgo all’altro, frequentare e gestire Negotii EcoTUr GLocal Service, partecipare alle filiere, ai consorzi, alle cooperative di lavoro, servizi e assistenza, e a tutte le attività proprie del Progetto di Rete, senza dover pagare mai nulla laddove vi siano dei consumi, quindi nè per mangiare, nè per vivere, nè per curarsi, nè per vestire, nè per alloggiare, nè per i trasporti, nè per l’energia, nè per l’istruzione, nè per viaggiare; potendosi appoggiare in qualunque posto siano esposti i nostri marchi e vi siano nostre comunità di Cattolici Resilienti. Ciò vale, ovviamente sia in regime di costituzione che durante la messa a regime delle “comunità” Borghi Eucaristici di Xenobia.
L’EcoTUr Caesar, dunque. è un “valore certificato a scadenza“, proprio per evitare il fenomeno dell’accumulo (se “va a male, scade”, perchè tenerlo?) e il ritiro dal mercato (che comporterebbe un ulteriore costo e aggreavio per tutti.
Gli Arcieri, pur non essendo necessariamente stanziali, godono degli stessi diritti. Tutti hanno l’obbligo del rispetto della stessa medesima Regola Aurea dei Tre Bauli o Arche: MISSIONE, COMUNITA’, FAMIGLIA. Sebbene possano essere vissuti anche tutti e Tre i Tempi con altre persone, nei casi di Missione vi è l’obbligo dello spostamento della intera famiglia in altri luoghi o della comunità o da Fondare. Ecco perchè non poniamo limiti alla Provvidenza e alle Grazie Celesti per i TRASFERIMENTI DI RICCHEZZA in qualunque forma essi si “inverano”.
L’EcoTUr Caesar, infatti è un cambio di “abito” (inteso anche “abitudini”) ma anche di casacca, bandiera, padrone (“Non puoi servire a due Padroni: Dio e Mammona“) ma non ha nessun valore tangibile se non in funzione dell’essere parte di un sistema integrato. L’EcoTUr Caesar, infatti, prima ancora che una vocazione è un atto di CONVERSIONE nella Resilienza Cattolica a sostenere progetti comuni. E’ un valore collettivo, come può essere una riserva aurea, che dà l’effettiva garanzia che il valore circolante ha una copertura di “valore” solido. E, l’addove per l’EcoTUr Caesar si intende per “valore” solido le proprietà comuni e private, le produzioni, i beni comuni, la bellezza dei luoghi, l’indice di giovinezza, natalità e riciclo naturale della vita, di contro, al posto della Valuta, Denaro, Assegni, Buoni, ecc. subentra il fattore “psicologico” della gratuità e della sussidiarietà che compensa di gran lunga il “senso del possesso” che ne limita di gran lunga il “potere d’acquisto” l’addove è tutto a disposizione. Questo diventa presto il risultato “tangibile” di chi ha aperto gli occhi su questa società “perversa”, “demente”, “tiepida”, “peccatrice”, e che si è portato sulla visione del Regno, lo stesso che Gesù ci è venuto a portare e testimoniato nei Santi Vangeli, e che impara a delegare e “affidarsi”
Per quanto ci compete sapere, la moneta di Cesare aiuta e pensa al suo popolo come anche ai nascituri considerati una ricchezza irrinunciabile e “non negoziabile” per il genere umano; la continuità della sua specie e ancor di più amati senza limite da Dio ai quali affida come ad ognuno di noi un’anima unica, irripetibile, insostituibile; la moneta di Erode, al contrario, quella fraudolenta dei guerrafondai, per intenderci, non aiuta e non pensa al suo popolo; anzi, uccide i nascituri (degli altri) con un piano diabolico per l’eccellenza imponendo nelle “incossenzienti madri” lo stesso mantra che fa pensare che l’unica forma di sostentamento sia affidarsi alla accettazione incondizionata del Soldo dell’Anticristo e dell’ASSASSINO ANTICO, DIVORATORE DI ANIME E LADRO DI TEMPI. (Commercio e mercimonio unico con in MARCHIO della Bestia senza il quale non si può nè vendere e nè comprare; schiavitù e sottomissione senza condizione; mercenarismo come inutili e stolti SOLDATI apostàti dell’Unico Signore; la MINACCIA a subordinarsi al silenzio e alla menzogna attraverso un linguaggio subdolo e “politicamente corretto e ACCETTATO” che ipocritamente -consapevolmente o no- sostiene la cultura della morte e lo sterminazionismo; la RINUNCIA ALLA PROPRIA SOVRANITA’ in ogni campo a vantaggio delle matrici di peccato e di controllo o monopolio alimentare, energetico, politico, sanitario, monetario, religioso; il tutto riportato ad un programma luciferino transumanista e iperdemocratico).
Nel Depliant dei Borghi di Xenobia, IL valore di forza, oltre alle CAERP (Cappelletta di Adorazione Eucaristica e del Rosario Perpetuo) per l’elevazione spirituale e la sintonizzazione con la Trinità e Maria Santissima, è quello del Reddito da Natalità, che contribuisce ad accrescere e “motivare” in ogni persona degna e realmente cattolica, un sano “trasferimento di ricchezza” inverando l’EcoTUr Caesar. Questa è la nostra identità primaria.
Infatti, verrebbe naturale pensare che ogni cattolico dovrebbe per primo attivarsi a sostenere nelle forme che gli sono più proprie i Borghi “Eucaristici” di Xenobia, anche trasferendo i propri depositi e risparmi come se i Borghi fossero di fatto un Istituto o Cassa di Deposito e Credito, ricevendone in Cambio, come Interessi, la partecipazione diretta alla vita dei Borghi (fino, forse, a diventare un vero e proprio Resiliente); in questa maniera, senza rendersene sufficientemente conto, contribuisce a sopperire nella maniera che invece gli è più propria al “vuoto giuridico” che lascia alle donne il “DRAMMA” antropologico di decidere sulle sorti future del genere umano, affidandole al proprio carnefice che è ERODE e di cui siamo in qualche modo tutti complici silenti.
Ecco perchè l’azione degli Arcieri non è solo DEGNA per il fatto di stabilire nuove Comunità Umane presso i Borghi, nel massimo della escosostenibilità, ma merita di essere divulgata e portata avanti come “conditione sine qua non“ aiutare la vita dal concepimento alla assistenza degna di fine vita.
Ora ciò è detto a titolo esemplificativo, pur essendo quella dei Borghi e della Resilienza Cattolica una proposta di progetto, potremmo insieme intenderlo come un modello sociale cristiano per gli ultimi tempi, in assenza di un protocollo che ne definisca le modalità anche laddove regna il silenzio e la desolazione.
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Facciamo un esempio di ordine pratico. Oggi tu hai una casa di proprietà che vale 250mila euro. A Fatima c’è un Borgo di 50 case per 250 persone 30 famiglie + pellegrini, amici, Arcieri, consacrati, ecc.. Una opera che è costata immagina pure 1milione di euro. Se fra quei soldi ci fossero stati i tuoi 250mila euro tu avresti avuto -ragionando con la mentalità di questo mondo che è “affaristica” e “interessata”- 1/4 di tutto quel Borgo. Ossia 17
case occupate da te o affidate a 60 persone che potrebbero produrti tutto quello che ti occorre per vivere bene e persino gestirti la proprietà. Un affare, non trovi? Diventeresti all’improvviso un proprietario terriero con una produzione agroalimentare, artigianale e magari anche con una ostelleria o hotelleria, con ristorante e rivendite di ogni genere. Ed in uno spazio in mezzo alla natura e persino in un luogo a forte impatto turistico come è Fatima. Potresti affittare stanze e soggiornarvi ogni volta che vuoi. Pensa se poi la metti in una rete strutturata tipo RCI con altri multiproprietari di Borghi e quindi puoi anche farti le vacanze in ogni posto che vuoi scambiando le settimane con altri “soci”. E pensare pure, a questo punto, di pensionarti o lasciar stare con le mille attività con cui sei affaccendato e che non ti produce un reddito come vorresti e nemmeno garanzie come avresti immaginato un tempo. Ecco l’occasione!
Ma questa è la mentalità del mondo. Ciononostante anche potendoti convincere del buon affare insistendo su questo piano, io vi dico, invece, che l’affare maggiore non è questo. Ce ne è uno ben maggiore: poterti liberare da ogni legame con Mammona, che ti toglie il tempo di essere libero per te stesso, per i tuoi cari, per il prossimo; poterti liberare da ogni paura di non riuscire ad essere te stesso, di dipendere da chi ti controlla e domina; poterti liberare dalle dipendenze, dalle malattie, dalle contaminazioni, dalla corruzione, dalla lotta fratricida, dalla concussione, dal marcio, da ogni genere di matrice; poterti liberare dal sospetto che a tavola non mangi più alimenti sani e genuini e nemmeno ti puoi permettere più il lusso di goderti una bella mozzarella di bufala, verdure, un buon salame, patate saporite, un buon ciambellone, pane fragrante e pizza a volontà; poterti liberare dal timore che i tuoi figli non crescano felici come sei cresciuto tu che correvi per i campi, ti portavi la palla a casa dopo aver vinto con i tuoi amici una sfida, costruire capanne nei boschi, e tuffarti nei ruscelli di montagna, raccogliere more, fragoline, lamponi, ciliegie; poterti liberare dall’ossessione di non vivere in un regime di “sovranità” alienata dove è il possesso del denaro e l’obligatorietà della sua circolazione a crearti vincoli esistenziali e inquinamento sotto l’unica legge del consumo.
I nostri prodotti a Km 0. La valuta “in natura” o a credito
I Prodotti EcoTUr dell’Arca della Bellezza –Pane, Manufatti Caseari, Norcineria, Frutta & Verdura, Conserve, le migliori Produzioni Locali e Tipiche dell’Artigianato, delle Arti e dei Mestieri, Ricette Eno-Gastronimiche Tipiche con la relativa Dieta degli Arcieri e stoccaggi, Miele, Itinerari-Visite Guidate di mille Sapori e Saperi, fra Bellezze incontaminate, Arte e Identità Culturali, fra Genio Loci e Scoperte Antiche della Scienza e della Tecnica– sono dati gratuitamente agli Arcieri e dietro versamento di ‘valuta’ EcoTUr Caesar ai sostenitori. Questa ‘valuta’ è quantificata in Tempo, secondo gli sforzi reali compiuti per essere Cattolico Resiliente.
Incoraggiamento del I° Preposito Generale dell’Arca della Bellezza – Marco Turi Daniele
“Prima diventa Cattolico Resiliente, ossia, supera il trauma del <sedevacantismo apocalittico>; conosci la realtà in cui vivi e la Verità. Poi, affronta un passo alla volta tutto quanto occorre per diventare Arciere!”
«Cercate prima il Regno di Dio e la Sua Giustizia,… tutte queste cose vi saranno date in aggiunta» (Mt 6,33)
Il Modello Borgo di Xenobia – sulle arti ed i mestieri
Il Borgo di Xenobia deve essere la risultante conclamata di una serie di eventi concordanti e convergenti:
essere Cattolici Resilienti ed Arcieri; che una parte dei componenti, suddivisi per località, accettino di far parte della stessa Parrocchia o CAERP (Cappelletta di Adorazione Eucaristica e del Rosario Perpetuo) e pertanto costituirsi in un Gruppo di Amici di Gesù e Maria; avere le stesse idee di sussidiarietà, solidarietà, beni comuni, bellezza, buon governo, ecosostenibilità, identità cultura cristiana; di volersi fare Carità e pertanto di performarsi tutti al Vangelo e alla Chiesa Una Santa Cattolica Apostolica Romana, Missionaria e Mariana e di riconoscere la “giurisdizione supplita” assieme ad un Sacerdote “non una cum” in tempi di apostasia e alto tradimento delle gerarchie ecclesiastiche (salvo poi risconoscere un Papa Cum Degnitate secondo i segnali derivanti dalla realizzazione delle richieste di Nostra Signora a Fatima); essere nello spirito proprio della Resilienza Cattolica interamente affidati alla Madre di Dio, Nostra Signora della Tenda e Augusto Tabernacolo; poggiarsi su una organizzazione economica di dimensione familiare, focalizzata nella massimizzazione collettiva che non sia discapito delle generazioni successive, e che guardi alla lotta allo spreco, al risparmio energetico e alla messa in opera dei beni disponibili. In tal senso, il progetto dei Borghi di Xenobia si concretizza come rifugio capace di resistere alla transumanizzazione secondo questo schema:
- Chiesa-cappellette-CAERP, parrocchia-oratorio, edicole devozionali, Via Crucis e Via Lucis Parusiae
- Rifugi e cenobi gratuiti per Arcieri, gli squadroni di Nostra Signora della Tenda e per i Discepoli dei Figli Montfortiani di Don Bosco
- Tende e/o Unità abitative modulari (angolo notte e giorno), accorpabili in spazi-uffici centralizzati
- Lavanderia (lavatoio, lavatrici, stireria, stenditoio-altana), laboratorio dei saponi e di decantazione
- Pozzo-cisterna, fontanelle, vasche per l’irrigazione, la itticultura, laghetti artificiali e fitodepurazione
- Impianti attrezzati e sale multiuso per lo sport (calcetto, tennis, bocce, pallavolo, tiro, pattinaggio)
- Orto-giardino privato ecosostenibile secondo l’architettura del paesaggio stile inglese, pollaio-aia
- Orto-botanico all’italiana, frutteti, parco, bosco, viti, oliveti, vivai, serra monumentale, spazi verdi
- Laboratori per la trasformazione dei prodotti agricoli, le conserve e per l’artigianato tipico locale
- Cantina, dispensa collettiva, luoghi per la ristorazione ed il vitto, grande cucina collettiva, forno
- Condotte per l’ospitalità o l’albergo diffuso, sistema accoglienza, hall ricevimento/panel, ostelli
- Piazzette per l’incontro, il piccolo ristoro, il teatro-recita, le fiere-mercato, parco giochi e asili nido
- Arcate, viadotti, porticati, ponti (mobili, fissi, tibetani), terrazze, cortili, belvederi, portici, pergolati
- Sedute, panchine, arredo e decoro urbano, alto design, viali di alberi da frutta, roveti, orto di guerra
- Stalle, piccoli allevamenti, porcileria, ricovero animali, maneggio, arenile (anche per carote-patate)
- Macchine e strutture per Feste Patronali Locali, impianti di ripresa fotografica e cinematografica
- Barbiere-parrucchiere, emporio per ferramenta, attrezzi per la casa, articoli,complemento d’arredo
- Parcheggi interrati (riconvertibili industrialmente e messi a norma sicurezza e qualità) con impianti per magazzino-deposito, impianti per la catena del freddo, bancarelle a scomparsa, magazzini con tappeti rotanti, rulli e macchine per confezionamento, packing, stoccaggio, sala e spazi giochi); Parcheggio-aree di sosta o di scambio attrezzate per tende Yurta, camper e non solo
- Garage e parcheggio esterno per bici, carrozzine e moto, deposito macchinari agricoli, edili e varie
- Silos per il foraggio-mulino (acqua, vento, eolico), cisterna e pompa per combustibili fossili, legnaia
- Wireless, fotovoltaico, produzione energia gratuita e libera per l’uso interno e la rivendita esterna
- Pista ciclabile, percorsi pedonali attrezzati per la corsa e la ginnastica, gincane e parchi attrezzati
- Biblioteca e spazio per la comunicazione sociale, le conferenze, la multimedialità, tv circuito interno
- Piazzole per raccolta, smistamento, stagionatura, lavorazione, essiccatura delle produzioni agricole
- Negozi GLocal Service per la rivendita dei prodotti con marchio Xenobia del sistema di rete EcoTUr
- Opifici e Ateliers di sartoria, calzature, bauli, botti, accessori, conceria, arte sacra, e antichi mestieri
- Film Location e Commission, Areopaghi e Campus, Gruppo d’Eccellenza – “Admirabilem Scholam”
- Xenodochium per anziani, ricoveri, piccole cure, e Diaconiae per distribuzione viveri-abbigliamento
- Solarium, bagno pubblico, piscina (invernale ed estiva), piccola terma, sauna, palestra attrezzata
- Produzione di canapa, essenze per distillati, prodotti omeopatici, erbe medicinali, spezie e aromi
- Raccolta differenziata, compostaggio, riciclaggio, riuso, trasformazione e immagazzinamento scorte
- Officine (falegnameria, caseificio, norcineria e macelleria, pastificio, distilleria, semenzeria, frantoio, carrozzeria-meccanico, maniscalco-fabbro, tornitori, tessitori-maglierie-lanifici, arnie per apiculture e altri manufatti, stamperia, vasai-vetrai-cestai, ecc.
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Gesell: un genio insuperato
Dall’amico Andrea Cavalleri ricevo e più che volentieri pubblico. Nonostante sia un po’ lungo, ho ritenuto opportuno lasciare il pezzo come un unicum, anche per non vanificare lo sforzo di sintesi che Andrea ha operato. Mi sono permesso di aggiungere qualche grassetto qua e là (potevo, Andrea?)
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Nel 1916 a Berna, usciva la prima edizione de “Il sistema economico a misura d’uomo”, opus magnum di un grande uomo che dopo una vita d’azione e di successi (familiari, commerciali e imprenditoriali) esprimeva organicamente il suo pensiero sulla società economica. Uso il termine “società economica” per riassumere lo sguardo onnicomprensivo che Silvio Gesell getta sulle attività che l’uomo intraprende per soddisfare i suoi bisogni vitali. Questo modo di vedere l’economia, ben lontano dagli “ozi accademici”, non si limita a compiacersi di qualche “scoperta” che non serve a nulla (tipo l’autoregolamentazione del mercato) ma va al cuore dei problemi, avendo come presupposto il fatto che l’economia deve servire la persona umana (tutte le persone di questa terra) e non se stessa o un ristretto gruppo di fortunati. In una conferenza sulla pace, tenuta a Berna nel 1917, l’autore diceva: “… la crescita culturale e mentale avviene se non si è schiacciati dalle necessità quotidiane e in una società ben organizzata ricchezza e povertà non devono esistere [come forma congenita ndA] e dovrebbero suscitare in ogni uomo libero orrore sorpresa e rivolta. Pace e libertà sono sinonimi ed è veramente libero solo l’uomo che possa modificare la sua posizione economica col suo lavoro e in funzione delle sue necessità”.
Queste parole assumono un significato tanto più elevato, se si considera che a pronunciarle fu una persona completamente coerente con esse.
Infatti Gesell, settimo figlio di un modesto impiegato prussiano, dovette interrompere gli studi al secondo anno di liceo per le ristrettezze finanziarie aggravatesi in famiglia dopo la malattia del padre. Ciò non di meno, non ebbe mai spirito di rivalsa verso i più fortunati, ma badò a migliorare la propria posizione grazie al suo ingegno e al suo indefesso impegno lavorativo, che esercitò a lungo in Argentina,lontano dalla madrepatria.
La sua capacità di analizzare l’intero ciclo economico nei suoi sviluppi temporali e di riferirlo a persone concrete, cittadini di questo mondo, (come esprime il titolo del suo lavoro) fanno di lui quello che non esito a definire “il più grande economista della storia”. John Maynard Keynes conobbe il suo pensiero a cui tributò ammirazione ed attinse da Gesell le parti migliori delle sue teorie, anche se trascurò, come vedremo,alcuni elementi essenziali.
Un progetto
L’economista prussiano aveva ben compreso che l’economia è un aspetto della vita, manifestazione ed attuazione di una visione del mondo. Per questa ragione promosse addirittura un movimento sotto forma di “circolo svizzero per liberterra e libermoneta” allo scopo di “agevolare ai popoli il cammino verso le premesse economiche di una vera pace sociale”. Nell’ottica di un progetto grandioso vanno dunque viste le sue teorie e le sue proposte che coinvolgono la gestione delle risorse naturali (sinteticamente riassunte nel termine “terra”) e l’organizzazione del lavoro, nei suoi aspetti nazionali ed internazionali, che trova nel denaro il mezzo più semplice ed efficace per gestirla. L’opera di Gesell si snoda per alcune centinaia di pagine e, per quanto i concetti fondamentali siano ripetuti molte volte, presentarne una sintesi in un solo articolo costringerà a limitare fortemente alcuni argomenti. Scelgo pertanto di dare più spazio a quelli monetari (anche perché questa esposizione è stata sollecitata dai lettori dell’articolo sulla MMT) che rispondono particolarmente bene ad alcuni propositi geselliani. Infatti Silvio Gesell considera una piaga sociale la divisione in classi di redditieri e proletari, divisione che stimola nei primi la “brutalità della volontà di potenza e di tirannia” e nei secondi “lo spirito di rivolta”, quando non accada, esito ancora peggiore, che i secondi aspirino a diventare come i primi. Tale situazione è iniqua, diseducativa e foriera di conflitti perenni ed è endemicamente perpetuata dal meccanismo dei profitti da capitale (denaro generato dal denaro). Gesell in proposito arriva a dire che “Cristianesimo e profitti da capitale sono diametralmente opposti, almeno quanto il Creatore lo è dell’avventurismo, usura, parassitismo, criminalità, delinquenza, rivolta e violenza” e poi: “Eliminati i profitti da capitale, ognuno dovrà impastare il proprio pane quotidiano col sudore della sua fronte: solo chi mangia di questo pane sarà dovunque operatore di pace”.
Le analisi
1) Origine e natura del denaro. La prima constatazione geselliana è che la ricchezza nasce dalla divisione del lavoro. Finché si lavora ognun per sé, l’economia è allo stato dei cavernicoli: bisogna pensare ai generi di sopravvivenza, i singoli o le famiglie hanno competenze limitate, non si sviluppano neppure adeguati strumenti di produzione, perché il fabbisogno singolo o familiare è molto ristretto e non varrebbe la pena di costruirli. Nel momento in cui il lavoro viene suddiviso e specializzato il rendimento aumenta in modo decisivo, si crea il tempo libero, con cui si studia e si trovano soluzioni e strumenti produttivi ancora più efficienti, nasce la prosperità, non solo, nascono anche la cultura e la civiltà. La fonte del benessere e della ricchezza è dunque la divisione del lavoro.
Il lavoro suddiviso richiede però un mezzo di scambio, in quanto la produzione specializzata è inutile a chi la fa (al contadino non servono a niente 20 tonnellate di patate, né al tessitore 40 chilometri di stoffa), tale mezzo di scambio è il denaro. Dunque la divisione del lavoro è causa diretta del benessere, della cultura e della civiltà, mentre il denaro è causa indiretta e strumentale degli stessi risultati. Pertanto è necessario che il denaro svolga bene il suo ruolo di mezzo di scambio, in modo efficace e senza alterarlo. Una prima conseguenza che Gesell trae è che con l’aumentare delle attività e degli scambi aumenta anche la necessità di denaro, dunque la moneta aurea non è funzionale ad un’economia avanzata, perché l’oro può solo essere trovato e non prodotto alla bisogna.
La moneta aurea dunque rischia di mettere in ginocchio l’economia per penuria di materia prima, (come è accaduto nel medio evo) ed è ostacolo alla programmazione e al libero sviluppo del lavoro e del commercio.
Il valore del denaro, che è mezzo di scambio, può essere misurato solo in base alle merci con cui viene scambiato.
A tal proposito Gesell propone una statistica generale dei prezzi e un paniere qualificato di merci per controllare il potere d’acquisto del denaro, pesando tale paniere secondo criteri di quantità d’uso familiare e importanza strategica delle merci, e questo nel 1916, quando all’università si insegnava che il valore del marco è 1/1395 di una libbra d’oro!
Riguardo a queste premesse, Silvio Gesell raggiunge, con 70 anni di anticipo, più o meno tutte le conclusioni che Giacinto Auriti perfezionerà nel suo “Il paese dell’utopia”.
2) La dialettica merce-denaro. Tutta la produzione che risulta dalla divisione del lavoro è fatta per essere scambiata, in quanto è perfettamente inutile al produttore, ed è concepita, fin dal principio, come merce di scambio. Tale produzione costituisce l’offerta. Poiché le merci soffrono anche di putrefazione, obsolescenza, arrugginimento e decadimenti vari, è nel più completo interesse del produttore venderle il più sollecitamente possibile. Non solo, ma il fatto di dover scambiare le proprie merci è indipendente dalla volontà e dagli umori del produttore, che, se non le vendesse, non solo avrebbe lavorato per nulla, ma sarebbe privo delle risorse per continuare la produzione (che gli costa in stipendi, materie prime etc etc). Quindi l’offerta ha le caratteristiche di essere obbligatoria, costante e totale, cioè coincidente con l’intera produzione e protratta regolarmente nel tempo.
Anche il denaro non serve a nulla al possessore, se non per essere scambiato (se qualcuno non fosse convinto di questa evidenza, provi ad andare su un’isola deserta con un milione di euro in banconote, per sperimentare quale giovamento gli offriranno) e, portato sul mercato, costituisce la domanda. Tuttavia il denaro ha caratteristiche di indeperibilità che permettono al possessore di attendere il momento favorevole per la spesa, cogliendo le migliori opportunità. Non solo, chi spende può maliziosamente ritardare l’acquisto, proprio perché sa che il produttore ha assoluto bisogno di vendere, spuntando così condizioni più vantaggiose. La dialettica domanda-offerta è dunque asimmetrica, perché la domanda è soggetta agli umori, alla volontà, all’avidità e desiderio di lucro del possessore di denaro, mentre l’offerta è semplicemente obbligatoria; quest’ultima è dunque costretta a scodinzolare nei pressi del denaro, facendo intravedere dei vantaggi al possessore e concedendo condizioni sempre peggiori per sé fino alla vendita in perdita, se non riesce a fare altrimenti.
3) Le crisi. Quando la domanda eccede con le sue pressioni sui produttori, e pretende che questi vendano sotto costo con una certa frequenza, avvengono fallimenti e crisi, fino a quando la penuria di merci ne rialzerà il prezzo e il ciclo potrà ricominciare daccapo. Gesell riscontra che una regola generale delle crisi è che queste avvengono con i prezzi in flessione. Anche le crisi creditizie (per espansione e successivo restringimento del credito) avvengono per meccanismi analoghi, legati al fatto che il denaro non deperisce, può essere accumulato e ha bisogno di un premio, un allettamento per essere investito (il saggio di interesse). Quando il denaro fa troppo aggio sull’economia reale, che non ottiene più dal mercato la liquidità per corrispondere gli interessi, il sistema crolla, ma sulle sue macerie, in ricostruzione, l’economia si espande e gli investimenti riprendono fino alla crisi successiva (ho descritto questo ciclo in modo più preciso nel precedente articolo, NdA). Gesell individua nella natura privilegiata del denaro, e la conseguente asimmetria tra domanda e offerta, le ragioni delle crisi ricorrenti. In un grafico che riporti il tempo in ordinata e le quantità in ascissa, l’offerta si muove come una retta, la domanda come una sinusoide. Questo squilibrio determina le crisi, sia a livello locale, sia a livello macroeconomico.
4) Regolazione del mercato. Apparentemente dovrebbe bastare adeguare la quantità del denaro alla quantità delle merci per ottenere gli effetti voluti. Tuttavia, spiega Gesell, mentre la totalità delle merci è sempre sul mercato, (l’offerta è obbligatoria) solo una parte del denaro lo è (non tutto il denaro costituisce domanda) e non è possibile determinare a priori quale percentuale della massa monetaria sarà effettivamente spesa e quale accumulata. Per questa ragione non potrà esistere una regolazione efficace del mercato, senza uno strumento che consenta di regolare anche la velocità di circolazione del denaro.
Le soluzioni
Il primo obiettivo che si prefigge Silvio Gesell è quello di parificare le condizioni della domanda e dell’offerta, per ottimizzare l’efficacia dello scambio di merci, ottenendo una più ampia distribuzione della ricchezza a costi minori. La sua idea risolutiva, raggiunge al contempo le altre mete: di regolare la circolazione monetaria, scongiurare le crisi, promuovere la piena occupazione e abbattere i profitti da capitale.
L’offerta, abbiamo visto, è vincolata da una ferrea costrizione, allora, ne deduce l’economista prussiano, bisogna costringere anche il denaro a presentarsi sul mercato, indipendentemente dalla volontà e dagli umori del possessore. Per ottenere questo risultato il mezzo proposto è
1) il Freigeld, che alla lettera significa “libermoneta”, libera tuttavia da snaturamenti e storture, non certo riguardo al suo uso, che è vincolato da costrizione.
Si tratta di una valuta gravata da una piccola tassa d’uso da corrispondersi settimanalmente (1 x1000 a settimana, il 5,2% annuo, ma a seconda degli impulsi che l’autorità statale monetaria reputi necessari, potrebbe anche variare) in pratica una moneta deperibile come le merci che deve acquistare. La costrizione nasce dal fatto che diventa tutto interesse del possessore spenderla prima che maturi la scadenza della tassa. In pratica la tassa sulla cartamoneta si paga applicando il relativo bollo settimanale (che può essere usato anche come spicciolo e come resto nelle normali transazioni, ma che lo Stato non accetterà in pagamento delle tasse) negli appositi spazi con data prestampata, posti sul retro della banconota (con il denaro elettronico il tutto diventa molto più semplice).
Quali saranno gli effetti? Gesell prevede che domanda e offerta, avendo entrambe la stessa convenienza di essere scambiate, concluderanno le transazioni nel modo più rapido e la circolazione monetaria si assesterà alla massima velocità consentita dalle strutture commerciali, stimolandole al contempo a potenziare quegli elementi che possano aumentarne ulteriormente la velocità. Smaltite le antiche giacenze, il flusso di produzione e acquisti si stabilizzerà, perché come l’intera produzione di merci costituisce offerta, così l’intera massa monetaria costituirà domanda, scongiurando così le crisi da sovraproduzione. Anche chi ha denaro in eccesso sarà motivato a prestarlo, non più alle sue condizioni, ma con un interesse tendente a zero (che rispetto a -5% è già un bel vantaggio) e tutto il denaro sarà attivo (e non statico-accumulativo), o nelle mani del possessore o in quelle del di lui debitore, perché tutti avranno vantaggio a impegnarlo. Finalmente la domanda sarà indipendente dalle aspettative di mercato, da previsioni di raccolto, dalla speculazione, dalle azioni dei politici ed infine dal capriccio dei possessori. L’Autorità valutaria statale sarà la vera regolatrice del mercato: anche quando dovesse ritirare denaro oltre la tassa di fermo-circolazione, i suoi provvedimenti saranno efficaci proprio perché i correttivi saranno fatti su una massa monetaria in circolo, senza masse occulte di soldi tesaurizzati. L’effetto psicologico di tale circolazione farà scemare l’ansia da accumulo, innovando il concetto di risparmio.
Il Freigeld di fatto separa i mezzi di scambio da quelli di risparmio, impedisce le stagnazioni economiche e rende disponibili molti capitali di investimento convergenti sui settori produttivi, promuovendo la piena occupazione, tanto più che l’acquisto in contanti sarà preferito a quello a credito, abbattendo così il fabbisogno di liquidità delle aziende. In definitiva, il denaro di Gesell elimina il capitalismo (in cui il denaro si erge a fine dell’economia e remunera se stesso), ma non elimina il capitale, presente nella sua forma attiva e strumentale: causa iniziale della produzione e quindi del benessere. Il Freigeld ovviamente non elimina l’egoismo umano e l’interesse privato, ma costringendo la domanda a pareggiarsi con l’offerta li incanala verso fini utili alla società.
L’innovazione del Freigeld è già di per sé straordinaria e coinvolge totalmente la vita economica, ma Gesell non si accontenta perché vuole eliminare del tutto le rendite, sotto qualunque forma, ed ecco che all’uopo elabora il programma
2) Freiland: “liberterra”. L’idea base è che la terra sia di tutti e che la proprietà terriera sia arbitraria. Infatti ogni uomo ha bisogno, in piccolissime quantità, di prodotti provenienti da tutto il mondo, il che legittima ciascuno a sentirsene proprietario in condivisione. Al contrario la proprietà esclusiva di un’area territoriale non ha fondamenti legittimi: risale il più delle volte a sopraffazioni e fatti di sangue e ha lo stesso valore del gesto di un tal Maquignaz che mise il cartello “proprietà privata” sul monte Cervino. Anche il concetto di “controllo delle risorse naturali” non è razionalmente valido, sia per i motivi sopra esposti, sia perché una materia diventa “risorsa” solo quando l’ingegno e il lavoro dell’uomo abbia imparato a sfruttarla (si pensi al petrolio che 200 anni fa poteva sembrare solo un liquame sporchevole e dannoso).
In cosa consiste allora liberterra? Dopo un esproprio generalizzato della terra, lo Stato la rilottizzerà con criteri razionali di utilità agricola, urbanistica, industriale e familiare e assegnerà concessioni temporanee di lunghezza variabile (anche vitalizia) tramite asta. Quindi chiunque, purché voglia farli fruttare, può prendere in gestione terreni, miniere, immobili, e industrie. Basta che sia dotato di un buon progetto finanziariamente sostenibile (in ciò aiutato dal Freigeld) e voglia di lavorare. Gli introiti dei canoni saranno utilizzati dallo Stato per sostenere famiglia, natalità e istruzione. Chiunque non voglia o non riesca a portare a termine il proprio periodo di concessione può vendere la licenza e cominciare una nuova attività. Al tempo stesso, le licenze scadute o vendute costituiranno un’opportunità per coloro che vorranno trasferirsi, consentendo una libertà di movimento sul territorio autentica e non astratta, come invece propugnano le leggi europidi.
Il progetto Freiland non ha nulla a che spartire con la statalizzazione marxista: questa riduce tutti i cittadini a meri esecutori di uno Stato burocratico padrone e oppressivo, liberterra invece crea un’imprenditorialità generalizzata del lavoro, senza “imprenditorialità del possesso”, riducendosi quest’ultima ad una rendita più o meno parassitaria.
Il concetto di fondo di liberterra e libermoneta consiste infatti nell’eliminare le rendite di nuda proprietà per remunerare l’opera dell’uomo, consentendo ai cittadini di appropriarsi della totalità dei frutti del proprio lavoro.
Gesell discute e propone per ogni settore (agrario, industriale minerario ed edilizio) i metodi per incentivare la quali-quantità del lavoro, creando in partenza le condizioni per premiare chi lavora di più e meglio.
3) La globalizzazione. Gesell preconizza che, una volta adottate le sue riforme, i confini perderanno importanza e con un procedimento spontaneo e graduale le aree attigue cominceranno a riunirsi in corpi economici confederati, partendo laddove gli stili di vita e di cultura sono più simili. L’economista si augura che, con un lungo processo di maturazione, il fenomeno arrivi ad abbracciare il mondo intero. Anche in questo caso, la proposta geselliana è ben diversa dalla realtà che stiamo vivendo, in cui il WTO ha abbattuto le barriere con un colpo di penna, mettendo interi popoli sotto lo scacco di novità traumatiche e concorrenze insostenibili. E anche in questo caso Gesell anticipa di 70 anni le raccomandazioni del premio Nobel Maurice Allais, che in materia si è espresso in modo del tutto simile.
Le realizzazioni
1) La più famosa applicazione del denaro di Gesell fu quella dell’esperimento di Worgl (cittadina austriaca in provincia di Innsbruck) nel 1932. Si era nel pieno della grande depressione, la gente conduceva un’esistenza stentata e molte persone oziavano non sapendo cosa fare. Il sindaco, che aveva letto “Il sistema economico a misura d’uomo” convinse amministratori e imprenditori che non avrebbero avuto niente da perdere a fare un tentativo. Raggiunto un accordo, il comune stampò 32.000 certificati del lavoro (detti anche scellini liberi da interesse) accettati da buona parte dei negozianti, coperti da un’eguale cifra di scellini austriaci depositati in banca.
Con questi certificati il Comune riparò le strade, costruì ponti, migliorò i servizi e pagò stipendi e materie prime.
L’impulso alla circolazione era forte (tassa sul denaro del 12% l’anno) e lo stimolo funzionò talmente bene che i certificati in un anno circolarono 463 volte ( per una produzione in beni e servizi di 14.866.000 scellini) mentre il corrispondente quantitativo di denaro tradizionale circolò solo 21 volte e, nello stesso anno, fu riassorbito il 25% della disoccupazione. La gente, per non pagare il bollo, arrivò a versare le tasse in anticipo e il Comune si trovò con degli attivi di cassa che destinò a opere sociali. Il sindaco, per non penalizzare il risparmio, aveva disposto che sui certificati depositati in banca il bollo venisse pagato dall’istituto di credito. Questo trasformò la banca in un’autentica agenzia imprenditoriale, che non vedeva l’ora di disfarsi del denaro deperibile per non vederselo dimagrire in cassaforte. Gli affari andavano talmente bene che i comuni circostanti si interessarono della cosa e cominciarono a progettare provvedimenti analoghi, se ne parlò perfino a Innsbruck e una massa di 300.000 cittadini fu in procinto di adottare il Freigeld. A questo punto scattarono le reazioni della Banca Centrale austriaca, che aveva visto in pericolo il proprio monopolio e intervenne con una terribile mole di azioni legali. Purtroppo la magistratura diede ragione alla Banca e l’esperimento fu soppresso. Va notato che, per la miope avidità di uno sparuto gruppo di plutocrati, fu bloccata la riforma che avrebbe scongiurato l’avvento del nazismo. Non si può infatti ignorare che Hitler non sarebbe andato al potere, se in Germania non ci fossero stati 6.000.000 di disoccupati.
2) L’inflazione. Quando l’inflazione assume un andamento abbastanza regolare, produce effetti simili alla moneta libera. Infatti al maturare dei titoli, la riduzione del potere d’acquisto erode gli interessi reali, che tendono a zero. La finanza si riduce d’importanza e diventa conveniente investire nell’economia reale. L’inflazione non sarà mai buona come il Freigeld, perché non ha lo stesso andamento fisso e controllato, non ha lo stesso effetto psicologico e non può essere gestita altrettanto bene, inoltre non scongiura del tutto la speculazione sulle oscillazioni dei prezzi. Ciò non toglie che sia il miglior stimolo alla crescita che esista col denaro tradizionale. Non per nulla la “lotta all’inflazione” è il mantra dei banchieri, che senza inflazione si limitano a comprare titoli e incassare gli assegni dei bonus, mentre con l’inflazione sarebbero persino costretti a trovare degli investimenti utili per i loro soldi, insomma a lavorare (orrore, orrore!). I cretini scientifici del liberismo monetarista sono soliti giudicare con scetticismo gli Stati in crescita, come l’Italia degli anni ’60 o l’Argentina del nuovo millennio, perché “è vero che l’economia cresce, ma c’è l’inflazione”. In questo modo dimostrano di essere asini due volte: la prima perché preferiscono salvaguardare le rendite a scapito dell’occupazione, la seconda perché non hanno capito che la crescita non avviene nonostante l’inflazione, ma proprio perché c’è l’inflazione. Talvolta, qualcuno ha detto che il denaro deperibile funzionerebbe bene in periodi di crisi, ma non a regime ordinario. Chi ha letto fin qui avrà capito che, al contrario, il Freigeld previene le crisi e, del resto, finché le autorità non consentiranno un’applicazione continuativa della “moneta libera” non vi potrà essere una riprova. Intanto però si adopera il denaro tradizionale e le crisi cicliche continuano a verificarsi, proprio come previsto da Gesell.
3) Il sistema alberghiero inglese. Non si conoscono applicazioni integrali del programma Freiland -liberterra-, da parte di alcuno Stato, tuttavia, localmente, si è verificato qualche esempio settoriale. Un caso che voglio citare è quello degli alberghi londinesi (non so se la cosa valga per tutto il territorio britannico). A Londra non è possibile acquistare hotels o alberghi, ma è possibile rilevare una licenza di gestione, valida per x anni. L’imprenditore alberghiero, che può essere un qualunque cittadino, si fa il suo progetto, decidendo se puntare sul prezzo a buon mercato, oppure su ristrutturazioni che qualificano l’immobile (in tal caso si fa finanziare da una banca) per spuntare prezzi più alti, paga il canone al Comune, cura la manutenzione in termini convenzionati, ma non ha spese né introiti di proprietà (mutuo d’acquisto o vendita dell’immobile). Certamente Gesell aveva pensato il suo progetto in questi termini, solo estendendolo a tutti i settori dell’economia. A quanto pare il metodo londinese funziona egregiamente e nessuno se ne è mai lamentato.
Conclusione
Qualunque economista, onesto con se stesso, dovrà ammettere che è impossibile prescindere dal pensiero di Gesell. Si potranno perfezionare degli argomenti e dei ritrovati, ci si potrà focalizzare su aspetti particolari, ma la visione olistica che Silvio Gesell offre dell’economia è a tutt’oggi insuperata. Esistono nelle varie discipline alcuni autori che hanno incarnato in modo talmente perfetto le aspirazioni della propria arte da esservi identificati.
Ad esempio non è raro udire l’affermazione che “Bach è la musica” (Franz Liszt). Allo stesso modo voglio proclamare che “Gesell è l’economia” e la sua capacità lucida e pacata di osservare i problemi da varie angolazioni, fino a trovarne una soluzione, merita tanta ammirazione quanto il fatto che non separi mai la tecnica dal suo fine: il “sistema economico” dal “a misura d’uomo”.
L’economia naturalmente non è una scienza esatta, perché non dipende, come la fisica, dal comportamento deterministico della materia inanimata, ma deriva dalle scelte degli esseri umani, pur sempre dotati di libera volontà. Per questo non affermo che sempre e in toto si dovrebbero applicare i consigli di Gesell (anche se ne raccomanderei caldamente la gran parte).
Però, quanto meno, per una società che voglia avere una visione positiva del suo futuro, studiare Gesell a scuola dovrebbe essere una tappa obbligata.
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Noooo…. è proprio quello il punto fondamentale!!!!
Se pensi alle DUE funzioni della moneta, quella di facilitare gli scambi e quella di accumulo di ricchezza, ti rendo conto che sono assolutamente in contrasto, e, peggio ancora, l’instabilità del sistema economico deriva proprio dall’accumulo di denaro al posto di ricchezza: chi ha denaro può guadagnare senza fare niente, solo prestandolo, e, in periodi di crisi, con l’incertezza sul futuro, si tende ad accumularne senza farla circolare, rendendo l’economia ancora più stagnante e la paura per il futuro ancora maggiore, un cane che si morde la coda.
Ma se si fa una moneta che non conviene tenere in cassaforte, viene rotto questo incantesimo (direi meglio: questo maleficio).
Direi decisamente di no. Se uno accumula o sono in banca e circolano per prestiti (quindi circolano comunque) o sono sotto le mattonelle a rischio furto. L’accumulo consente comunque di fare acquisti importanti come la casa per il privato, il capannone o il macchinario per l’azienda. La moneta a scadenza alla fine la spendi per piccole cose e comunque il primo che se la trova in mano ha una ricchezza, l’ultimo ha una patata bollente che non vuole nessuno.
Forse andava bene con la valuta “tutta” in cartaceo o metallo, non certo con i sistemi informatici di cui disponiamo oggi.
Credo che state parlando su due piani diversi di una stessa cosa.
Il piano di Davide è quello di un progetto calato in una realtà dove tutto si acquista.
Quello di Alberto, il piano di chi spera possa un giorno esserci un mondo in cui la gratuità è la moneta corrente mentre la moneta stampata è l’unità di acquisto.
Il ragionamento che sto facendo fonda su un quesito: l’economia autarchica può essere compatibile con l’economia di scambio a livello mondiale? O meglio, quello che si accetta uso interno può essere accettato a livello esterno? Oggi direi che sarebbe impossibile a meno che non entriamo nello stesso meccanismo di chi sta elaborando la moneta unica elettronica di chi solo può comprare e vendere.
Ecco perchè penso che Alberto da un pò di tempo a questa parte abbia sposato la tesi della gratuità. Dove per gratuità si intende anche le case “fatte” e non “comprate”. Esattamente come dovrebbe essere nei borghi, dove tutto è improntato al principio della sussidiarietà e dello scambio di aiuti e favori.
Mi rendo conto che oggi siamo davvero fuori metafora, ma se uno solo di noi avesse un terreno di proprietà per cominciare, non ci vorrebbe nulla, perchè tutto diventerebbe un bene comune e chi volesse accumulare denaro per fare le scarpe agli altri, sappia che se non se ne libera subito, poi resta con un palmo di mano: perchè le case non sono in vendita e tanto meno è in vendita il Borgo!
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Costruire Borghi e non Cattedrali nel Deserto
Piramidi al tempo della crisi
Luigi Cavallaro – 04 Aprile 2009
I faraoni fecero erigere le piramidi non perché servissero al popolo, ma perché la propria fama e gloria s’imponessero ai vivi e si tramandassero ai posteri. Per molti millenni esse non ebbero alcuna utilità pubblica, né certo l’ebbero per quelle migliaia di persone che morirono nel costruirle; oggi che anche il turismo è un’industria invece ce l’hanno e gli egiziani le curano e accudiscono come preziose fonti di valuta pregiata.
Adam Smith, padre fondatore della moderna economia politica, non amava particolarmente la spesa pubblica: la tollerava perché si costruissero acquedotti, strade, fortificazioni e in genere quei beni che i capitalisti non erano capaci di offrire non essendo profittevole produrli, ma avrebbe disapprovato come spreco l’uso di risorse pubbliche per la costruzione di piramidi.
Venne poi Keynes e spiegò che, siccome l’accumulazione di capitale poteva essere insufficiente ad assicurare il pieno impiego in una collettività ricca, quest’ultima si sarebbe progressivamente impoverita, salvo che i milionari non si fossero dati a dilapidare ricchezze nella costruzione di regge fastose o piramidi che ne accogliessero le spoglie dopo morti. «Scavare buche nel terreno aumenterà non solo l’occupazione ma il reddito nazionale», scrisse nella Teoria generale dell’occupazione, dell’interesse e della moneta (1936), benché contemporaneamente ammonisse che non era ragionevole che una “comunità avvertita” si accontentasse di dipendere da simili sprechi quando avesse capito le forze che governano la domanda effettiva.
Ma dar vita ad una “comunità avvertita” non è affatto semplice. Per gli individui è sommamente razionale essere ignoranti delle cose pubbliche: lo sforzo che si dovrebbe compiere per impadronirsi dei meccanismi che governano l’agire collettivo è troppo elevato in rapporto al beneficio che se ne può trarre, perché al momento di votare l’opinione di chi è informato vale uno, esattamente quanto quella di chi informato non è. Un economista americano di nome Mancur Olson spiegò circa quarant’anni fa che solo in presenza di incentivi individuali – ricchezza, potere, gloria – ciascuno di noi può essere indotto a investire tempo nell’organizzare e nel dirigere un’azione collettiva, si tratti di un partito, di un sindacato o dello Stato stesso.
È per questo che oggi siamo tornati a progettare piramidi come il ponte sullo Stretto di Messina, per il quale il Cipe ha da poco stanziato ben 1,3 miliardi di euro sui 6,1 del costo complessivo. Non serve obiettare che dopo il ponte c’è un binario unico o che Giuseppe Tomasi di Lampedusa avrebbe suggerito di spendere quei soldi per rifare le strade, ancora polverose e piene di buche come quelle percorse dal Principe di Salina nel suo viaggio da Palermo a Donnafugata: il ponte serve principalmente a magnificare ai contemporanei e ai posteri le gesta dei nuovi faraoni che l’hanno progettato (anzi “cantierato”, come dice un orribile neologismo); non serve alla collettività se non come spreco utile a creare un po’ di domanda effettiva e di occupazione precaria nei ruinanti tempi di crisi che ci tocca vivere.
È possibile che costruendo un simile scempio si possa ancora posporre, come diceva ironicamente Keynes, il momento in cui l’abbondanza di capitale interferirà negativamente con l’abbondanza di ricchezza. Certo è che il (relativo) consenso popolare di cui godono questo e consimili progetti parla di un’atavica fame di salario, non di una preferenza per le piramidi. A sinistra qualcuno avrebbe dovuto capirlo prima che fosse troppo tardi.
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COME PAGARE ORA I DEBITI DELLE P.A. ENTRO I VINCOLI DI BILANCIO
Agli imprenditori creditori delle pubbliche amministrazioni suggerisco di dire ai cialtroni politicanti che si possono pagare i debiti commerciali esistenti senza violare i vincoli di bilancio, e senza che lo Stato emetta moneta in proprio, violando il divieto di Maastricht, nei modi che seguono.
Sono modi di pagamento facoltativi – ossia, i creditori che non li accettano, si accodano al piano di pagamento in Euro, secondo le disponibilità di bilancio.
Primo modo: ricorrere alle monete complementari, ossia all’emissione non statale di mezzi monetari a circolazione convenzionale ed emessi senza generazione di ulteriore debito (come invece avviene quando si emette valuta legale contro debito pubblico). Anche il conio, le monetine, è emesso senza indebitamento. Si tratta di far pagare dalle varie p.a. debitrici in una moneta complementare emessa dalle stesse p.a. in consorzio-circuito tra loro e con soggetti economici privati. La moneta sarebbe spendibile entro il circuito su base contrattuale-statutaria, e potrebbe avere, in aggiunta, spontaneamente, una circolazione-accettazione fiduciaria fuori di esso. Lo Stato dovrebbe normare, certificare e legittimare questa moneta. Consiglio consorzi e circuiti non nazionali (il Nord non si fida del Sud) ma regionali o macroregionali. Per tale soluzione, consiglio di richiedere la consulenza di Pierluigi Paoletti dello Scec. Arcipelago SCEC www.scecservice.org/
Lo Scec non è propriamente una moneta, ma un titolo di abbuono circolare e spendibile tra gli aderenti, e non è tassabile. Però per il pagamento dei debiti delle p.a. si potrebbe fare una vera e propria moneta. Il Trattato di Maastricht proibisce agli Stati aderenti di emettere in proprio la valuta legale, cioè avente circolazione forzosa; ma non proibisce ad alcuno, nemmeno agli enti pubblici, di emettere una moneta a circolazione convenzionale, contrattuale. Diverse soluzioni sono possibili, e sono anche state sperimentate, in Italia e ancor più all’estero.
Secondo modo: pagare in btp, come sotto descritto, con accorgimenti per non sforare, cioè dare in pagamento btp, che non sono moneta ma sono spendibili e monetizzabili; meglio ancora offrire, in aggiunta,e come condizione per ricevere il pagamento in btp, incentivi a usare questi btp in modi funzionali a un progetto macroeconomico di lungo termine, così da innalzare il pil e restare entro il tetto del 3%. A questo medesimo fine, aggiungo una proposta per assicurare credito ai settori produttivi dell’economia, privilegiando investimenti di particolare impatto positivo sulla crescita.
Tecnicamente, ecco la mia proposta:
1)Offrire ai creditori delle p.a. il pagamento dei loro crediti in btp, di nuova emissione, quinquennali, a tasso da definire; i btp sono vendibili, quindi subito monetizzabili;
2)Al fine di legare questa emissione di btp al prevedibile aumento del pil da essa innescato, offrire ai medesimi incentivi per indurli a usare questi btp o i proventi della loro vendita in modi funzionali a un progetto macroeconomico di lungo termine; i modi possono essere: a)investimenti produttivi di economia reale; b)aumento del capitale sociale; gli incentivi possono essere diritti di accesso prelazionato al credito produttivo pubblico agevolato di cui sotto; accettazione dei detti btp come garanzia privilegiata da parte della banca di cui al punto 3; l’investimento per accrescere il capitale sociale è pure utile ai fini del punto 3, come in questo specificato;
3)Sempre al fine di aumentare il pil onde non sforare coi suddetti pagamenti, trasformare la Cassa depositi e prestiti in banca pubblica per prestiti all’economia reale, BER, finalizzata a procurare finanziamenti a tassi competitivi per investimenti produttivi; capitalizzarla con prestiti della BCE e con proprie emissioni obbligazionarie al 2% semestrale di interesse, garantite da cespiti pubblici (è bene aver più di una fonte di capitalizzazione e gettare le basi per una totale indipendenza creditizia dall’Europa); BER accetterà come garanzie i btp di cui al punto 2 accordando loro un trattamento di vantaggio in termini di tassi; se la BCE non accordasse il prestito o non accordasse una durata sufficiente o tassi equi, aprire un contenzioso contestando l’inadempimento degli obblighi, posti dal Trattato di Maastricht, di eseguire politiche di convergenza a livello di economie sostanziali.
3b)la carica di presidente, consigliere, dirigente e advisor di BER è incompatibile con chi sia o sia stato socio, dirigente, consigliere, advisor in banche o assicurazioni private;
3c)premesso che BER è un ente pubblico e non è soggetta agli accordi di Basilea, aventi natura privatistica, lo statuto stabilirà i limiti massimi agli impieghi complessivi in base alla raccolta e agli indici di rischio ponderati dei vari impieghi; entro i detti limiti il Mef fisserà gli obiettivi di erogazione in via anticipata trimestralmente, tenendo conto dell’andamento dell’economia;
4)Erogare con questa BER crediti agevolati a imprese produttive con garanzie che il denaro vada impiegato in modi idonei e resti in Italia; all’uopo la BER potrà richiedere il rilascio di garanzie reali (pegni di quote o azioni della società beneficiaria; modificazioni statutarie; diritto di veto su operazioni; diritto di partecipazione al cda) o destinare il prestito a persone fisiche aventi requisiti di comprovata competenza imprenditoriale, correttezza pregressa, nazionalità e cittadinanza e residenza italiane o comunitaria; il finanziamento deve andare alla continuità di aziende già consolidate intorno a un cittadino italiano o comunitario, onde evitare che l’italiano sia usato come prestanome da operatori extracomunitari;
5)Per attrarre capitali stranieri e scudati, e comunque provenienti dall’estero, onde incrementare la liquidità nel Paese, la BER potrà erogare somme a fondo perduto, per l’acquisto e la ristrutturazione di immobili e aziende, secondo progetti pre-approvati da apposito organo pubblico, e contro il deposito presso la BER senza interessi per almeno 5 anni di pari importo in denaro fresco e libero, proveniente dall’estero da parte del beneficiario; il rimborso sarà condizionato alla regolare esecuzione dell’opera; il deposito presso la Ber sarà vincolato ad investimenti pubblici infrastrutturali di medio e lungo termine, che dovranno costituire il presupposto per invogliare gli imprenditori privati a investire e assumere.
04.04.13 Marco Della Luna
http://marcodellaluna.info/sito/2013/04/04/come-pagare-ora-i-debiti-delle-p-a-entro-i-vincoli-di-bilancio/
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Dal paradiso all’inferno, sola andata. Oppure puntare dritti al Paradisodi
di Alberto Medici su Ingannati
L’amico Andrea Cavalleri ha scritto una interessante critica alla MMT su stampalibera: Non è moderna, non è americana e non funziona: la MMT. In particolare mi ha colpito un suo passaggio in cui mette in evidenza le due funzioni contrapposte della moneta:
“Lo Stato, nota Gesell, controllerebbe sì la totale massa monetaria, ma non avrebbe nessuno strumento per regolare la velocità di circolazione, perciò il sistema economico risentirebbe della contraddizione insita nella natura del denaro (il denaro usato abitualmente): di essere al tempo stesso mezzo di scambio e mezzo di risparmio. Il che significa che se circola (come mezzo di scambio) non viene risparmiato, ma se viene accumulato non circola, cosicché le sue due funzioni si fanno guerra, penalizzando inevitabilmente la vitale funzione di scambio, che è quella che sostiene ogni economia evoluta (che vive della divisione e specializzazione del lavoro).”
Interessante questa distinzione dei due ruoli per analizzare l’attuale situazione economica e prospettare qualche soluzione.
A ben pensarci, infatti, per quale motivo si accumula denaro? Forse che il denaro può sfamare, riparare, tenere caldo? No, il denaro presumibilmente ci permetterà di mangiare, scaldarci, ripararci, perchè ci saranno presumibilmente persone disposte a darci, in cambio di quel denaro, cibo da mangiare, legna per scaldarci e vestiti per coprirci. Ma se dessimo per scontato che troveremo comunque, sempre, delle persone disposte ad aiutarci e a darci cibo e vestiti anche senza denaro? Che bisogno avremmo di accumulare denaro?
Questa può sembrare una provocazione accademica, fine a sè stessa, una disquisizione per amanti dei sofismi, ma insisto: non è forse la mancanza di fiducia nel futuro, il bisogno di crearci le nostre sicurezze, la paura di non farcela che ci porta a ritenere più di ciò che ci serve? Quando Dio scelse il popolo di Israele come suo messo fra i popoli (i maligni dicono che Dio pensò fra sè e sè: “Se ci riesco con questi, con tutti gli altri sarà una passeggiata“) volle dare loro un inprinting mica da poco, e per insegnar loro a non accumulare, e a fidarsi ciecamente di quello che il Cielo ti dà giorno per giorno, li tenne nel deserto per 40 anni (mica una settimana), forzandoli a raccogliere quotidianamente la manna, e questa non si poteva accumulare: quella messa da parte anche solo per il giorno dopo andava a male, tranne che per il giorno di sabato, il giorno del riposo.
Sappiamo come andò a finire, Gli andò male, e non solo quel popolo rifiutò Gesù e lo mandò a morire in croce, ma divennero i maggiori banchieri del mondo. Pazienza, questo comunque non ci esime dall’imparare la lezione: fidarsi di quello che Dio, o la Provvidenza, manda giorno per giorno.
Immaginate un paradiso in terra: nessuno accumula per sè, nessuno mette da parte, ma tutti sono disponibili per gli altri, donano gratuitamente del proprio tempo, della propria creatività, delle proprie risorse. Insomma, Dono Gratuito e senza calcoli. Nel momento in cui viene a mancare questa fiducia, questo abbandono, comincia la spirale negativa che ci porta al capolinea opposto: un po’ alla volta, senza grossi stravolgimenti, secondo lo schema sotto. Si passa al baratto: sì, ti posso dare le mie uova, ma tu mi devi dare in cambio i tuoi pomodori. Poi, siccome il baratto è oggettivamente difficile da realizzare, creiamo una moneta, un mezzo di scambio basato su un bene raro e non depreriile: l’oro. Poi da qui si passa alla cartamoneta, poi alla moneta elettronica, e alla fine, semplificando sempre di più, al chip sottocutaneo, comodo, no? Non devo neanche ricordarmi di portare con me il mio bancomat, cosa volete di più? Realizzando la famosa profezia apocalittica del segno della bestia, quel 666 che – guarda caso – si trova in tutti i codici a barre che sono su tutti i nostri prodotti.
Si capisce allora perchè il sommo Giacinto Auriti parlava del valore indotto della moneta, e al tempo stesso si rivaluta la funzione sociale del reddito di cittadinanza, che pure io stesso avevo combattuto in passato. Maggiore è infatti la disponibilità di denaro, maggiore è la fiducia nel futuro. E maggiore è la fiducia nel futuro, e maggiore è la disponibilità reciproca gli uni verso gli altri.
Ma in questa fase siamo nell’esatto opposto: non esiste nessuna fiducia nel futuro. e non essendoci alcuna fiducia nel futuro, si trattengono i soldi (non più mezzo di scambio ma solo come mezzo di risparmio). E se il denaro smette di circolare, la situazione economica peggiora ulteriormente, bloccando l’economia e creando ulteriore sfiducia nel futuro e pessimismo. Un circolo vizioso che porta verso il baratro.
Come interrompere questa spirale negativa?
A livello politico: uscendo dall’Euro e ripristinando una moneta sovrana, emessa a credito e non a debito (si arrabbieranno i banchieri, ma pazienza, sono solo un misero 0,0000.% della popolazione – e poi scoprirebbero un mondo migliore anche per loro, alla fin fine). Ma staremmo meglio tutti quanti. A livello individuale: ricominciando a fare quanto più possibile le cose gratis, per uscire da questo cappio illusorio ma soffocante che ci è stato imposto con la moneta emessa a debito. E, come dice Plutarco, ciò che cambia l’Uomo dentro finirà presto o tardi per cambiare anche la società esterna.
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Come funziona la Provvidenza Divina di P. Ubaldi
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Il Cristo e il giovane ricco di Heinrich Hofmann 1824-1911 |
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Madre Teresa di Calcutta 1910 – 1997. Premio Nobel per la Pace nel 1979 e beatificata nel 2003. Il suo unico sostegno: la Provvidenza Divina. |
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“Fratel Ettore” Boschini 1928 – 2004. Accoglieva ed accudiva i diseredati di Milano affidandosi alla Provvidenza Divina. |
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Don Zeno Saltini 1900 – 1981. Padre e Fondatore della Comunità di Nomadelfia. Si è sempre affidato alla Provvidenza Divina. |
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Catalogna: comunità autogestite e autosufficienti
“Almeno 1200 catalani si autogestiscono con moneta, educazione e sanità propria”
Di Nuria Bonet Icart
http://www.20minutos.es
Hanno una moneta propria. Hanno un sistema sanitario, una rete educativa e delle officine autogestite. Sono una cooperativa auto-gestita e auto-organizzata, in cui gruppi di persone vivono al di fuori del sistema, prendendo decisioni nelle assemble, basando l’organizzazione sulla fiducia. In Catalogna, ci sono già 1.200 cittadini che hanno scelto questo modo di vita e l’attuazione di queste comunità si sta diffondendo. La crisi e il movimento degli Indignados, ha dato loro la giusta spinta.
Ne la calle Sardenya di Barcellona, vicino alla Sagrada Familia, tre anni fa si era stabilita la Cooperativa Integral Catalana (CIC), nel centro Aurea Social. In un edificio di tre piani, con una tettoia e con un nuovo giardino urbano, si sono coordinati e si sono svolti varie attività come doposcuola, centri sanitari e alloggi, oltre a laboratori e corsi per tutte le età.
-Apre il primo CAPS
Il CAPS, per i membri della cooperativa, non è un ambulatorio ma un Centro de Autogestiòn Primaria de Salud. Vi si possono trovare persone “facilitadores de salud” che accompagnano i pazienti nel cercare soluzioni ai problemi di salute con la medicina generale. Non vi è gerarchia e e se vi sono problemi come fratture agli arti e cose del genere, “andiamo al pronto soccorso”, spiega Xavier Borrás, uno dei primi soci della Cooperativa.
In una delle camere spaziose e moderne del palazzo, si trova un asilo nido per i bambini di età compresa tra gli zero e i tre anni. I genitori si sono organizzati nel prendersi cura ed educare i figli. Oltre ai 30 € per registrarsi nella cooperativa (somma che viene ritornata qualora il partner lasciasse la cooperativa), non si dovranno pagare altri soldi. Si può pagare con le ore di lavoro o con l’ “ecos”, una moneta propria.
Si tratta di una “moneta libera”, che non è stampata e che serve per qualsiasi commercio che si vuole fare all’interno della rete o anche a coloro che forniscono servizi esterni alla rete, come per esempio da un’oculista o dagli agricoltori. Il CIC utilizza il sistema comunitario di scambio (Community Exchange System, CES), un software online per la gestione della moneta.
L’ “ecos” è la “moneta libera”, adottata dalla Cooperativa, dall’Ecoxarxes, Núcleos de Autogestión Local e Proyectos Autónomos de Iniciativa Colectivizada. Essa serve per acquistare prodotti 100% ecologici, oltre a pagare il dentista, parte del canone di locazione sociale o l’asilo per i bambini. Ogni eco è equivalente ad un euro circa. Un membro attivo della Cooperativa spiega che si può vivere con circa 150 ecos-base al mese. Col termine “base” si definiscono i prodotti che si vogliono condividere quel mese. Con questo contributo, si paga il cibo e si da un contributo volontario al sistema sanitario pubblico autogestito.
Tra queste caratteristiche, vi è anche un ufficio per la casa, dove si consigliano le azioni da usare a coloro che rischiano lo sfratto. Essi vengono informati delle lacune esistenti nel sistema in modo da trarne beneficio. Si sta incoraggiando l’affitto sociale e le “masoveries urbanes”, una formula che viene a recuperare la figura catalana del “Masover”, una persona o una famiglia che vive e gestisce una casa di campagna che è di proprietà di un altro.
-In conclusione
“Non cerchiamo di andare contro il sistema, ma di andare fuori dal sistema“, spiega Borras. Dopo anni di proteste, “ora è il momento di agire”, continua a chiarire questo storico membro del CIC, che era nato con un centinaio di membri e che è aumentato di 12 volte. L’organizzazione ha ricevuto impulso dall’attivista Enric Duran, il Robin Hood delle banche.
Questo sistema è in espansione in tutta la Catalogna e nella penisola, oltre che in Italia e in Francia.
Traduzione di NexusCo
http://ienaridensnexus.blogspot.it/2013/04/almeno-1200-catalani-si-autogestiscono.html
http://informazioneconsapevole.blogspot.it/2013/04/almeno-1200-catalani-si-autogestiscono.html
Eliseo scrive:
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31 marzo 2013
…dibattiti a viva voce con i debunkers?
In questo caso, bisognerá fare molta attenzione al “neuro’ linguaggio di quesdte canaglie.
Esistono individui molto competenti nell’arte di farti perdere le staffe dato che le loro menzogne e i loro inganni vengono pronunciati con modi eccellenti, raffinati, con una incredibile magniloquente sicumera.
Costoro sono capaci di vincerti mettendo in scena ogni tipo di trucco verbale ed hanno dalla loro l’pparato “autorevole” di tutte le rispettabili istituzioni conosciute. Faranno in modo di fregarti, come si dice, posizionando le tue tesi come un’opinione insolita che quelli rispettano, ma che é appena una tra le tante, ed è molto differente dalle tesi del famoso economista Tizio, del politico Caio, del Presidente de Tali, del giornalista Tal altro. tecniche per ridicolarizzarti, e farti sentire un anormale, un debiloide e metterti in ridicolo di fronte all’opinione pubblica.
Per ragioni come queste io sarei più favorevole ad impiegare un martellamento (come fanno loro), incessante: 60 milioni di biglietti dal contenuto semplice, condensatissimo, e molto forte, distribuiti ogni mese su tutte le maggiori città italiane. Non posso dimenticare Marco della Luna, intervistato (su rai 2?) alle prese con uno di questi fiorellini, campioni del debunkering il quale usò ogni tipo di trucco, interrompeva l’ospite, non gli faceva finire il discorso, dettava lui le domande pilotando praticamente il tema su aspetti secondari, lo stesso fecero con Maurizio Blondet che è un gigante del giornalismo. E lo stesso fece con te quella giornalista belloccia e pienotta che non si atteneva ai contenuti, che ti presentò come una voce fuori dal coro: persino un eccentrico in un paese “democratico” ha il diritto di dire la sua “idiozia”. Questo daranno ad intendere agli ascoltatori. Credi a me.-
Parusia scrive:
31 marzo 2013Eliseo ciao, buona Pasqua a te a tutti gli amici
evitiamo lo scontro dialettico. Non abbiamo la loro tecnica come dici tu, di tipo PNL o psyops. Ma ne abbiamo una che loro non potranno mai controbattere, perchè “di fronte ai fatti non ci sono argomenti“: passare ai fatti! Dobbiamo cominciare la “conversione” ed il cambiamento da noi stessi, prima di tutto dall’amore per il prossimo, ma subito appresso dalla povertà, in spirito. Dobbiamo evitare i loro sistemi matriciali per non cadere nella trappola di sentirci dire: rifiuti ciò di cui ti alimenti; sputi nel piatto in cui mangi.
Un abbraccio con amore cristiano
Parusìa
in Gesù Adveniente e Maria CorRedentrice
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Eliseo scrive:
31 marzo 2013La vera attività bancaria dev’essere rivelata in modo semplice. Il più semplice possibile.
Per esempio la sola parola “signoraggio” è difficile. Non spiega niente. Complica le cose.
Io direi invece: Breve storia In una società semplice di agricoltori che vivono semplicemente scambiandosi i loro prodotti agricoli, arriva un furbacchione che non produce nulla, ma che avendo inventato, dal nulla, a costo nullo per lui, e garantito da nulla, um pezzo di carta stampato con il potere di acquistare tutto: un chilo di mele, un campo, una casa, tutti i beni degli agricoltori, pretende poi con tale invenzione, stampata senza limite, di acquistare tutti i beni prodotti da quella società primitiva.-
Parusia scrive:
31 marzo 2013Ottimo esempio. E’ quello che vado spiegando da anni.
Però attento, Eliseo, perchè il problema non è solo di metodo. Infatti dobbiamo imparare anche a lavorare sui modelli riproducibili ad ogni livello avanzato e no, di società; introdurre un dubbio metodico che smaschera l’inefficacia dei sistemi attuali e le organizzazioni che ne sono alla base; individuare strumenti operativi di lavoro che siano efficaci per l’accreditamento dei nostri valori di merito; saper essere coerenti tra quello che diciamo e quello che siamo nella vita di tutti i giorni; saper far bene i conti con la nostra natura umana, antropologica, e l’inserimento ambientale e sociale; evitare la prolissità, i discorsi periferici, le cadute di stile, la presunzione; saper essere ottimi segugi e avere una presenza di spirito come fossimo di fronte ad una platea diversificata di livelli culturali e di gente; avere una moralità ineccepibile che dimostri che non siamo nè arroganti, nè visionari, nè irrealisti, ma anzi, con i piedi ben piantati per terra (nessuno è più realista de re); dimostrare come si inverano uno dopo l’altro le nostre teorie e portare esempi pratici; avere una nostra scuola interna per la ragion critica (valurare i pro ed i contro delle nostre dissertazioni) e la ragion pura (il modello ideale di società che abbiamo in mente) capace di vagliare i punti di forza e di debolezza e quindi la criticità dei sistemi alternativi che proponiamo; elaborare teorie con tanto di dimostrazione empirica e riproducibilità secondo criteri già elaborati e focalizzati nel tempo, nello spazio, per le diverse culture; avere bene in mente una teoria generale dei sistemi e come questi possano influenzarsi l’uno con l’altro per progredire vero il bene comune; avere una vera e propria alta scuola di specializzazione per la sostenibilità e le procedure di attuazione dei nostri progetti; rimanere su discorsi centrati ed evitare derive su discorsi periferici e soprattuto evitare lo scontro frontale ad personam imparando a defilarsi da attacchi diretti su se stessi; conoscere i metodi per la comunicazione diretta, la formazione e la replicabilità dei nostri contenuti di base; saper superare i conflitti ambientali ed ideologici anche di fronte alla frammentazione politica e religiosa. Aggiungo a questo ragionamento: la logica, la retta ragione, la coerenza, la spiritualità, la praticità, la manualità, l’humor, la sportività, la permeabilità, la sagacia, la temerarietà, la prudenza, la costanza, l’approfondimento tematico, la passione, la partecipazione, la devozione, l’abnegazione, la gratuità, la prontezza di spirito, lo scrupolo, il rispetto per ogni interlocutore.
Insomma, come vedi, non è così semplice. Oggi come oggi posso dire, per esempio che il progetto dei Borghi e delle CAERP viaggia da solo, ma che dal punto di vista pratico sto a carissimo amico perchè non sono ancora riuscito a far passare il concetto che la ricchezza è un valore secondario. Come faccio ad arrivare a spiegare questo?Eliseo scrive:
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31 marzo 2013
Caro Parusia, e cari amici, ricambio di tutto cuore gli auguri di Buona Pasqua.
Rimango sempre senza parole di fronte alla nobiltà delle tue proposte. Sono scelte che amo e rispetto, parole ascetiche, profondamente spirituali, di chi tende a lasciare le cure terrene.
Ma io non posso dimenticare le parole di Cristo che apostrofò i Farisei e i “dottori” della legge, dicendo loro: “figli del demonio, voi seguite lo spirito di iniquità il quale fu sempre menzognero e assassino, Cristo perdette la calma anche con i cambia valute del tempio dicendo loro: “avete fatto della casa di mio padre un covo di ladri!
Personalmente sarei più incline alla lotta, almeno alla lotta verbale, contro un piccolo gruppo di delinquenti che stanno distruggendo intere nazioni dei paesi del Mediterraneo. Questo non toglie nulla alle tue nobilissime parole, Parusia, amico di Cristo e, spero, amico mio.
Eliseo -
Eliseo scrive:
31 marzo 2013La proposta di Danilo Perolio (avendo letto l’articolo nel blog undicato), è sicuramente un cammino vittorioso. Si tratta del rimedio applicato dal ministro tedesco del tesoro nel 1933, il giudeo Schacht, che risollevò in 5 anni l’economia tedesca e fece della Germania dell’epoca il paese più florido del mondo.
L’uso di obbligazioni dello stato (o debito pubblico garantito dallo stato) rimborsabili in 5 anni, o anche più, in tagli da uno, 5, 10, 20, 50 e 100 unità econometriche: Emessi (senza indebitamento) dal governo di rappresentanti del popolo italiano, non dagli attuali camerieri dei criminali (cancello criminali e scrivo del sistema bancario). Come far questo? Come introdurre una idea simile senza l’opposizione di un muro di traditori del popolo italiano, formato da: classe politica, magistratura, super pagata dalla tesoreria di una società privata con fini di lucro, da una classe di “economisti” fasulli, addestrati dal sistema bancario a raccontare balle in contraddizione tra loro stessi, di giornalisti, debunkers, e da televisioni al soldo della cupola finanziaria.
Impresa impossibile she sta nelle mani di Dio. Tenteranno in tutti i modi di impedirci questo. Creeranno inflazione (perdita del potere d’acquisto della moneta), deflazione: rarefazione, diminuizione del circolante necessario a rinsanguare le attività economiche vere. Ricorreranno ad ogni tipo di inganno e all’omicidio per scoraggiare questa iniziativa. Provocheranno guerre e rivoluzioni, Ne faranno di tutti i colori, dato che l’osso che perderebbero è troppo voluminoso.
Per Parusia:
Se qualcuno ti dice: “Sputi nel piatto dove stai mangiando!”, rispondi: Queel che sto mangiando è il frutto del lavoro onesto dei miei compatrioti, i quali estraggono, minerali, coltivano i campi, producono manufatti e servizi, e solo questo mi da il pane che io consumo dando grazie a Dio. Il piatto di caviale che mangi tu e lo champagne è invece il frutto di un furto vergognoso fatto da parte tua e dei tuoi mentori e finanziatori ad una nazione formata di gente di grande valore che lavora onestamente col sudore della sua fronte, con suo ingegno, la sua intelligenza, la sua industriosità ed il suo rispetto deççe leggi di Dio.-
Parusia scrive:
31 marzo 2013Eliseo sai bene che il “piatto da cui mangiamo” non è il cibo, ma tutto il resto: sanità, apparati di giustizia, educazione, servizi stradali, il sistema istituzionale ed i loro dipartimenti dislocati sul territorio, ecc.. che se anche non funzionano, intasano burocraticamente la macchina pubblica, sono meccanismi inutili e superati e ci dicono che vanno avanti con le tasse di pochi, sono pure il substrato culturale con cui dobbiamo dimenarci e fare i conti, perchè sono la grande opera ingegnosa delle matrici in cui sono immerse le nostre famiglie.
Ecco perchè dico: se riprendiamo San Francesco, è facile dire che questo “falso” Papa sta facendo demagogia. Ma se parliamo di “cibo”, “energia”, “informazione”, “medicina”, “moneta”, temo che senza dei veri esempi “a toccar con mano” come avrei voluto fare con Nomadelfia, il giorno dopo una bella chiaccherata con slide, filmati, testi, seminari, siamo da capo a dodici.
Perchè se io parlo da un Borgo o da un Casale di campagna, posso dire quello che dici tu. Diversamente no. E ci capiterà di parlare con un russo o uno scandinavo e dire non che il caviale o il salmone sono lussi, ma la polenta (farinha de milho) e lo zucchero da canna che loro non vedono nemmeno con il canocchiale.
Ecco perchè dico che dobbiamo imparare a conoscere gli argomenti, tramutarli in fatti, e non mandare nell’arena il primo che capita. In due secondi io potrei smontarti chiunque, anche il migliore fra noi. Di questo abbiamo bisogno piuttosto: di avvocati del diavolo. C’è bisogno di allenarci a prendere schiaffoni l’un dall’altro.
Forse Alberto è più di questo che abbiamo bisogno ora. E stanne certo che ce ne daremo di santa ragione, perchè l’”armiamoci e partite” è tipico di noi cristiani imborghesiti.
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Eliseo scrive:
31 marzo 2013Dimenticavo di dire che tali obbligazioni sostituirebbero la moneta circolante e dovrebbero avere corso legale: cioè dovrebbero essere accettate come moneta. Non dovrebbero esser quotate in borsa cioè essere oggetto di speculazione finanziaria. Non potrebbero circolare all’estero e dovrebbero essere usate per la promozione e sviluppo delle attività produttive, puramente economiche nazionali o per il pagamento di pensioni e assistenza medica e sociale e per la scuola per l’ insegnamento di alta qualità.
Ma per far questo è necessario informare la popolazione con un massiccio spiegamento di mezzi di comunicazione corretta.-
Parusia scrive:
31 marzo 2013Sai quale era l’unica vero valore circolante fino alla metà del XIX secolo? La canapa
Le tasse si pagavano in canapa, perchè era un bene valoriale che si poteva utilizzare in tutte le forme. E per gli Stati di tutto il mondo costituivano monopolio e valore aggiunto, anche perchè risorsa locale.
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Eliseo scrive:
1 aprile 2013La canapa del 1700, come il sale di 2000 anni fa erano considerati e usati come moneta. Non solo erano mezzi di scambio, ma avevano anche un valore intrinseco. Questo non può esser detto degli attuali pezzi di carta.
Il compianto prof. Auriti di Teramo, aveva fatto nel suo paesino. Guardagriele un esempio di circolazione monetaria esente di debito. Gli affari prosperarono in quel piccolo centro geografico, prego chiedere ai commercianti del luogo. Ma venne la Guardia di Finanza, al servizio delle banche, sequestrarono il nuovo circolante.il Simec, denunciarono Auriti, che fu condannato da una magistratura-farsa dei burattini, gli portarono via le sue proprietà e lo ridussero in uno stato di depressione che lo portò alla morte.
l’Argentina del 2001, rovinata dai “prestiti” del FMI, si risollevò solo sganciandosi dal sistema finanziario internazionale. Germania della decada del 1920: Repubblica di Weimar, i prestiti contratti con la Banca d’Inghilterra avevano inginocchiato la Germania uscita perdente dalla prima guerra mondiale ed avevano crato un’inflazione talmente colossale che un marco tedesco valeva quanto 1/14.000 di centesimo di dollaro americano.
Colonie americane del 1700: Il re d’Inghilterra Giorgio de’ tali (3°?) esigeva che la moneta americana ai tempi di George Washington fosse presa in prestito dalla banca d’Inghilterra e tutti i pagamenti fossero fatti con quella moneta. Il che causò la famosa rivoluzione americana.
Cento anni dopo A. Lincoln a capo delle forze nordiste durante la guerra di secessione americana, rifiutò l’offerta dei banchieri di finanziare la sua guerra con prestiti al 30% di interessi. E fece una moneta propria esente da debito e vinse la guerra civile.
Cento anni dopo John Kennedy non accettò la tirannia del Banco Centrale (Federal Reserve) e fece una moneta, il dollaro, di proprietà degli Stati Uniti.
Dopo la sua morte il successore Lindon J. si affrettò a riportare la fabbricazione della moneta nelle mani dei banchieri privati.
Questo per dire che gli esempi pratici non mancano nella storia.
Se poi il piatto nel quale non si deve sputare rappresenta anche assistenza, scuola, amministrazione pubblica, ecc, dirò che se tutte queste spese gravassero sopra una nazione in condizioni economiche floride, sarebbero probabilmente molto migliori di quelle possibili in una nazione in rovina, essendo spogliata dalle banche, come la Nazione Italia attuale.
Sancte Michael Arcangele, defende nos in proelio, contra nequitiam et insidias diaboli esto praesidium. Imperet illi Deus, supplices deprecamur. Tuque Priceps Militiae Celestis, satanam, aliosque spiritus malignus qui ad perditionem animarum pervagantur in mundo divin virtude in infernum detrude. Amen!
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Gian Luca Gatti scrive:
Noi, nel nostro piccolo dovremmo rinunciare da subito alle rendite da capitali, quale che sia la forma in cui ne traiamo vantaggio.
I primi Cristiani Romani, ad esempio, rinunciarono agli schiavi, liberandoli e avendo dalla loro un danno economico nel breve termine.
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Gian Luca Gatti scrive:
3 aprile 2013mi spiego meglio:
per chi capisce il signoraggio è facile rispondere alla domanda:“E’ giusto che un ente privato crei denaro dal nulla e lo presti agli stati con un tasso di interesse?”
Invece la domanda:
“E’ giusto che il denaro renda?” è già più difficoltosa.
“E’ giusto che, se io metto una quantità X di denaro in banca, dopo 1, 2 o 5 anni io mi ritrovi una quantità X + Y sul mio conto?”Vedi come ti rispondono.
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Fabio Massimo scrive:
3 aprile 2013Ancora una volta, hai toccato il punto centrale.
Che non è quello della moneta-debito ma quello del nostro stesso cuore.
Che Danilo (che non crede in Gesù vero Uomo e vero Dio, Generato e non Creato, Salvatore e Redentore, Figlio di Dio e Figlio dell’Uomo, Figlio di Dio e Dio Figlio, Figlio di Dio e Lui Stesso Dio, Verbo di Dio Umano-Divino e fattoSi Carne dopo il “fiat” pronunciato a Nazareth da Maria Santissima: sempre Vergine, prima, durante e dopo il Parto, Madre di Dio, Concepita Immacolata, Assunta in Cielo in Anima e Corpo, Colei che E’ Immacolata Concezione e Colei che E’ nella Trinità Divina, Generata ma Creata) possa nutrire l’illusione che la “soluzione” stia nell’emissione di moneta-credito, e magari attuata da Grillo e Bergoglio: passi. Aprirà gli occhi col tempo, al momento voluto da Dio, e la sua apertura di occhi sarà contestuale al suo arrendersi, con tutto il suo cuore, a Gesù: riconoscendoLo come suo Signore e suo Dio.
E ricapitolando in Lui tutte le verità e le buone azioni scorte, scoperte ed attuate nel corso della sua vita terrena fino a quel momento.Che Eliseo (e tanti altri come lui), che invece il Dono della Fede ce l’ha, possa attribuire un intrinseco potere “liberatorio” alla moneta-credito (che avrebbe di per sé la capacità di risolvere i problemi del mondo e di ricostituire il Paradiso Terrestre): è invece un aspetto del “Mistero d’iniquità” pienamente in atto.
Giustamente, Gian Luca, facevi notare che l’altra faccia della moneta-debito emessa da Mammona (ottenendo contestualmente che Cesare diventasse non solo suo vassallo ma anche un vero e proprio Erode) è l’indisponibilità da parte di tanti a “rinunciare” all’X% di rendimento sui soldi che hanno in deposito presso la banca.
Ma ciò che non si fa per Amore, lo si fa prima o poi “per forza”: e ciò che è successo a Cipro, personalmente, mi riempie di gioia.
Perché significa che altri veli stanno venendo strappati dagli occhi di coloro che fino ad oggi hanno inerzialmente e tiepidamente “rallentato”.E’ la nostra tiepidezza che dà potere e forza ai freddi (tra cui vi sono anche gli “acceleratori” cristiani e cattolici dei Tempi, nel modo che Dio ha in abominio: elites gesuitiche in primis).
E’ per la mancata (o comunque ben lontana dall’essere “piena”, come Dio vuole per noi) conversione del nostro cuore che “carne”, “mondo” e diavolo hanno ancora un potere così vasto su di noi.E’ per la tiepidezzza e il cedimento a Mammona (già ampiamente verificatosi alla fine degli anni ’50) che è stato possibile l’Abominio della Desolazione nel Luogo Santo avviato dal Concilio Vaticano II: che, invece che dare l’annuncio urbi et orbi che si stava entrando nella Fine dei Tempi e quindi annunciare il Ritorno Imminente di Gesù (“proclamiamo la Tua Morte, Signore, annunciamo la Tua Resurrezione, nell’attesa della Tua Venuta”), proclamare il Dogma di Maria Corredentrice ed effettuare la Consacrazione della Russia al Cuore Immacolato di Maria (e facendo tutto ciò sarebbe a quel punto probabilmente divenuto non più necessario svelare il Terzo Segreto consegnato ai tre pastorelli di Fatima); ha preferito, ad iniziare dalla persona del Papa (che ha scelto quindi di associarsi a Pietro-Satana invece che Pietro-Sasso, che si lascia docilmente “lanciare” da Gesù), “aprirsi al mondo”, nell’illusoria speranza di convertirlo ed assimilarlo al Regno di Dio (che Gesù ha detto essere radicalmente diverso da “questo mondo”); ed inscenando così, pur in buona fede, una mega “Domenica delle Palme”. Che sappiamo non fece felice Gesù ma Gli aumentò la pena per ciò che Lui vedeva già incombere all’orizzonte.
La tiepidezza, il cedimento a Mammona, la sensazione di essere già “trionfanti”: hanno fatto sì che il Concilio Vaticano II fosse indirizzato fin dall’inizio in un senso ben diverso (se non radicalmente opposto) a quello voluto da Dio.
Pietro si è comportato da “Pietro-Satana”, mettendosi avanti invece che alle spalle di Gesù.
E ne è derivata la Chiesa “samaritana”, caratterizzata da un’omnipervasiva ambiguità, triste frutto del Concilio Vaticano II così come di fatto realizzato: quella Samaritana che ha avuto “cinque mariti” e di cui quello attuale non è neanche marito.Ma, poiché il Progetto di Dio non è mai -in alcun modo- fermabile: ecco che siamo arrivati al momento in cui i veri Adoratori adoreranno Dio né su questo monte e né a Gerusalemme: ma “in Spirito e in Verità”.
Chi è in Spirito è chiamato ad aprirsi alla Verità: pena ritrovarsi al di fuori dei veri Adoratori e financo sbattuti all’esterno del Banchetto di Nozze, se non ci fa trovare con la Veste Candida (e, appartenendo ai molti “chiamati” ma non ai pochi “eletti”: se la si è smarrita o totalmente lacerata e insozzata lungo la strada, bisogna almeno chiederla all’Agnello, una nuova Veste Candida. Nella certezza che Lui ce la darà).
E la Verità non può prescindere dal Deposito della Fede, così com’è stato trasmesso in questi ultimi duemila anni nella Chiesa Una, Santa, Cattolica, Apostolica e Romana.Chi è in Verità, deve chiedere in tutti i modi al Padre di dargli lo Spirito: per non sclerotizzarsi e non correre il rischio di cadere nelle trappole del giudizio e delle misure troppo strette (“non giudicate e non sarete giudicati”, “con la misura con la quale misuretete, sarete misurati”). Ed essere pronti ad aprirsi alla Novità di questa Seconda Pienezza dei Tempi.
Ma tutti siamo chiamati a mettere in pratica (perché l’ascoltarle senza metterle in pratica equivale a costruire la casa sulla sabbia: e quindi a farsela spazzare via al momento della piena, col rischio inenarrabile di arrivare a prendersela poi con Dio e quindi commettere proprio all’ultimo un peccato contro lo Spirito Santo che potrebbe pregiudicare la stessa Salvezza) le Parole di Gesù, trasmesseci nel Vangelo di San Matteo:
“Quando vedrete l’abominio della desolazione stare nel Luogo Santo -chi legge comprenda- allora chi è in Giudea salga sui monti, chi è sul terrazzo non scenda di sotto a prendere alcunché, chi è nei campi non torni a casa a prendere il mantello”.Cos’è, oggi, la “Giudea”?
Cosa sono i “monti”?
Cos’è la “terrazza”?
Cosa sono i “campi”?
Cos’è il “mantello”?Giustamente, Gesù (e San Matteo, ispirato dal Suo Spirito) sottolinea: “chi legge comprenda”.
Che la Pace e la Gioia di Gesù e di Maria siano con tutti noi
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Fabio Massimo scrive:
3 aprile 2013Dio sia lodato, Gian Luca, per questa tua ispirata intuizione.
“Liberazione degli schiavi” = “rinuncia alle rendite da capitali”.
Sono due fattispecie, peraltro, che testimoniano in sé l’abissale diversità tra i pensieri e le vie umane e i Pensieri e le Vie divine.Così come chi dà l’elemosia a un povero (o, in generale, compie nei suoi confronti una delle Sette Opere di Misericordia Corporali) è in realtà colui che riceve, laddove il povero (beneficiato agli occhi di “questo mondo”, che è e resterà sempre cieco alle Vie di Dio) è colui che realmente dà e realmente dona, agli occhi di Dio: e dà e dona la possibilità al suo benefattore di mettere in atto un’Opera di Misericordia Corporale, con la quale egli accumula e incrementa l’unico “tesoro” degno di questo nome, quello nel c/c “celeste”;
così, allo stesso modo, chi -convertito a Cristo- liberava i propri schiavi, stava in realtà pienamente manifestando e confermando -nel momento stesso in cui donava la libertà fisica ai suoi fratellini in Cristo- la sua condizione di “liberato”: liberando, si liberava.
Similarmente, rinunciando alle “rendite da capitale” (su cui tantissimi tra coloro che si professano cristiani, oggi, continuano a fare pienamente conto: non essendogli ancora bastate l’antipasto di “mazzate” già prese, e in ciò testimoniando una “fede” nel sistema bancario che si dimostra palesemente almeno “concorrente” a quella che dicono di avere in Dio. Il Quale al primo posto del Decalogo ha tuttavia fatto scrivere a Mosé: “Io Sono il Signore, Dio tuo: non avrai altro Dio all’infuori di me”), ed investendo le proprie ricchezze finanziarie in Progetti di Dio (a cui è irrilevante, e al limite offensivo, dare il superfluo; ed enormemente meritorio dare TUTTO quello che si possiede, come fece la vedova che gettò nel tesoro del Tempio gli unici due soldi che aveva): ecco che chi opera questa “rinuncia”, riscuote fin da subito un premio inimmaginabile. La sua stessa liberazione dai legami, da quello nei confronti del denaro in primis.Poi, siccome non dubitiamo nelle Parole di Gesù, che ci assicura che chiunque rinuncia a qualcosa di questo mondo per Lui, riceve il centuplo nella Vita Eterna; e siccome la “Vita Eterna”, in quanto eterna, non è rinviata al futuro ma abbraccia il presente e anche il passato, ecco che ne deriva che chi rinuncia ai legami di “questo mondo” per Gesù, oltre che liberarsi e poter seguirLo pienamente, diviene beneficiario di un numero sconfinato di doni e di grazie, spirituali e materiali, che non sono neanche pensabili per coloro che, come elefanti adulti legati ad una cordicella, si lasciano ancora tenere legati da Mammona.
Non sapendo (o non vivendo pienamente e nella carne quello che “sa”, ma solo “in teoria”) che Gesù gli ha donato la libertà.-
Danilo Perolio diinabandhu scrive:
3 aprile 2013Ciao a tutti, confesso che mi sento ancora una volta, frustrato e deluso. Vi spiego perché. Da moltissimo tempo, anni ormai, in molti blog, siti, gruppi, si discute di signoraggio, di sovranità, di economia, di studi, di grandi del passato, di teorie, ecc. ecc. Il problema è che ovunque si discute, si discute, si discute, si discute, mentre Sagunto ormai è prossima a capitolare. La Roma che discute siamo noi, tutti coloro che conoscono il problema e continuano a parlarne (parole, parole, parole, cantava la grande Mina), ma nessuno si impegna per fare qualcosa di concreto. Il mio grande Maestro Spirituale Sri Sri Anandamurti disse, alcuni decenni or sono: “vale più un grammo di pratica che una tonellata di grammatica”, è chiaro il concetto? E’ indispensabile adottare un’idea, non necessariamente la mia, quella sottoposta qui il giorno 30 marzo, ma che sia un’idea valida e soprattutto realizzabile immediatamente. Non c’è più tempo per discutere o per inizare un’azione dal basso … questo era da iniziare seriamente qualche anno fa. Adesso “o la va, o la spacca”, per questo motivo sono convinto che la mia proposta, o quella di un altro che sia altrettanto valida, venga portata al governo, costringendolo in qualche modo a prenderla in considerazione e a metterla in atto. Avere a Roma i “grillini” potrebbe essere la chiave per aprire tutte le porte. Non è uno sfogo, ma un atto di lucido e concreto realismo. Un caro saluto a tutti
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Davide scrive:
3 aprile 2013Se vuoi passare attraverso le istituzioni hai solo una strada: ipnotizzarli tutti, un migliaio tra camera e senato, più le varie istituzioni a seguire.
E al secondo step anche le entità internazionali.
Ormai bisogna agire in un modo diverso, nuovo, rivoluzionario nella forma. Passare attraverso le istituzioni è impossibile allo stato attuale, il nemico è diventato troppo forte. Non sto a farti l’elenco delle armi che vengono usate contro di noi ma se ti guardi un po’ attorno penso che le riconoscerai facilmente.
Non puoi aspettarti altro dalla resistenza, se ne può solo parlare.Parusia scrive:
4 aprile 2013Ciao Davide.
Concordo con quello che dici.
Fra l’altro mi sento di fare una considerazione realista:
in questo mondo, gli “Stati” che “possono” stampare denari, sono proprio quelli che rincorrono le guerre e che stabiliscono un punto di equilibrio con USraele nel controllo geopolitico della economia di tutti gli altri paesi membri del consorzio umano.
Dico questo perchè mi domando: come ha potuto la Corea del Nord arrivare ad avere testate nucleari e poter armare un super esercito?
Nell’antica Roma, il nome del Soldato era mutuato dal “soldo“. Per noi, che non dobbiamo formare eserciti armati di strumenti di morte, è sufficiente coltivare la “partecipazione al bene comune, al buon governo, alla produzione di beni e servizi, ecc..
Ora, vien da dè che la partecipazione porta con sè delle leggi morali quali sussidiarietà, volontariato, ecosostenibilità. Che sono l’opposto della cultura della morte. Anzi: è un metodo di condivisione e sviluppo reale.
Se poi, il patrimonio ce lo vogliamo trasferire o gestire attraverso la monetizzazione dello stesso, abbiamo comunque qualcosa a cui riferirci, che è la nostra identità culturale e materiale, il contesto storico e ambientale in cui viviamo.
Tutto il progetto EcoTUr Caesar si fonda su questo presupposto: dalla gratuità al patrimonio comune. Che poi è lo “status” e la gestione della “res pubblica”. Non stiamo inventando nulla.Parusia scrive:
4 aprile 2013Aggiungo. Non si possono produrre soldi solo per pagare le guerre, in tutte le loro forme immorali, immateriali, distruttive, corrosive, di corruzione. Allego questo mirabile articolo dell’amico Stefano, pubblicato su Ingannati il 15 agosto 2012:
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Irak, Libia, Siria, Corea…
Esiste un modo di dire inglese: “follow the money“. Se vuoi capire chi possa essere il principale indiziato, chi può essere quello che tira i fili dietro le quinte, cerca di capire che giro fa il denaro, in tutta questa faccenda. Un po’ la buona, vecchia regola latina del “cui prodest?” , cioè “a chi giova?”
A questo proposito riporto le interessanti osservazioni che un amico, Stefano Prior, mi ha girato via mail. Giudicate voi.
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“È possibile che il conseguimento del controllo sulla Banca Centrale della Repubblica Islamica d’Iran sia uno dei motivi principali per cui l’Iran si trova ad essere oggetto di attenzioni minacciose da parte delle forze occidentali e israeliane? Dal momento che si percepisce una sempre maggiore tensione che suggerirebbe l’imminenza di una inconcepibile guerra con l’Iran, è opportuno esplorare il sistema bancario iraniano e confrontarlo con quelli statunitense, britannico e israeliano.
Alcuni ricercatori fanno notare che l’Iran è uno dei soli tre paesi rimasti al mondo la cui banca centrale non sia sotto il controllo dei Rothschild. Prima dell’11 settembre esistevano, a quanto pare, sette paesi con tale caratteristica: Afghanistan, Iraq, Sudan, Libia, Cuba, Corea del Nord e Iran. A partire dal 2003, tuttavia, Afghanistan e Iraq sono stati inghiottiti dalla piovra Rothschild; dal 2011 la stessa sorte è toccata a Sudan e Libia. In Libia una banca dei Rothschild è stata istituita a Bengasi mentre ancora imperversava la guerra.”
Tratto dal blog http://capoterrarac.over-blog.it/article-i-rothschild-vogliono-le-banche-iraniane-99547387.html
Traggo queste osservazioni da un blog trovato per caso, ricercando quali fossero i Paesi al Mondo ancora dotati di una istituzione bancaria indipendente in quanto, dopo aver guardato un lungo filmato sulla vita di Gheddafi ho scoperto che lì la Banca Centrale era di Stato, come confermato poi dalla lista di cui sopra. Peraltro, similmente a quella che è la mia idea di premiare economicamente la vita (con sostanziosi premi per i nuovi nati), Gheddafi dava l’equivalente di 50.000 USD per ogni unione matrimoniale. Fastidioso, come sistema, decisamente troppo fastidioso per la scimmia e i suoi amichetti.
Ho poi dato una occhiata su wikipedia, ricavandone la conferma che si trattava ancora di una banca statale e non privata, prima della deposizione di Gheddafi. Dopo la Siria, probabile prossima a cadere, vi sarà Cuba e la Corea del Nord che potrebbe essere una buona opportunità per scatenare un conflitto nucleare, essendo dotata di un pur piccolo arsenale atomico.
Quindi si tratta di una ulteriore avvisaglia del fatto che Satana ha praticamente quasi chiuso il recinto e che il definitivo compimento sarà l’abbattimento di questi tre “ribelli”, cogliendo nella eventuale terza guerra mondiale l’opportunità di palesare il suo “salvatore”.
Sono l’ultimo arrivato e dunque forse porterò in evidenza una banalità ma mi piaceva comunque farvi sapere che continuo a bruciare calorie per farmi lo scenario completo e approfitto della occasione anche per augurate a tutti voi buone ferie.
Un abbraccio a tutti e che Dio voglia sempre guidarci e guardarci con misericordia.
Ciao,
Stefano Prior.
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Danilo Perolio diinabandhu scrive:
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4 aprile 2013
I soldi per le armi e le guerre questi governanti li trovano sempre e comunque, con moneta/debito o moneta/credito. Solo che in più tali esseri osceni indebitano i cittadini nei confronti di poteri occulti e malefici e, alla guerra fatta con le armi, aprono la porta alla guerra finanziaria, nella quale siamo dentro fino al collo senza che la maggior parte della gente se ne rende conto. Qualunque progetto propedeutico a un vero cambiamento ben venga, ma deve essere proponibile e realizzabile da subito, altrimenti non c’è il tempo per partire dal “popolo”. La maggioranza della gente purtroppo è ancora passiva, supina, indottrinata al buonismo e alla remissività rendendosi così complice inconsapevole di tutte le atrocità che ci sono nel mondo. E’ indispensabile però iniziare ad avere la proprietà della moneta e, da lì in poi, un governo fatto da gente nuova, con una diversa coscienza (adesso a Roma, per miracolo, questa gente c’è) potrà avviare dall’alto un percorso di trasformazione della coscienza collettiva. Del resto non ci sono alternative … o così o duriamo poco. Ma se duriamo poco, il sistema risorgerà come l’araba fenice dalle proprie ceneri, ricostruirà con la nostra ingenua collaborazione per l’ennesima volta lo stesso processo che condurrà i nostri nipoti o pronipoti a rivere le stesse sofferenze che noi abbiamo visto dalle guerre mondiali a oggi. Sono stato capace di spiegarmi meglio, questa volta?
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Parusia scrive:
4 aprile 2013Utopia allo stato puro.
Ma sai perchè? Noi la risposta l’abbiamo avuta da Gesù. Senza cristianesimo e osservanza del Vangelo non si realizzerà nulla. Nel Tempio Gesù ha rovesciato il banco che doveva essere rovesciato: quello dei cambiavaluta, quello di chi dava buoni, certificati di deposito o note di banco in cambio di oro (sesterzi d’oro e romani).
Un vero cristiano, e parlo di un VERO cristiano, già vive come dovrebbe essere, e senza denaro! Il denaro dovrebbe essere come la Legge e come il Nome di Dio: gestito da pochissimi per il Bene di tutti!
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Alberto Medici scrive:
4 aprile 2013Io voglio essere ottimista. Da una parte credo nel doppio binario: la rivoluzione passa attraverso un cambiamento interiore, spirituale, basato sulla gratuità dell’operare di ciascuno.
Ma anche a livello politico, mi metto dalla parte dei creatori del denaro, e mi domando: quanto possono resistere ancora a tenere il segreto nascosto? Per quanto tempo possono continuare ad imbambolarci con calciatori e veline, gossip e mode senza che la gente, un po’ alla volta, prenda coscienza della truffa? la centesima scimmia, me l’hai insegnata tu danilo, sta arrivando. E a quel punto tutti sapranno. E nessuno potrà esimersi dal prendere una posizione in merito, politici inclusi.
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Danilo Perolio diinabandhu scrive:
4 aprile 2013Caro Alberto, non credo che i signori delle tenebre siano preoccupati dalla nostra conoscenza della verità. In questo campo la massa critica della centesima scimmia è già stata raggiunta e superata, ma senza che ciò abbia prodotto un’azione vera e concreta per porre rimedio al diabolico inganno. I signori delle tenebre ben conoscono la psicologia umana e sanno benissimo come gestire la coscienza della massa e mantenerla passiva e remissiva. La scimmia dell’esperimento era attiva, non aveva concetti intellettuali da trasmettere ai suoi simili e da discutere, analizzare, concettualizzare, proiettare, ecc. Semplicemente comprese una cosa utile, la mise in pratica per prima … lavò, per la prima volta in assoluto, le patate prima di mangiarle. Per imitazione tale PRATICA (non teoria) fu adottata dai suoi compagni e poi da genitori, poi dagli altri fino al raggiungimento della massa critica. Nel nostro caso abbiamo tante masse critiche teoriche, ma troppo pochi esempi di applicazione pratica di una qualsiasi di queste decine e decine di teorie. Inoltre, la massa si fa nemica dei pochi che si fanno esempio, come sta accadendo purtroppo nei riguardi dei 5 Stelle. Ecco la differenza. Ecco il nostro dramma.
Parusia scrive:
Come direi ad un amico: ora, Danilo, prendi il tuo bagaglio culturale e spirituale e presentati a qualunque degli zombi che sono nelle istituzioni e presentagli tu direttamente il progetto. Assicurati che non ci siano camici bianchi della neuro… perchè questi sono ultra concreti, come penso di esserlo io.
Vedi Alberto le eresie a cui si riferisce Danilo sono quasi sempre riferite alle utopie. Per esempio io no sono spiritualista. Non mi interessa di mettermi a pregare dentro una grotta. Anzi, sono molto selvatico e se incontro una bella ragazza, la corteggio, sempre che questo sia nella sequela dell’amore che ho prima di tutto per Gesù. Ovvero non deve essere un atto contro natura e contro il mio attuale stato. Amo la terra e se sono circondato da ricchezze, le uso. Ma mai permetterei ai soldi di aiutarmi a conquistare il potere, di sottomettere le persone che mi sono vicine, di abusare, pagare per avere, chiedere a voce alta, pretendere solo perchè ho i soldi per comprare. Questo è il danno che porta a Mammona, al desiderio di avere senza confrontarsi con la morale cristiana e con il rispetto degli altri. I soldi, infatti, fanno la differenza e creano la disparità tra padroni e schiavi. Quindi, io che ho scelto di non avere soldi, dovrei essere schiavo? Certo che no. Per questo vivo serenamente senza avere ambizione alcuna e rimanendo in pace con tutti. E lo faccio adorando Dio e servendo Maria, la Madre del Creatore.
Quindi, le eresie sono di ordine spirituale, quando si pensa che la Chiesa debba occuparsi solo di ciò; ma anche fondate sulle utopie, come un mondo migliore fondato sul denaro, sul giustizialismo senza pace, sulla legalità senza morale, sulle autorità senza pietà e amore, sulla distinzione tra Dio inteso come entità assoluta e Gesù inteso come Maestro, uno dei tanti; ci sono il pelagianesimo, il donatismo, il neopaganesimo, il modernismo che se andate a vedere è esattamente come la pensate voi su tante cose. Sì, Alberto, quasi tutti, in un modo o nell’altro, anche se convinti cattolici, oggi cadono in questi tranelli che la Chiesa ha già condannato e credeva di aver archiviato. Invece il Vaticano Secondo le ha riportate tutte in auge e nessun Papa (per questo “falsi”) dal 1958 ha più speso una parola in tal senso.Il Signoraggio, infatti, non è un problema di per sè. Ma per la sua finalizzazione: ridurci tutti in miseria attraverso lo strumento micidiale della “debitocrazia”. E ciò vale se a stampare moneta sono privati, ma anche uno Stato autocrate, o un comitato di Saggi. E’ dal 1860 che esiste il Signoraggio. Non ho mai visto nessun Re dare denaro a Credito, se non quelli virtuosi, i Re Cristiani. Ma dall’altra sono sempre esistiti gli arrivisti, i rivoluzionari, gli appaltatori senza scrupoli, quelli che volevano prendere il posto del Re per fare abuso del potere. Quindi, cosa vogliamo fare, non tenerne conto, oppure pensare come ci insegna Gesù, che prima va cambiata la mentalità del mondo? Secondo me finchè girano “soldi”, siamo tutti “assoldabili”, “corrompibili”.
Un saluto nella pace del Signore Gesù Cristo Unico Salvatore Risorto
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Non siete Stato, voi!
Copio e incollo questo pezzo di Monia Benini:
Non è stato chi scarica le responsabilità sui propri cittadini. Non è stato chi non accetta che qualcuno possa disallinearsi rispetto ad un governissimo che neppure Cencelli sarebbe riuscito a mettere insieme.
Non è stato chi affama il proprio popolo e non è stato chi lo impicca con un debito truffaldino. Non è stato chi rovina le famiglie e i lavoratori con ingiustizie, soprusi e violazioni. Non è stato chi serve l’1% e lascia morire il 99% del proprio paese. Non è stato chi sostiene un sistema corrotto, clientelare, opprimente e massacrante, che ruba il futuro alla propria gente e stupra la propria terra.
Non siete stato voi. Lo stato siamo noi: la sovranità appartiene al popolo dice la nostra Costituzione. E se c’è qualcuno che sta attendando allo stato, non è certo chi – come in Val di Susa – lo difende da uno stupro ordito da speculatori di ogni specie, che avviene con un gigantesco spreco di denaro pubblico. Lo stato vero invece si rende conto dell’esasperazione che sta montando là fuori, mentre un’élite politica, sempre più distante e connivente con la grande finanza internazionale, lancia anatemi contro chi ‘aizza’ i cittadini alla violenza. Siete voi che state disperando la gente, siete voi che avete costruito una situazione in cui lo stato, quello vero, è stritolato dalla crisi e infiammato dalla rabbia verso chi si lo opprime.
Non siete stato voi. Lo stato siamo noi, cittadini consapevoli, giovani, padri e madri di famiglia, lavoratori, imprenditori, pensionati che vorrebbero solo vivere dignitosamente ed essere liberi da questa odierna, insostenibile, forma di schiavitù.
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I VANTAGGI DELLA MONETA COMPLEMENTARE

VALORIZZAZIONE DELLE RISORSE: SVILUPPO ECONOMICO
Le risorse umane e naturali hanno permesso la nascita e l’evoluzione dell’economia; la valorizzazione delle risorse umane ha consentito lo sviluppo dell’organizzazione del lavoro, il progresso e la specializzazione delle professioni, la maturazione delle competenze; tali risorse hanno permesso di sfruttare le risorse naturali: l’agricoltura per produrre i frutti della terra, l’allevamento per i frutti della selvaggina, l’edilizia per la costruzione di case, ecc..
Tali risorse costituiscono il baricentro dell’economia reale cresciuta prima attraverso il baratto, poi attraverso l’utilizzo della moneta; ma col passare del tempo quelle risorse hanno gradualmente perso valore specifico rispetto al valore della moneta che oggigiorno ha segnato il passaggio dall’economia reale all’economia monetaria. In questa moderna economia il baricentro è il denaro, non più mero mezzo di scambio, ma ossessione primaria rispetto a tutte le altre risorse di cui spesso ci si priva; la ricchezza reale è costituita dalle risorse, dalla produzione di beni e di servizi, dalle competenze dei lavoratori e dalle ore di lavoro da essi svolte; nell’economia monetaria la ricchezza è costituita da carta colorata e carte magnetiche a cui per convenzione attribuiamo un valore non reale.
Le monete complementari valorizzano le risorse poichè, nella maggior parte dei casi, non generano interessi e quindi non servono ad accumulare ricchezza, bensì a generare nuova ricchezza incentivando gli scambi e l’utilizzo delle risorse.
Gli effetti sull’economia sono potentissimi: il maggior potere d’acquisto permette di aumentare i consumi, le vendite delle imprese (maggiori profitti) e la capacità produttiva impiegata (maggiore produzione); maggiori profitti e produzione provocano la crescita dimensionale delle imprese, l’aumento degli investimenti nell’innovazione e nella ricerca, l’assunzione di personale e la diminuzione della disoccupazione, tutti requisiti a cui seguono nuovi consumi; questo circolo virtuoso continua all’infinito e valorizza la produzione, il lavoro e gli scambi.
Le risorse devono tornare al centro dell’economia e la moneta deve riassumere il suo ruolo di strumento di scambio: questo deve essere l’imperativo da condividere per tornare all’economia reale.
RISPARMIO E SVILUPPO
Quanto ci costano gli interessi sul debito e quanto possiamo risparmiare? Facciamo un esempio: per acquistare un’auto di 20.000 € la maggior parte di noi chiede un mutuo (un prestito bancario) su cui paga un interesse; con un interesse del 5 % la somma da restituire sarà pari a 21.000 €. Quei 1.000 € intascati dalla banca potrei investirli in risorse reali ad esempio acquistando un computer. Il venditore del computer avrà 1.000 € da spendere e investe in pubblicità; l’agenzia pubblicitaria spenderà quei 1.000 € per altri acquisti; permette una crescita maggiore dell’economia.
Consideriamo solo il debito pubblico: per chi non lo sapesse ognuno di noi ha un debito di 30.000 € contratto dai nostri rappresentanti politici. In totale il debito pubblico italiano genera circa 70 miliardi di interessi che paghiamo tramite tasse: circa 1.100 € a persona da pagare ogni anno, che in una famiglia di 3-4 persone diventa di 3.000 o 4.000 euro.
Valorizzare le risorse è uno dei vantaggi delle monete complementari poichè esse, nella maggior parte dei casi, non generano interessi e quindi non servono ad accumulare ricchezza, bensì a favorire gli scambi e a generare nuova ricchezza. La loro natura generalmente locale favorisce lo sviluppo delle risorse e dei mercati locali e la diminuzione dell’occupazione.
Le risorse devono tornare al centro dell’economia e la moneta deve rientrare nel ruolo di strumento di scambio.PIU’ LIQUIDITA’ E MENO DILAZIONI DI PAGAMENTOI vantaggi per l’economia sono davvero tanti: oltre a quelli già descritti le imprese possono sfruttare la moneta complementare per ridurre le crisi di liquidità, le eccessive dilazioni di pagamento e le insolvenze.
Quando un cliente non ha potere d’acquisto in Euro sufficiente a pagare il fornitore, è costretto a supplicare il fornitore per ottenere sconti e rateizzazioni sul prezzo.
La moneta complementare può essere la soluzione a questi problemi: cosa darebbe il fornitore per vedere i suoi clienti pagare immediatamente gli acquisti, magari pagando una parte in Euro e una parte (che non hanno disponibile a breve) in moneta complementare? A sua volta il fornitore potrà spenderli presso il proprio fornitore.
Sono i vantaggi che sfruttano le imprese associate alle reti che utilizzano quotidianamente la moneta complementare: ad esempio la banca svizzera Wir (letteralmente “Noi”), oppure l’italiana BexB (Business Exchange Business) o ancora la belga RES.
SOS agricoltura
9 agosto 2013
Fonte: GENUINO CLANDESTINO:
ESISTE un numero imprecisato di persone che praticano un’agricoltura di piccola scala, dimensionata sul lavoro contadino e sull’economia familiare, orientata all’autoconsumo e alla vendita diretta; un’agricoltura di basso o nessun impatto ambientale, fondata su una scelta di vita legata a valori di benessere o ecologia o giustizia o solidarietà più che a fini di arricchimento e profitto; un’agricoltura quasi invisibile per i grandi numeri dell’economia, ma irrinunciabile per mantenere fertile e curata la terra (soprattutto in montagna e nelle zone economicamente marginali), per mantenere ricca la diversità di paesaggi, piante e animali, per mantenere vivi i saperi, le tecniche e i prodotti locali, per mantenere popolate le campagne e la montagna.
Per quest’agricoltura che rischia di scomparire sotto il peso delle documentazioni imposte per lavorare e di regole tributarie, sanitarie e igieniche gravose, per ottenere un riconoscimento che la distingua dall’agricoltura imprenditoriale e industriale, per ottenere la rimozione degli ostacoli burocratici e dei pesi fiscali che ostacolano il lavoro dei contadini e la loro permanenza sulla terra,
CHIEDIAMO CHE
1. Chi coltiva un appezzamento di terra, qualunque sia la sua dimensione, per l’autoconsumo familiare e per la vendita diretta e senza intermediari, possa liberamente:
a. trasformare e confezionare i propri prodotti nell’abitazione o nei suoi annessi, attraverso le attrezzature e gli utensili usati nella consueta gestione domestica;
b. vendere i propri prodotti agricoli (comprese le sementi autoriprodotte), alimentari e di artigianato manuale ai consumatori finali, senza che ciò sia considerato atto di commercio.
2. I contadini che, come occupazione prevalente, praticano la coltivazione del fondo e del bosco o l’allevamento o la raccolta di erbe e frutti spontanei, esclusivamente per l’autoconsumo familiare e per la vendita diretta ai consumatori finali e agli esercenti locali di vendita al dettaglio e ristorazione, e che non siano anche lavoratori dipendenti o liberi professionisti né abbiano dipendenti, salvo eventuali avventizi impiegati in attività di raccolta
SIANO ESONERATI DA
a. il regime Iva, la tenuta di registri contabili, l’obbligo di iscrizione alla camera di commercio; ogni imposta o tassa relativa all’occupazione prevalente, alla propria abitazione e al fondo, comprese quelle di registrazione e proprietà relativa all’acquisto di terreni confinanti con i propri e confinanti tra loro;
b. l’applicazione del sistema HACCP e, più in generale, le norme vigenti in materia di igiene e sicurezza degli alimenti;
c. i vincoli progettuali e urbanistici per:
– la costruzione di stalle, serre e altri annessi sui propri terreni e per l’esclusiva occupazione prevalente, purché realizzati con una dimensione massima di 30 mq e a un piano fuori terra, secondo tipologie bene inserite nel contesto ambientale, con strutture solo rimovibili e senza possibilità di cambio della destinazione d’uso;
– la ricostruzione di manufatti preesistenti in terra, in legno o in pietra a secco;
ABBIANO DIRITTO DI
d. macellare direttamente nel proprio fondo il bestiame nato e allevato nel podere, limitatamente a un numero di capi proporzionati ai membri della famiglia e ai propri ospiti, e seppellirne i resti secondo le consuetudini locali, fatti salvi gravi motivi sanitari o la non idoneità dei terreni;
e. esercitare nella propria abitazione e sul proprio fondo attività di ospitalità rurale, fino a un massimo di dieci coperti e posti letto, senza necessità di autorizzazioni e senza essere soggetti a regole fiscali e sanitarie;
f. pagare i minimi contributi assistenziali e previdenziali;
g. ricevere, attraverso le regioni, servizi gratuiti a domicilio di:
– assistenza veterinaria e agronomica;
– assistenza burocratica e ricezione per qualunque domanda, dichiarazione, denuncia o modulistica di altro genere a qualunque titolo richiesta dall’amministrazione pubblica o comunque dovuta per legge.
3. I contadini definiti nel punto 2 siano registrati in uno specifico albo del comune di residenza e possano attestarsi con autocertificazione, vera fino a prova di falso.
4. Il lavoro prestato ai contadini definiti nel punto 2, nel loro fondo, gratuitamente o come apprendistato o come scambio di opere, sia assimilato al volontariato e – salvo l’uso di scale o di macchine e attrezzature elettriche o a motore- non sia assoggettato a obblighi contributivi e previdenziali.
5. Siano abolite le limitazioni sui contratti agrari in natura, purché favorevoli ai conduttori per una misura non inferiore al 70% del raccolto.
http://genuinoclandestino.noblogs.org/
Io infatti non chiedo niente. Faccio e basta!
Il problema ce l’ho dentro casa, perchè questi fagocitatori di inganno, liberalizzando il voto ed il diritto di scelta, portano figli, coniugi e parenti a sentirsi degli dei attraverso il potere di mettersi contro il padre che el frattempo ha imparato o conservato tutte queste tradizioni.
In linea di massima, se volessero, i Governi potrebbero ripristinare il De Capitulare de Villis scritto a due mani da San Carlo Magno e dal Beato Alcuino da York, il quale stampava moneta solo per la grande produzione industrial-artigianale con cui procurava tutto il necessario (in cambio della decima delle produzioni) per i feudatari e il contado mezzadro che abitava e viveva nelle sue terre. I Borgomastri, i Capomastri, i Giudici, i Curati, gli Insegnanti assicuravano il funzionamento e l’efficienza dell’Impero; finchè qualcuno ha dedotto che facendo circolare moneta a debito si poteva schiavizzare tutta la gente e ridurla a servi della gleba o prebaglia.
Vivere con poco: intervista a Stefania Rossini
Creato il 31 luglio 2012 da Tipitosti
No, Stefania Rossini, blogger di Natural-mente, 37 anni, bresciana, tre figli, casalinga tuttofare, un marito operaio metalmeccanico. non ci sta. E sbotta: “Io sacrifici? Ma scherza? Dalla vita ho avuto tanto. Direi che sono alla continua ricerca di soluzioni per continuare a vivere con 5 euro ogni giorno. Vi assicuro, le idee sono tante e le ho raccolte nel mio libro: “Vivere in 5 con 5 euro al giorno” , edizioni L’età dell’Acquario.
Per lei, studiare come risparmiare, è un divertimento.
In questa intervista ci spiega come si fa a vivere con poco ed essere felici.
Com’è la sua giornata standard?
Non ho una giornata standard, la mia giornata inizia alle 6,30, a volte anche prima. Le cose da fare sono sempre tantissime. Le valuto in base alle esigenze dei miei figli, alla temperatura, ai capricci delle mie figlie – che “portano via un sacco di tempo” – alle esigenze quotidiane di tutti componenti della famiglia.
Programmi dettati dal tempo: cosa significa? Se piove, non posso andare nell’orto a seminare e piantare. Ci vado solo per raccogliere qualcosa per i pasti. Quindi ho più tempo per altre cose. Se i bimbi vanno a scuola, ho quasi tutta la mattina libera, quindi posso organizzarmi per moltissime attività. Se sono in vacanza, invece, riesco a fare molto meno. Se è finito il pane, subito mi metto ad impastare. Inoltre, se i bimbi si alzano con richieste culinarie particolari cerco di accontentarli quasi sempre. Insomma, non ho programmi. Mi godo la bellezza della decisione istantanea. Adoro improvvisare.
Ma fa tanti sacrifici?
Bella domanda! Ognuno ha la propria scala di sacrifici. Io mi sento talmente fortunata, che non posso dire che la mia sia un’esistenza di stenti. Sarebbe un’offesa nei confronti di chi i sacrifici li fa davvero. Ho tutto quello che desidero. Per alcune donne sacrificio è rinunciare ad una borsa costosissima di LV. Io, invece, non darei alcun valore a quei sacchi, perché le borse le scambio, me le creo io, le firmo e non le pago. Al massimo le prendo in superofferta. Per alcune donne sacrificio è non poter permettersi l’estetista e avere l’abbronzatura perfetta. Sa cosa faccio io?
Vado nell’orto e il colore di solito arriva. Se non arriva, pazienza. Quando le persone mi guardano spero non vedano l’abbronzatura, ma quello che ho dentro. Il calore, più che il colore. Potrei andare avanti giorni, ma mi limito. Vorrei far capire che mi sento fortunata davvero e preferisco dare peso ai valori autentici, non agli oggetti. Posso dire che uno è il grande sacrificio che faccio. Mio marito non ha molto tempo da dedicare alla sua famiglia. I bimbi sentono molto la sua mancanza. Ma non può fare diversamente, il suo stipendio è fondamentale. E’ fuori tutto il giorno e sta poco con noi. Però, non mi lamento tanto. Del resto, ha un lavoro stabile, che ci permette di stare tranquilli.
Che progetti ha per il futuro?
Riuscire a pagare il mutuo! Poi continuare a realizzare oggetti in casa, imparare sempre cose nuove, conoscere nuove persone, che adottano il mio stile di vita. Direi che il grosso progetto già ce l’ho: una famiglia, una casa, dove c’è molto terreno per essere autosufficienti.
Cosa c’è dietro la scelta di vivere con 5 euro ogni giorno? Se le proponessero un lavoro interessante e guadagni interessanti, accetterebbe?
Valuterei molto seriamente un lavoro interessante. Mi piacerebbe lavorare magari da casa per potere gestire la famiglia, fare le cose che sto facendo e anche lavorare. Sarebbe uno dei miei sogni nel cassetto. Ma non pretendo troppo dalla vita. Dico solo: magari! Sarebbe una manna dal cielo. Un aiuto economico in casa non farebbe male. Il massimo sarebbe se questa attività ipotetica mi consentisse di non trascurare la mia famiglia. Ma andiamo avanti e il segreto è fare di necessità virtù.
Lei ha un blog. C’è qualche commento ai suoi consigli che l’ ha colpita?
Il commento che mi colpisce sempre purtroppo è solo uno: moltissime persone vedono un numero, il 5 del titolo del mio libro. Solo quello. E in base a quello criticano, mi riempiono di parolacce e giudicano. Purtroppo capisco che è difficilissimo azionare il cervello in certe situazioni. E’ molto più facile scaricare sul primo che capita la propria insoddisfazione, che approfondire un argomento. Capisco che è tostissimo vivere in un certo modo. Non pretendo che si capisca e si condivida, ma che ci si informi, prima di offendere! Comunque, ci sono anche gli entusiasti di questo vivere sano e frugale, che ricorda i tempi andati.
E’ parecchio difficile tornare all’antico e vivere come una volta?
Sul lato pratico è davvero molto semplice, perché alla fine si tratta di cose semplicissime da realizzare. La difficoltà più grande è nella nostra testa. Molte persone non vogliono capire, non vogliono mettersi in gioco. Invece, io dico che esiste un altro modo di vivere, senza essere più schiavi del consumismo. Questo spaventa tanti. Fa paura pensarla diversamente ed essere isolati. Mettersi in gioco richiede elaborazioni mentali, che non tutti desiderano fare. E’ molto più facile fare i robot. E continuare a vivere come ci hanno insegnato.
In concreto cosa propone e cosa consiglia ai lettori di questo blog?
Io non propongo, semplicemente dico quello che faccio. Poi ognuno prende quello che sente suo. Ho riscoperto valori e pratiche antiche con il pc in mano, quindi niente medioevo. Anzi, il segreto è sfruttare meglio la tecnologia. La mia nuova vita non è fatta solo di antico. Senza il pc forse non avrei imparato quello che ora faccio. per il resto rimando al libro.
Quale deve essere il giusto rapporto con il denaro per essere felici?
denaro serve a comperare quello che purtroppo non riesco a produrre da sola, a pagare il mutuo e le tasse. Anche a me piacerebbe vivere di rendita (anzi lo metto tra i miei desideri nel cassetto), ma non per avidità. Vorrei solo essere più tranquilla. Il denaro ha innescato un circolo vizioso. C’è chi ne ha troppo e chi per nulla! Purtroppo solo con il denaro si può accedere a servizi fondamentali. E realizzare sogni. L’importante però è non farsi risucchiare dal desiderio di avere sempre di più.
Ognuno dovrebbe avere il proprio giusto rapporto. Io dico quello che per me, per la mia famiglia è il giusto, senza imporre a nessuno la mia idea. Per me il
Vivere con poco e di poco: spesso è solo una moda, uno slogan, magari da parte di chi di soldi ne ha tanti?
Beh, io vivo con poco, ma non di poco. Anzi, vivo di tanto. Ritengo di avere tantissimo. Per altri noi siamo dei barboni. Noi per cena mangiamo quello che raccogliamo nell’orto. Altri devono per forza spendere cifre rilevanti. Certo abbiamo un mutuo da sostenere, ma senza essere retorici, siamo felici. E in famiglia l’uno è il sostegno dell’altro. Abbiamo sin dall’inizio valorizzato molto lo stare insieme, il dialogo continuo, la qualità di vita. E i soldi, i pochi che abbiamo, continuiamo ad investirli nel nostro sogno, quello che farà ridere tanti, ma che ci riempie la vita: l’amore della nostra famiglia.
Cinzia Ficco
8 Luglio San Pierino (FI) – Come uscire dalla dipendenza del denaro
Fonte http://dharmablog.net
Il denaro e l’economia, di cui il denaro stesso è mezzo di semplificazione per lo scambio, regolano e coinvolgono le nostre vite ogni giorno, rendendoci dipendenti da un sistema, un meccanismo di regole da cui crediamo apparentemente di non poter uscire.
In questa conferenza di circa 2 ore, scopriremo che non è così, passando dalla reale natura del denaro a mezzi e valute di scambio equi e sostenibili già esistenti e facilmente adoperabili.
Tratteremo:
– Cos’è il denaro e l’economia.
– Le differenti possibilità di scambio.
– Il denaro all’interno di un’economia sostenibile.
– Il denaro all’interno del sistema economico e finanziario attuale, da chi è manovrato e perché crea dipendenza.
– Il denaro come relazione sociale tra individui.
– Modelli di economia sostenibili ed equi già esistenti, di cui io stesso sono sostenitore non a fini commerciali.
Al suo interno ci sarà spazio per domande.
Per chi volesse avere un’idea maggiore dei temi che tratteremo, ecco un mio articolo: http://dharmablog.net/2013/05/20/come-uscire-dalla-dipendenza-del-denaro/
L’evento è aperto a tutti con donazione libera e volontaria.
Info evento: dalle ore 21.15 alle ore 23.15 presso Contrada San Pierino, P.zza F.lli Cervi – San Pierino (Fucecchio) provincia di Firenze.
Vi aspetto,
Dharma
Lo Stato emetta dei buoni spesa per immettere liquidità nel sistema
di Fabrizio Tajè 02/07/2013
Lo Stato emette buoni spesa al portatore e trasferibili, nominalmente in euro, ma non convertibili in moneta. Infatti, il fine del buono è la sua conversione in beni e servizi, e deve essere sanzionata ogni conversione in moneta.
I buoni sono spendibili presso tutti gli esercizi commerciali e/o professionali e presso la grande distribuzione che li accettano.
Il buono può essere compensato, tranne che dal primo prenditore del buono stesso, con il debito fiscale di qualsiasi natura. Può essere portato in compensazione solo dai venditori di beni e servizi che lo accettano e non dal primo prenditore del buono, per meglio dire colui che riceve il buono direttamente dallo Stato.
Il buon circola, in ultima analisi, poiché è compensabile con il debito fiscale, è questo che lo rende appetibile. Il fine del buono è tuttavia la sua circolazione ad oltranza, nella speranza che anche il venditore di beni e servizi non lo compensi ma lo spenda a sua volta.
La facoltà di compensare il buono e la sua validità non ha scadenza.
A fronte di cosa lo Stato emette i buoni ? Lo Stato emette i buoni quale compenso a lavoro straordinario, lavori socialmente utili retribuiti in buoni, incremento di pensioni minime e provvidenze varie per ceti disagiati. Lo Stato può retribuire in buoni anche l’attività libero professionale e/o imprenditoriale prestata a favore dello stesso, se il fornitore lo accetta.
In sintesi: il buono circola perché è compensabile con il debito fiscale di qualsiasi natura e contribuisce a sostenere e rilanciare i consumi poiché non è utilizzabile sotto forma di risparmio, pertanto il suo effetto di incremento consumi e redditi è garantito.
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La U.E. cosa dice??
Mai fare qualcosa che permetta alla gente di rendersi indipendente dalle banche, quindi NO,NIET,NEIN……
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il problema è principalmente uno solo :
NON VOGLIONO RISOLVERE LA SITUAZIONE, per loro è un’occasione troppo ghiotta…
nonostante non ci sia più sovranità a livello statale ci sarebbero ancora strumenti (buoni, crediti di lavoro, monete complementari locali ecc ecc) che ci permetterebbero di non fare perire la microeconomia e l’occupazione legata ad essa ma come scritto sopra non c’è alcuna volontà di far risollevare il paese, come diceva qualcuno di importante che non voglio nemmeno nominare, gli italiani vanno sostituiti con gli immigrati…
e cosi faranno
lelamedispadaccinonero.blogspot.it
Il “bene comune” negli studi di Giovanni Turco (di Cristina Siccardi)
Oggi si sente parlare spesso di «bene comune» a cui la politica e l’amministrazione della cosa pubblica dovrebbero tendere, ma restano chiacchiere vuote, anche perché non solo il «bene comune» rimane spesso un’utopia, ma non si conosce neppure il senso reale di tale concetto.
Qual è il vero «bene comune»? Inoltre, proporre una riflessione sulla politica come scienza etica è ancora possibile? Giungono propizi due formidabili volumi di Giovanni Turco (docente all’Università degli Studi di Udine di Filosofia del diritto, Etica e deontologia professionale, Teoria dei diritti umani) a rispondere a questi due cruciali quesiti. Entrambi i saggi sono pubblicati da Edizioni Scientifiche Italiane per la collana De re pubblica e portano, rispettivamente, per titoli: La politica come agatofilia (pp. 291, € 31.00) e Della politica come scienza etica (pp. 151, € 15.00). Con il primo testo viene argomentato il sano e logico recupero del senso metafisico del fare politica, che quasi sempre è trascurato, evidenziando come la politica possa essere intesa non come potere, ma come sapere filosofico che, in quanto tale, è costretto ad abbandonare quello scientifico, galileianamente inteso.
Il «bene comune», nell’orda di corruzione e scandali a cui la politica ci ha abituati attraverso l’alacre lavoro dei corrotti, della magistratura e dei giornalisti, è diventato questione centrale, al fine di legittimare l’esercizio del potere politico, direttamente o attraverso l’istituto della rappresentanza. Afferma il professor Turco: «Tanto sotto il profilo dell’arte (e della virtù ad essa connessa) quanto sotto il profilo della scienza, la conoscenza del bene è essenziale per le attività che più propriamente evocano la specificità della politica. Si tratta dell’intelligenza di quel bene che coincide con il fine proprio dell’attività da compiere, del bene di coloro ai quali essa è rivolta, nonché del bene che consiste nei saperi, nei mezzi e nelle operazioni per portarla a compimento. È il bene proprio ed essenziale di ciascuna di tali attività (dalla ginnastica alla medicina, dalla nautica alla tessitura), il quale comprende la considerazione di ciascuno dei beni necessari, affinché il compito sia adempiuto e richiede al contempo che ognuno di tali beni sia ordinato al bene del tutto. Dove il tutto non indica un risultato (comunque ottenuto o di qualsiasi qualità), ma significa un culmine, ovvero una perfezione» (La politica come agatofilia, op.cit., p. 6).
Il bene perseguito da ciascuna arte e da ciascuna scienza, dunque anche dalla politica, non è imposto dall’artefice, ma si desume dal bene e dalla “bellezza” di ciascuna di essa; l’abile esecutore è dunque chiamato a seguire quel bene e/o quella bellezza intrinseche alle arti e alle scienze stesse; arti e scienze che sono ausiliarie della natura, il cui fine proprio è quello dello sviluppo e della guarigione di ciò che si è ammalato o corrotto: «La loro deontologia deriva dalla loro teleologia» (ivi, p. 7), dunque ogni artefice, compreso il politico, deve tendere al bene che costituisce la ragion d’essere dell’arte-scienza della politica.
Ecco allora, come afferma l’autore, l’autentica libertà dell’istruttore, come del medico, del capitano, del tessitore, del politico sta nella fedeltà e nella coerenza al proprio compito. Il grande nodo da risolvere della modernità è il divorzio che si è stabilito fra potere ed autorità e la riduzione dell’autorità al potere, il che conduce all’eclissi dell’autorità stessa, la quale si accompagna non ad una responsabile dilatazione della libertà, ma all’ipertrofia del potere. Nella misura in cui l’autorità si indebolisce, il potere, privo di autorità, si gonfia e si inasprisce, fino a caratterizzarsi nel modo onnivoro ed onnipervadente dello Stato totalitario moderno che aggredisce, in particolare, due istituti sociali, quello della famiglia e quello delle comunità locali (i municipi). La politica non può e non deve essere identificata con il mero potere, altrimenti essa non «riesce a rispondere alla domanda sulla propria ragion d’essere» (Della politica come scienza etica, op. cit., p. 14).
La politica non può e non deve essere identificata con l’ideologicità, poiché l’ideologia «assume come proprio dirimente il proprio punto di vista e null’altro, escludendo in radice ogni sua valutazione critica» (ibidem). La politica non può e non deve essere identificata con la statualità, poiché lo Stato non assorbe in sé la socialità umana, né la storia di quel dato popolo. (Cristina Siccardi)
http://www.corrispondenzaromana.it/il-bene-comune-negli-studi-di-giovanni-turco/
Daverio / Patrimonio culturale
Qualcuno mi ha fatto avere un ritaglio con questa intervista a Philippe Daverio.
La proposta che emerge mi sembra di grande importanza e buon senso, provate a considerarla.
BELLOBRUTTO, Intervista a Philippe Daverio di Mario Ruba – da “Il Fatto Quotidiano” del 10 giugno 2013
Si può salvare il Belpaese ?
Ho appena affrontato il problema alla Reggia di Caserta col Sindaco, e poco prima ho discusso della stessa questione a Palermo. La situazione è molto chiara: dobbiamo trovare il coraggio di chiedere alla comunità europea di mettere in piedi un vero e proprio piano Marshall per rilanciare i beni culturali italiani, troppo grandi e importanti per essere gestiti solo dagli italiani.
Europe save Italy ?
Save Italy è un movimento d’opinione internazionale che nasce per un motivo preciso: dopo un secolo e mezzo di vita noi da soli non ce la facciamo a preservare il patrimonio artistico e culturale che la storia ci ha consegnato, e che non è neanche strettamente nostro.
E di chi?
Riguarda tutti. Pompei non è solamente dei campani, appartiene anche, per esempio, a un ragazzo che studia a Oxford o alla Sorbona. Noi però abbiamo la possibilità di essere la culla di tutto l’occidente. Dobbiamo solamente trovare il coraggio di salvare la nostra patria d’origine. E quindi il coraggio per salvare l’Europa.
Per questo il nome dell’iniziativa è in inglese?
L’inglese è il latino dei nostri giorni. Per un patrimonio comune dobbiamo usare una lingua comune. Agire sul patrimonio italiano è però una grande occasione per rilanciare l’Italia in una dimensione europea diversa da quella attuale. Se non lo facciamo, rubiamo alla comunità internazionale qualcosa che le appartiene.
Come possiamo fare?
Il punto primo è una presa di coscienza della questione. Secondo, occorre una serie di interventi programmati.
Ora è il caos?
Sono le premesse ideologiche di partenza ad essere sbagliate. Ad esempio, per un lungo periodo abbiamo pensato che la soluzione della questione meridionale fosse l’industrializzazione. Ma la Fiat a Melfi non funzionerà mai, la questione di Taranto è irrisolvibile, Bagnoli anche è un problema mai superato. Abbiamo pensato di trasformare i contadini in proletariato perché questo sembrava rendere di più. Politica sbagliata, perché poi abbiamo scoperto che non è vero niente, e sono gli errori per cui paghiamo conseguenze drammatiche. Sarebbe molto meglio trasformare il meridione in una sorta di California.
Ha detto California ?
Si, un luogo di produzione diversa da quella industriale. E di vero turismo e qualità.
E potremo ancora chiamarci Belpaese ?
Abbiamo ancora la possibilità di tornare ad essere il Belpaese, siamo in tempo per il restauro. Ma l’unica soluzione per l’Italia è che si persegua una soluzione umanitaria: noi dobbiamo adottare i ricchi.
Chi ?
Nel mondo intero ci sono oltre 30 milioni di ricchi – ossia chi ha più di un milione di dollari da buttar via dopo aver fatto ciò che serve per sopravvivere – che non sanno come vivere. Non hanno idea di cosa sia la qualità della vita, la nostra deve essere una missione umanitaria: spiegare loro come si fa.
Siamo preziosi in qualcosa allora.
Abbiamo ancora una capacità didattica sulla qualità della vita. Tra noi ci sono persone che hanno una cognizione del rapporto con l’esistenza più decente di quelli che hanno altri, i cinesi per esempio, che hanno dovuto lavorare come pazzi per raggiungere la loro posizione e non sanno più cosa sia il divertimento, o non riescono ad apprezzare altre qualità. Siamo gli unici che possono insegnare a campare bene senza lavorare troppo.
Noi siamo ancora in grado di spiegare cosa sia il bello ?
Credo che siamo ancora in tempo se ci impegniamo. Ma non esiste un confine netto e assoluto tra bello e brutto. È sempre in funzione di un contesto, è un rapporto: per esempio, tra ambiente e alimentazione , tra il tempo impiegato a vivere e la vita stessa.
La sua tesi per cui la qualità estetica può combattere le mafie quotidiane.
La tesi l’aveva già spiegata molto bene Lenin: le aquile per distinguersi dai polli devono volare più alte. Per distinguere la mafia dalla gente più evoluta basta chiedergli di volare più basso. Se noi ci occupassimo seriamente del restauro del territorio, degli interventi mirati sui beni culturali e della destinazione dei luoghi storici, effettivamente la mafia non ce la farebbe, è una lingua che non è in grado di parlare. Su tutto questo, non sono proprio in grado di competere.
Ma come si fa a definire uno standard del bello ?
Per raggiungere buoni livelli bisogna ridare peso e autorità alle elite che hanno la cognizione, sulla base delle qualità applicabili.
La domanda di bello, e quindi di arte, regge in Italia ?
Non c’è nessun calo della domanda ! La regola economica, in questo caso, è l’opposto di quella dei beni di consumo abituali per cui la domanda genera l’offerta. Nel caso culturale è l’offerta che genera la domanda. Bisogna produrre più offerta.
Investire in restauro del passato o in nuove avanguardie ?
Domanda perniciosa e sbagliata. Solo lavorando sul passato si inventa il nuovo. Pensi se avessimo posto questa domanda a Petrarca. Gli umanisti non avrebbero tirato fuori i testi originali di Cicerone per rifare una lingua latina decente, non avremmo mai inventato l’italiano moderno. Tra passato e presente c’è un rapporto dialettico. L’alternativa è la tabula rasa, e stabilire un punto zero. L’aveva inventata un imbianchino austriaco in Germania quando fondò il Terzo Reich. Ora ci pensa anche una sorta di suo sottoprodotto grottesco, tale Casaleggio, quando immagina il mondo di Gaia dove tutto parte da zero … ma quella lì è una roba da Goebbels, non da persone civilizzate. La civiltà parte proprio dalle radici, non dall’abolizione delle radici.
Tornando a noi. Settis definisce il paesaggio italiano come il grande malato, quali sono i suoi sintomi ?
L’urbanistica fluida, il disordine totale, la difesa ad oltranza di ogni egoismo e la mancanza di una visione. Non è vero che non si possa costruire, ma prima dobbiamo immaginare un gigante con una grande scopa che spazzi via tutto; è come quando si entra nella cameretta di un bambino e in terra ci sono una merendina, un giocattolo, due libri… prima si mette ordine e poi si gioca con il trenino.
Su quale trenino dobbiamo salire ?
Bisogna rimettere ordine e rivedere la normativa urbanistica, questo è il tema grosso. Ma non irrisolvibile. Alla radice esiste una normativa idiota: quando si fanno sopravvivere i comuni grazie agli oneri di urbanizzazione si generano delle mostruosità. Oggi ogni comune ha una zona residenziale, una industriale, una artigianale… e chi più ne ha più ne metta; e alla fine viene fuori una sorta di disordine trasversale che serve a pagare gli impiegati comunali. Provi ad osservare su Google Maps la Baviera, la zona più competitiva d’Europa: non è mica un puttanaio ! Non è detto che industria sia per forza di cose uguale a puttanaio.
Bene, è ottimista.
Dobbiamo immaginarci che sia possibile. Forse ci vuole un po’ di battaglia in favore dell’intelligenza. Ma non è impossibile. Prendiamo a prestito da Franca Valeri il concetto di “Rivoluzione degli educati”…
Ce la possono fare oggi gli educati di fronte a tutti gli interessi e i disinteressi ?
Possiamo fare qualche “Buh” pubblico, tanto per cominciare…
Della Luna – Un banco del lavoro e dei prodotti per salvare l’economia
“L’Italia ora è virtuosa e rispettata” – dicono ai bimbi scemi – ma pil, domanda interna, occupazione e investimenti vanno a fondo. Il governo dice che occorre una cura-shock per rilanciarli, per abbattere il cuneo fiscale e le tasse sul lavoro, ma non ha i soldi per farlo. Allora, in attesa di un’impossibile solidarietà tedesca (o europea, che dir si voglia), o si mette a stamparli, uscendo dall’Euro; oppure li rapina dai conti correnti e in generale dal risparmio dei cittadini, deprimendo ulteriormente la domanda e aumentando la fuga delle aziende.
Fortunatamente vi è una terza via: il governo istituisca DI CORSA un banco, un consorzio, un’agenzia nazionale o più agenzie regionali che organizzino il pagamento (parziale) del lavoro dipendente (e magari anche autonomo) mediante vouchers, ossia diritti di prelievo su un monte di beni e servizi messi a disposizione da imprese private e da enti pubblici. Un mercato regolamentato e controllato di baratto multilaterale che genera e usa i buba: buoni-baratto. Il datore di lavoro paga il dipendente, in parte, con un voucher spendibile per l’acquisto su una grande varietà di beni e servizi messi a disposizione di tutte le aziende che partecipano. Concetto analogo – ma sviluppato – ai noti tickets per i ristoranti, che sono spendibili anche al bar e al supermercato, e dati in base ai giorni lavorati. Giuridicamente, sono titoli di credito ad ottenere beni o servizi, quindi non sono moneta. Hanno circolazione pattizia e non forzosa (non inmposta dalla legge). Quindi sono compatibili con Maastricht e tutto il resto. Il voucher ovvia all’inconveniente del baratto, ossia che se tu ed io vogliamo fare un baratto dobbiamo avere contemporanemante da scambiare beni del medesimo valore e che interessino a entrambi.
Praticamente il governo, se non ha le palle per rompere con l’Eurosistema, invece di rapinare la gente, organizzi e garantisca un sistema di permute di lavoro e beni/servizi. I vouchers possono essere modulati su esigenze diversificate: ad es., possono comprendere o no, a seconda che il lavoratore ne abbia o no bisogno, l’alloggio o l’autovettura. In tal modo si consentirebbe ai lavoratori di soddisfare le loro esigenze vitali, e alle imprese di collocare i loro prodotti e servizi. Si sosterrebbero domanda e consumi, abbattendo i costi e il cuneo fiscale, perché i vouchers avrebbero un trattamento di vantaggio.
Sviluppo possibile e logico: in una seconda fase, i vouchers potrebbero divenire titoli di scambio non solo tra fornitori di lavoro e fornitori di beni/servizi, ma anche tra fornitori di beni/servizi e altri fornitori di beni/servizi, compresa la pubblica amministrazione, attraverso una camera di scambio-compensazione multilaterale. Ad esempio, la ditta che fornisce semilavorati metallici alla fabbrica di cucine riceve un voucher di 100.000 unità che può usare, in parte, per pagare i dipendentin, in parte per pagare l’energia elettrica; mentre la fabbrica di cucine vende cucine ricevendo in pagamento, per una parte, vouchers, e per il resto moneta. Nasce un circuito di circolazione dei vouchers, che possono venire riutilizzati indefinite volte.
In tal modo si creano mezzi di pagamento esattamente corrispondenti a beni e servizi reali (compreso il lavoro), quindi mezzi di pagamento non inflativi, sostitutivi del liquido mancante nel sistema, che vanno ad aumentare gli scambi e a consentire i pagamenti dei debiti anche fiscali e previdenziali, prevenendo insolvenze, fallimenti, emigrazioni, licenziamenti, delocalizzazioni, riducendo il fabbisogno di credito bancario (che ora non viene erogato per mancanza di liquidità, appunto), e stimolando consumi e investimenti, nonché provvedendo a cibo, vestiario, mobilia, alloggio e trasporto per la gente. Senza rubare altri soldi ai cittadini e fermando l’avvitamento fiscale in atto. E favorendo, ovviamente, i produttori locali e nazionali.
Ricordo che sono 20 mesi che la produzione cala. Non prendere misure idonee, cioè di ricostituzione della disponibilità monetaria, dimostrerebbe definitivamente una volontà distruttiva dei governanti verso il Paese, che li qualificherebbe come nemici pubblici a tutti gli effetti.
Se politicanti e istituzioni sono troppo incapaci o asserviti agli interessi stranieri per fare quanto sopra, si muovano i sindacati dei lavoratori e dei datori di lavoro.
Marco Della Luna
Fonte: http://marcodellaluna.info
Link: http://marcodellaluna.info/sito/2013/06/12/banco-del-lavoro-e-dei-prodotti-per-salvare-leconomia/
13.06.2013
-o0o-
Oh, ma tu guarda! Che magnifica soluzione.
E pensare che una volta si chiamava IRI.
Qualcosa di diverso
Faccio questo post con l’intento, come sempre, di fare un po’ di informazione su cose che non tutti credo conoscano.
In teoria dovrebbe essere una cosa apprezzabile comunque la si pensi.
In teoria, poi invece….
Di economia si parla solo in termini di PIL, debito, tasse, lavoro e spesso in modo disorganico, non provvedendo numeri o se ci sono, ammesso che non siano fasulli, quasi mai dentro un contesto.
Ma almeno qualcosa c’è.
Di altre cose, di economia, invece si parla molto meno. O anche mai.
Ma qualunque sia il regime politico economico di uno Stato ci sono alcune misure di confronto che qualificano dei risultati raggiunti più o meno. E anche guardando con profondità storica è possibile capire che progressi si sono ottenuti.
Una di queste è la facilità di fare impresa, o aprire un negozio, o chiudere un’attività, o recuperare un credito, o avere gli allacciamenti all’elettricità, e quanto costano, oppure quanto tempo si impiega durante l’anno solo per pagarle le tasse, indipendentemente da quanto alte sono, e quante incombenze si hanno, quanta burocrazia si deve fare, quanto costano avvocati e magistrati per una causa civile, e in quanto tempo si chiude, oppure quale è la facilità di accesso al credito ecc..
Tutte queste cose “sono economia”. Costi e tempi e incombenze pesano su ognuno e si traducono poi in meno posti di lavoro, più tasse ecc…
Esiste qualcosa di serio da guardare e confrontare?
Sì esiste.
Lo fa W.B. Da molti anni e si chiama: Doing business http://www.doingbusiness.org/
Quello per piccole e medie imprese è qui: http://www.doingbusiness.org/~/media/GIAWB/Doing%20Business/Documents/Annual-Reports/English/DB13-full-report.pdf
Sono 9600 specialisti per i 185 Paesi analizzati
Troverete anche vari links alle prime pagine. Ad esempio:
Qui se uno vuole parametrare dati scelti da lui http://www.doingbusiness.org/custom-query/
E qui http://www.doingbusiness.org/data/
E qui: http://www.doingbusiness.org/rankings/
Qui invece se uno vuole vedere quelli solo Italiani per confrontare le varie città.
http://www.doingbusiness.org/~/media/GIAWB/Doing%20Business/Documents/Subnational-Reports/DB13-Italy.pdf
Si vedrà (se uno legge) che non è questione di “deregulation” o di “liberismo selvaggio” o di “socialismo”.
Molti Paesi in cima alla classifica sono ad esempio paesi Scandinavi che hanno abbastanza regole, non certo poche.
Ma hanno uno Stato abbastanza efficiente.
E non hanno troppa burocrazia inefficiente o regolamentazioni inutili o farraginose.
Questo illustrato è solo un aspetto economico, non è “tutto” e non serve a definire uno Stato e/o un sistema “buono o cattivo”, cioè cura un aspetto solo, di efficienza, che ha però rilevanza, qualunque sia il sistema considerato.
Se qui noi ad esempio abbiamo una Magistratura che nelle cause civili sta al 160° posto su 185, come tempi ed efficienza, e un’avvocatura che poi si porta via come costi gran parte del credito che noi dovremmo recuperare, noi possiamo anche ripetere che “abbiamo piena fiducia nella giustizia” e tuttavia…….rimaniamo gli ultimi tra i Paesi sviluppati.
Forse un po’ meglio si potrebbe anche cominciare a fare.
Ma bisogna avere percezione, per eventualmente protestare. Se invece si è intronati solo con la Ruby o qualche fatto penale è difficile avere percezione del disastro della giustizia civile.
Ma i danni fatti dal civile sono enormi per la collettività.
Come questo esempio, relativo a questo tema, che coglie un aspetto, ci sono anche altri esempi, relativi ad altri temi, dove si può confrontare diversi Paesi. L’economia non è solo il PIL.
Ma non si parla mai di queste cose. E non si danno soprattutto mai termini validi di confronto, si preferisce come sempre prendere un’immagine, un fatto o anche un fatterello, poi dipingerlo come si vuole e poi farne il “tutto” e così tirare l’acqua al proprio mulino.
Alla gente va anche bene così. E’ abituata ormai. Non chiede neanche di essere informata, in fondo, ma solo confermata nelle sue credenze.
E anzi scambia quello che gli danno normalmente, che è propaganda, per informazione.
-o0o-
Grazie, Mincuo, per gli spunti e le informazioni. Sull’esempio che hai fatto dei tempi, dei modi e dei costi del sistema giudiziario-legale, cioè della associazione a delinquere dedita esclusivamente a difendere il potere (economico) ed a spremere (spesso rovinando intere famiglie) la gente comune, costituita da magistrati, avvocati e periti (in tutti i settori), ci sarebbe tanto da dire. Il metodo utilizzato per disinformare è proprio quello di enfatizzare solo uno o due aspetti di una determinata questione, aspetti che devono essere possibilmente poco rilevanti, e contemporaneamente occultare tutti gli altri in modo tale di impedire uno sguardo d’insieme considerato, per chi gestisce l’informazione, pericolosissimo. E’ per questo che ai nostri ragazzi non viene insegnato a ragionare autonomamente, a collegare fra loro fatti e considerazioni che, apparentemente, sembrano lontani e slegati. A quel punto diventa gioco facile perchè a nessuno viene in mente di chiedere di ampliare il ventaglio delle informazioni.
Scrive Andrea Cavalleri su Ingannati:
Ciao Andrea, sarò sincero: per la prima volta mi sembra si sia parlato di economia e politica. Ti ringrazio per avermi data questa gratificazione accettando la sfida di un dibattito genuino e non foriero di ragionamenti stimolanti.
Parli di corsi. Non servono!
Gesù disse gli ultimi diventeranno i primi; prostitute e pubblicani vi passeranno avanti. Quindi contadini, semplici lavoratori, conoscitori delle stagioni e delle piante, ebanisti e ferrai, allevatori e coltivatori, coloro che sanno trasformare i prodotti della terra e lavorare d’artigianato; economisti spiccioli e architetti pratici, ingegneri idraulici, pontieri, genieri; esperti di energia alternativa e rinnovabile, tutti questi ci passeranno avanti se non ci diamo una mossa a considerare la terra più importante dell’oro, delle banconote, di un posto fisso, di un mutuo per comprare casa. Dobbiamo ripartire dal basso per riscoprire il Cielo sopra di noi.
Ti ringrazio di nuovo. Buona giornata!
Andrea Cavalleri su Ingannati scrive:
11 aprile 2013
Per quanto riguarda la fantapolitica, tipo borghi di mangrovia, osservo che non servirebbe nessun tipo di denaro.
Infatti il sacrosanto diritto di proprietà può essere esercitato anche attraverso il dono. (Quindi non abolizione di proprietà, ma proprietà acquisite per regalo). In un regime siffatto è possibile mantenere la divisione del lavoro (fonte di prosperità, cultura e in definitiva di civiltà) sfruttando al massimo le competenze e attività personali, senza perdere tempo e forze in contabilità. Il principio “Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date” può funzionare perfettamente come base di un’economia superevoluta. Il furto andrebbe a scomparire, vi sarebbe abbondanza per tutti (grazie alla tecnologia di cui oggi si dispone). L’unico controllo da esercitarsi sarebbe quello che tutti lavorino almeno un po’, perché laddove vigono i principii cristiani, vale anche il paolino “Chi non vuol lavorare, neppure mangi”. Tuttavia, per funzionare, il sistema senza denaro ha bisogno di raggiungere una massa critica (nell’ordine delle centinaia di migliaia di persone, di modo che possano autoprodurre tutto ciò che serve loro) e non è adatto alle piccole comunità, che o si riducono a una vita di stenti, o sono costrette a scambiare con l’esterno.
-o0o-
Battute e “mangrovie” a parte, l’ideale dei Borghi fantapolitici è il numero di 300 persone, tante quante erano a Nazareth e a Betlemme. Mi sembra che comunque il senso sia stato colto pienamente nella sua realtà “possibile” e non utopistica. Vorrei aggiungere: immaginando come unità primarie -oltre alle cellule famigliari- i Borghi, poisi può passare alla considerazione di consorziarsi per diversificare le produzioni, creando una sorta di divisione territoriale per aree omogenee (esteso sull’intero pianeta terra) e non secondo le demarcazioni politiche degli Stati. A questo punto non ci sarebbe nemmeno bisogno di parlare di esterno.
Il problema è un altro? Come si argina il fattore “guerra e corsa agli armamenti” con la moneta di Gesell? Perchè, restando in piedi questo parametro mangia soldi, qualunque sistema deve ammettere al suo interno una plusvalenza del 20/30%. Poi bisognerebbe accantonare una percentuale per la corruzione, per i giornalisti, per i politici, per i fancazzisti, per i carrozzoni pubblici, pe ri sindacati, per gli economisti, per tutte le mafie, per tutti coloro che non staranno a guardare un sistema che cerca di metterli fuori.
Ecco perchè la soluzione dei Borghi che sviluppandosi gradualmente, in base alle conversioni dei singoli, può uno ad uno coinvolgere tutti. Non una grande rivoluzione imposta dall’alto o infiltrata tramite alchimie monetarie, ma una conversione all’Unico Signore, Cristo Re.
Un caro saluto cristiano, Andrea.
Parusìa
in Gesù Adveniente e Maria CorRedentrice
Borghi di Xenobia e Regioni Biogeografiche
Le regioni biogeografiche rappresentano un sistema di classificazione delle terre emerse, che definisce unità regionali in base alla distribuzione geografica degli organismi. Infatti, la divisione geografica in continenti non è adatta per descrivere la distribuzione della biodiversità del pianeta. Ogni unità biogeografica regionale è caratterizzata da una propria fauna, intesa come l’insieme degli organismi che hanno popolato la regione stessa (dispersione) o che si sono originati al suo interno (vicarianza). Inoltre, ciascuna unità possiede gruppi tassonomici che si trovano esclusivamente al suo interno (endemismo). Gli organismi endemici possono appartenere a ranghi tassonomici diversi (sottospecie, specie, generi, famiglie, ordini). Per esempio: la famiglia Giraffidi è attualmente endemica della Regione Afrotropicale; il panda è una specie endemica della Cina ma appartiene ad una famiglia (Ursidi) presente in tre diverse regioni biogeografiche (Neartica, Neotropicale, Indomalese). Tra unità regionali confinanti, si verifica spesso la presenza di ampie fasce di ambiguità biogeografica, dette zone di transizione. In tali zone si osserva la sovrapposizione di elementi che caratterizzano due regioni confinanti e che possono presentare una progressiva rarefazione lungo opposti gradienti geografici. Per esempio, nell’Indonesia orientale (corrispondente alla Zona di Transizione Austro-Malese), troviamo a contatto Mammiferi Placentati e Mammiferi Marsupiali. Tuttavia, procedendo da Ovest verso Est, si osserva un numero decrescente di Placentati ed uno crescente di Marsupiali, man mano che ci avviciniamo verso l’Australia.
Note
Ricevo e volentieri pubblico:
beh… a parte il gioco con xenobia/mangrovia, pianta peraltro abilissima a sopravvivere in condizioni davvero estreme essudando il sale in eccesso da apposite ghiandole sulle foglie, credo che dica una cosa molto più fantasiosa ed irrealizzabile di quanto non sia l’approccio pragmatico dei Borghi di Xenobia. Allo stato attuale dell’umanità non credo sia possibile eliminare il denaro ma bisogna eliminare tutto quello che è speculazione ed interessi. Il denaro serve anche per “misurare” e stimolare il lavoro fatto dagli uomini, quindi regolamenta quanto diceva San Paolo “Chi non vuol lavorare, neppure mangi”. Sopratutto il denaro deve essere una equa misura di riconoscimento per i valori aggiunti, quindi non tanto una misura del prodotto della terra, ma in maniera maggiore del prodotto trasformato che richiede risorse di tempo ed intelletto maggiori. Certamente, se qualcuno avrà fame e sarà in condizione di lavorare, avrà di che mangiare e di guadagnare; come sfamato sarà colui che non potrà lavorare. Comunque, non dimentichiamoci una cosa: il Paradiso in terra, per ora non c’è. Nè saremo capaci di crearlo noi stessi: non ci sta già provando Lucifero, a modo suo? Quindi i Borghi sono solo ed esclusivamente un progetto temporaneo per attraversare il deserto. In attesa che si instauri il Regno di Gesù.
Comunque è ovvio che l’idea di un Paradiso che ancora non c’è, ma che comunque ci è stato promesso, ci offre l’opportunità di metterci nelle condizioni di desiderarlo nei modi che il Cielo ci mette a disposizione. E noi cerchiamo di rimanere su quella linea, pregando ma anche sognando
Perchè non si sa mai che un giorno prende esattamente la forma che noi abbiamo pensato
La droga giapponese
Il Giappone che gode di sovranità monetaria ha deciso di stampare una quantità praticamente illimitata di carta moneta e di immetterla nel mercato. Lo scopo sarebbe quello di creare la liquidità necessaria per una forte ripresa degli investimenti capace di fare uscire il Giappone dalla palude di stagnazione oramai diventata fetida in cui è immerso da un ventennio.
Ma i soldi che il Giappone ha stampato ed immesso a vagonate del sistema bancario non vanno ad alimentare l’economia reale. Keines è stato preso in giro! Non vengono chiesti per fare nuove industrie per creare nuovo lavoro. I soldi sono stati subito immessi dell’economia finanziaria internazionale che sta conoscendo una fantastica bolla. Ieri l’Italia ha venduto in un lampo moltissimi buoni del tesoro. Le borse europee e quella americana sprizzano adrenalina entusiasmo ricchezza. Sono tutte in salita. Il Toro scaccia con potenti cornate l’Orso. IL rialzo sembra infinito.
Ma è denaro che produce denaro. E’ alternativo del tutto alla economia reale. Non produce lavoro, occupazione, salari, consumi diffusi. Fa arricchire i ricchi ed indebita gli Stati che oramai sono quotati in borsa come fosse mercanzia.
Prima o poi la contraddizione tra economia finanziaria ed economia reale esploderà e potrebbe farci saltare tutti in aria!
Il FMI plaude alla iniziativa giapponese. Malafede e disonestà per continuare a governare un mondo in cui centinaia di milioni di essere umani stanno sempre peggio, il ceto medio si è sgretolato, gli Stati sono ridotti in miseria ma i banchieri si gonfiano a dismisura.
Forse ho dato per scontato ciò che andavo anticipavo sulla “moneta” a tempo non come consuetudine, ma come eccezione. Ecco perchè ora mi sono soffermato sulla “gratuità”.
Infatti, sostenevo questa tesi riferendomi non a moneta circolante ma ad una sorta di assegno “notarile” in cui garantisci un utilizzo a tempo; oltre al quale diventerebbe, altrimenti, acaparramento o accumulo per eventuali specualazioni. Così che, se devi comprare una casa (ma non è il caso della mia teoria dove la casa ce l’hai praticamente gratis), ti fai stimare un bene, un contratto di lavoro, un’opera che stai portando avanti, e ti fai dare a “credito”, o meglio sulla fiducia, questa sorta di “nota di banco” o assegno per l’acquisto nel tempo che hai calcolato. Quindi quella “nota”, una volta incassata perde il suo valore circolare e divanta valore patrimoniale. Come vedi però, chi riceve quell’assegno, in realtà ha perso la casa e ora è costretto a comprarsi qualcosa o diventa “coautore” di ciò che tu hai impegnato per quella somma. Di fatto, come accadeva nel passato, egli ha dei diritti formali su di te, finchè il debito non è estinto totalmente.
E’ su questa considerazione che vado ad innestare il punto di Gensel con una correzione:
2) La dialettica merce-denaro. Tutta la produzione che risulta dalla divisione del lavoro è fatta per essere scambiata, in quanto è perfettamente inutile al produttore, ed è concepita, fin dal principio, come merce di scambio. Tale produzione costituisce l’offerta. Poiché le merci soffrono anche di putrefazione, obsolescenza, arrugginimento e decadimenti vari, è nel più completo interesse del produttore venderle il più sollecitamente possibile.
La correzione urge ed è sostanziale: perchè non ragionare in una economia di scala? Perchè il contadino deve produrre 20 tonnellate di patate, quando c’è la probabilità che parte di esse marcisce e che la vendita deve essere fatta in luoghi diversi da dove le ha prodotte? La teoria del borgo è che la produzione deve soddisfare le esigenze interne, dei visitatori e casomai produrre un reddito o uno scambio fruttifero nella vendita esterna al borgo. Ma anche se questa vendita esterna non avvenisse, potrebbe diventare parte della scorta o trasformato a sua volta in altro prodotto o “regalata”.
Detto ciò ricordo che i produttori di spade, nella Toledo medioevale, seguivano un protocollo specifico; per cui gli artigiani non potevano produrre più di un tot al giorno per non incorrere nel rischio di accumulare spade invendute o non utilizzabili. E questo garantiva anche prezioso tempo da utilizzare per altre faccende tra cui gli affetti famigliari e l’attività spirituale.
Allora vien da sè che il sistema industriale ha stravolto la scala dei Borghi, sostituendola con la scala della sovrapproduzione e del consumo e quindi dell’usura, fino a che l’usura (o obsolescenza) è diventata parte stessa della economia di super scala (vedi la Cina) e l’uomo una semplice ruota dell’ingranaggio.
Una società che ha bisogno di soldi dalla nascita alla morte è una società fallita in partenza
Mi rendo perfettamente conto che per una persona piccola come me, parlare dell’esperienza personale rispetto ai soldi, è un esercizio perentorio e non esportabile se non si adotta anche un certo stile di vita.
Ma posso dire che nella mia vita tutto è andato sempre al contrario: quando cercavo di accumulare disperdevo e quando disperdevo accumulavo. Nel senso che ho sempre solo avuto ciò che ho dato. Nel piccolo e nel grande, nell’amore e nel giudizio.
Quel che so è che sono sempre stato un gran lavoratore e se oggi ho una casa è perchè me la sono costruita con le mie mani. Ogni volta che pagavo qualcuno per aiutarmi, mi rendevo conto che lo facevano unicamente per trarne il maggior profitto persino là dove ci mettevo le mani io. Ho odiato quella casa per anni, perchè ho pagato due volte persino il mio lavoro. Ci vorrebbe uno psicanalista per capire la ragione per cui odio i soldi. Perchè il mio è l’unico odio che provo verso qualcosa.
Disoccupato trova portafoglio, lo restituisce
Reggio Emilia, conteneva 450 euro e i documenti di una pensionata 70enne: i soldi rappresentavano la pensione di invalidità della donna
12:06 – Un disoccupato di 45 anni, dopo aver trovato in strada un portafogli abbandonato con 450 euro e i documenti di una pensionata siciliana di 70 anni, l’ha portato ai carabinieri. E’ accaduto a Reggio Emilia, protagonista un ex carabiniere ausiliario, che da poco ha terminato di percepire l’indennità di mobilità. L’anziana, residente in provincia di Trapani, in questi giorni era ospite della figlia nella città emiliana.
I 450 euro trovati nel portafoglio erano tutta la pensione di anzianità della donna.
Maroni: in Lombardia moneta complementare!
Fonte: http://www.losai.eu/maroni-in-lombardia-moneta-complementare/
E’ di oggi la notizia che Maroni e la nuova giunta della regione Lombardia stanno studiando una moneta complementare per favorire il commercio nella regione.
Lodevole l’iniziativa che ci lascia però con molti interrogativi dato che nelle precedenti occasioni nelle quali ci siamo imbattuti nella Lega Nord le risposte che abbiamo avuto dai loro rappresentanti non ci sembrano in linea con quanto propongono Maroni & Co.
Prima di approfondire vi mostriamo questo video estratto dall’articolo “Sovranità Monetaria: Formigoni vs Lega Nord”:
Come avete potuto notare il capo del giro delle tangenti di Milano, Formigoni, non ci degna nemmeno di una piccola risposta mentre l’esponente della Lega cerca, arrampicandosi sugli specchi, di dare delle risposte che comunque non ci soddisfano, per il semplice fatto che non è ammissibile che gli stessi leghisti non conoscano l’interrogazione parlamentare fatta prorpio da un’esponente del loro partito Mario Borghezio.
Come se non bastasse abbiamo incontrato la Lega Nord anche ai gazebi pre-elettorali, riportiamo uno stralcio dall’articolo “Campagna e-RETTO-rale”:
Attendiamo fiduciosi.
L’EcoTUr può essere misurato in questa maniera: è il valore collettivo di chi ama condividere i beni senza prostituisri, accumulare ricchezze e farsi mercenario.
L’esempio. L’EcoTUr è la moneta che si invera là dove comunque la gente farebbe quella medesima cosa, gratuitamente. Un soldato andrebbe mai in una guerra non sua, che non gli appartiene in nessun senso senza essere pagato? Certo che no. Per questo per oro ci sono i soldi. Una donna, pur desiderando sesso e compagnia, si prostituirebbe senza essere pagata se questo non procura in lei un particolare sentimento di piacere o un interesse proficuo? Certo che no. Per questo è pagata per le sue prestazioni sessuali.
A chi servono i “SOLDI”? A chi vive “mentendo” o facendo ciò che altrimenti non farebbe: politicanti moderni; giornalisti asserviti al potere e ogni genere di mercenario; garzoni a tempo e costretti ad obbedire; o chi ha visto e deve tacere o a chi è sotto ricatto; servono soldi alla delinquenza che se li procura rubandoli e le mafie che controllano il territorio tramite i soldi usati come intimidazione; sono la chimera dei fancazzisti e dei dipendenti pubblici che cercato un contratto a tempo indeterminato per comprarsi con calma, tutto; lavorano solo per soldi ogni genere di prostitute… Quindi, Meditate gente, meditate: se producete di vostro, non avete bisogno di soldi; ma solo di gente e consanguigni che condividono il progetto; e chi ha qualcosa da darvi in cambio dei vostri servigi. Comunque, meglio pagati che schiavi! A quel punto siete sicuri di ricevere la giusta mercè all’operaio da chi parla di soldi, senza un contratto da “inverare” o “convalidare” di fronte ad una giuria?
1 il noto antropologo Daniel Graeber ne “Debt: the first 5000 years” conferma che la tecnica del baratto NON nasce prima della moneta (come normalmente si crederebbe) ma solo in seguito; in altri termini, l’antropologa ci insegna che quando una civiltà esistente e consolidata giunge ad un periodo di crisi, la moneta comincia a non circolare più facilmente e le persone – ormai abiutate ad assegnare un valore monetario alle merci, tanto da averlo introiettato – ne suppliscono la carenza attraverso il baratto. Si da perciò per scontato che il valore dello scambio sia misurato (dalla moneta), anche se questa non è più esistente. Si comprende bene quindi perchè allora da una parte risulti naturale anche il passaggio alla moneta virtuale e dall’altra la vera natura che è proprio quella di UNITA DI MISURA DEL VALORE DELLO SCAMBIO.
2 il secondo punto è quello che più volte ho accennato e quello per cui – colpa mia – da tempo dovevo redigere un articolo. Le persone accumulano (risparmiano) per diverse ragioni psicologiche, normalmente sane. Tuttavia, esistono persone tra di noi che non sono esseri umani (umanoidi secondo alcuni psicologi): sono i psicopatici essenziali e i loro amici, gli sociopatici (che sono umani con difetti di condotta emotiva di tipo antisociale). Essi percepiscono le persone normali come prede e nemiche. In questo quadro, l’accumulo di risorse per psicopatici e affini è la misura del bottino e a spese della collettività, del loro successo e dello strumento della loro difesa dalla popolazione. Anche qui, in altri termini, il loro accumulo è solo possibile perchè GLI CONCEDIAMO (per nostra ignoranza sull’argomento) di SFRUTTARE LE NOSTRE DEBOLEZZE.
Le caratteristiche di accumulo e potere sono stampate nel DNA dei mammiferi. E sappiamo bene che le femmine dei mammiferi scelgono maschi che garantiscono a loro e alla propria prole sicurezza materiale. Quindi vengono scelti maschi con quei requisiti meschini. Non c’è molta differenza tra esseri umani e altri mammiferi, basti pensare alle continue guerre mostruose per il territorio e le risorse.
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